Percezione
Sulla formazione della
percezione e la selezione dei fenomeni percepiti
INTRODUZIONE
Prima Parte
Cod. ISBN 9788891185822
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Nel discorso sulla percezione, normalmente, viene ignorato l’aspetto secondo cui la percezione dei fenomeni del mondo seleziona nell’individuo la capacità di selezionare la percezione dei fenomeni del mondo.
Si
tratta di comprendere che ogni Essere della Natura è all’interno di un processo
di crescita che comprende un percorso di selezione della percezione. Gli Esseri
Umani vivono in un insieme immenso
nel quale costruiscono la loro specifica percezione.
Se
nell’immenso che ci circonda selezioniamo dei “cerchi di conosciuto” andremmo a
costruire dei cerchi di conosciuto entro dei cerchi di sconosciuto selezionando
un’area sempre più piccola partendo dalla Natura, con il cerchio più grande e
procedendo con cerchi sempre più piccoli relativi alle singole specie, ai
singoli individui delle singole specie. Ai singoli individui, delle singole
specie, nei tempi culturali ed oggettivi della loro attualità. L’immenso
sconosciuto in cui l’individuo viene generato viene ridotto da questi alla
propria dimensione nella situazione culturale in cui questi si trova a vivere
attraverso un processo di selezione continua della propria percezione
soggettiva.
Se l’area del cerchio, che rappresenta
la percezione delle singole persone, può subire degli spostamenti di
collocazione all’interno del cerchio che rappresenta (mai uscire dal cerchio in
cui è compresa) la percezione soggettiva della propria specie; le
trasformazioni temporali, che avvengono per gli Esseri Viventi della Natura,
modificano la specie modificando sia il cerchio della percezione che
rappresenta la propria specie, sia la collocazione del cerchio che rappresenta
la percezione soggettiva della propria specie all’interno del cerchio di
percezione che rappresenta la totalità della percezione delle specie della
Natura.
La
nuova generazione si trova a dover selezionare il proprio cerchio percettivo
per la propria esistenza partendo dalla capacità di percezione e dagli
strumenti con cui percepisce che
la specie, nel corso di milioni di anni, ha selezionato per il nuovo nato.
Il
processo di “divenire per sedimentazione e selezione” viene registrato nel DNA
che dimostra i legami fra ogni specie della Natura. Legami che si possono, e si
devono, riferire anche alle capacità di percezione comuni fra tutti gli Esseri
della Natura. Si devono riferire anche alla capacità di comunicazione e
interazione fra gli Esseri della Natura.
Questo
presupposto è il fondamento del ragionamento che si vuole fare per iniziare ad
affrontare il discorso sulla formazione della percezione dell’Essere Umano.
Iniziamo
dal concetto di Percezione:
“Insieme
di funzioni psicologiche che permettono all’organismo di acquisire informazioni
circa lo stato e i mutamenti del suo ambiente grazie all’azione di organi
specializzati quali la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto.”
Per
esprimere questo tipo di concetto è necessario considerare il soggetto come un
ente statico. Cioè, l’individuo che siamo ora. L’analista, prende un individuo
e afferma che la sua percezione è:
“Insieme di funzioni psicologiche
che permettono all’organismo di acquisire informazioni circa lo stato e i
mutamenti del suo ambiente grazie all’azione di organi specializzati quali la
vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto”.
L’analista
non si chiede perché esiste una “non-percezione”. Non si chiede che cosa il
soggetto non percepisce. E non se lo chiede, perché quanto il soggetto non
percepisce, non rientra nelle sue azioni e nemmeno lo può descrivere
all’analista. Fintanto che il fenomeno non viene percepito dal soggetto, il
fenomeno, per il soggetto non esiste e anche se quel fenomeno dovesse entrare
nella sfera percettiva di un soggetto, questi non lo riconoscerebbe, ma lo
descriverebbe per come quel fenomeno agisce su di lui. Però, quanto percepisce
e descrive in maniera diversa, viene riconosciuta dall’analista come “allucinazione”
oppure come un “illusione”.
Le
informazioni, che un organismo acquisisce, sono riconosciute come tali nella
misura in cui vengono manifestate. Ma quando tali manifestazioni sono
riconosciute come “illusioni” o come “allucinazioni” l’organismo ha comunque
acquisito informazioni o non-informazioni (a seconda di come le vogliamo
considerare) e le ha elaborate.
