Dalle Laminette Orfiche ritrovate nelle tombe si può facilmente comprendere l'Escatologia degli Antichi.
La prima domanda che ci si deve porre è: "A me dei mondi o della vita oltre la morte del corpo fisico; cosa interessa?"
Questa è la prima domanda che ci si deve porre.
In tutte le religioni che conosciamo oggi, le religioni monoteiste, la risposta è finalizzata alla consolazione. Le religioni monoteiste, cristianesimo e islam in particolare, fanno della descrizione della vita oltre la morte del corpo fisico elemento centrale sul quale articolare la loro dottrina. Un mondo di beatitudine o di dannazione in relazione all'applicazione della loro dottrina: la parola del loro dio.
Dal momento che per il monoteismo la vita oltre la morte del corpo fisico è appannaggio esclusivo del loro dio padrone quale generatore della vita del corpo fisico, la descrizione della vita oltre il corpo fisico diventa l'elemento su cui articolare la loro dottrina. Dal momento, dice il cristianesimo, che il dio creatore ti giudicherà dopo la morte tu devi comportarti secondo i suoi dettami se vuoi entrare nelle sue grazie ed accedere al paradiso, altrimenti sarai condannato per l'eternità. Dal momento, dice il cristianesimo, che io detengo la parola del dio creatore se tu non farai quello che voglio io, tu non rientri nemmeno nelle grazie del dio padrone e pertanto sarai destinato alla condanna eterna.
Definire e comprendere come una religione descrive la morte del corpo fisico, la vita oltre la morte del corpo fisico, le traversie della coscienza dell'individuo quando il corpo fisico viene a morire, significa mettere a fuoco l'intera dottrina religiosa che, al di là di come si presenta, è finalizzata a raggiungere quell'obiettivo imposto e descritto.
Perché, come Pagani Politeisti, diciamo che il cristianesimo altro non è che una dottrina violenta finalizzata alla sottomissione e alla distruzione dell'uomo? Perché il cristianesimo ha al suo centro un dio padrone e creatore che alla morte del corpo fisico "giudica" quest'uomo! Giudicare significa discriminare in base ad una norma che viene fissata e alla quale si impone agli individui di omologarsi. Da qui, tutta la vita del cristiano è il sottomettersi ad un giudizio continuo. Il cristiano, nel suo comportamento, è sempre sotto il giudizio di qualcuno. Del suo padrone, della comunità, del prete, del paese o del quartiere. Da questo giudizio non ha scampo se non cercare complicità partecipando al giudizio collettivo: giudicare gli altri che non si comportano secondo le norme di verità. Da qui nasce la struttura sociale di controllo dei cristiani che solo dal 1968 è stata un po' alla volta spezzata. Il giochino del pazzo di Nazareth della pagliuzza e della trave è un gioco retorico usato per colpevolizzare
chi non è in grado di difendersi dove il più forte nella gerarchia sociale, nonostante i feroci atti che ha messo in essere, accusa chi è più debole di avere una trave nell'occhio al fine di impedire di giudicarlo. Non è più forte perché il dio padrone gli ha dato il potere?
Tutte le dottrine monoteiste partono da un presupposto ovvio e indiscutibile: tutti gli Esseri Umani continuano a vivere mediante un'anima, con la propria consapevolezza di sé, dopo la morte del corpo fisico.
Questo presupposto è proprio ciò che il Paganesimo Politeista e le Antiche Religioni non condividono.
Per accettare l'affermazione fatta dal monoteismo è necessaria l'esistenza di una separazione fra l'Essere Umano e l'insieme della Natura da cui l'Essere Umano è divenuto. Questa separazione non è mai stata accettata dalle Antiche Religioni tant'è che gli Esseri Animali e gli Esseri Vegetali hanno spesso impersonato simbolicamente gli Dei, i loro attributi o la loro manifestazione. A volte gli Esseri Animali e gli Esseri Vegetali sono trasformazioni degli Dei. Gli Dei o le Divinità nei vari miti si trasformano in... e, o, per ... . L'interazione dialettica fra l'Essere Umano e la Natura è il motivo fondamentale di tutte le Antiche Religioni.
