Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù
Cod. ISBN 9788893322034
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In questa "parabola" viene messa in luce la gerarchia del dominio che a Gesù piace tanto.
Il re, ovviamente, è il dio padrone e Gesù stesso che possiedono il mondo e tutte le ricchezze del mondo. Possedendo il mondo e tutte le ricchezze del mondo sono in grado di dominare gli uomini e violentarli in funzione della propria morale e dei modelli che quella morale impone.
Il sistema di morale e il giudizio è imposto dal re perché attraverso il denaro e le ricchezze, egli, possiede gli uomini e si ritiene in diritto di bastonarli e di far loro violenza ogni volta che gli uomini non si adeguano alle sue categorie morali.
Scrive nel suo vangelo Matteo:
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".
Vangelo di Matteo 18, 23 - 35
Il titolo di questo racconto del vangelo di Matteo dovrebbe essere cambiato. Dovrebbe essere intitolato "La spietatezza di Gesù e del dio padrone contro il servo".
Questo è uno dei raccontini che i cristiani usano per dimostrare la bontà e la giustizia del loro dio. Il loro dio si comporterà con voi esattamente come voi vi comportate con gli altri. E' un bel trucco! Un trucco degno della peggior feccia che l'umanità abbia espresso dal momento che i cristiani hanno detto che nessuno può condizionare i voleri del loro dio che prescindono dalle azioni umane (ricordate la richiesta dei figli di Zebedeo di sedersi alla destra del padre? Vi ricordate il pubblicano e il Fariseo che Gesù non ammetteva che la correttezza sociale del Fariseo condizionasse il dio padrone che, proprio per questo, preferiva i delitti commessi dal pubblicano?).
Come si può chiedere un comportamento uguale quando i soggetti che si relazionano sono diversi? Soltanto la violenza di un cristiano può partorire tale aberrazione; è come colpevolizzare un pesce perché anziché usare le ali come le aquile usa la pinne limitandosi a nuotare. La condizione soggettiva diversa implica sempre un approccio diverso ad un problema che può apparire simile. La discussione verte sulle diverse condizioni soggettive di approccio al problema. Se il re, il dio padrone, dice: "Io ho sollevato un masso di 1000 chili e tu devi sollevare un masso di 1000 chili" appare evidente che le condizioni soggettive del dio padrone, che usa tutto il potere e tutta la ricchezza dell'universo e dell'uomo, davanti al masso di 1000 chili, sono diverse e le azioni dell'uomo sono necessariamente diverse da quelle del dio padrone che usando tutto il potere dell'universo (e il possesso di tutte le ricchezze dell'universo) agisce davanti ai 1000 chili. Lo stesso vale anche per il debito dal momento che il debitore del dio padrone non ha potuto onorare il suo debito anche perché i suoi debitori non hanno onorato il debito che avevano con lui e lui è stato costretto ad umiliarsi davanti al re, il dio padrone, perché i suoi debitori non hanno onorato i loro debiti.
Lui non aveva chiesto al suo debitore di onorare il suo debito prima di cadere sotto la minaccia di violenza del dio padrone.
La premessa del racconto è fatta in modo tale da presentare le situazioni di giustizia del regno dei cieli come concepite da Matteo. Fin dalle prime frasi, appare che il regno del dio padrone è come una grande galera dove la legge è espressione del capriccio del secondino. Il secondino, il vigliacco per eccellenza, è il re di cui Matteo si serve per costruire la sua similitudine.
Il re è oggetto in sé! E' l'oggetto del quale non si può discutere e che l'ascoltatore deve considerare soggetto privilegiato, indiscutibile, insindacabile sul quale proietta le qualità positive elaborate nel proprio pensato. Il lettore si identifica con il re! Il lettore legge la storia dal punto di vista del re.
D'altronde, Matteo, nel scrivere questa storia si identificava col re. Il re era padrone di ogni cosa e ogni decisione era ammessa perché la decisione del re era legge ed il re non poteva sottostare a nessuna legge né rispettare nessun canone morale. Ecco Matteo fare una divisione in termini di accadimento nei confronti del servo! Il re avrebbe potuto benissimo vendere quest'uomo e danneggiarlo. Sua moglie e i suoi figli erano oggetti di possesso di quell'uomo e dunque il re avrebbe potuto venderli in quanto erano oggetti posseduti e non soggetti di diritto. Il re può fare quello che vuole delle persone sottraendosi alla legge o ad ogni canone morale. Questo tipo di relazione e di assolutezza è quella che Matteo intende imporre all'interno del proprio gruppo religioso che sta costruendo. Egli è padrone ed è re di quella comunità ed egli, in quanto re e in quanto padrone, può fare quello che vuole dei partecipanti alla comunità. Questo è contrario a tutte le strutture di diritto giuridico dell'epoca dove sia i re, che gli imperatori o i reggitori, dovevano seguire delle regole. Regole e leggi che, pur presentando un'ampia possibilità interpretativa personale, dovevano essere rispettate o comunque invocate da un giudicato.
