Principi fondamentali della Religione Pagana
Il fuoco della vita divenne la parola della ragione che, nei greci antichi, assunsero il nome di "parole alate". Le parole che esprimono Intento, onore, decisione, tensione profonda, e la trasmettono nella ragione. Il padre Zeus dei greci divenne il respiro; padre e figlio di ogni Essere della Natura; Elios costruisce le relazioni mediante la vista che alimenta di ogni Essere della Natura; i suoni dell'aria qualificarono i quattro canti del mondo, lo spazio entro il quale gli Esseri si muovono; la Luna divenne emozione che alimenta ogni trasformazione; la morte divenne attesa che ferma il respiro e le acque divennero le generatrici di vita, il futuro di ogni Essere della Natura. La fame e la sete come desiderio di espansione dei soggetti entrarono in tutti i sensi e ne alimentarono le tensioni di espansione.
Questa Upanishad scritta attorno al 600 a.c. e legata direttamente al Rg Veda ci porta direttamente all'Inno al Purusha.
Cosmogonia Vedica Rig Veda X, 90
L'Inno al Purusa
L'uomo ha mille teste; ha mille occhi, mille piedi. Coprendo la terra da parte a parte, la supera ancora di dieci dita. L'uomo non è altro che questo universo, ciò che è passato e ciò che è da venire. Ed è il padrone del dominio immortale, perché cresce al di là del cibo. Tale è la sua potenza, e più vigoroso ancora è l'Uomo. Tutti gli Esseri sono un quarto di lui, l'immortale nel cielo, gli (altri) tre quarti. Con tre quarti l'uomo si è innalzato lassù, il quarto è rinato quaggiù. Da là si è sparso in ogni senso, verso le cose che mangiano e che non mangiano. Da lui è nata l'Energia (creatrice), dall'Energia (creatrice) è nato l'uomo. Una volta nato, si è disteso al di là della terra in avanti e indietro. Quando gli Dèi apprestarono il sacrificio con l'uomo come sostanza oblatoria, la primavera servì da burro (rituale), l'estate da legno per l'accensione, l'autunno da offerta. Sulla lettiera (sacra) essi aspersero l'Uomo, (ossia) il sacrificio che era nato alle origini. Con lui gli Dèi compirono il sacrificio così come i Santi e i Veggenti. Da questo sacrificio offerto in forma totale nacquero le strofe, le melodie; anche i metri nacquero da lui, e nacque la formula (liturgica). Da questo (sacrificio) nacquero i cavalli e tutte le bestie con una doppia fila di denti. Anche i bovini ne nacquero, ne sono nate le capre e le pecore. Quando ebbero smembrato l'uomo, come ne distribuirono le parti? Che cosa divenne la sua bocca? Le cosce, i piedi, che cosa ricevettero? La sua bocca divenne il Brahamano, il guerriero fu il prodotto delle sue braccia, le sue cosce furono l'artigiano [o meglio "l'uomo della terra"], dai piedi nacque il servitore. La Luna è nata dalla coscienza, dallo sguardo è nato il sole, dalla bocca Indra e Agni, dal soffio è nato il vento. Il dominio dell'aria uscì dall'ombelico, dalla testa si sviluppò il cielo, dai piedi la terra, dall'orecchio i punti cardinali:: così furono stabiliti i mondi. Sette erano i legni da steccato, tre volte sette furono fatti i ceppi per l'accensione quando gli Dèi, apprestando il sacrificio, ebbero legato l'uomo come vittima Gli Dèi sacrificarono il sacrificio con il sacrificio. Queste furono le prime istituzioni. Queste potenze ebbero accesso al firmamento, là dove sono i Santi, gli Dèi originari.
Tratto da:
Dizionario delle mitologie e delle religioni di Yves Bonnefoy.
Anche nell'Inno al Purusha l'uomo è il modello di sacrificio. Si tratta della Coscienza la cui morte è vista dai veggenti e percepita come un sacrificio da cui nasce il presente. Senza il sacrificio del Purusha, il presente non nasce.
Dal sacrificio dell'Universo rinasce l'universo. Come l'universo è conosciuto o immaginato dal veggente così il veggente lo vede morire e rinascere.
Dall'Inno al Purusha comprendiamo che per quei veggenti, dall'uomo è nato l'uomo, dall'universo è nato l'universo. Le forze che erano col primo universo si sono dispiegate anche nel secondo universo germinato dal sacrificio dell'universo precedente.