Molte
idee sono state formulate dalla filosofia. Nel corso dei millenni queste idee
sono sempre (quando avevano la forza di affermarsi) state poste a fondamento
dei comportamenti umani per costruire una base su cui i singoli individui e le
singole generazioni, nelle loro culture, potessero costruire la loro conoscenza
nelle relazioni con il mondo.
Il
discorso sulla percezione è stato, troppo spesso, racchiuso in una serie di
posizioni che si contendevano la spiegazione sull’origine della percezione:
“Uno
dei problemi tradizionali della percezione è se la nostra capacità di percepire
è frutto di apprendimento o invece è innata. La disputa è antica e ha diviso i
filosofi che se ne sono occupati in innatisti, come R. Descartes e G. W.
Leibniz, ed empiristi come J. Locke e G. Berkeley, che sostenevano che noi
impariamo a percepire in un certo modo in base all’esperienza degli oggetti che
fanno parte del nostro mondo.
La psicologia sperimentale ha confortato questa seconda posizione,
non smentita neppure dalla comune osservazione, per cui lo sciatore esperto è
in grado di percepire la differenza fra i vari tipi di neve, che può sfuggire
alla percezione di chi non vive nell’ambiente; oppure parole scritte
erroneamente vengono lette correttamente perché la conoscenza di ciò che
dovrebbe essere ha la meglio su ciò che è. Lo stesso dicono gli esperimenti con
particolari occhiali che producono deformazioni grossolane come dell’alto e del
basso del campo visivo, o deformazioni sottili come lo spostamento dello
sguardo a destra o a sinistra. In tutti questi casi si è assistito ad un
riadattamento percettivo della nuova visione del mondo per effetto
dell’influsso della precedente. Ciò non toglie che animali allevati da piccoli
nella completa oscurità rivelino difetti alla retina, per cui si è dedotto che
una certa quantità di luce è necessaria per lo sviluppo anatomico del sistema
ottico. Da qui si è dedotto che sia il processo di maturazione sia l’esperienza
interagiscono nello sviluppo delle capacità percettive.” Dal Dizionario di
Psicologia di Umberto Galimberti ed Rizzoli
La
conoscenza dell’uomo è formata dalla sua capacità di percepire i fenomeni
provenienti dal mondo, selezionarli, metterli in relazione con altri, per
produrre azioni o atteggiamenti da assumere nei confronti del mondo.
Se
c’è stato un tempo in cui l’individuo formava la propria percezione adattandosi
ai fenomeni provenienti dalla Natura, nel corso degli ultimi millenni la
percezione degli uomini, in molte culture, si è formata adattandosi a fenomeni
provenienti dalla cultura delle società umane.
Percepire
il mondo significa renderci consapevoli che il mondo esiste; che esistono
fenomeni nel mondo e che questi fenomeni agiscono su di noi; significa renderci
consapevoli che a questi fenomeni noi rispondiamo. Che poi la consapevolezza
dell’azione dei fenomeni del mondo su di noi raggiunga la nostra ragione o si
collochi al di sotto di essa (e venga definita in modo vario come istinto o
subconscio), noi, comunque, reagiamo alle sollecitazioni del mondo. Noi, a
quelle sollecitazioni ci adattiamo.
Le
idee che noi abbiamo sulla percezione dei fenomeni del mondo, sono il risultato
dell’elaborazione soggettiva del nostro percepito e dei suoi adattamenti.
Le
idee che abbiamo sulla formazione della nostra percezione sono quelle che ci
permettono (o ci costringono) ad agire sulla percezione stessa Nel contempo, da
quelle idee la nostra percezione viene guidata per selezionare i fenomeni che
dal mondo ci giungono.
In
questo lavoro prenderò in considerazione i fenomeni che giungono dal mondo; la
percezione dell’individuo; i suoi adattamenti percettivi ai bisogni che
giungono al mondo; la modificazione della sua percezione dei fenomeni che
giungono dal mondo.
