I Libri Sibillini - Pax Deorum

Gli Dèi nella Religione Romana
Il Sentiero d'oro

di Claudio Simeoni

 

Indice Religione Romana

 

Nella religione romana un posto particolare hanno i Libri Sibillini. Rappresentano un mistero irrisolto per i cristiani che, terrorizzati, tramite Stilicone, li fecero bruciare.

Ma cosa bruciarono in realtà i cristiani e Stilicone?

I Libri Sibillini vennero portati da una tale, che si spacciava per Sibilla di Cuma, ad uno degli ultimi re di Roma forse Tarquinio Prisco o Tarquino il Superbo. Secondo la leggenda il re si decise ad acquistare gli ultimi tre libri dopo che la "vecchia", che pretendeva un prezzo per tutti e nove libri. Al rifiuto del re, ne buttò nel fuoco sei, uno dopo l'altro, chiedendo per i rimanenti sempre lo stesso prezzo.

I Libri Sibillini erano custoditi nel tempio di Giove Capitolino, sul Campidoglio, e venivano consultati nei momenti più gravi della storia di Roma. Venivano usati dai Quindecim Viri Sacris Faciundis per mettere a fuoco la loro attenzione nella situazione in cui Roma si trovava cercando soluzioni per uscire dalla situazione.

Nello stesso tempo, i Libri Sibillini, fondavano il futuro della città convogliandone la direzione dello sviluppo attraverso la soluzione della crisi.

La storia dei Libri Sibillini inizia con la fine della monarchia in Roma e finisce con la fine della repubblica e la propedeutica Sillana all'avvento dello stato imperiale.

Su indicazione dei Libri Sibillini nel 493 (anno più anno meno) venne istituita la triade Cerere-Libero-Libera. Quell'anno, e quello che precedette e seguì, non furono anni semplici. Da un lato la plebe spingeva per il riconoscimento di status giuridico e la lega latina combatteva contro Roma. Uno scontro all'interno e uno scontro all'esterno. I Libri Sibillini indicarono l'uscita dalla situazione indicando la via su cui doveva fondarsi il futuro di Roma: la crescita nella Libertà di entrambi i sessi, di entrambi i contendenti. Non distruzione dei contendenti ma unità in un cammino verso la formazione di un'unica nazione.

Indicarono Venere nel futuro di Roma, non il gioco della mattanza che avrebbe contraddistinto la dominazione cristiana di Roma.

I cristiani erano terrorizzati dagli uomini che progettavano un proprio futuro. Un divenire senza provvidenza divina, progettato dagli uomini attraverso la rimozione degli ostacoli sociali.

Non importa cosa era scritto nei Libri Sibillini, importa la loro capacità di concentrare l'attenzione dell'interprete e di alimentare un Potere di Essere mediante il quale le persone pensavano a soluzioni costruttive anziché autodistruttive.

Venivano conservati nel tempio di Giove Capitolino. Essi appartenevano al cielo: origine e oggettività dell'esistenza della natura di cui gli Esseri Umani sono parte. E Giove distrugge, attraverso un incendio, i Libri Sibillini.

Silla stava distruggendo la repubblica ponendo la parola fine. L'affermazione di Moneta stava trasformandosi in profezia. Ben presto le guerre fatte da Roma, anziché essere condotte con "giustizia", diventavano puro sfoggio di dominio, come con Giulio Cesare, in cui l'uomo "dio padrone" aveva bisogno di umiliare i vinti per impossessarsi delle città.

Chi era Silla?

Luogotenente di Mario partecipò alla campagna contro le tribù germaniche dei Cimbri e dei Teutoni. Pretore in Cilicia e fatto console ebbe il comando della guerra contro Mitridate re del Ponto, che, per l'ostilità della plebe e della classe equestre, gli fu revocato ed assegnato a Mario; allora, dalla Campania ove si trovava, marciò su Roma, abrogò le leggi promulgate contro di lui e punì molti sostenitori del partito democratico di Mario e Mario fu costretto a fuggire in Africa. Dopo avere concluso la guerra sociale con la presa di Nola (89a.c.), si rivolse contro Mitridate e, dopo la guerra di 3 anni lo costrinse ad un armistizio (84 a.c.) riducendolo ai suoi territori originari. Nel frattempo, a Roma, Mario, eletto console per la 7^ volta (86 a.c.), aveva costituito un governo popolare e proscritto Silla. Alla notizia della morte di Mario (cui successe L. Cornelio Cinna), Silla tornò in Italia e, sbarcato a brindisi (83 a.c.), sconfisse i seguaci di Mario e Cinna nella battaglia di Porta Collina presso Roma. Si impadronì della città e compì feroci rappresaglie. Contemporaneamente G. Pompeo Magno liquidava gli ultimi resti dell'esercito di Mario in Sicilia e in Africa. Nominato (82 a.c.) dittatore "republicae costituendae" a tempo indeterminato, si dedicò ad un'opera di riordinamento dello stato; raddoppiò il numero dei senatori; riorganizzò la carriera politica e militare imponendo limiti di età per ogni carica; restituì al Senato l'autorità di esaminare preventivamente le leggi da presentare ai comizi e il potere giudiziario per le cause di concussione e per quelle di lesa maestà, di peculato e violenza; ridusse il tribuno della plebe a magistratura di secondaria importanza; separò nettamente il potere militare da quello civile prescrivendo che i consoli e i pretori in carica non potessero avere comandi militari.

