Pomponazzi è un gigante della filosofia; tanto grande quanto odiato dai cattolici. Morì a Bologna sembra suicida prima che i cattolici gli facessero fare la fine delle castagne. Si laureò a Padova in medicina nel 1487 e fin dall'anno seguente tenne un corso di filosofia naturale in concorrenza con Achillini, un altro filosofo molto noto in quel tempo.
Fu senza ombra di dubbio il più grande filosofo Italiano del XV - XVI secolo. La grandezza di un filosofo non si misura dalla sua statura ma dalla sua capacità di forzare i limiti del pensiero imposti dal comando sociale del suo tempo.
L'abilità di un filosofo, la sua capacità di esercitare l'arte dell'agguato, sta nell'allontanare nel tempo la capacita repressiva del comando sociale nei confronti del suo pensiero.
Il Potere di Essere di un filosofo sta nella capacità di troncare il proprio esistere impedendo al comando sociale di distruggere mediante tortura, roghi o ritrattazioni il suo pensiero.
Tutto questo fa del Pomponazzi un vero gigante al pari di Pirrone, Lao-Tse, Pitagora, gli estensori dei veda e pochi altri. Pomponazzi rappresenta uno di quei pochi casi in cui la Stregoneria si fa filosofia.
Nato a Mantova nel 1462 morì a Bologna nel 1525. Sembra che si fosse lasciato morire (qualcuno parla di suicidio) prima di essere processato per il suo pensiero.
In cosa consista il pensiero di Pomponazzi sembra che nessuno lo sappia! Studia essenzialmente Aristotele e Averroè ma li critica entrambi duramente.
Il punto di partenza di Pomponazzi è che il concetto di anima come separata dalla materia non ha senso. Al punto che egli, nel suo scritto "De Immortalitate Animae" riepiloga parte del pensiero platonico, rinnovandolo, in cui afferma con efficacia che umanità e ferinità non sono doni di natura ma frutto del nostro operare.
In altre parole Pomponazzi ha chiaro il concetto di autocostruzione, concetto negato dal cristianesimo.
Pomponazzi va oltre affermando: "...perciò avviene che si diano tre tipi di uomini. Alcuni, e sono ben pochi, sono annoverati fra gli dei perché, dominati dal semplice vegetare e sentire, diventano quasi totalmente razionali. Altri lasciando l'intelletto e sommersi nel senso paiono quasi tramutati in bestie. Altri, invece, veri e propri uomini sono quelli che hanno vissuto secondo le virtù morali senza esercitare l'intelletto o darsi ai sensi fisici.
In Pomponazzi esiste dunque il concetto di divenire in funzione di scelte soggettive operate attraverso la volontà che partono a determinare il proprio vissuto.
Pomponazzi scopre il divenuto anche nella natura. Non dimentichiamo che egli usa il termine intelligenza come sinonimo di anima: "del tutto sciocco e irragionevole" scrive nell'apologia "è il dire che gli animali non si conoscono, laddove amano sé e la specie" e continua "vi sono animali medi fra le piante e le bestie, come le spugne marine, fisse come le piante e senzienti come gli animali. Fra questi c'è la scimmia di cui non sai se sia uomo o bruto; analogamente l'anima intellettiva è media fra il temporale e l'eterno".
Non solo Pomponazzi aveva preceduto gli attuali studi sui comportamenti animali e le loro classificazioni, considerandoli uguali all'essere umano all'interno della natura, ma già manifestava uno dei temi cari alla Stregoneria, cioè che l'uso dell'intelletto poteva portare lo sviluppo del corpo luminoso oltre la morte del corpo fisico.
L'anima si colloca nella natura. E' prodotto del divenire della natura e non la precede come vogliono i cristiani. L'anima, aristotelicamente intesa (che non è l'anima cristiana, ma piuttosto il demonio cristiano, cioè il divino che cresce dentro l'essere umano), tende a continuare oltre la morte del corpo fisico, ma è prodotta dal divenire nella natura dell'essere, dunque di ogni essere.
L'averroismo già aveva affermato che non esisteva divenire e che l'intelletto come l'anima (di cui è espressione) è comune a tutti gli uomini. Pomponazzi, pescando da Aristotele, afferma: "in nessun modo dunque, secondo Aristotele, l'intelletto umano ha un'operazione indipendente dal corpo".
Pomponazzi esegue un'ardita operazione: il divenire del corpo luminoso avviene attraverso la risposta del corpo fisico alle sollecitazione dei suoi bisogni.
Il corpo costruisce l'anima: cioè il corpo luminoso.
Da cui si deduce che il corpo luminoso degli esseri della natura si costruisce attraverso la loro fisicità!
Pomponazzi afferma: "per la separabilità (dell'anima dal corpo) si richiede al tempo stesso l'indipendenza dell'organo come soggetto e come oggetto, almeno in qualche sua operazione".
Noi sappiamo, attraverso l'uso del corpo di sogno e del doppio che ne fanno gli stregoni, come possiamo separare le due funzioni, ma sappiamo anche che il corpo luminoso è prodotto dalle trasformazioni del corpo fisico e che solo il corpo fisico può portare il corpo luminoso all'indipendenza.
Pertanto l'affermazione di Pomponazzi è esatta, ma solo dal punto di vista degli stregoni e dello sviluppo del divenire umano, non dal punto di vista del creazionismo.
