I valori sociali e morali di Gesù: servire con umiltà
Vangelo di Luca 17, 7-10

di Claudio Simeoni

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034

I valori sociali e morali del cristianesimo
nel vangelo di Luca 17, 7-10

 

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Si tratta di uno dei brani che determina la relazione fra padrone e servo che tanto piace a Gesù. Una relazione che viene imposta nella società cristiana che è composta di tanti padroni in ginocchio davanti al dio padrone che per ringraziarli impone una società di non-cittadini, fatta di servi e di schiavi che, attraverso le torture e le minacce di morte, sono costretti ad obbedire ai loro padroni.

Per Gesù le persone sono solo servi inutili, ma devono riconoscere di essere servi inutili perché solo riconoscendo di essere servi inutili possono compiacere il loro padrone dopo averlo servito.

Scrive nel suo vangelo Luca:

Chi di voi, avendo un servo ad arare o a pascolare il gregge, quando è di ritorno gli dice: "Vieni subito a metterti a tavola?". Non gli dirà piuttosto: "Preparami da desinare e sii pronto a servirmi, finché io abbia mangiato e bevuto, poi anche tu mangerai e berrai"? Si riterrà forse obbligato verso quel servo, perché ha fatto quel che il padrone gli ha comandato? Così anche voi, quando avrete compiuto tutto quanto vi è stato comandato, dite: "Siamo servi inutili! Abbiamo fatto il nostro dovere".

Vangelo di Luca 17, 7-10

Cosa fa lo schiavo e il servo usato come esempio da Gesù?

E' andato ad arare il campo del padrone; cosa ha fatto il padrone? Non ha arato il campo, non ha seminato il campo, non ha provveduto per il proprio futuro o per il futuro della società.

Quando questo schiavo ha lavorato, il padrone non gli dice "mangia che domani dovrai o potrai lavorare", ma gli dice che non gli frega nulla se lui ha lavorato, deve ancora lavorare per servirlo perché il tempo di vita dello schiavo non appartiene allo schiavo, ma al padrone.

Eppure, il padrone avrà altri campi da arare, ma a Gesù non interessa. A Gesù interessa che lo schiavo sia indotto nella sofferenza in modo tale che alimenti la sua sottomissione al padrone e il padrone si senta in dovere di farsi servire per appropriarsi del tempo dello schiavo.

Per Gesù gli uomini sono solo carne da lavoro, carne da macello, carne da umiliare e sottomettere per appropriarsi del loro corpo e della loro psiche.

Gesù non dice: io sono un essere inutile. Gesù non dice: io sono un parassita sociale. Gesù dice che gli uomini lo devono servire perché gli uomini sono servi inutili; degli scarafaggi che Gesù guarda con disprezzo.

Per il pazzo di Nazareth, l'individuo in sé è inutile. E' un oggetto di cui il padrone si serve per ottenere dei vantaggi salvo gettare l'individuo nella spazzatura in quanto oggetto senza utilità.

Per il Gesù di Nazareth l'individuo non ha fine in sé, ma ha un senso soltanto mentre serve il suo padrone e diventa inutile quando ha portato a termine il suo servizio. Un servizio dal quale non è in grado di sottrarsi. Quando ha arato il campo dovrà servire il suo padrone.

Il padrone non dice allo schiavo: "Hai fatto bene il tuo lavoro, ecco il compenso!", ma dice piuttosto: "Cosa mi importa se tu hai fatto bene il tuo lavoro, se tu non lo facevi bene io ti bastonavo, hai fatto bene il tuo lavoro e ora continua a lavorare se non vuoi sentirti inutile e bastonato!"

Lucio Giunio Moderato Columella (4-70 d. c.) quando parla dell'uso degli schiavi in agricoltura raccomanda di trattare gli "schiavi" nel migliore dei modi in modo che il lavoro nei campi sia fatto bene. A che pro comportarsi male con lo schiavo se poi, quando deve piantare le vigne con le dita spezza le radici delle nuove vigne e queste muoiono? Per Lucio Giunio Moderato Columella non sono servi inutili, ma servi utili per fare un lavoro. Gesù, al contrario, ci tiene a manifestare il suo disprezzo per le persone che lavorano. A proposito, non va dimenticato che Lucio Giunio Moderato Columella fu in Siria nel 34 d. c. con l'esercito romano, nel quale raggiunse il grado di tribuno, e non parla di Gesù perché Gesù, come persona, in realtà non è mai esistito, ma esiste il disprezzo per le persone che devono essere sue schiavi che si chiama Gesù.

Questo ci consente di conoscere l'esatta relazione che esiste fra il Gesù di Nazareth e gli Esseri Umani. Per il Gesù di Nazareth gli Esseri Umani sono solo servi da usare, oggetti da bastonare o da considerare inutili. Gli Esseri Umani, per il Gesù di Nazareth, sono soltanto bestiame per il suo servizio. Devono servirlo, pena il terrore. Solo fintanto che lo servono sono oggetti utili, quando hanno cessato di servirlo devono sentirsi oggetti inutili e supplicare il padrone affinché li reimpieghi o li renda in qualche modo utili.

Perché sentirsi obbligati nei confronti dello schiavo che fa bene il suo lavoro? Lo schiavo, l'uomo in generale, per il Gesù di Nazareth è solo oggetto di possesso. Un oggetto che ara il campo e che gli serve da mangiare, magari gli serve sé stesso affinché, come il cannibale dell'immaginario cristiano, Gesù se lo possa mangiare.

