Fato - Il Destino

Gli Dèi nella Religione Romana
Il Sentiero d'oro

di Claudio Simeoni

 

Indice Religione Romana

 

E' la parola del dio immutabile o è la sequenza degli eventi parola immutabile del dio?

Il dio parla attraverso le azioni! La parola del dio è l'azione, sia come atto che in potenza.

Si afferma: "dio dice..." quel dire sarebbe il destino dell'Essere Umano; o è il divenire dell'Essere Umano il detto del dio?

Il destino degli Esseri che costituiscono la flora batterica del mio stomaco è legato alle mie azioni e alle mie scelte. Le mie azioni determinano la qualità e la quantità della flora batterica nel mio stomaco. La mia morte è la trasformazione definitiva della flora batterica nel mio stomaco. Dunque, la mia azione e le mie scelte è il Fato degli Esseri costituenti la flora batterica nel mio stomaco e, anche se non è un fattore unico ed assoluto, in grado di modificare il divenire della flora stessa.

Il fatto di far derivare la parola Fato da "Fari" e non da "Facere" è una scelta soggettiva quanto è soggettivo il fatto che Fato derivi da una manipolazione di entrambe le radici.

La parola comunica le intenzioni; il fare, l’azione, le determina! L'Essere Umano d'onore manifesta con le parole le proprie intenzioni che poi trasforma in azioni. Il Fato è dunque il potere e le determinazioni concorrenti al processo del mutamento della realtà: il suo destino!

L'insieme dell'oggettività è composta da soggetti che attraverso le loro scelte determinano le condizioni dell'oggettività stessa. Il destino, il fato, cui un soggetto deve sottostare sono le condizioni venutesi a determinare prima della propria nascita, prima del proprio venir in essere, prima che egli prendesse le sue decisioni.

Il Fato sono muri attraverso i quali circoscrivere l’azione umana. Attività circoscritta ad opera di poteri relativi all'oggettività esistente con i quali il neonato si rapporta fin dal giorno della nascita. La relazione fra il soggetto e questi poteri determina la quantità, la qualità e la direzione attraverso la quale il soggetto tende ad evolversi costruendosi. I limiti entro i quali costruire il proprio destino, il proprio Fato.

Questi poteri sono sempre "egoisti" in quanto agiscono in sé e per sé e non in funzione di un qualche finalità o interesse specifico. E' il soggetto, immerso in quell'oggettività, che esercita:

1) il proprio libero arbitrio attraverso la scelta fra più opzioni all'interno delle quali scegliere;

2) il proprio volere e la propria volontà in funzione del proprio benessere.

Il divenire non è, né è mai stato, un atto subito passivamente da un soggetto, ma appartiene al soggetto che lo finalizza (o dovrebbe riuscire a finalizzarlo; o ancora, tenta di finalizzarlo) allo sviluppo del proprio Potere di Essere, di sé stesso.

Il divenire è un'esplosione di Energia Vitale che si sviluppa attraverso la relazione fra il soggetto e tutti i specifici aspetti dell'oggettività. Queste relazioni hanno una coscienza specifica di sé, sono delle esplosioni di Energia Vitale che, condotte lungo la strada del Se, arricchiscono, mediante la coscienza che scaturisce dalla relazione, sia il soggetto che l'aspetto specifico dell'oggettività incontrato.

Fato, dunque, non è un dio del destino, ma rappresenta il divenire dell'Essere Vivente e la specifica sequenza di scelte attraverso le quali questo costruisce sé stesso. Fato non è prima dell’accadimento, ma è l’effetto dell’accadimento.