Questa interrelazione viene spiegata dal Paganesimo Politeista in chiave moderna, con le categorie dell'attuale analisi scientifica, ma nulla toglie all'Antico Sentire Religioso che considerava gli Esseri Umani come una parte di un tutto che si trasforma in continuazione attraverso la trasformazione e la relazione delle sue parti.
Oggi, attraverso la Stregoneria, sappiamo che al momento della morte di un corpo fisico della Natura (per cui anche degli Esseri Umani) nascono numerosi corpi luminosi e molti Esseri che chiamiamo DEI divengono e si trasformano appropriandosi della "loro parte" che da quel corpo fisico è stata sviluppata nel corso della sua esistenza.
Questa affermazione, che è appena stata fatta, presuppone:
1) Che l'Essere Umano, colui che chiama sé stesso Tizio, Caio o Sempronio, in realtà non è l'unico soggetto che attraverso la propria vita costruisce la propria coscienza attraverso il proprio corpo, ma il suo corpo stesso è formato da altri Esseri che costruiscono la propria coscienza attraverso la vita di quel corpo e costituiscono fondamento affinché quel corpo abbia vita. Ad es. i mitocondri, la flora batterica, i miliardi di virus ecc. ecc.
2) Che coloro che chiamiamo DEI (per quanto riguarda quello che stiamo trattando in questo momento) non siano dei soggetti estranei alla realtà, ma siano dei soggetti sui quali la realtà fenomenologica della Natura si costruisce e diviene. Pertanto, non dei soggetti assoluti, ma dei soggetti in continua modificazione in relazione alla loro rappresentazione che nella realtà i soggetti, che li manifestano, ne fanno. La qualità del divenire degli DEI o del singolo DIO è data dalla qualità della sua manifestazione che i soggetti della Natura (nel nostro caso) di quegli DEI o di quel DIO ne fanno. Sintetizzando, potremmo dire: "Noi e gli DEI siamo UNO!"
3) Che l'esistenza, la vita, degli Esseri della Natura è un processo di costruzione, di trasformazione, di divenire il cui trionfo viene celebrato con la morte del corpo fisico! Un trionfo che è aperto a tutti i soggetti che vi hanno partecipato, sia alla coscienza che chiama sé stessa Tizio,Caio o Sempronio, sia agli DEI che sono il fondamento e la realtà dell'esistenza della vita fisica, sia di tutte le Coscienze di Sé che attraverso lo sviluppo di quel corpo fisico hanno riconosciuto sé stesse e hanno messo in essere le proprie strategie d'esistenza per espandersi in quell'oggettività e per quell'oggettività.
Queste affermazioni conducono ad un'ulteriore riflessione.
Molti ESSERI costruiscono sé stessi attraverso le azioni e l'attività di un corpo fisico che copre lo spazio fra la sua nascita e la sua morte, ma un corpo fisico può anche fallire. Molte uova si Storione vengono gettate nelle acque: NON TUTTE LE UOVA DI STORIORE DIVENTANO STORIONE!
Chi fallisce? E, cosa significa FALLIRE?
Consideriamo i soggetti che si costruiscono mediante la vita di un Corpo fisico della Natura. Qualunque sia la specie e il suo divenuto.
Gli DEI sono il fondamento dell'esistenza dei corpi fisici. Per sviluppare un'immagine, un corpo fisico lo potremmo considerare come una cellula che esprime quel DIO. Quel DIO, in caso di fallimento di quel corpo fisico, potrebbe avere quella cellula non sviluppata, o atrofizzata o addirittura mancante, ma lo sviluppo della sua Coscienza e della sua Consapevolezza continuerebbe. Noi siamo compresi all'interno del corpo degli DEI.
Gli Esseri che formano ciò che noi chiamiamo un corpo fisico, hanno dei tempi di trasformazione molto inferiori di quelli del corpo fisico. Nascono, si riproducono e muoiono in tempi molto più brevi che non il tempo con cui un corpo fisico copre il momento della sua nascita alla sua morte. Pertanto, il fallimento di un corpo fisico li interessa molto relativamente: Essi sono compresi all'interno del nostro corpo.