Da lui è nata l'Energia (creatrice), dall'Energia (creatrice) è nato l'uomo. Una volta nato, si è disteso al di là della terra in avanti e indietro. Quando gli Dèi apprestarono il sacrificio con l'uomo come sostanza oblatoria, la primavera servì da burro (rituale), l'estate da legno per l'accensione, l'autunno da offerta. Sulla lettiera (sacra) essi aspersero l'Uomo, (ossia) il sacrificio che era nato alle origini. Con lui gli Dèi compirono il sacrificio così come i Santi e i Veggenti.
Lui e l'energia creatrice sono due cose separate. L'energia creatrice e l'uomo sono cose separate anche se l'una genera l'altra.
C'è una causa che produce il divenire. I veggenti che portano a comporre i Veda interpretano. La loro interpretazione corrisponde alle idee culturali della loro epoca e della loro storia che vengono modificate dall'insorgenza dell'emozione che li porta a percepire il divenire dell'universo. Gli Dèi, i sensi, effettuano il sacrificio con l'uomo. Ma che cos'è l'uomo, l'Atman, il Brahma? Altro non è che la Coscienza di Sé Universo che, cessando di espandersi inizia a contrarsi per annullarsi. La Coscienza di Sè Universo scompare. Non c'è più Atman, non c'è più Brahma. Il sacrificio è compiuto. E appare la luce. Anche se questi veggenti costruiscono una loro lettura del venir in essere dell'universo non individuano forze esterne all'universo. Però fissano le quattro caste in cui dividono gli Esseri Umani: i brahamani, i guerrieri, gli artigiani e i servi. Quando i bisogni di dominio degli Esseri Umani vengono attribuiti alle scelte nella creazione, allora c'è sempre un triste destino per le società. Si è elevato l'uomo a modello assoluto perché si ritiene l'uomo superiore ad ogni altra specie della Natura, si è usato quell'elevazione all'assoluto per abbassare l'uomo allo stato di servo. Segue più o meno la stessa linea di sviluppo del dio che fa dell'uomo il padrone del mondo e all'uomo detta le proprie regole morali trasformandolo in schiavo obbediente.
Esiste un modo di percepire le Coscienze di Sé in percezione alterata in cui la forma scompare e il veggente attribuisce, nel passaggio fra ciò che percepisce e ciò che descrive mediante la sua ragione, la forma di sé stesso ad ogni Coscienza di Sé che incontra o che percepisce. In quelle condizioni psichiche il veggente potrebbe incontrare la Coscienza di Sé Sole, la Coscienza di Sé di un verme, la Coscienza di Sé di un Virus, la Coscienza di Sé del Cielo, la Coscienza di Sé di intere galassie; tutte queste Coscienze, alla sua ragione, apparirebbero come altrettanti uomini in quanto a quelle coscienze attribuirebbe la sua stessa intelligenza, i suoi stessi intenti, le sue stesse necessità. Però quel veggente dimostrerebbe di mancare di disciplina e una scarsa capacità empatica nei suoi negami emotivi col mondo e la Natura nella quale è divenuto. Le Coscienze che appaiono in percezione alterata non hanno la forma come normalmente viene attribuita la forma nella Natura, assumono una diversa forma a seconda di come il veggente le percepisce. Esseri minuscoli nella Natura appaiono giganteschi, esseri enormi appaiono a livello umano. Come gli Esseri che si cibano di sola energia vitale stagnata che in percezione alterata appaiono terribili, incutono un moto di disgusto, ma che nella ragione non compaiono nemmeno sotto i sensi. Questo può essere uno dei motivi per i quali i veggenti che scrissero questo capitolo dei Veda videro il sacrificio dell'universo, la fine della coscienza del Brahma come il sacrificio di un uomo.
In tutte le "creazioni" che abbiamo analizzato, possiamo distinguere tre momenti in cui viene fissata l'attenzione del veggente: l'universo che c'era prima; il sacrificio o il momento in cui tutto si prepara per la trasformazione; l'universo che nasce e le forze che alimentano quella nascita.
A seconda di dove, come e perché, il veggente sposta la sua attenzione, coglie uno di questi momenti come inizio delle trasformazioni che portano a questo presente.
