Cosmologia Orfica in Aristofane

La conoscenza degli Orfici

di Claudio Simeoni

Discorsi sull'Orfismo

 

Cosmologia Orfica

Nella commedia "Gli uccelli" di Aristofane (Atene 445 a.c. - Delfi 385 a.c.) c'è una rara testimonianza sulla Cosmologia Orfica.

Questa testimonianza è diventata molto importante quando è stata confermata dal ritrovamento del Papiro di Derveni.

L'idea cosmologica degli Orfici era dunque conosciuta e sempre sottovalutata oppure, trattata come la nemica da nascondere.

Scrive Aristofane nella commedia Gli Uccelli:

In principio c'era il Caos e la Notte e il buio Erebo e il vasto Tartaro;
non esisteva la terra, né l'aria, né il cielo. Nel seno sconfinato di Erebo
la Notte dalle ali di tenebra generò per prima un uovo pieno di vento.
Col volgere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, fiore del desiderio:
sul dorso splendevano ali d'oro ed era simile al rapido turbine dei venti.
Congiunto di notte al Caos alato nella vastità del Tartaro,
egli covò la nostra stirpe, e questa fu la prima che condusse alla luce.
Neppure la stirpe degli immortali esisteva prima che Eros mescolasse insieme ogni cosa.
Quando l'uno con l'altro si accoppiarono, nacquero il cielo e l'oceano
e la terra, e la stirpe immortale degli dèi beati...

Tratto da: "Le religioni dei Misteri" a cura di Paolo Scarpi ed. Fondazione Lorenzo Valla.

 

Il principio, nell'Orfismo, è il Caos.

Che cos'è il Caos?

E' quanto la nostra ragione non può descrivere. E' un oggetto complessivo tanto diverso da quanto noi possiamo percepire che non è penetrabile. Davanti al Caos il veggente perde le forze ed è smarrito. Il Caos è oggetto inconoscibile, ma è un inconoscibile dal quale emergono gli elementi che formano ciò che il veggente è.

Sono questi elementi che afferrano immediatamente l'attenzione del veggente e che gli consentono di descrivere il proprio divenuto.

Dal Caos emerge la Notte, l'Erebo e il Tartaro. Si tratta dell'emergere, dal Caos di due condizioni: tempo e spazio. Un tempo capace di generare e uno spazio capace di diventare fecondo.

Nulla è al di fuori del Caos.

Nulla è separato dal Caos: il veggente stesso trova le forze che hanno manifestato la sua esistenza nel Caos.

Il Caos non ha intelligenza; il Caos non ha scopo; il Caos non ha progetto; il Caos non ha direzione.

Ciò che si deve decidere è se il Caos è oggetto in sé stesso o è una proiezione psichica del veggente quando manifesta l'inconoscibile per il quale non è attrezzato a conoscere.

Chi ha vissuto l'esperienza si trova in ansia, sospeso nel vuoto e nel nero della Notte mentre sta rimirando un disco giallo in campo nero. Per riuscire a guardare il disco giallo in campo nero il veggente ha superato il Caos dentro sé stesso. Un Caos grande come le trasformazioni dell'Universo che hanno prodotto il suo divenuto e che ha risalito fino alle origini senza poterle mettere in ordine dentro alla sua ragione. Ha attraversato sensazioni che appartengono al altre specie e ad altre epoche, ha attraversato le forze che hanno manifestato questo presente e quando arriva all'origine della sua visione il disco giallo in campo nero emerge come elemento descrivibile dall'immenso Caos che il veggente ha attraversato.

E' l'incongruenza di coloro che interpretano il mito: il Caos come oggetto in sé da cui emerge il presente o il Caos come proiezione del veggente nel suo processo di trasformazione a ritroso nel tempo per giungere al tempo dell'origine?

L'oggetto della mia visione si manifesta dal Caos della mia percezione o il Caos ha generato l'oggetto della mia visione?

La visione del veggente non inizia con la visione del Caos, ma inizia con la visione di Nera Notte, il Tartaro e l'Erebo.

Il Caos è percepito dal veggente prima che egli giunga alla visione, pertanto il Caos appare come origine della visione del veggente e non come origine di Nera Notte.

