Le dieci vergini e l'attesa di Gesù
vangelo di Matteo 25, 1-13

di Claudio Simeoni

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034

Le dieci vergini e l'attesa di Gesù

 

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L'esempio di Matteo con le vergini ha lo stesso valore delle vergini con cui i musulmani indicano il paradiso di beatitudine per i loro martiri.

Attizza molto l'immagine di Gesù con dieci vergini che lo aspettano e con cinque vergini che spasimano per non essere riuscite ad accedere al letto di "nozze" con Gesù.

Si tratta solo di stimolare la fantasia del lettore con rapporti sessuali multipli, negando la donna come persona che vive per trasformarla in schiava, oggetto desiderante, nell'attesa di un padrone.

In questa parabola che alimenta le attese della fine del mondo e della venuta del padrone sulle nubi con grande potenza, si omette di considerare il particolare più importante: il ritardo del padrone che non giunge puntuale all'appuntamento. Si tratta della tecnica di costruire l'ansia dell'attesa in cui imprigionare il desiderio. Un desiderio che si alimenta proprio perché l'individuo, attendendo, omette le sue attività sociali e quotidiane. L'attesa implica una sorta di ansia che blocca la vita della persona e le sue possibilità di costruire il futuro che la condizione d'attesa blocca.

Nella relazione, il criminale è il padrone, Gesù, che costringe le "vergini" nell'attesa.

Un altro aspetto da considerare è la qualifica che Matteo attribuisce a quelle donne qualificandole aprioristicamente in stolte e prudenti. Dove la stoltezza e la prudenza appartiene ai parametri di Matteo, ad oggetti che lui immagina, e non a quella di donne.

Scrive Matteo nel suo vangelo:

Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, andarono incontro allo sposo. Cinque di esser erano stolte e cinque prudenti. Le stolte nel prendere le loro lampade, non presero con sé dell'olio. Ma le prudenti, assieme alle lampade presero anche dell'olio nei vasetti. Ora, siccome lo sposo tardava, incominciarono a sonnecchiare e poi si addormentarono. Nel mezzo della notte si levò un grido: "Ecco lo sposo! Andategli incontro!". Allora tutte quelle vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle prudenti: "Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". Ma le prudenti risposero "No, altrimenti manca a noi e a voi: andate piuttosto dai venditori e compratevelo". Or, mentre quelle andarono a comprarne, giunse lo sposo, e le vergini che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze e fu chiusa la porta. Più tardi arrivarono anche le altre vergini, e cominciarono a dire: "Signore, signore, aprici!". Ma egli rispose: "In verità in verità vi dico: non vi conosco". Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

Vangelo di Matteo 25, 1 - 13

In questo racconto viene rubato un insegnamento esoterico delle religioni misteriche e usato per costruire sottomissione.

L'insegnamento misterico è quello di attrezzarsi per affrontare lo sconosciuto che ci circonda. L'attrezzarsi è l'attività di trasformazione soggettiva attraverso la quale ci si mette nelle migliori condizioni per agire pur non avendo descrizione dell'oggettività in cui si agirà o delle variabili sconosciute che in quell'oggettività si possono manifestare all'improvviso.

Il concetto di attrezzarsi per far fronte agli imprevisti era un concetto noto e, come altri, conosciuto da Matteo che anziché usarlo per ciò doveva funzionare, alimentare il Potere di Essere dell'individuo attraverso il quale affrontare lo sconosciuto, lo usa per sottomettere gli Esseri Umani al suo Gesù costringendo gli uomini nell'immobile attesa.

La chiave di lettura dell'intero racconto è il terrore di quelle donne. La paura di non trovarsi nella posizione in cui il padrone ha imposto loro di trovarsi al suo arrivo. Essere saggi ed essere stolti, per Matteo, consiste nel riuscire a trovarsi nella giusta posizione all'arrivo del padrone. Quando qualcuno non è nella giusta posizione all'arrivo del padrone, il padrone ha il diritto di punirlo come meglio crede. Non trovarsi nella giusta posizione costituisce colpa e si è soggetti di condanna senza attenuanti e senza giustificazioni. Il diritto del padrone è assoluto! Il diritto del padrone è che tu sia nella posizione in cui il padrone vuole trovarti.

Nel racconto le donne sono ciò che sono. Come in tutti i racconti dei vangeli. Sono create ad immagine e somiglianza del dio pazzo ferme in un tempo senza passato né futuro: vergini nel senso che non hanno mai vissuto. Vergini intese come vagine che attendono il loro padrone Gesù. Non hanno esperienze, né hanno desideri se non quello di essere accolte dal padrone al suo arrivo. Le donne non esistono in sé né per sé, ma esistono in funzione dell'attesa nel ritorno del padrone.

Il padrone si può permettere di essere in ritardo. Cosa importa a lui dei suoi schiavi? Gli schiavi devono attendere i suoi comodi, altrimenti per cosa è padrone?

