Sarebbe stato meglio dicessero: "Noi dobbiamo rientrare nella Natura e non separarci da Essa!" Nella Natura siamo germinati. Nella Natura abbiamo costruito le nostra strategie d'esistenza. Una parte di noi entra a far parte della consapevolezza della Natura (tutti i mitocondri, tutti i batteri che abbiamo dentro di noi, tutti i chili di virus che dentro di noi proliferano e che vi credevate, di essere l'unico soggetto pensante espresso dal vostro corpo?), eppure, quanto chiamiamo noi, si è separato dall'Essere Natura. Il problema vero è che quel noi, quando tenta di rientrare nella Natura non lo fa col ruolo che la Natura si aspetta assuma, ma lo fa col ruolo che gli è stato imposto educazionalmente: o come un accattone che supplica; o con l'arroganza del padrone che pretende di mettere ordine là dove non capisce ciò a cui assiste.
Anche questo concetto di malattia sembra ossessionare la visione degli Esseri Umani tanto da "cercare la salute" o il "benessere". Sarebbe bene che gli Esseri Umani, anziché concentrare la loro attenzione sulla malattia dalla quale tentano continuamente di fuggire, concentrassero la loro attenzione sulle contraddizioni della loro esistenza che dovrebbero essere affrontate con passione e determinazione. Tre sono i figli dell'Essere natura: la Nascita; la Giovinezza; la Contraddizione! Provate a non vivere con piacere questi figli di Hera e sarete fuori dall'Essere Natura: con le fobie sessuali; con l'immaturità dell'individuo che non cresce mai; col terrore di affrontare le condizioni della propria esistenza. Questo è essere fuori della Natura, non certo preferire un pezzo di corteccia di salice al posto dell'acido acetilsalicilico.
Questo credere apodittico che ossessiona i Wiccan come ossessiona i cristiani!
Un credere apodittico che non tiene conto che la vita è stretta fra le due grandi magie: la nascita del corpo fisico e la morte dello stesso. E' un po' triste vedere Caronte che fa salire sulla sua barca corpi appena generati dall'Essere Natura e li conduce tristemente e passivamente alla fine del corpo fisico. In quei corpi, su quella barca, non ci sono passioni, non ci sono tensioni, non c'è l'urlo di Ares né il sibilo di piacere di Venere, non c'è la rabbia di Demetra, né la determinazione di Artemide.
"Credo che sia all'interno della Natura che dovremmo cercare ciò che serve alla nostra salute e al nostro benessere!" Sono le parole stanche di chi è afflitto dal malessere di vita. Sono le parole speranzose di chi è salito sulla barca di Caronte e a poco a poco si fa condurre alla fine della propria esistenza.
Parole stanche di chi si "arrende" nella condizione della propria esistenza e rinuncia ad essere parte di quell'Essere Natura che ha costruito le condizioni affinché egli divenisse consapevole di esistere amalgamando le forze della vita che si esprimo al suo interno. Si rinuncia a manifestare, disciplinandole, quelle forze che ci hanno spinto all'esistenza e, davanti alla Natura ci si pone con un atteggiamento sottomesso e dimesso, terrorizzato per l'incapacità di descrivere e comprendere l'immenso. Così si distrugge l'Essere Natura: lo si distrugge dentro di noi! Negando vita e sostanza alle forze la cui manifestazione ha prodotto ciò che noi siamo. Anziché vivere per ciò che siamo, per come possiamo, per le forze e per il modo con cui le forze dentro di noi tentano di esprimersi, rinunciamo a vivere perché il terrore dentro di noi ci spinge a pensarci inadeguati davanti all'immenso. E l'immaginario della ragione crea i suoi mostri, i suoi modelli, le sue categorie proiettando sul mondo che ci circonda le immagini con cui noi descriviamo le nostre paure e le nostre fobie. Ma sono fobie di chi ha rinunciato a vivere per cercare una consolazione della sua disperazione. Non diamo di fronte ad un Boezio che si consola fra quattro mura di una prigione, ma siamo di fronte a persone che cercano di consolarsi fra muri mentali entro i quali hanno imprigionato gli DEI che dentro di loro li spingono per manifestarli nella loro esistenza. Questa prigione che costoro hanno eretto li separa dal mondo e immaginano una Natura da proteggere o dalla quale farsi proteggere capace di fornire loro quel benessere cui essi hanno rinunciato imprigionando dentro di loro le forze della vita. O un dio padrone di cui ne esaltano la "verità immaginata". Una "verità immaginata" che impongono al mondo in cui vivono e alla quale chiedono sottomissione usando il termine di rispetto come se quella "verità immaginata" fosse un oggetto del discutere e non una farneticazione di menti malate che hanno scelto l'autodistruzione. E con che foga, con che veemenza, difendono il diritto alla loro autodistruzione portandola a modello sociale.
Guardatevi, come vi guardereste dalla peste, quando qualcuno parla della Natura come un oggetto diverso da sé! Non ha amore per la Natura, ma ha amore soltanto per la rappresentazione della sua audodistruzione.
Per queste persone, un discorso vale l'altro: che centrano tante distinzioni, dicono. Come sei pignolo! "E' vero" rispondo io: "Che tu muoia (in tutti i sensi che si possono pensare) o che tu viva, per me è una cosa da poco! Non vado per il sottile! Ma che io muoia o che io viva, per me è una cosa assolutamente importante. Tanto importante da mettere virgole e distinguo là dove i discorsi sono superficiali e confusi. E quelle virgole e quei distinguo sono il mio onorare l'Essere Natura che ha manifestato le forze affinché io potessi esistere. In questo modo onoro l'Essere Natura, esistendo per ciò che sono e nel mondo in cui sono germinato!"
Marghera, 28 marzo 2008
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell’Anticristo P.le Parmesan, 8 30175 – Marghera Venezia Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Troppo spesso il termine Paganesimo viene usato nel significato che gli danno i cristiani. Tutti i non cristiani sono "pagani" e questo è fonte di molta confuzione. I Wicca sono costruiti da Gardner sulle superstizioni cristiane alle quali Gardner attribuisce un "potere magico". Da qui l'uso dei tarocchi, dell'astrologia, delle rune, che secondo i wicca predicono un futuro determinato dalla volontà del loro dio o della loro dea. Proclamano i principi di un "Rede" che ha l'origine in un "padre" della chiesa cattolica (Agostino d'Ippona) e manifestano principi morali cristiani. La Religione Pagana non è più disposta a tollerare questo tipo di fraintendimenti.