Il re di Matteo è al di sopra di ogni legge. E' al di sopra di ogni decreto giuridico. In fondo questa è la vera rivoluzione che il cristianesimo introdurrà fra gli Esseri Umani: la loro trasformazione in bestiame senza diritti sociali o giuridici!
Quando Matteo riesce a convincere il lettore ad accettare l'idea che il re non è sottoposto a restrizioni o a vincoli di sorta; quando Matteo riesce a convincere il lettore a non porsi domande sul perché quel re voleva fare i conti; quando Matteo riesce a convincere il lettore della colpevolezza soggettiva del servo nel non aver pagato un debito o come quel debito era stato formulato, ecco Matteo convincere con un artificio mostruoso il lettore che l'oppressione che subiva il re per la mancanza di diecimila talenti era uguale all'oppressione che subiva quel servo che per non aver pagato il debito aveva appena rischiato di essere venduto per la mancanza di cento denari.
Per Matteo la situazione economica generale del servo che doveva cento denari era uguale alla situazione economica del servo cui il re aveva appena condonato il debito di diecimila talenti.
Il re, la cui parola e il cui desiderio era legge, aveva costruito un Sistema Sociale in cui chi non pagava i debiti poteva essere venduto. Un Sistema Sociale che sacrificava i suoi abitanti i quali, non solo non avevano diritti, ma potevano diventare oggetto di possesso qualora non pagassero i debiti. Un simile Sistema Sociale dovette essere cancellato da Solone ad Atene perché un Sistema Sociale in cui un numero ristretto di individui si arricchiva saccheggiando l'insieme del Sistema Sociale costruiva la miseria anche per quegli stessi individui che diventavano padroni delle persone.
Ebbene, il re di Matteo aveva un tale disprezzo per il Sistema Sociale da aver imposto una procedura penale al proprio Sistema Sociale per cui la funzione del debito era quella di trasformare il debitore in schiavo.
Si dirà che non è questo l'intento del racconto. L'intento del racconto era quello di restituire ad altri la magnanimità ricevuta. Fare ad altri quanto era stato ricevuto dal padrone assoluto. Proprio perché quanto è stato ricevuto, è stato ricevuto dal padrone assoluto non lo si può fare ad altri. Perché, mentre il padrone assoluto dei diecimila talenti non ha bisogni relativi ai diecimila talenti, è ragionevole presumere che nella situazione in cui il servo si trovava i cento denari fossero importanti per la sua sopravvivenza.
Pretendere un'uguaglianza nelle azioni e nei comportamenti in contesti e condizioni diverse è un'aberrazione: è come togliere un pesce dall'acqua e colpevolizzarlo perché non sta respirando.
Un altro aspetto importante è che il servo non è colui che fa le leggi, ma è colui che chiede un'applicazione delle leggi. Se il re, in quanto padrone assoluto, può scegliere se vendere il servo o condonargli il debito e, una volta condonatogli il debito, scegliere comunque di punirlo secondo il suo capriccio, il servo può chiedere soltanto l'applicazione della legge voluta dal re. Pertanto, il re obbedisce al suo capriccio, mentre il servo obbedisce alle leggi. Come si può pretendere che il comportamento sia uguale fra chi è sottoposto alla legge e chi della legge può farne quello che vuole, ignorando il valore della propria parola e degli impegni presi?
Con quale diritto, se non in ossequio al suo capriccio, il re lo fa arrestare e lo consegna nelle mani dei suoi aguzzini? Il debito gli era stato condonato e, dunque, egli era fuori della portata giuridica del re. Il re agisce non per giustizia, né seguendo la legge, ma seguendo il principio cristiano: o fai quello che voglio io o ti ammazzo.
Quali sono gli attori di questo raccontino? Un re padrone e assoluto che non solo non obbedisce a nessuna legge, ma nemmeno alla parola data: al servo aveva condonato il debito, con quale diritto, se non quello del bandito, lo consegna agli aguzzini? Che re è colui che per governare si serve di aguzzini? Solo i cattolici li hanno abbondantemente usati nel corso della storia minacciando sistematicamente i cittadini.
C'è poi il servo che ha un debito e che riesce ad ottenere, in virtù della sua sceneggiata, l'annullamento del debito. Un re che non è in grado di mettere le persone nelle condizioni di pagare quel debito: che squallore! Un servo sicuramente disperato, per le proprie condizioni di vita, e che, nonostante questo, ha prestato del denaro a qualcuno, forse, più disperato di lui. Una moglie e dei figli che non sono persone, ma oggetti di possesso di cui il re si può appropriare in quanto non essendo soggetti di diritto devono essere merce da vendere per ripagarsi il debito. Un re che non rispetta le leggi, probabilmente da lui stesso emanate. Egli ha condonato il debito al suo debitore e, dunque, non può più pretendere nulla dal debitore, nemmeno riconoscenza! Il debitore a sua volta si serve, servendosi dello stesso arbitrio col quale il re gli ha condonato il debito, delle stesse leggi: non vi rinuncia. Proprio perché non rinuncia a chiedere giustizia il re si offende, lo fa arbitrariamente arrestare e arbitrariamente lo consegna agli aguzzini. Secondo il re costui avrebbe dovuto rinunciare a chiedere l'applicazione della legge per soddisfare i suoi bisogni seguendo l'esempio di chi, con i bisogni soddisfatti, poteva permettersi la magnanimità gratuitamente, tanto lui era il re!