Per arrivare alla filosofia attuale e alle attuali concezioni della "creazione" è necessario affrontare le questioni che pone la Grecia Antica. La Grecia non è fuori dal circuito delle cosmogonie orientali. La Grecia fa da ponte fra l'oriente e la modernità contribuendo a costruire l'assolutismo cristiano.
Epimenide (fra il 600 a.c. e il 500 a.c. secondo varie tradizioni tutte abbastanza opinabili è considerato da alcuni uno dei sette sapienti. Poeta e scrittore di cosmologie a cui vengono attribuite capacità taumaturgiche. Secondo una leggenda dormi per oltre 50 anni e al risveglio il suo mondo era cambiato.)
"Damascio de princ. 124...
Epimenide pose due principi primi, l'Aere e la Notte..., dai quali fu generato il Tartaro, terzo principio, a mio avviso, e come un misto composto da entrambi; da questi si generarono i due Titani (chiamò così la mediazione intellegibile, perché <<si distende>> su entrambi, il culmine e il termine), dalla cui mescolanza reciproca si generò l'uovo... e da questo poi iniziò un'altra generazione.
Philod. De piet.
Nei versi attribuiti a Epimenide dall'Aere e dalla Notte si sono formate tutte le cose <allo stesso modo che anche> Omero <fa vedere> come Oceano genera da Teti gli Dèi <dicendo>: "Oceano genera gli Dèi e la loro madre è Teti" [iliade XIV 201]; un <altro> pone al loro posto <Crono e Rea> altri ancora ritengono che <Zeus e> Era siano padre e madre degli Dèi."
Tratto da:
"I Presocratici" di Hermann Diels e Walter Kranz
La concezione della nascita dell'universo è una costante, ma in quella costante le opinioni divergono perché diverge il pensatore, il veggente e il filosofo. Nel divergere ognuno di loro traccia un solco in cui i popoli si muovono. A seconda di come si pensa l'inizio, così ci si prepara per la fine e questa preparazione è la scelta di vita degli Esseri Umani.
Dall'oriente e dalla grande civiltà Micenea arrivano le Teogonie antiche, il venir in essere dell'universo, le "creazioni" a fondamento di ogni filosofia. Alla "creazione" del veggente, subentra il "saggio", il filosofo, che la spiega dando il via al proprio ordine etico e morale che descrive il mondo e la vita.
Lo sviluppo del pensiero religioso della Grecia antica segue questa traccia.
In principio c'era.
L'esserci costituisce il principio da cui il presente proviene per trasformazioni successive. Le trasformazioni sono le attività degli Dèi e a seconda di dove noi fissiamo la nostra attenzione per sottolineare un presente che riteniamo importante, quel principio diverge. La nostra scelta, nel nostro presente, ci costringe ad afferrare aspetti diversi del principio, ma tutti questi aspetti iniziano con: "In principio c'era....". E quel "in principio c'era" è utero dal quale è germinato il presente. E' su questa base che si sviluppa il pensiero religioso greco.
Il pensiero religioso greco ha lasciato numerose tracce dalle quali noi possiamo risalire per capire i veggenti e i filosofi nell'interpretare la nascita dell'universo.
E' terribile pensare che alcuni filosofi greci proiettavano un "ordine aristocratico" nell'interpretare il divenuto del mondo: ciò che genera deve essere necessariamente intelligente e consapevole in quanto genera qualche cosa di intelligente e consapevole.
Questo errore viene continuamente ripetuto nel corso dello sviluppo di tutto il pensiero filosofico.
Nel pensiero della filosofia non esiste il concetto che da qualche cosa che non è consapevole germina qualche cosa di consapevole.
Secondo la filosofia, qualcosa di intelligente in modo assoluto può aver generato qualche cosa di intelligenza relativa. Come il concetto di "Essere Assolutamente necessario" di Kant.
Quando i greci dicono "In principio c'era il Caos e la Notte e il buio Erebo e il vasto Tartaro" non dicono che c'era qualche cosa di intelligente o di consapevole. Dicono che c'erano delle condizioni dalle quali il presente ha potuto emergere. Dicono che c'era il non percepibile, il Caos, che in quanto non percepibile non era definibile né descrivibile. C'era un oggetto che sfugge ai sensi. Per sfuggire ai sensi significa che quell'oggetto non agiva, non comunicava, non era intelligente, non progettava, non era consapevole. I Greci dicono che quest'oggetto indefinibile esisteva in uno spazio altrettanto indefinibile che viene espresso mediante tre sensazioni emotive: Nera Notte, Erebo e Tartaro. Queste tre sensazioni emotive diventano ambiente nel momento stesso in cui sbocciò Eros: la vita! La vita è tutto ciò che ha volontà per veicolare il desiderio di espandersi, Eros, in un'insieme che non esprime la volontà per veicolare quel desiderio. L'espansione è il primo respiro dell'universo che i greci indicano come un "rapido turbine di venti".
