Nella nostra società le persone sono educate (leggi costrette perché si tratta di una costrizione emotiva) a pensare il mondo attraverso l'ideologia cristiana. L'ideologia cristiana implica una gerarchia al cui vertice c'è Dio (descritto dai loro libri sacri) da cui discende una gerarchia sociale che comanda ed agisce in nome di Dio. Poi, Dio può sparire dall'orizzonte del pensato delle persone (alcune persone si dichiarano atee) ma mantengono l'idea ideologica cristiana con cui pensare la realtà in cui vivono attraverso dei modelli gerarchici al vertice dei quali c'è o loro stessi o i loro ideali (partiti, leader, re, ecc.) che si identificano con Dio.
Uscire da questo modello ideologico imposto nella prima infanzia è particolarmente complesso perché, senza un ordine gerarchico, l'individuo si sente smarrito. Quando rifiuta un modello gerarchico lo fa costruendo un altro modello gerarchico, sia pur diverso, da opporre al modello ideologico educazionalmente imposto.
L'ideologia cristiana si è formata fondendo due modelli ideologici fondamentali. Il primo è l'ideologia dello schiavismo elaborata dall'ebraismo. Schiavi che legittimano lo schiavismo nella prospettiva di essere padroni di schiavi e autori, legittimati, di genocidio. Il secondo è il modello platonico della società schiavista divisa in classi che giustifica il filosofo padrone di uomini in nome di Dio (del demiurgo).
I due modelli si fondono in un unico modello ideologico, il cristianesimo, che con Paolo di Tarso porta l'ideologia dello schiavismo all'ennesima potenza (lo schiavismo come condizione ideologica-sociale voluta da Dio, per cui schiavo con tutto il cuore e con tutta l'anima) e, per sé stesso, assume il ruolo di Dio che massacra tutti (il macellaio di Sodoma e Gomorra o il Dio che ammazza l'umanità col diluvio universale) che riassume il tutto in Gesù che è al tempo stesso il "Socrate" che eleva l'ignoranza a conoscenza; è il "senza potere" padrone di uomini in quanto figlio del Dio padrone; è colui che ordina di ammazzare chiunque non si metta in ginocchio, ma che viene ammazzato da chi si rifiuta di inginocchiarsi (perché malvagio).
Uscire da questi modelli, educazionalmente imposti, per una persona è quasi impossibile. E in effetti le persone quando si ribellano a quei modelli elaborano i medesimi modelli, ma cambiano il valore che, nel medesimo modello, hanno i soggetti che entrano in relazione.
Il Dio cristiano è il Dio padrone che ha creato il mondo e che ha distrutto la vita sulla terra mediante il diluvio universale. Il padrone "crea" e, pertanto, il "padrone" ha il diritto di "distruggere". Solo che non dimostra di aver "creato", ma pretende il diritto di distruggere senza incorrere in sanzioni penali. Il "creare" è solo un'illazione mentre, distruggere è un atto di modificazione della realtà che danneggia le persone. Senza questa attività il Dio dei cristiani e degli ebrei non è. Nel senso che non potrebbe imporsi sulla struttura emotiva delle persone. Ai cristiani non piace che gli si rinfacci che il loro Dio sia pensato come un padrone responsabile di genocidio dell'intero genere umano. Significa non solo considerare Dio un criminale, ma con lui sono criminali tutti i cristiani (dalla partecipazione morale in genocidio, alla propaganda del genocidio come metodo per affrontare i problemi sociali che diventa propaganda dei campi di sterminio). E così i cristiani tentano di coprire i crimini con cui il loro Dio si impone sugli uomini affermando che il loro Dio è "buono". Non rimuovono l'idea del Dio padrone che macella l'umanità, ma gli sovrappongono l'idea che "Dio è buono". Dunque, un "padrone buono" che in quanto "buono" ha macellato l'umanità e che, avendola macellata, sicuramente quell'umanità era malvagia, "non-buona".
Da qui il modello della relazione Dio-umanità si fissa in Dio "buono", umanità "malvagia": e tu con chi stai? Con Dio o contro Dio? Se stai con Dio ammazziamo insieme chi è contro Dio!
La dualità diventa un modello con cui avviene il giudizio sociale dove chi sta con Dio è Dio egli stesso e gli altri sono i malvagi che devono riconoscergli le prerogative di Dio.
Dal momento che identificarsi con quelle che si ritengono le prerogative di Dio non viene sempre socialmente approvato, in quanto c'è sempre qualcuno, gerarchicamente più in alto, che ha più forza per imporre di farsi riconoscere le prerogative di Dio, ecco quell'individuo cercare una diversa forma di Dio capace di mediare all'interno della gerarchia e assicurare, anche a lui, un diritto affinché, anche a lui, siano riconosciute le prerogative di Dio, magari in un ambito circoscritto (vedi il burocrate, il padre di famiglia, il sindaco, il poliziotto che si nasconde dietro al fatto di essere un pubblico ufficiale, ecc.).