Al corpo fisico che chiama sé stesso Tizio, Caio o Sempronio interessa molto se fallire o non fallire la propria esistenza. Fallire significa far coincidere la morte del corpo fisico con la fine della propria esistenza. Non poter proseguire nei propri mutamenti.
Questa "ipotesi" è ciò che separa il Paganesimo Politeista dalle religioni monoteiste!
Questa certezza è quanto fa' dire al Paganesimo Politeista: le religioni monoteiste, imponendo la sottomissione, costruiscono la distruzione del divenire umano nell'infinito dei mutamenti.
Le Laminette Orfiche sono chiarificatrici. Esse mettono in risalto questa preoccupazione: "Riesce, l'individuo morto, a trovare la strada per continuare ad esistere nell'infinito?"
Per le Laminette Orfiche è necessario che l'individuo che muore trovi la strada e sappia rivendicare il proprio diritto di esistere. Perché questo? Perché deve dimostrare alla vita di avere Potere sufficiente per continuare ad esistere. Potere sufficiente per determinare sé stesso. Un Potere che gli individui hanno costruito attraverso le proprie azioni e le proprie scelte durante la loro esistenza.
Questo perché c'è una sola cosa che un Essere della Natura e un Essere Umano (nel nostro caso) si porta al momento della morte del corpo fisico: la somma di tutti gli sforzi e di tutte le sfide che ha messo in essere nella propria esistenza. Questi sforzi e la direzione nella quale li ha fatti hanno plasmato il suo corpo luminoso che all'atto della morte del corpo fisico viene partorito. Quando viene partorito, il corpo luminoso, viene partorito in maniera diversa a seconda del potere di essere che il soggetto ha accumulato e partorito nel corso della propria esistenza.
Ed è a quel corpo luminoso che le Laminette si rivolgono sollecitandolo a raccogliere le proprie forze e a riprendere la propria memoria. Riprendere la propria memoria non è inteso come ricordare ciò che fu, ma ricordare che si deve continuare a vivere, a manifestare sé stessi a continuare lungo la propria strada di sviluppo.
Un esempio di questo lo troviamo nella Lamininetta di Petelia:
Laminetta d'oro di Petelia
Troverai a sinistra delle case di Ade una fonte, e accanto ad essa eretto un bianco cipresso: a questa fonte non avvicinarti neppure. Ma ne troverai un'altra, la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi i custodi. Dì: "Son figlio della Terra e del cielo stellato: urania è la mia stirpe, e ciò sapete anche voi. Di sete son arsa e vengo meno: ma datemi presto la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne". Ed essi ti daranno da bere dalla fonte divina; e dopo di allora con gli altri eroi sarai sovrana.
A Mnemosyne è sacro questo (testo): (per il mystes), quando sia sul punto di morire [...] in margine[...] la tenebra che tutt'intorno si stende
Trad. G. Pugliese Carratelli
Superare i guardiani e bere dal lago di Mnemosine!
Si tratta di un motivo ricorrente. I guardiani sono le infinite forze della vita che ci circondano e alle quali dobbiamo urlare che noi esistiamo come entità, come soggetti, come DEI che costruiscono loro stessi. E' il Potere di determinare la nostra esistenza, di non essere supplici per quanto spetta per diritto di vita. Manifestare il diritto alla vita è l'atto per il quale gli Esseri della Natura si espandono nella loro quotidianità e nella quotidianità, in ogni istante, esprimono Ares al fine di trasformarsi. Ogni soggetto che affronta la propria contraddizione in quell'istante manifesta Ares e all'interno di quella contraddizione dice: "Io esisto e intendo esistere!". Ogni soggetto manifesta Ares attraverso il suo divenuto e il suo divenuto è manifestazione del proprio Potere di Essere che ha costruito negli istanti precedenti quel divenuto.
E' il concetto del comportamento eroico nel Paganesimo. L'Eroe che affronta la propria esistenza e, sfida dopo sfida, aumenta la forza con cui rappresentare sé stesso nella propria quotidianità.
