Non voglio indicare libri, ma un metodo che consiglio ai Pagani di prendere in considerazione nella loro pratica. Abbandonare il metodo deduttivo. Assumere il metodo induttivo.
Smetterla di cercare nei libri la "verità". Nemmeno nei miei libri c'è la verità. I libri raccontano storie e raccontano le passioni, i desideri, di chi li scrive nel suo tempo. Io devo avere circa 16.000 libri. Alcuni li ho letti con passione; quasi tutti, almeno una volta, li ho consultati. Eppure non sono mai abbastanza. Non dissetano mai a sufficienza. I milioni di volumi che stanno nelle biblioteche di Venezia, sono uno più necessario dell'altro. Nessun libro ha una verità: tutti i libri ci aiutano a conquistare la libertà.
Dipende da come noi li usiamo.
Per raggiungere un certo grado di libertà è necessario usare i libri come degli strumenti al servizio di noi stessi. Noi non dipendiamo dai libri, ma i libri ci sono indispensabili per affrontare con coerenza e passione la nostra vita.
Il metodo induttivo consiste nel cercare nei libri quello che a noi interessa. Cercare conferme pronti a scoprire smentite, ad elaborare nuove e diverse idee. Si affrontano i libri come si affronta la vita partendo da noi stessi, il nostro divenuto e sciacquando le nostre emozioni nel mondo.
In astratto non esistono libri che non bisogna leggere, ma noi non saremo mai in grado di leggere tutti i libri. Però noi possiamo aprirli e cercare in essi conferme o smentite di ciò che noi siamo; possiamo aprirli per argomentare quello che noi scopriamo o per smentirlo. Dobbiamo sviluppare il nostro senso critico e la sospensione del giudizio nei confronti di quello che leggiamo e cercare le verifiche: vale per i libri, come vale per la vita quotidiana.
Solo col metodo induttivo si può costruire la conoscenza. Quando usiamo il metodo deduttivo, anteponiamo idee preconcette, educazionalmente imposte, alla formazione della nostra conoscenza.
Mentre col metodo deduttivo il cristianesimo dice alle persone che devono "cercare la verità di dio"; col metodo induttivo il Pagano dice al cristiano: "prima di tutto dimostrami dio, poi ne parliamo....".
Noi non dobbiamo, né possiamo chiederci che cosa noi possiamo fare per la cultura, ma è necessario chiederci che cosa la cultura può fare per noi. Perché siamo noi che produciamo la cultura. Noi non ci mettiamo in ginocchio davanti a libri sacri, né eleviamo una cultura a modello al quale sottometterci, ma avidi cerchiamo quanto ci serve per fondare il nostro futuro.
Marghera, 01 gennaio 2010 (postato in web 30.12.2011) Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell’Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
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Non si può voler diventare uno Stregone. Lo si diventa. O per impegno soggettivo nel nostro vivere nel mondo, o perché la vita non ti lascia alternative. Quando questo succede non puoi far altro che "andare avanti" approfondendo la nuova percezione del mondo e vivendo con passione.