L'inganno, a cui vengono sottoposti i veggenti, sta nell'immaginare, nel credere. Credere che ciò che è vivo possa nascere solo da ciò che è vivo e che ciò che non è vivo non possa originare la vita. Questo è un abbaglio di origine psicologica che ha come modello di ciò che viene percepito il soggetto che percepisce: il veggente.
La rivoluzione di Platone nella distruzione del Mito, è consistita nel far diventare il veggente il creatore. Un veggente, elevato a modello assoluto, dal quale si origina la visione. Così il veggente non era più colui che percepisce una realtà che tenta, sia pur con le sue lacune, di descrivere, ma è colui che percepisce la realtà che è in quanto la realtà è solo quella percepita dal veggente. Quella realtà è manifestata da un veggente più grande, nella medesima forma in cui la percepisce (logos), questa percezione è fenomeno oggettivo e attribuito ad un ipotetico "demiurgo". E' vero che Platone parla essenzialmente di attività demiurgica come il venir in essere delle idee, ma è altrettanto vero che la sua formulazione della creazione costituirà da fondamento sia agli Stoici che ai Neoplatonici che formeranno la base ideologica dalla quale i cristiani procederanno nascondendo la bibbia e i suoi principi di morte. Come nell'opera fondamentale di Filone d'Alessandria (20 a.c. - 50 d.c.) che ben prima di Erasmo da Rotterdam combinerà Genesi biblica con il Timeo di Platone imprigionando l'attenzione delle persone nel "dotto" Timeo e allontanando l'attenzione dalla volgarità e dallo squallore della Genesi della bibbia con la sua creazione ex-nihilo.
Per questo motivo, quando leggiamo le Teogonie le Cosmogonie dei greci tendiamo ad interpretarle secondo i canoni imposti da Platone, assunti da Aristotele, fatti propri dagli Stoici e faro guida per i Neoplatonici.
Aristofane - Gli Uccelli
In principio c'era il Caos e la Notte e il buio Erebo e il vasto Tartaro; non esisteva la terra, né l'aria, né il cielo. Nel seno sconfinato di Erebo la Notte dalle ali di tenebra generò per prima un uovo pieno di vento. Col volgere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, fiore del desiderio: sul dorso splendevano ali d'oro ed era simile al rapido turbine dei venti. Congiunto di notte al Caos alato nella vastità del Tartaro, egli covò la nostra stirpe, e questa fu la prima che condusse alla luce. Neppure la stirpe degli immortali esisteva prima che Eros mescolasse insieme ogni cosa. Quando l'uno con l'altro si accoppiarono, nacquero il cielo e l'oceano e la terra, e la stirpe immortale degli dèi beati...
Tratto da: "Le religioni dei Misteri" a cura di Paolo Scarpi ed. Fondazione Lorenzo Valla.
Aristofane mette in rilievo la nascita della prima forza dell'universo: l'Intento, Eros. Colui che scioglie i legamenti o che spezza le membra.
L'uovo cosmico degli orfici è l'uovo cosmico degli egiziani. In principio c'era Nera Notte, un utero che cova il futuro.