LA PRIMA COSA CHE DOBBIAMO considerare è la qualità del fenomeno che noi
percepiamo. Un fenomeno che ci giunge dal mondo non è un oggetto singolo. Anche
se la nostra percezione tende a semplificarlo, ogni fenomeno che ci giunge è
portatore di tutto l’insieme spazio-temporale che quel fenomeno ha generato.
Questo
genera il primo CAOS nel soggetto che percepisce. Se il fenomeno “singolo” è in
realtà portatore di tutto l’insieme (senza il quale il fenomeno singolo nella
nostra percezione non sarebbe), significa che quel singolo non appartiene al
fenomeno, ma alla mia capacità di isolare il fenomeno dall’insieme che lo
genera.
La
costruzione di questa capacità è “l’arte della Natura”.
La
costruzione della percezione di un soggetto DEVE avvenire in un mondo
ristretto, circoscritto, che, pur inondando il nuovo soggetto di fenomeni, tale
inondazione sia tale da rendere fertile l’individuo senza soffocarlo. Lo faccia
crescere senza farlo impazzire nell’immenso. Lo faccia crescere specializzando
la propria capacità di percepire in relazione al mondo nel quale si troverà a
nascere: il seme, l’uovo, la pancia della madre, la partenogenesi.
Assumiamo
come punto di riferimento la madre con un figlio in pancia e semplifichiamo le
relazioni. La madre è un “divenuto” nella società umana che è un divenuto nella
Natura. La madre al figlio che ha in pancia trasferirà, attraverso le proprie
emozioni e i propri stati psichici, le condizioni fondamentali che vive nella
specifica società umana che a sua volta si è adattata nella specifica Natura (e
nello specifico divenuto delle società umane). Le condizioni imposte dalla
società umana in quella Natura saranno trasferite, attraverso la madre, al
nuovo nato. Ma non saranno trasferite al nuovo nato per come si presentano, ma
sotto forma di impulsi emotivi con cui la madre accompagnerà le risposte di
adattamento a tali condizioni. Al nuovo nato la madre trasferisce la sua
specifica condizione di adattamento nella società umana.
Si
tratta di un complesso di relazioni psico-emotive che vanno a costruire il
mondo in cui il feto si costruisce. Condizioni psico-emotive che si
trasferiscono sul feto anche mediante condizioni fisiche in quanto ogni
trasformazione fisica della madre si trasferisce nel suo piano psico-emotivo.
Così ogni stato psico-emotivo vissuto dalla madre alimenta delle trasformazioni
fisiche che vengono percepite dal feto e nei confronti delle quali il feto
mette in atto i suoi processi adattativi.
I
processi adattativi del feto sono guidati dalla madre e dai suoi processi
adattativi nella società degli uomini. I processi adattativi della società
degli uomini sono rivolti alla madre
e riassumono i processi adattativi che la società degli uomini ha fatto
nella Natura e attraverso la Natura.
Natura,
società degli uomini, madre (e stiamo semplificando), costruiscono i limiti
adattativi del feto. Nel contempo costituiscono la guida affinché gli
adattamenti del feto siano funzionali a costruire quella qualità di percezione
utile al feto per adattarsi nella società degli uomini in cui nasce.
Se
in Stregoneria questi processi erano già conosciuti, la scienza sta
sperimentando e verificando, da alcuni anni, i meccanismi che producono queste
trasformazioni. Anche se, troppo spesso, non li interpreta come meccanismi
dinamici complessi, ma quasi sempre come relazioni semplici e meccanicistiche.
Troppo spesso usa l’espressione “risposta di riflesso”.
Quando
si parla della conoscenza di un soggetto, stiamo parlando del divenuto di quel
soggetto. La conoscenza assoluta di un soggetto si costruisce nel suo divenire
nella Natura. La conoscenza esprime la gloria del singolo individuo nel momento
della morte del corpo fisico. La conoscenza di un soggetto è la sua capacità di
penetrare il mondo in cui vive, svelarlo e agire al suo interno fondando la
propria esistenza.
Partendo
dalla considerazione che la CONOSCENZA è una selezione soggettiva del
CONOSCIBILE operata mediante la percezione e gli adattamenti di un individuo,
cerchiamo di comprendere le nuove informazioni che ci giungono dalla scienza
neurologia e dalla neuropsichiatria degli ultimi tempi.
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