Con quel patrimonio l'individuo si appresta ad affrontare l'infinito dopo la morte del corpo fisico e ai guardiani dice: "Son figlio della Terra e del cielo stellato: urania è la mia stirpe, e ciò sapete anche voi. Di sete son arsa e vengo meno: ma datemi presto la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne".
Bere l'acqua fredda del lago Mnemosine significa riacquistare la memoria del proprio agire. Il corpo luminoso una volta partorito, spesso, non ha intenti sui quali fondare la propria esistenza. Non è più il corpo fisico, non ha più la percezione del mondo e i legami col mondo che aveva la struttura emozionale e la forma del corpo fisico e non ha acquisito ancora l'intento della propria esistenza. Il proprio agire, la necessità dell'agire e il fine del proprio agire: questo dona il lago di Mnemosine.
Lo stesso concetto è ribadito dalla Laminetta di Ipponio:
Laminetta d'oro di Ipponio (VIBO VALENTIA)
A Mnemosyne è sacro questo (dettato): (per il mystes) quando sia sul punto di morire. Andrai alle case ben costruite di Ade; v'è sulla destra una fonte, accanto ad essa si erge un bianco cipresso; lì discendono le anime dei morti per avere refrigerio. A questa fonte non accostarti neppure; ma più avanti troverai la fredda acqua che scorre dal lago di Mnemosyne: vi stanno innanzi i custodi, ed essi ti chiederanno, in sicuro discernimento, che mai cerchi attraverso la tenebra dell'Ade caliginoso. Dì: "(Son) figlio della Greve e del Cielo Stellato; di sete son arso e vengo meno: ma datemi presto da bere la fredda acqua che viene dal lago di Mnemosyne". Ed essi son misericordiosi per volere del sovrano degli Inferi, e ti daranno da bere (l'acqua) del lago di Mnemosyne; e tu quando avrai bevuto percorrerai la sacra via su cui anche gli altri mystai e bacchoi procedono gloriosi
Traduzione di G. Pugliese Carratelli
Che rispetto alla Laminetta precedente aggiunge che dopo aver bevuto l'acqua c'è una strada da percorrere.
Non è detto che cosa succede a chi si ferma a bere la prima acqua che incontra vicino al cipresso, ma non tutti i corpi luminosi degli Esseri Umani che vengono partoriti alla morte del corpo fisico hanno forza per andare a bere direttamente dal lago di Mnemosine. Provaci, comunque, dicono le Laminette Orfiche.
Il senso del passaggio e della trasformazione lo troviamo nella Laminetta di Thurii:
Laminetta d'oro di Thurii (n. 1)
Ma come l'anima si allontana dalla luce del sole vieni nella direzione del guardiano posto a destra della via dritta?; è tutto perfetto. Gioisci, tu che hai sofferto la sofferenza; prima non l'avevi ancora sofferto. Da uomo sei diventato dio; capretto cadesti nel latte. Gioisci, gioisci, perché cammini lungo la strada che si dirige a destra, verso i prati sacri e i boschi di Persefone.
Il termine "sofferenza" sta ad indicare gli sforzi che si sono compiuti nel corso della propria esistenza. Le trasformazioni che si sono attraversate. E il risultato degli sforzi è ben definito nella Laminetta: "Da uomo sei diventato dio; capretto cadesti nel latte."
Lo stesso concetto è ribadito dalla Laminetta di Pelinna:
Laminetta d'oro di Pelinna
Ora muori, ora rinasci, tre volte beata, in questo giorno. Di' a Persefone che Bacco in persona ti liberò. Toro balzasti nel latte; subito balzasti nel latte; ariete cadesti nel latte. Hai il vino, o beata, quale segno d'onore e sotto terra ti rendono i riti perfetti che gli altri beati celebrano.
E per concludere metto i testi di altre due Laminette di Thurii che hanno il senso di far comprendere il ruolo di Ade e di Persefone nelle Antiche Religioni:
Laminetta d'oro di Thurii (n. 2)
Vengo dai puri pura, regina degli Inferi, Eucle e Eubuleo e voi altri, dèi e demoni, giacché affermo di essere anch'io della vostra stirpe beata. Pagai la pena per azioni non giuste, e mi soggiogarono la Moira e il folgoratore celeste con i suoi fulmini. Ora supplice sono giunta presso Persefone la casta, perché benevola mi mandi alla sede dei puri.