I principi che da questo raccontino vengono imposti e tradotti per legge come ha fatto la chiesa cattolica sono:
1) Il padrone non è sottoposto a nessuna legge (vedi il dictatus papae)!
2) Il padrone può fare quello che vuole del servo.
3) La donna è oggetto di possesso del marito, proprio per questo, può essere posseduta dal re che la può vendere per pagare i debiti del marito!
4) I figli sono oggetti di possesso del padre: vedere giurisdizione!
5) Il diritto del padrone di ricorrere a qualunque mezzo per ottenere quello che vuole, quando lo vuole e come lo vuole: dunque, bastonare chi non si può difendere!
Questi sono i principi di cui parla Matteo. Matteo sta costruendo un gruppo di persone che devono essere separate da un tessuto sociale. Il tessuto sociale nel quale Matteo opera è un tessuto sociale culturalmente complesso. Il tessuto sociale garantisce dei diritti e dei doveri e molte persone ne hanno paura. Quella paura è la chiave di volta con cui Matteo regge la sua costruzione. Alimentare la paura e nello stesso tempo introdurre l'idea assolutista di un padrone che al di sopra dei singoli padroni della società può garantire alle persone paurose una speranza di giustizia per le ingiustizie che hanno commesso.
Un padrone assoluto da presentare affinché gli Esseri Umani si sottomettano. Egli, come padrone assoluto, quale mandante della parabola divina. Matteo si arroga il diritto di bastonare chi, all'interno dei separati dalla società che ha raccolto, non accetta quanto gli viene imposto.
Il fatto che Matteo si arroghi il diritto di bastonare (dopo di lui continuerà la chiesa cattolica) in funzione della compattazione della comunità separata dalla società e dai diritti che questa assicura ai suoi membri, dimostra la volontà di Matteo di privale le persone del loro essere soggetti di diritto. Quando Paolo di Tarso verrà incarcerato pretenderà che vengano rispettati i suoi diritti di cittadino romano. Questo non lo potrà fare nessun soggetto che aderisce alle comunità cristiane che si stanno separando dalle società civili. Tale volontà, e la violenza con cui viene imposta dimostra la volontà di Matteo di aggredire la società civile. Un'aggressione che viene confermata nell'ultima frase:
"Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".
Il servo deve perdonare al servo della setta affinché questa sia funzionale per distruggere il Sistema Sociale umano. Se tu non sei solidale per poter distruggere il Sistema Sociale umano, io ti bastono e ti consegno agli aguzzini: questo principio di Matteo è stato correttamente applicato dalla chiesa cattolica che ha consegnato agli aguzzini milioni di individui perché non erano assolutamente solidali col suo piacere di dominio, al di là di ogni legge e di ogni morale!
In questo racconto, di spietato, c'è solo il re col quale il Gesù si identifica. Solo il re è gratuitamente spietato: solo Gesù è gratuitamente criminale. Di spietato in questa storia c'è la voglia di Matteo di dominare e stuprare gli Esseri Umani minacciandoli con gli aguzzini. Di spietato in questa storia c'è la direttiva dottrinale che la chiesa cattolica applicherà per intero, volta alla distruzione degli Esseri Umani usando gli aguzzini perché in nessun altro modo avrebbe potuto imporre un dio assassino e un povero demente in croce agli Esseri Umani distruggendone i Sistemi Sociali.
L'unico personaggio che non è spietato è un poveraccio che si adegua alle leggi del suo tempo e che non ha né armi né forza sufficiente per ammazzare un re che fa del possesso degli individui esercizio del suo capriccio. Dovremmo attendere il momento della Magna Carta perché questa porcheria dottrinale inizi un processo di rimozione dai sistemi giuridici degli Esseri Umani.
Marghera, 08 febbraio 2000
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Modificato per la pubblicazione il 22 novembre 2015
L'odio di Gesù, continua in questa pagina.
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Il cristianesimo è un modo per distruggere il divenire degli uomini. Per capire la strategia di distruzione dell'uomo del cristianesimo è necessario leggere i vangeli e interpretarli alla luce dell'uomo ridotto in schiavo obbediente, oggetto di possesso e privato della propria capacità di vivere e abitare il mondo in nome del dio cristiano che altri non è che il Macellaio di Sodoma e Gomorra, il criminale che ha distrutto l'umanità e la Natura col Diluvio Universale e che ordina il genocidio dei popoli per favorire i criminali del Popolo Eletto.