La repubblica che si reggeva sull'equilibrio dei poteri divenuti attraverso le trasformazioni, anziché marciare in direzione della dilatazione della Libertà degli Esseri Umani, marciava in direzione di rendere gli Esseri Umani schiavi.

Le rapine di Giulio Cesare in Spagna e in Gallia con l'umiliazione dei prigionieri e il suo tentativo di farsi proclamare re di Roma, le guerre civili, l'arrivo dell'impero quale struttura giuridica dello stato. A questo è servito il prologo sillano.

A Giove non restava altro che distruggere i Libri Sibillini in attesa di tempi nuovi. Quanto da allora sarebbe giunto altro non avrebbe fatto che condurre la società romana sotto il giogo dell'uomo dio: prima il dittatore, poi l'imperatore e infine il papa.

Il senato mandò una delegazione in Asia minore per raccogliere degli altri Libri Sibillini. Ma erano cose diverse dalle precedenti. Non avevano lo stesso potere, le stesse intenzioni, la stessa strategia. Vennero letti e consultati durante l'impero e continuarono a coltivare la fama costruita dai libri Sibillini autentici. Questi Libri Sibillini portarono Roma in un'altra direzione: l'assoggettamento.

Stilicone bruciò questi Libri Sibillini, mentre venivano fatti circolare Libri Sibillini compilati da cristiani (le loro apocalissi) e da ebrei per spingere la società romana nella direzione da essi desiderata.

I Libri Sibillini sono stati bruciati da Giove per sottrarli alle mire di chi li avrebbe utilizzati per soggiogare gli Esseri Umani e, nonostante il loro messaggio sia scritto nel mondo che ci sta attorno, non possono più essere riscritti. La loro finalità, la necessità della loro esistenza, era determinata dal momento e dall'oggettività in cui vennero compilati.

Oggi si compilerebbero testi diversi e si troverebbero altri modi per affrontare l'esistente mettendo a fuoco l'Attenzione. Non si può ricostruire quanto è andato perduto, la sua essenza ci circonda e si chiama Libertà, ma la definizione della libertà va fatta in un diverso contesto di contraddizioni. La libertà oggi può essere raffigurata come un Essere Umano che stringe i pugni e lancia una bestemmia contro chi lo vorrebbe metterlo in ginocchio.

I cristiani volevano bruciare il principio speranza nella Libertà costringendo gli Esseri Umani a secoli di oscurantismo, ma quando Giove bruciò i Libri Sibillini non si limitò a distruggere questi, bruciò anche il sincretismo greco attraverso il quale le figure della religione della tradizione romana venivano traslate nelle figure della religiosità greca.

Giove bruciò l'umanizzazione dell'esistente davanti al quale gli uomini dio volevano mettere in ginocchio gli Esseri Umani.

I Libri Sibillini continuarono ad esistere e operare, ma là dove la percezione degli Esseri Umani malati di morte non può giungere. Continuano ad esistere là dove l'esistente è quello che è e non quello che un dio padrone vuole che sia.

 

Testo 1993

Revisionato nella forma attuale: Marghera gennaio 2019

 

Pagina tradotta in lingua Portoghese

Tradução para o português Os Livros Sibilinos na Religião Romana

 

 

 

Il sentiero d'oro: gli Dèi romani

La vita, rappresentata da Giunone in Piazza delle Erbe a Verona

 

Il suicidio della vita rappresentata da Giulietta a Verona

 

La Religione Pagana esalta la vita trionfando nella morte.

Il cristianesimo esalta la morte, il dolore, la crocifissione e il suicidio

 

Per questo i cristiani disperati hanno un padrone che promette loro la resurrezione nella carne.

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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I Romani erano costruttori di Ponti

Ponti che univano gli Dèi agli uomini e gli uomini agli Dèi

 

La Religione di Roma Antica

La religione di Roma Antica era caratterizzata da due elementi fondamentali. Primo: era una religione fatta dall'uomo che abita il mondo fatto da Dèi con cui intratteneva relazioni reciproche per un interesse comune. Secondo: la Religione di Roma Antica era una religione della trasformazione, del tempo, dell'azione, del contratto fra soggetti che agiscono. Queste sono condizioni che la filosofia stoica e platonica non hanno mai compreso e la loro azione ha appiattito, fino ad oggi, l'interpretazione dell'Antica Religione di Roma ai modelli statici del platonismo e neoplatonismo prima e del cristianesimo, poi. Riprendere la tradizione religiosa dell'Antica Roma, di Numa, significa uscire dai modelli cristiani, neoplatonici e stoici per riprendere l'idea del tempo e della trasformazione in un mondo che si trasforma.