Minerva - il sapere della ragione

Gli Dèi nella Religione Romana
Il Sentiero d'oro

di Claudio Simeoni

 

Indice Religione Romana

 

Minerva è il Sapere della ragione.

Non l'astratto "Sapere" di Aristotele e il suo disprezzo per coloro che risolvono i problemi dell'esistente attraverso il lavoro, ma la Conoscenza e il Sapere legato alla costanza nell'esecuzione del lavoro.

Minerva è: il lavoro (trasformazione della materia in prodotti atti a soddisfare i bisogni umani) come fonte della Conoscenza razionale dell'individuo.

Minerva è tratta a Roma da prigioniera, catturata ai Falerii.

Gli si legano le mani.

Possono gli uomini far prigionieri gli Dèi? Dipende da quali Dèi e dalla qualità delle catene che gli uomini usano. Legare le mani a Minerva è legare la ragione di cui Minerva è la rappresentazione in funzione di una rappresentazione emotiva, Marte ad esempio, ostile a Minerva.

Il padrone, giunto al controllo del lavoro dei suoi schiavi, deve impedire loro di progredire lungo la via del Sapere e della Conoscenza. Deve bloccarli o distruggerli. Le catene con le quali li lega devono essere tanto più robuste quanto maggiore è il loro bisogno di Sapere, la loro forza e determinazione con cui trasformano la materia in prodotti.

Diana tiene accesa la scintilla della Libertà, Minerva è il suo nutrimento nella società umana.

Il disprezzo di Aristotele per il Sapere era feroce. Dopo aver rubato il Sapere, dalle mani di chi lo aveva costruito mediante il suo lavoro, volse contro costoro tutto il suo disprezzo in quanto solo lui, e coloro della sua casta come l'imperatore Alessandro Magno, si ritenevano degni del Sapere e della Conoscenza (e non era sufficientemente umile per sospendere il giudizio presupponendo quanto Sapere era negato alla sua persona).

Aristotele aveva rubato quel Sapere dalle mani di chi lo aveva l'aveva reso possibile mediante il suo lavoro. Non importa se oggi il Comando Sociale chiama quelle mani operaio, contadino, artigiano, tecnico, scienziato ecc. sono categorie soggettive del Comando Sociale. Categorie di cui si serve per soggiogare e controllare tali mani.

Il Sapere si conquista mediante il lavoro delle mani, l'intelligenza si limita a registrarlo, a guidarlo e memorizzarlo costruendo una "banca dati" alla quale si può accedere anche senza lavorare, attraverso l'educazione e la comunicazione, dimenticando chi conquistò e sperimentò tale Sapere attraverso il proprio lavoro.

Un Sapere acquisito attraverso il furto non è Sapere; è informazione. Il Sapere, per essere tale, deve essere raggiunto mediante l'autodisciplina e la costanza del soggetto. Il Sapere deve trasformare l'uomo, modificarlo, farlo attraversare dalle emozioni di Minerva; il Sapere deve avvolgere l'individuo, non diventare uno strumento dell'individuo.

Minerva è il fulcro a cui la ragione si rivolge per attingere Energia, per alimentare la propria tensione verso il Sapere nel tentativo di soddisfarne il bisogno razionale che gli si presenta.

Ne sa qualche cosa Tommaso di Aquino quando esaltava il Sapere di Aristotele col quale rivitalizzare il moribondo macellaio di Sodoma e Gomorra portando argomenti al proprio mettere in ginocchio gli Esseri Umani; ne sa qualcosa Paracelso mentre insultava, chiamandoli per nome, gli inutili libri di medicina del suo tempo affermando che i guaritori e le guaritrici, manipolando le erbe, ne sapevano ben di più.

Roma portò Minerva dentro le proprie mura in catene, ma Roma non era Gerusalemme.

Il Sapere era importante e i romani si affrettarono a togliere quelle catene e ad erigere un tempio a Minerva.

Il Sapere si può conquistare, si può rubare, si può dominarlo, ma non lo si può possedere in esclusiva. La stessa Dea greca Atena, che viene assimilata a Minerva, è una delle tre Dee vergini della Teogonia di Esiodo.

Quanta paura fa il Sapere ai cristiani. I cristiani dovettero cancellare il ricordo della festa del 19 marzo in onore di Minerva e sostituirla col loro Giuseppe "artigiano e falegname".

Distrussero il Sapere per costruire centinaia di anni di oscurantismo e ne sostituirono il ricordo con una caricatura di nulla.

Minerva è una Linea di Tensione attraverso la quale si impedisce agli Esseri Umani di far inaridire la loro ragione. Quando la ragione perde la Linea di Tensione attraverso la quale nutre sé stessa, non solo inaridisce, ma, sta già inaridendo l'Essere Luminoso che avrebbe potuto crescere dentro all'Essere Umano.

Più è povero il Sapere della ragione più è misero l'Essere Luminoso dentro l'Essere Umano con quella ragione. Un Essere Umano è misero quando la sua ragione è povera di sapere e di cultura. La fame di Sapere della ragione, è un indicatore formidabile di come l'Essere Luminoso dentro a quell'Essere Umano stia crescendo e si muova vitale.