Questa è la forza per uscire dall'assolutismo cristiano. Non funziona a livello immediato, ma necessita di molte generazioni perché il soggetto che rivendica anche per sé, a dispetto della gerarchia sociale, i diritti di essere considerato un Dio, riceve delle risposte sociali molto violente prima che le sue rivendicazioni vengano accettate. In sostanza, sotto al più forte al quale si riconosce le prerogative di Dio nella società, un numero molto alto di individui sgomitano per conquistarsi la loro nicchia in cui poter sentirsi, a loro volta, portatori delle prerogative di Dio.
Ed ecco rispuntare il neoplatonismo per difendere l'assolutismo cristiano. Quell'idea di assoluto a cui "tutte le anime partecipano" in quanto manifestazione dell'UNO nell'uomo e, una volta che l'uomo muore, ritornano nell'UNO.
Quest'idea manifestata in cinque o sei modi diversi da Platone nel Parmenide viene fissata da Plotino, nel modo e nella definizione di Platone, che a lui conviene. Anche se l'idea non è fatta propria dal cristianesimo, il cristianesimo fa proprio quanto deriva da quell'idea come conseguenza logica della necessità del controllo delle persone. Nel Parmenide, Platone espone altre idee della relazione fra l'Uno e il tutto e, fra l'altro verso la fine della trattazione del Parmenide, afferma che il Tutto può divenire solo nel nulla, idea che sarà ripresa da Hegel.
Assumere le categorie di giudizio del Paganesimo significa spostare lo sguardo sul mondo di 180 gradi. L'uomo che si identifica con Dio è al di fuori del mondo, l'uomo Pagano è l'uomo che vive nel mondo. Per diventare un Pagano è necessario gettare tutti i modelli ideologici che indicano una separazione fra l'uomo e la vita e assumere il punto di vista della vita. E' come se dicessimo che l'uomo cristiano è colui che per ideologia vuole vivisezionare le cavie in un laboratorio; il Pagano è la cavia che da un lato non vuole essere vivisezionata e dall'altro lato è colui che conosce la vita non solo per averla studiata, ma per averla vissuta.
Questo è il motivo per il quale la Religione Pagana ha delle difficoltà nell'affermarsi nella società. Gli uomini, violentati dalla religione cristiana, fanno fatica ad essere dei protagonisti nella società, ad assumersi le responsabilità sociali. Preferiscono cercare colpe ed evitare quelle decisioni che potrebbero non trovare approvazione sociale.
La cavia che riafferma sé stessa contro una massa di vivisezionatori che dominano la società è in grande svantaggio. D'altro canto, ogni vivisezionatore dice: "Non è colpa mia!". Non si assume nessuna responsabilità perché lui vive nel credere (in una forma illusoria della realtà) mentre un Pagano vive la realtà e in questa realtà agisce.
Noi Pagani possiamo lavorare per attrezzare noi stessi perché nella vita ci sono sempre momenti di crisi sociale che necessitano di uomini più responsabili. Come disse qualcuno, il cristiano cerca qualcuno a cui dare le colpe dei problemi ritenendosi estraneo ai problemi; il Pagano, al contrario, cerca soluzioni perché la vita, la vita quotidiana, è un suo problema.
Costruire modelli di pensiero propri della Religione Pagana significa iniziare a pensare che il mondo, in quanto tale, e la realtà nella quale viviamo è un universo pieno di Dèi. Dèi che progettano anche se la nostra ragione, attraverso un gioco di similitudini, distingue stati diversi di coscienza e di consapevolezza prendendo sé stessa come pietra di paragone.
Il Sole è una coscienza. E' talmente diversa da come gli uomini intendono la coscienza che porta gli uomini a dire che "il Sole non ha coscienza". Eppure, questa palla di fuoco che sta nell'universo, suscita in noi molte emozioni. Non sono importanti le ragioni che noi attribuiamo all'insorgenza di quelle emozioni che si esprimono come sentimento, sta di fatto che emozioni, che si sono espresse nel mondo quando noi abbiamo aperto le nostre emozioni e il nostro sentimento puntando l'attenzione sul Sole, ci hanno emozionato a nostra volta. Abbiamo costruito una relazione che non cambia le scelte che facciamo nella vita quotidiana, ma cambia il nostro punto di vista sul mondo.
Dire che l'aria che respiriamo è Zeus ecc. Ora noi entriamo in un altro ambito di discorsi. Usciamo dalla riflessione sui problemi dei Pagani nella società ed entriamo nell'ambito della qualità dei modelli di pensiero con cui i Pagani guardano e pensano il mondo.
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Marghera, 24 giugno 2020
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Anticamente non è mai esistita una religione che chiamasse sé stessa "Pagana". Pertanto, i Pagani non sono mai esistiti se non nell'immaginario con cui i cristiani offendevano le persone per poterle criminalizzare per poi uccidere. Oggi noi chiamiamo noi stessi "Pagani" perché solo noi riempiamo la Religione Pagana di contenuti ideologici, teologici e religiosi che ci consentono di confrontarci con ogni altra persona che afferma di "essere di una diversa religione".