Papiro di Derveni
"le opere divine di Zeus, signore che tutto governa, tutte le opere che egli portò alla perfezione per consiglio di Nera Notte, e pure la stirpe dei beati più giovani, che sempre sono, i quali nacquero da Zeus, possente re." Zeus, quando stava per ricevere dal padre suo nelle proprie mani il potere, secondo quanto era stato profetizzato, e lo scettro glorioso, meditò attentamente a quanto gli disse, dai suoi recessi, la dea da cui scaturisce ogni presagio, nutrice degli Dei, Notte immortale; ed essa, con i suoi vaticini, gli rivelò tutto ciò che a lui era consentito compiere, così da regnare nella bella sede degli Déi sull'Olimpo coperto di neve. Zeus poi, uditi dalla dea segreti vaticini, accolse nelle sue mani la forza e inghiottì il demone glorioso, degno di venerazione, che per primo balzò nell'etere. E quello generò Gaia e il vasto Urano; poi Gaia immensa a lui partorì Crono, il quale compì gravi azioni contro Urano, figlio di Eufrone, colui che fu il primo a regnare. Dopo di lui ci fu allora Crono e poi Zeus, saggio e prudente, che possedeva Metis e deteneva l'onore regale fra i beati. E proprio allora, secondo quanto gli era consentito, inghiottì la forza vitale del dio, di Protogono re degno di venerazione; e a lui allora tutti gli immortali, gli déi beati e le dee, si assimilarono e i fiumi e le sorgenti amabili e tutte le altre cose che allora erano venute all'esistenza, ed egli così divenne unico. Ora è il re di tutti gli esseri e lo sarà anche in futuro. Zeus nacque per primo, per ultimo Zeus dalla vivida folgore; Zeus è la testa, Zeus il mezzo; tutto si è prodotto da Zeus; Zeus da solo controlla il compimento di tutti gli esseri, Zeus è la Moira possente;
Nel papiro di Derveni in principio c'era Zeus che opera. Tutto ciò che è prima di Zeus viene ignorato perché agli estensori del Papiro di Derveni non interessa.
Teogonia Esiodo
"Da Caos nacquero Erebo e nera Notte. Da notte provennero Etere e Giorno che lei concepì a Erebo unita in amore." "Eros, il più bello fra gli immortali, che rompe le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio!" Da Caos nacquero Erebo e Nera Notte. Da Notte provennero Etere e Giorno Che Lei concepì a Erebo unita in amore. Gaia per primo generò, simile a sé, Urano Stellato, che l'avvolgesse tutta d'intorno, che fosse ai beati sede sicura per sempre. Generò i Monti Grandi, grato soggiorno alla Dee Ninfe che hanno dimora sui monti ricchi d'anfratti; essa generò anche il mare infecondo, di gonfiore furente, Ponto, senza amore gradito; dopo, con Urano giacendo, generò Oceano dai gorghi profondi, e Coio e Crio e Iperiore e Iapeto, Teia, Rea, Temi e Mnemosine E Foibe dall'aurea corona, e l'amabile Teti; e dopo di questi, per ultimo, nacque Cronos dai torti pensieri, il più tremendo dei figli, e prese in odio il gagliardo suo genitore.
Non è semplice comprendere il significato di "fagocitare Meti" che rende diverso Zeus da qualunque dio che lo ha preceduto.
Meti è l'intelligenza progettuale. Prima di Zeus nessun altro Dio usava l'intelligenza progettuale. La vita veniva in essere, dilatava la propria coscienza e la propria consapevolezza, ma non progettava un proprio futuro fuori dai confini del singolo individuo. Nel vivere, la vita, costruiva condizioni affinché altre condizioni venissero in essere, nascessero nuovi figli. Ma queste nascite non erano dovute alle strategie di adattamento di chi le costruiva, ma al formarsi di condizioni oggettive dalle quali la Coscienza di Sè non può prescindere. Oceano e Teti generano le tremila Oceanine, i fiumi che si gettano nell'oceano: la loro Coscienza, la loro Consapevolezza. Da Teia, la divina, colei che genera la luce, e Iperione, colui che sta sopra, non potevano che nascere Elios, Selene e Eos. Zeus, invece, fagocitando Meti, progetta le condizioni che possono favorire lo sviluppo della vita. Come Zeus costruisce le condizioni della vita con Hera, Ilizia (la nascita), Ebe (la giovinezza che giunge alla maturità sessuale), Ares (la contraddizione attraverso cui la vita diviene); così fornisce alla vita che nasce nella Natura le strategie attraverso le quali esistere e trasformarsi in Dèi. Da qui Madre Athena che nasce dalla testa di Zeus dopo che ha fagocitato Meti; Padre Dioniso che nasce da Semele; le Ore, (equilibrio sociale, giustizia e pace) e le Moire; da Mnemosine Zeus fa nascere le Muse; ecc. ecc.
Questo "fagocitare Meti" somma due condizioni nelle quali la vita diviene: il germinare dalle condizioni opportune e il mettere in atto delle strategie che attraversano la condizione presente per passare attraverso varie fasi di condizioni.