Il cavallo porta il cavaliere lungo il percorso in cui il cavaliere intende andare. Giunto a destinazione il cavaliere toglie la sella al cavallo, lo abbevera, provvede perché mangi e solo dopo che si è assicurato che il cavallo sia alloggiato in un luogo sicuro e rifocillato provvede a riposare e rifocillarsi egli stesso. Il cavaliere ha bisogno del cavallo anche domani e domani ancora. Per il cavaliere il suo cavallo è prezioso, provvede affinché sia sempre in grado di servirlo. Il cavaliere non ammazza, rendendo inutile, la sua cavalcatura, una volta giunto a destinazione. Il cavaliere ringrazia il cavallo per la sua fatica e, quando è possibile, fa in modo che fatichi il meno possibile affinché possa, all'occorrenza, essere pronto ad affrontare nuovi impegni.

L'Essere Umano, per il Gesù di Nazareth, non è un cavallo, è una bestia da sacrificare; sono tanti gli Esseri Umani da distruggere.

Ha lavorato. Che continui a lavorare. Che non abbia spazi per la propria vita. E' uno schiavo! Se domani, in quanto schiavo, non sarà in grado di lavorare, crepi e se ne prenda un altro.

Gli Esseri Umani, per il Gesù di Nazareth, non sono uguali a sé. Non hanno i suoi stessi bisogni e le sue stesse determinazioni: sono oggetti da buttare.

Questo insegnamento del Gesù di Nazareth ha attraversato la storia legittimando non solo lo schiavismo, ma le stragi compiute all'interno dello schiavismo stesso. Questo tipo di direttiva divina non ha soltanto legittimato la schiavitù, ma anche la qualità della schiavitù che nel corso dei secoli ha devastato i continenti di questo pianeta.

Quando noi, oggi come oggi, ci figuriamo nella nostra mente il concetto di schiavitù, lo figuriamo come si è espresso nei secoli in cui l'umanità è stata sottoposta al terrore cristiano. La schiavitù cristiana come imposta, descritta e voluta attraverso l'imposizione del dio padrone dal Gesù di Nazareth.

Gesù avrebbe potuto dire:

Io vado ad arare il campo o a pascolare il gregge. Quando sono di ritorno non dico: "Devi prepararmi da mangiare.", ma dirò piuttosto: "Io mi preparo da mangiare e se è necessario ne preparo anche per altri." Mi ritengo obbligato ad organizzare il mio lavoro secondo le mie forze e le mie possibilità. Io non mi sento obbligato verso nessuno perché a nessuno ho chiesto di fare lavori per me. Così anch'io, avrebbe potuto dire Gesù, quando ho compiuto quanto ritenevo di fare, non sono un individuo socialmente inutile, perché nella società ho fatto la mia parte.

Ma Gesù non lo dice perché Gesù è un essere inutile, un parassita della società.

A questo criminale interessava esclusivamente distruggere l'umanità costringendo gli Esseri Umani in ginocchio e sottomessi a sé stesso in quanto padrone e a quelli che, impossessatisi degli Esseri Umani, intendevano sostituirsi a Gesù facendosi, a loro volta, pastori e pescatori di uomini.

Per un diverso tipo di umiltà è necessario riconoscere all'Essere Umano delle determinazioni soggettive attraverso le quali affrontare l'oggettività nella quale vivere. Allora, e solo allora, l'Essere Umano, qualunque sia la sua condizione sociale, è soggetto di contratto e il suo lavoro è riconosciuto importante. Non soltanto ora, ma anche domani e domani ancora. Non è oggetto da buttare, ma soggetto che trasforma l'esistente costruendo un futuro sociale.

Quest'Essere non sarà mai umile in ginocchio e consapevole di inutilità, ma sarà umile davanti all'immenso e nella messa in atto della propria strategia esistenziale. Il suo tremore non sarà il tremore proprio di chi subisce il terrore del padrone, ma sarà il tremore di chi stringe pugni, denti e tendini concentrando sé stesso per affrontare lo sconosciuto circostante. La sua reverenza non sarà nel riconoscimento di essere un oggetto appartenente al dio padrone, ma sarà la reverenza di chi conscio dell'immenso in cui si muove tratta ogni oggetto con rispetto.

Questo tipo di umiltà non è conosciuta nel cristianesimo. Proprio perché il cristianesimo trasforma l'Essere Umano in oggetto di possesso non può permettere a nessun oggetto che egli possiede di esercitare la propria volontà e le proprie determinazioni salvo per imporre sé stesso come servo del dio padrone e diventare, a sua volta, capo di servi del dio padrone.

Con questo passo del vangelo di Luca viene definita la qualità delle relazioni umane nel cristianesimo che avvengono solo in nome della schiavitù per volere di un dio padrone imposto con la violenza. Non solo la schiavitù come organizzazione giuridica da imporre ai sistemi sociali, ma tutta la struttura di assoggettamento degli Esseri Umani alla chiesa cattolica che, consideratasi padrona degli stessi, pretende da questi di essere servita in quanto si ritiene padrona degli individui al punto tale da ritenersi in diritto di stuprarli.

I cristiani, per il loro dio padrone, sono servi inutili, oggetti di disprezzo e criminali che Gesù usa per distruggere le società civili.

Questi sono i valori morali del Gesù di Nazareth.

Marghera, 08 febbraio 2000

Revisione per la pubblicazione, Marghera, 28 novembre 2015

NOTA: Le citazioni dei vangeli sono tratte dalla bibbia delle edizioni Paoline 1968

 

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