In questo contesto le donne sono stolte perché hanno preso per buona la parola del padrone. Egli doveva arrivare in quel momento. Egli le ha ingannate! Le sagge, sapevano che il padrone era un bugiardo, uno che mandava buchi gli appuntamenti per l'assoluto disprezzo nei confronti delle persone. Troppo grande era il loro desiderio di servirlo pur sapendo che per il loro padrone non importavano come persone, ma importavano solo come vagine in quanto loro erano sottomesse ai suoi capricci. Allora pensarono bene che dal momento che il loro padrone era un bugiardo era meglio attrezzarsi con più olio.

Non si tratta dunque di saggezza o di stoltezza, ma si tratta di chiamare le cose col loro vero nome o di illudersi ad accettare l'apparenza come viene proposta. Chi chiama le cose col loro vero nome sapeva che il padrone mandava normalmente a vuoto le sue promesse. La sua parola non vale niente perché non è sottoposta a nessun giudizio e, dunque, può fare qualunque azione, a dispetto di quanto promette perché a nessuno è dato giudicare le sue parole e le sue azioni.

Quando si usa un elemento degli insegnamenti misterici volto a costruire Libertà, come l'attrezzarsi per affrontare lo sconosciuto, e lo si usa per sottomettere gli Esseri Umani a determinazioni non loro, l'insegnamento misterico si presta sempre ad ulteriori interpretazioni. Nell'attesa del padrone le donne si addormentano. Anziché spegnere tutte le lampade lasciandone accesa una sola nell'attesa di riaccenderle tutte e farsi una bella partita ai dadi, si addormentano. Le donne non si associano nel raggiungimento del loro obiettivo, ma mantengono la separazione. Per Matteo l'associarsi per raggiungere un obiettivo era inconcepibile.

Per Matteo gli Esseri Umani, davanti al dio padrone, devono essere nudi, indifesi, impotenti e supplici. Di questo volere dei cattolici troviamo un esempio nei due uomini che salgono al tempio, uno orgoglioso per aver ottemperato ai dettami divini e pertanto in attesa che il suo padrone mantenga il patto che ha fatto e l'altro triste, afflitto, timoroso per le sue mancanze. E' il secondo che viene esaltato dai cattolici perché il secondo si umilia, mentre il primo, essendo un giusto, può chiedere al padrone di mantenere la sua promessa. Quando mai un cristiano ha tenuto fede ad un contratto solo per il fatto di averlo stipulato? Ne sanno qualche cosa i nativi nordamericani!

Quando le donne si risvegliano all'arrivo del padrone chi non ha fatto scorta d'olio si trova in difficoltà.

Qui non si tratta di essere nel deserto con una sola bottiglia d'acqua. Si tratta di olio che si può comperare a qualunque ora della notte. Matteo con la fiamma delle lampade vuole simboleggiare il desiderio di sottomissione nell'attesa. La lampada è alimentata dall'olio della sottomissione. Una sottomissione tanto grande da giungere alla perfidia. "Se io ti presto il mio olio resto senza io, togliti dalle scatole mentre arriva il padrone!" Le donne ingenue cadono nella trappola delle donne perfide. Le donne perfide sono quelle che Matteo indica come sagge. Andate, dicono, andate!

Quando il padrone arriva loro non ci sono. Nemmeno con la lampada spenta. Non sono là nemmeno ad accusare il padrone di far saltare degli appuntamenti per i suoi comodi. Le donne perfide le hanno saputo allontanare per costruire il loro inganno.

Questo insegnamento è parte importante dell'attività del pazzo di Nazareth. Ingannate, colpevolizzate chi non si può difendere, lasciatelo impotente davanti al dio padrone affinché egli lo possa punire. Quando le donne tornano la porta era chiusa. Il padrone le ha cacciate nel pianto e nello stridor di denti. Loro, che si fidavano della parola del loro padrone. Del loro Gesù.

La frase misterica iniziale era la negazione della fiducia e dell'aspetto più grave che è fede. La frase nella tradizione misterica dice: non devi illuderti che quanto arriva ti sia propizio, ma devi attrezzarti come se fosse il più grande dei pericoli. Le stolte avevano fede nel dio padrone ed erano cieche nei confronti degli inganni e dei maneggi delle sagge le quali avevano come scopo il padrone in quanto padrone e qualunque cosa volesse il padrone che, in fondo, altro non era che quello di costruire le condizioni per punire soddisfare il proprio sadismo punitivo su chi si illudeva che la parola data, l'ora del ritorno, fosse quella di un uomo d'onore e non quella di un volgare bandito.

Quando ha sbattuto la porta in faccia a quelle donne sapeva di essere in fallo. Sapeva di aver mentito loro. Sapeva di aver tradito la loro fiducia. Come un vigliacco che nasconde le proprie mancanze colpevolizza chi non si può difendere.

La chiesa cristiana cattolica ha compreso perfettamente questo insegnamento appiccando roghi sui quali bruciare, dopo aver torturato, chi non si poteva difendere: all'arrivo della chiesa padrona, loro non c'erano.

Marghera, 08 febbraio 2000

 

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Modificato per la pubblicazione il 22 novembre 2015

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Claudio Simeoni

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