La fame di Sapere non è il desiderio di informazioni, ma è il desiderio di modificare fisicamente sé stessi in funzione dell'adattamento soggettivo alla trasformazione fisica del mondo.

Cosa identifica una ragione senza più fame di Sapere, senza volontà di trasformare sé stessa nel mondo?

Indica il desiderio di staticità; il desiderio di un presente immobile e che tenda a corrispondere a desideri privi di dati di realtà. Una ragione che farnetichi delirando di fede, verità e delirio di onnipotenza. In queste condizioni quella ragione proclama dogmi morali attraverso i quali limitare lo spazio in cui legittimare i suoi giudizi sul mondo che risultano essere solo la proiezione dei suoi desideri di onnipotenza. Non è Minerva che modifica il giudizio della ragione, ma è la ragione che supplica affinché il mondo si presenti come lei vuole che il mondo sia.

Primo passo per il suo autoannientamento; il primo passo di una corsa che porta l'individuo a distruggere la sua esistenza.

Cosa identifica una ragione affamata di Sapere e Conoscenza? La propensione di quell'Essere Umano a sospendere il giudizio; di chiedersi il Perché delle cose; di essere scettico nel modo di porsi davanti alla realtà presentatasi ai suoi occhi.

Minerva è la misura dell'Essere Umano della sua capacità di estendere le ali della percezione nell'esistente; di trasformare i fenomeni percepiti in conoscenza della realtà.

Che questa misura non abbia limiti e possa, la nostra ragione, nuotare in Minerva; diventando Minerva Essa stessa.

La civetta dai grandi occhi lucenti ben rappresenta Minerva. Il suo volo è rapido e silenzioso; ma giunge all'obiettivo. Come il Sapere, costretto e combattuto giorno dopo giorno, giunge all'obiettivo: costruisce il Corpo Luminoso dell'Essere Umano che lo cerca. Come una civetta nella notte, vola nella notte dell'ignoranza e della sottomissione squarciando, con i suoi occhi e le sue ali, le tenebre. Con gli artigli si aggrappa a quanto ha raggiunto e non lo molla finché non l'ha mangiato. Così il Sapere è tale non quando viene descritto, ma quando viene fagocitato.

Da Minerva si attinge il Sapere, ma non come una storia raccontata la sera davanti al fuoco o da attori per televisione, ma attraverso il lavoro, costante e sistematico, delle mani.

Si lamenta lo studioso di miti perché Minerva non ha leggende; e come potrebbe averne? Non esistono leggende. Perché il Sapere è in sé; non è spettacolo di sé. Il Sapere stupisce, ma il suo stupore è gioia nel silenzio della trasformazione soggettiva. Solo chi ricerca il Sapere può comprendere la gioia nel veder dischiudersi di porte fin ad ieri ignote. Una gioia che appare come un attimo di illuminazione della coscienza alla quale, in un attimo, diventa noto ciò che prima era ignoto.

Quella gioia va nascosta al Comando Sociale in quanto essa è il suo terrore; quella gioia va nascosta agli "ignoranti" i quali, non comprendendola, la definiscono pazzia. Già, il malato mentale che delira nella fede, che proclama l'esistenza di oggetti che non rientrano nei sensi, e che costringe la propria vita in quell'immaginario, chiama Minerva: follia!

 

Testo 1993

Sistemazione attuale: Marghera 12 maggio 2016

 

Pagina tradotta in lingua Portoghese

Tradução para o português Minerva é o saber da razão, os Deuses na Religião Romana

 

Il sentiero d'oro: gli Dèi romani

La vita, rappresentata da Giunone in Piazza delle Erbe a Verona

 

Il suicidio della vita rappresentata da Giulietta a Verona

 

La Religione Pagana esalta la vita trionfando nella morte.

Il cristianesimo esalta la morte, il dolore, la crocifissione e il suicidio

 

Per questo i cristiani disperati hanno un padrone che promette loro la resurrezione nella carne.

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

I Romani erano costruttori di Ponti

Ponti che univano gli Dèi agli uomini e gli uomini agli Dèi

La Religione di Roma Antica

La religione di Roma Antica era caratterizzata da due elementi fondamentali. Primo: era una religione fatta dall'uomo che abita il mondo fatto da Dèi con cui intratteneva relazioni reciproche per un interesse comune. Secondo: la Religione di Roma Antica era una religione della trasformazione, del tempo, dell'azione, del contratto fra soggetti che agiscono. Queste sono condizioni che la filosofia stoica e platonica non hanno mai compreso e la loro azione ha appiattito, fino ad oggi, l'interpretazione dell'Antica Religione di Roma ai modelli statici del platonismo e neoplatonismo prima e del cristianesimo, poi. Riprendere la tradizione religiosa dell'Antica Roma, di Numa, significa uscire dai modelli cristiani, neoplatonici e stoici per riprendere l'idea del tempo e della trasformazione in un mondo che si trasforma.