Quando Tommaso d'Aquino afferma che l'anima forma il corpo aggiungendo che questa è veramente e assolutamente immortale e solo impropriamente mortale, Pomponazzi gli obietta che questa asserzione sarà certamente da cogliersi in quanto fondata sulla scrittura (occhio al rogo) e venendo da dio va preferita ad ogni ragionamento ed esperimento umano. La Stregoneria e la ricerca della conoscenza si fermano davanti ai roghi alzati dalla fede cristiana.
La fede cristiana si regge sui roghi e sul terrore e Tommaso d'Aquino è uno dei loro profeti.
Proprio contro Tommaso d'Aquino Pomponazzi spinge il suo pensiero ad asserire: "se con Tommaso si riconoscono all'anima funzioni legate al corpo, perché lasciare a queste la preminenza, visto che sono le più numerose e non capovolgere le tesi riconoscendo che l'anima è veramente mortale e solo impropriamente immortale?"
Pomponazzi manifesta un altro principio fondamentale della Stregoneria secondo cui gli Esseri Umani in ginocchio altro non fanno che distruggere il loro divenire: cioè distruggere la loro anima. Nel sistema sociale in cui viveva Pomponazzi la regola per gli Esseri Umani era quella di essere in ginocchio; la regola era dunque quella di distruggere la propria anima attraverso la distruzione del proprio divenire nei mutamenti. L'eccezione era quella di conservare la propria coscienza di sé all'atto della morte del corpo fisico. Pomponazzi conclude il suo discorso sull'anima affermando: "non si può addurre nessuna ragione naturale per concludere necessariamente che l'anima è immortale"; lo stesso discorso che trecento anni dopo farà Kant a proposito dell'esistenza di dio nella sua "Critica alla ragion pura".
Il libro "De Immortalitate Animae", per iniziativa dei frati minori dell'osservanza, fu condannato pubblicamente e bruciato. Fra' Bartolomeo di Spina, pisano, dell'ordine dei dominicani (i torturatori), stese una confutazione che definire sterco di cane è riconoscergli un merito eccessivo. L'agostiniano Ambrogio Fiandino di Napoli, che diventerà vescovo di Mantova, lo attaccò dal pulpito. Poi i cristiani pagarono un mercenario, tale Nifo (un filosofo di quel tempo), perché lo confutasse.
Tutta la teoria di Pomponazzi sul conoscere è una confutazione di Aristotele. Nifo si rivela un opportunista, non è in grado di confutare Pomponazzi e compone una rabberciatura di tesi opposte attraverso le quali si preoccupa di essere prudente e ossequioso nei confronti della chiesa cattolica, di evitare noie, ma soprattutto di ottenere ricchezze ed onori.
Nel prosieguo del suo sviluppo, il pensiero di Pomponazzi si evolve, scoprendo la natura come essere in sé, affermando che l'anima umana è del tutto materiale e divisibile, non diversamente dalle anime degli altri animali.
Pomponazzi, forse per primo tra i filosofi, riconosce l'unicità della natura di cui l'essere umano è parte e non padrone come imponevano i cristiani.
Alla domanda sulle cause dei fenomeni eccezionali postagli dal medico mantovano Ludovico Panizza, che chiedeva "dobbiamo necessariamente ammettere i demoni, non solo stando alle decisioni della chiesa, ma anche per dare spiegazioni a molti fenomeni sperimentati?" nel "De Incantationibus" Pomponazzi rispose: "noi possiamo salvare queste esperienze mediante cause naturali, né v'è ragione alcuna che ci costringa a far dipendere da demoni tali fenomeni. inutilmente dunque si introducono i demoni; ed è cosa del tutto ridicola e fatua abbandonare ciò che è evidente e può provarsi mediante la ragione naturale per andare a cercare ciò che non è evidente e non può convincere con verosimiglianza alcuna.
Pomponazzi ammette influssi astrali in contrapposizione a Pico della Mirandola. Pomponazzi è cosciente delle diversità e del divenire, per questo cerca elementi che giustifichino questo.
Egli emette un giudizio di necessità contingente!
L'accettare l'esistenza dell'influsso degli astri gli permette di giustificare con una certa logica quanto osserva negli Esseri Umani: il processo di divenire e le diversità prodotte dal divenire stesso.
Nel suo libro "De fato, de libero arbitrio et de praedestinatione" trova assurda la posizione di un dio dei cristiani che salva abbarbicandosi su promesse e patti assurdi.
Pomponazzi resta il più grande filosofo Italiano del XVI secolo. Il suo pensiero è una specie di terremoto, ma nei suoi confronti la chiesa cattolica si troverà impotente.
Quando essa tenterà di agire, Pomponazzi si sarà sottratto.
Il pensiero di Pomponazzi non è il pensiero del costruttore di un futuro possibile; è quello del demolitore del suo presente. Le sue tesi sono troppo ardite, e piccole sono le forze con cui sostenerle. Anche se i tempi non erano maturi (quando mai lo saranno?), Giordano Bruno, Campanella e Galilei pescheranno a piene mani nel suo pensiero.
Pomponazzi rappresenta il punto di svolta del pensiero filosofico anche se chi detiene il potere tenterà di farne sparire i libri e tenterà di sotterrare quelle tesi nell'oblio della memoria.
Eppure Pomponazzi è un gigante fondamentale nel processo di liberazione umana dall'orrore cristiano. Pomponazzi anticipa tutta la filosofia moderna in special modo come separazione della ragione dalla fede.
1997
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Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
La storia della Stregoneria non è una storia di uomini o di capi. La storia della Stregoneria è la storia del divenire delle idee, del modo con cui gli uomini guardano al mondo e alla vita sociale. La storia della Stregoneria è la storia della modificazione del presente in cui il cristianesimo ha rinchiuso il divenire dell'umanità.