Nel testo appare un secondo Caos: "Congiunto di notte al Caos alato nella vastità del Tartaro, egli covò la nostra stirpe, e questa fu la prima che condusse alla luce." Questo è il Caos oggettivo che si è generato dall'uovo. L'uovo era pieno di "vento" ed è questo il Caos originale. Il Caos è quanto si origina dall'uovo che Nera Notte, dalle ali di tenebra, genera. Dall'uovo si manifestano due forze, il vento e Eros o Fanete. Il vento è la sostanza della vita e Eros l'Intento del procedere della vita stessa. Solo che il vento può essere percepito come Caos in quanto non ha intelligenza, non ha direzione e non ha scopo: Eros è l'Intento, la direzione che quanto è emerso dall'uovo assume.

Il vento generato dall'uovo si muove per Necessità, ma Eros gli impone l'INTENTO. L'intento del vento è quello di trasformarsi da NONconsapevole a consapevole. Solo Eros può condurre questa trasformazione.

A questo punto la visione Orfica diventa chiara e leggibile.

La Nera Notte caratterizza l'esistente e lo riempie. Riempie l'Erebo e il Tartaro.

Il veggente è sospeso nel vuoto di Nera Notte la contempla finché la sua attenzione non è afferrata dall'uovo che Nera Notte depone. E le stagioni seguono le stagioni finché l'uovo si schiude e Fanete MOSTRA ciò che l'uovo contiene: l'Universo!

"sul dorso splendevano ali d'oro ed era simile al rapido turbine dei venti". Nella tradizione greca l'oro evoca il sole e tutta la sua simbologia: fecondità, ricchezza, dominio, centro del calore-amore-dono, fuoco di luce-conoscenza-irragiamento. Ed è esattamente questo che Eros porta come essenza stessa dell'universo e delle sue trasformazioni.

Ed è Eros, l'Intento, che mescola quanto è uscito con lui dall'uovo dando il via alle stirpi di cui siamo figli.

Prima che Eros agisse non esisteva la stirpe delle Coscienze di sé. Non esisteva la nostra stirpe, non esisteva la stirpe degli immortali.

Questa è la Cosmogonia Orfica.

 

Considerazioni generali sulla Cosmogonia Orfica

Normalmente questo canto di Aristofane è chiarificatore della base cosmologica dalla quale nasce l'Orfismo.

La religione misterica Orfica, come la Dionisiaca, è strettamente legata ai misteri di Eleusi e sembra, in molti aspetti, rappresentare un completamento.

Questo pezzo di Aristofane (e altri che vedremo) testimoniano come alla base delle Antiche religioni (di cui le misteriche erano le più recenti) non c'era nessuna volontà creatrice e che dall'esistente considerato germinano trasformazioni che ci mettono nelle condizioni di volgerci indietro e considerarne il divenuto del presente.

Noi, che abbiamo coscienza di noi stessi in questo presente, possiamo volgerci indietro e leggere le trasformazioni che hanno portato in essere questo presente.

In quelle trasformazioni scorgiamo il venire in essere delle Coscienze che chiamiamo Déi e che rappresentano l'oggettività del nostro esistere sia dentro di noi che fuori di noi.

Per comprendere l'Orfismo è necessario mettere a fuoco le quattro grandi forze che separano sé stesse dal Caos primordiale: Erebo, Nera Notte, Eros e Gaia!

E' Nera Notte che genera l'uovo pieno di Energia Vitale la cui esplosione "covò la nostra stirpe, e questa fu la prima che condusse alla luce."

Covare le condizioni per condurle alla luce, condurle a germinare, è l'arte delle Antiche religioni misteriche.

 

Il discorso continua in Induismo e Teosofia come espressione della Cosmologia Orfica

 

Discorsi sull'Orfismo

 

Indice sulle religioni antiche

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Le Antiche religioni

Nella costruzione della Religione Pagana le persone religiose devono prendere i principi delle Antiche religioni. Devono rendere quei principi attuali, veicolarli nella società in cui viviamo, e renderli principi vivi. Se si imita il passato, si riproduce il cristianesimo perché ciò che ci giunge dal passato è interpretato dai cristiani per aumentare la gloria del loro dio padrone.