Fato è il divenire del più piccolo Essere della Natura come il divenire dell'Universo nel suo insieme. La sua grandezza è costituita dall'esplosione di Energia Vitale prodotta dalle relazioni fra soggetti che fonda il loro divenire. Non è difficile scorgere come potesse essere individuato un Fato per ogni Essere Umano maschio e una Fata per ogni Essere Umano femmina. Non è difficile scorgere il tentativo di personificazione della Fata al fine di strappare all'Essere Umano la capacità di determinazione delle trasformazioni per assoggettarlo a un qualche dio padrone. Fatus venne a simboleggiare il destino individuale: ciò che ti accade perché così è stato scritto. Con gli Stoici al Fato viene fatto derivare sia il destino umano che le trasformazioni della Natura e la libertà consiste nel conformarsi al destino; a questa concezione si oppone il cristianesimo che al Fato, la volontà del dio padrone cui adeguarsi, affianca la provvidenza del dio padrone come piacere del dio padrone di distruggere o provvedere al destino dei singoli come nei vangeli e nei testi cristiani:

“Certo puoi portare la mia stessa croce, quanto sedere alla mia destra o alla mia sinistra, sarà per chi è stato deciso”

“Allora un ricco non entra nel regno dei cieli?” “Se ci entra o non ci entra, questo dipende dal volere del dio padrone”

Tratto a memoria dai vangeli cristiani.

“Il Vaso d'argilla dirà forse a chi lo formò: “Perché mi hai fatto così?”. Il vasaio non ha forse piena disponibilità sull'argilla, così da fare della stessa massa un vaso per suo utile e un altro per suo vile?”

Paolo di Tarso Romani 9, 20-21

Ed ecco, per gli adoratori del dio padrone, interpretare Fato come il volere del proprio dio al quale assoggettare i popoli e bloccare i processi di modificazione e trasformazione: distruggere il loro divenire distruggendone le radici e le tradizioni e seminando miseria.

Fato deve essere celebrato per ricordare.

Le tre Fata erano tre figure femminili che, a quanto ricordo, servivano a ricordare gli sforzi che fanno le donne a partorire da cui prende il nome di fata dell'immaginario favolistico della donna dedita ad incantesimi e pratiche magiche. Ma non è forse chi pratica la magia colui che decide il proprio destino? Colui la cui azione determina la qualità della propria esistenza?

Fintanto che attraverso il proprio volere e la propria volontà il soggetto partecipa alla relazione con l'oggettività determina, nei limiti delle proprie condizioni, destino e divenire come sviluppo di sé stesso e dell'oggettività. Quando il soggetto soccombe o subisce, perché reso impotente ad esercitare il proprio volere e la propria volontà, non c'è più Fato ma rimane solo il desiderio che la morte ponga fine alla sua disperazione.

Versione caricata in internet il 26 gennaio 2006

Modifica 07 febbraio 2015

Pagina tradotta in lingua Portoghese

Tradução para o português Fato, o Destino, os Deuses na Religião Romana

Il sentiero d'oro: gli Dèi romani

La vita, rappresentata da Giunone in Piazza delle Erbe a Verona

 

Il suicidio della vita rappresentata da Giulietta a Verona

 

La Religione Pagana esalta la vita trionfando nella morte.

Il cristianesimo esalta la morte, il dolore, la crocifissione e il suicidio

 

Per questo i cristiani disperati hanno un padrone che promette loro la resurrezione nella carne.

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

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Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

I Romani erano costruttori di Ponti

Ponti che univano gli Dèi agli uomini e gli uomini agli Dèi

La Religione di Roma Antica

La religione di Roma Antica era caratterizzata da due elementi fondamentali. Primo: era una religione fatta dall'uomo che abita il mondo fatto da Dèi con cui intratteneva relazioni reciproche per un interesse comune. Secondo: la Religione di Roma Antica era una religione della trasformazione, del tempo, dell'azione, del contratto fra soggetti che agiscono. Queste sono condizioni che la filosofia stoica e platonica non hanno mai compreso e la loro azione ha appiattito, fino ad oggi, l'interpretazione dell'Antica Religione di Roma ai modelli statici del platonismo e neoplatonismo prima e del cristianesimo, poi. Riprendere la tradizione religiosa dell'Antica Roma, di Numa, significa uscire dai modelli cristiani, neoplatonici e stoici per riprendere l'idea del tempo e della trasformazione in un mondo che si trasforma.