In una situazione di mobbing è necessario distinguere fra gli scopi imposti dal circostante, ai quali le operazioni di mobbing impongono di aderire, e gli scopi che, chi subisce mobbing, vorrebbe esprimere verso l'esterno. Quando si è sottoposti ad un'operazione di mobbing, l'azione mobbing vuole perseguire degli scopi. Gli scopi che intende perseguire chi organizza il mobbing, che si riassumono nei fenomeni che giungono alla vittima, si distinguono in due aspetti: quello reale o profondo e quello, o quelli, apparenti. I secondi si manifestano all'individuo che subisce mobbing, afferrano l'attenzione del soggetto e lo imprigionano nella forma immaginata. Si modificano di volta in volta per rinnovare l'accerchiamento psicologico adattandosi per fermare i tentativi della vittima di uscire dall'accerchiamento. Le motivazioni formali con cui giustificare la criminalizzazione della vittima si modificano e si adattano di volta in volta annullano le reazioni della vittima e rafforzano le attività vessatorie e diffamatorie diventando più incisive ed efficaci.
Più la vittima si agita e più strette diventano le maglie in cui il mobbing imprigiona la preda.
Gli scopi profondi e reali per i quali è organizzata l'azione di mobbing sono il punto debole di chi organizza l'azione mobbing.
Ci sono scopi materiali e contingenti che producono azioni di mobbing. Scopi che quando vengono intuiti da chi subisce mobbing possono alterare significativamente la situazione. Intuire la situazione che genera l'attacco di mobbing porta l'individuo che lo subisce ad ignorare le forme apparenti per scatenare, nei limiti delle sue possibilità, un attacco diretto alle cause che producono la situazione mobbing.
Spesso il mobbing nasce da condizioni psicologiche di disagio. Chi ritiene di avere privilegi dalla situazione in cui vive, mette in atto azioni di mobbing per impedire la modificazione del suo presente o solo per garantirsi dalla paura che la modificazione del suo presente lo costringa ad affrontare una situazione che non conosce e nella quale non vede prospettive. Conservare il presente gerarchico come le galline all'interno del pollaio che non sono in grado di definire la casella nella quale inserirsi o pretendono da altri comportamenti consoni alla casella in cui ritengono che questi debbano essere inseriti.
Cause psicologiche ed emozionali sono normalmente alla base di azioni mobbing che vengono mascherate da cause di invidia, carriera, denaro, privilegi ecc. Quando le cause apparenti, come la carriera o i privilegi, sono cause reali, materiali, si fa presto a risolvere le situazioni di mobbing. Questa inizia e cessa quando il risultato è raggiunto. E' quando l'azione di mobbing deve piegare l'individuo al gruppo, che mette in essere quelle azioni, che la questione non si risolve con la soluzione della causa apparente, ma proprio la soluzione della causa apparente rafforza chi ha messo in essere strategie di mobbing per svilupparle ulteriormente e distruggere la vittima sottomettendola ai voleri reali, psichici ed emozionali, che il gruppo manifesta.
Individuare l'obiettivo reale all'origine di un'operazione mobbing permette a chi la subisce di mettere in atto delle strategie sottraendo la sua attenzione dalla frantumazione in cui le piccole formalità apparenti tentano di ingabbiarla. Questo è possibile quando c'è un'abitudine del soggetto che subisce il mobbing a chiamare le cose col loro vero nome.
Le persone cadono in trappole di mobbing quando ritengono che tutti gli uomini siano uguali, creati ad immagine e somiglianza di un dio pazzo. Allora si arrovellano il cervello pensando a cosa mai avrà spinto la persona che gli sta attorno, e con la quale aveva un buon rapporto, a comportarsi in quel modo. Cosa gli ha fatto! Nel chiedersi questo allontana la sua attenzione dal motivo scatenante quei comportamenti focalizzandosi sulla forma che quei comportamenti manifestano.
Se una persona ha per principio aprioristico del suo pensiero la concezione secondo cui gli Esseri Umani sono diversi, psichicamente, psicologicamente, eticamente in base al proprio divenuto e che questi percepiscono le cose in maniera diversa costruendo il giudizio in maniera diversa, allora l'individuo non si chiede più perché quella persona fa o dice questa cosa, ma si chiede cosa agisce (l'intento) in quella persona per farle dire o fare quella cosa. Pertanto, non concentra la sua azione e le sue forze sulla cosa detta o manifestata, ma su quanto produce la cosa che viene fatta o detta contro di lui!
Questo è il senso, in una azione di mobbing, di: "la tigre individua l'obiettivo del suo intento!"
Le undici tappe della trasformazione soggettiva:
1) La tigre conosce sé stessa e le sue possibilità;
2) La tigre analizza il territorio nel quale intende cacciare;
3) La tigre ha l'intento di ciò che fa';
4) L'intento della tigre è il suo bisogno (l'intento è interno alla tigre);
5) La tigre individua l'obiettivo del suo intento;
6) La tigre osserva l'oggetto;
7) La tigre nasconde sé stessa al suo obiettivo;
8) La tigre diventa parte indistinguibile dall'ambiente per l'oggetto;
9) La tigre si sottrae quando l'oggetto la individua;
10) La tigre attende che l'oggetto sia in difficoltà;
Marghera, 07 febbraio 2004 (data di formazione del primo file)
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Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Il mobbing è l'arte costruita dai cristiani per distruggere psicologicamente l'uomo che non si adegua al gregge. Tanto più il sistema giuridico preserva l'uomo nella sua attività sociale e tanto più violente vengono articolate le strategie di aggressione personale per impedire all'individuo di fruire della libertà d'azione che la legge gli garantisce. Il mobbing può essere messo in atto solo nell'ambito cristiano e da cristiani perché per essere mobizzati è necessario essere individui che sperano nell'intervento salvifico del dio padrone.