La stessa necessità dell'uso dell'intelligenza l'abbiamo già incontrata. Diceva Atum:
Io mi levai tra loro nel Nun in stato di inerzia, e non trovai un posto dove stare dritto. Fui intelligente nel mio cuore, feci progetti di previsione.
Le mie emozioni furono intelligenti e progettarono.
Possiamo dunque comprendere la nascita dell'universo del Libro dell'Anticristo.
Da un lato c'è il "sacrificio" che leggiamo nel Rg Veda del Brahma inteso come universo o del Purusha, dall'altro lato c'è la condizione di non-Brahma cioè di non consapevolezza universale, che è lo stadio in cui versa l'universo in cui viviamo.
Libro dell'Anticristo
Prima sezione: IL VANGELO DELL'ANTICRISTO
1) L'UNIVERSO
La Coscienza era Totale. Ogni molecola, nel più infimo movimento era contemporaneamente Coscienza di Sé e Coscienza del Se. Ogni infinita porzione di molecole possedeva, nel medesimo tempo, la Coscienza di Sé e del Se suoi e quelli dell'Universo intero, sia nella sua totalità sia nell'infinita individualità delle sue molecole. L'Universo nel suo insieme era Coscienza Totale di Sé; egli era il Se! Nel medesimo tempo egli era consapevole e cosciente di ogni Sé di cui egli era la Coscienza Risultante. Il fluire dell'Energia Vitale era sempre più lento e faticoso. La trasformazione dei Sé non esisteva più. Tutto diventava statico. Così il Sé Universale comprese che se voleva continuare ad esistere doveva trasformarsi. Ogni molecola dell' Universo comprese che se voleva continuare ad esistere doveva trasformarsi. Il momento era giunto. Il cammino della trasformazione era intrapreso. Ogni Coscienza, ogni particella di materia ed energia, da distanze inimmaginabili del Cosmo, intraprese, dapprima lentamente, poi, via, via, sempre più velocemente, il viaggio verso il Centro di Convergenza. Un numero infinito di volte l'Universo era giunto alla Totalità della Coscienza di Sé. Il raggiungimento della Coscienza di Sé gli permetteva di ricordare e rivivere la Coscienza di Sé di migliaia di Universi precedenti. Quando l'Universo sviluppa questa Consapevolezza è giunto il momento della propria Rinascita. Dopo miliardi di anni al Centro di Convergenza la pressione divenne fortissima finché si produsse il Grande Botto. Tutto divenne silenzioso. Ogni passione e ogni desiderio cessò. Tutto fu avvolto dall'oscurità. Solo il Caos e la non-coscienza emersero dal dissolvimento della Coscienza Universale. La Coscienza di Sé Universo cessò di esistere e l'universo, come noi lo conosciamo, prese a poco a poco forma. Lentamente, la materia e l'energia cominciarono ad espandersi. Grosse concentrazioni di Energia Vitale qua e là cominciarono a diventare coscienti di sé incamminandosi lungo la propria via per formare un'altra Coscienza del Se. Una nuova Coscienza Universale, mutamento dopo mutamento. Il nuovo Universo era solo agli inizi delle trasformazioni e la sua fucina solo allora cominciava a forgiare Coscienze. Solo allora, qua e là, l'Energia Vitale inconsapevole, diventava consapevole e manifestava la propria volontà d'esistenza. Le Coscienze volevano esistere, vivere, modificarsi, divenire. Alcune erano enormi, come ammassi stellari; altre così piccole che nessun occhio umano mai le avrebbe viste. Piccole meschinità e grandi progetti; grandi meschinità e piccoli progetti entrarono in gioco. L'Energia Vitale non può mai essere ferma. Quando questo succede l'Energia Vitale si trasforma in Energia di Morte: la fonte di ogni male! L'immobilità; l'orrore! La pace nei sensi e nelle brame. L'arresto di ogni percorso verso la Coscienza di Sé e del Se. La creazione di fantasmi; menzogne attraverso le quali mascherare il fallimento sul sentiero dello sviluppo di ogni Coscienza di Sé verso il Se di ogni singolo soggetto. Quando la propria vita fallisce e il soggetto ha rinunciato al proprio cammino nell'infinito la sua Energia Vitale, trasformatasi in Energia di Morte, viene dissipata perde la coscienza che era e, assorbita da una forza vitale più grande, ritorna riaccelerata a disposizione di un'altra Coscienza di Sé, un altro soggetto, continuando il proprio cammino lungo il sentiero che, accrescendo la Coscienza di Sé, la porta alla Coscienza del Se. Di quella Coscienza non resterà traccia. Questa è la MORTE!