Laminetta d'oro di Thurii (n. 3)
Vengo dai puri pura, regina degli Inferi, Eucle ed Eubuleo e voi altri, dèi immortali, giacché affermo di essere anch'io della vostra stirpe beata. Ma mi soggiogarono la Moira [altri dei immortali] e il folgoratore celeste con i suoi fulmini. Volai via dal cerchio di pesante dolore e tormento e con i piedi veloci salii all'agognata corona, mi immersi poi nel seno della Signora, regina degli Inferi, e dall'agognata corona discesi con i piedi veloci. "Felice e beatissimo, sarai dio invece che mortale." Capretto caddi nel latte.
Queste due ultime Laminette danno il senso della vita come sfida e della trasformazione dove la BEATITUDINE altro non è che aver raggiunto la possibilità di continuare a trasformarsi nell'infinito dei mutamenti.
E chi è impegnato nella dura lotta come individuo della Natura, trova beato chi ha già superato questa fase di trasformazione. Anch'io sono della vostra stirpe beata; anch'io ho superato la morte del corpo fisico e sono rinata. La Moira ha soggiogato il mio corpo fisico, ma io ho vissuto con coraggio e con passione, perciò sono della vostra stessa stirpe beata.
Il quesito escatologico che il Pagano si pone non è la qualità della vita oltre la morte del corpo fisico, ma se sarà in grado di continuare la propria esistenza oltre la morte del corpo fisico.
Il Pagano Politeista non teme né castighi né premi. Qualunque azione faccia, sia che la morale corrente la consideri buona o cattiva, appartiene solo al suo divenire, alle sue trasformazioni. Avrà avuto abbastanza Pietas nei confronti del mondo in cui vive? Il mondo avrà favorito od ostacolato le sue azioni. La società lo avrà definito privo di Pietas o pieno di Pietas, ma le sue scelte e le sfide che le sue scelte hanno messo in atto sono quelle che hanno prodotto dentro di lui il suo cambiamento: per la sua gloria o per la sua distruzione.
Il senso del CORAGGIO con cui il Pagano Politeista affronta eroicamente la propria vita ad imitazione degli eroi mitici altro non è che la sua attività per fondare il proprio divenire nell'infinito dei mutamenti.
I guardiani mi stanno aspettando, ma non sono la per giudicare se sono buono o cattivo. Il mio cuore, sulla bilancia dell'esistenza, ha un peso: un Potere. Un Potere che ha costruito nel corso della propria esistenza ed è con quel potere che vengono aperte le porte dell'Infinito; della beatitudine.
Ed è proprio della Religione Pagana Politeista il detto: come si vive, così si muore.
Come disse un attore in un film, facciamo sì che noi non si debba rimpiangere eccessivamente: "Per non aver pensato quello che noi avremmo dovuto pensare; per non aver detto quello che noi avremmo dovuto dire; per non aver fatto quello che noi avremmo dovuto fare!" Perché fare o non fare è sempre una scelta che modifica noi stessi. Ci dilata o ci rattrapisce nel nostro divenire. Nel nostro espanderci. Nello sviluppo del nostro Potere di Essere. E come ci può favorire nel bere la fresca acqua del lago di Mnemosine così ci può ostacolare fino al punto di far coincidere la morte del nostro corpo fisico con la morte del corpo luminoso.
N.B. I testi della Laminette Orfiche sono tratti da "Le Religioni dei Misteri" a cura di Paolo Scarpi ed. Fondazione Lorenzo Valla.
Marghera 12 aprile 2005 (data desunta dal file)
Indice sulle religioni antiche
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Nella costruzione della Religione Pagana le persone religiose devono prendere i principi delle Antiche religioni. Devono rendere quei principi attuali, veicolarli nella società in cui viviamo, e renderli principi vivi. Se si imita il passato, si riproduce il cristianesimo perché ciò che ci giunge dal passato è interpretato dai cristiani per aumentare la gloria del loro dio padrone.