Prima parte de "Il Libro dell'Anticristo": L'UNIVERSO!
Il Libro dell'Anticristo, nel leggere la nascita dell'universo, individua la morte come elemento centrale del venir in essere delle Coscienze dalla non coscienza che scaturisce come sacrificio della Coscienza Universale. La necessità della morte come necessità di rinascita, necessità di rinnovamento della coscienza. Nel Libro dell'Anticristo è sottolineato l'atto di volontà attraverso il quale l'universo, consapevole di sé, va verso la sua morte. La morte della Coscienza di Sè come unica possibilità per poter rinnovarsi. Nel rinnovamento la materia, ciò che componeva il corpo dell'universo, persiste nella forma di materia-energia priva della consapevolezza, ma pronta a generare nuove consapevolezze.
Nella visione del Libro dell'Anticristo l'Energia Vitale prende Coscienza di sé.
In questo aspetto il Libro dell'Anticristo coglie aspetti comuni ad altre cosmogonie, ma nello stesso tempo sposta l'attenzione del veggente dalle condizioni del venir in essere al soggetto che viene in essere. Mentre nelle cosmogonie Greche, Egiziane, Vediche e Sumere, l'accento è posto su "colui o coloro che costruiscono le condizioni del venir in essere", il Libro dell'Anticristo pone l'accento sul "soggetto che viene in essere date le condizioni". Mentre nelle cosmogonie Antiche sono gli Dèi che generano, nella visione del Libro dell'Anticristo gli Dèi non generano, ma attraverso le loro necessità che esprimono vivendo costruiscono le condizioni affinché altri Esseri germinino dall'inconsapevole che li circonda. Abbiano l'occasione per separare sé stessi dall'inconsapevole.
Questo è il modo di leggere la realtà del Mito antico.
Consideriamo Zeus che costringe Cronos a vomitare i suoi fratelli. Zeus è l'atmosfera, Rea la Terra. Far vomitare i suoi fratelli dalle viscere del tempo significa mettere in moto i loro mutamenti, le loro trasformazioni. Le loro trasformazioni sono dettate dalle loro necessità di vivere e le loro necessità generano le condizioni affinché altri Esseri vengano in essere. Se mio padre e mia madre fanno all'amore e nasco io, dal punto di vista del Libro dell'Anticristo, io sono germinato dalle condizioni che mio padre e mia madre, facendo all'amore, hanno costruito. Loro sono padre e madre delle condizioni, non di me. Questo punto di vista cambia la necessità del veggente di cercare "l'artefice" fuori del mondo. Non esiste un artefice del presente, ma esistono artefici che, avendo vissuto, agendo nel loro presente, hanno imposto delle condizioni affinché, in quel presente, germinasse una nuova Coscienza di Sè.
Fine quarta parte: La creazione nell'Inno al Purusa alle cosmogonie greche ella creazione del Libro dell'Anticristo;
Il discorso sulla creazione comprende sei capitoli:
1) La creazione ebrea e cristiana e i suoi effetti nella vita dell'uomo;
3) La creazione nei Veda e la creazione egiziana: i sensi come Dèi;
4) La creazione nell'Inno al Purusa alle cosmogonie greche e la creazione del Libro dell'Anticristo;
5) La creazione nel Libro dell'Anticristo, come continuità alle creazioni Sumera ed Egiziana;
6) La creazione nel Libro dell'Anticristo e la creazione nei Veda: dalla creazione alla morte;
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L'idea di creazione, dalle Antiche Religioni all'idea della Religione Pagana manifestata dalla Federazione PaganaAttualità dell'idea di creazione nell'attuale Religione Pagana.Le idee degli antichi e l'inganno di Platone e dei cristiani. |
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Marghera, 18 novembre 2013 Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell’Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
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L'idea del venir in essere del mondo è un'idea antichissima. Platone, gli ebrei e i cristiani hanno trasformato il modo di pensare l'inizio del mondo e della vita come un'idea di legittimazione del loro potere e della loro necessità di dominare il mondo. A noi, come Federazione Pagana, interessa riportare l'idea al significato religioso originale commentando le trasformazioni che questa idea ha avuto nel corso del tempo.