Il terzo Brahmana del primo Adhyaya
dell'Upanisad Brhadaranyaka

Prima parte: la contraddizione fra Dèi e demoni

Upanisad Brhadaranyaka e la Religione Pagana

Settima parte

di Claudio Simeoni

Indice commento dell'Upanisad Brhadaranyaka

 

Il terzo Brahmana definisce la manifestazione del dio come visto dalle Upanisad.

Da Prajapati germinano i Deva e gli Asura.

Prajapati si può identificare con Nera Notte. L'utero della vita. Dalla quale emergono le forze che attraverso le loro sfide nell'esistenza costruiranno la Coscienza Universale. A seconda della cultura, alla quale appartiene il veggente, il combattere sarà descritto in maniera diversa. Cantare l'Udgitha o Parvati che si trasforma in Durga e Kalì nella battaglia per la vita, può cambiare il sentimento che la descrizione trasmette, ma non la sostanza della visione.

Deva e Asura combattono una TITANOMACHIA, ma è interessante l'aspetto dei Deva (gli DEI) che vengono identificati negli organi di senso o, comunque in tutti quegli elementi che rappresentano un soggetto nel mondo.

I Deva, che per semplicità chiameremo DEI, e gli Asura, che per semplicità chiameremo Demoni, mettono in atto una battaglia il cui scopo è costruire l'equilibrio della rappresentazione di un soggetto, consapevole di sé, nel mondo in cui è germinato.

I Deva sono identificati in una duplice natura: gli DEI come soggetti del mondo (come sensi in sé nel mondo) e gli DEI come sensi con cui un soggetto si rappresenta nel mondo. L'uno e l'altro non sono perfettamente distinguibili in quanto il soggetto che manifesta quel dio, in quel momento, è quel dio.

E' il respiro che distingue un senso (un dio) in sé, dalla sua espressione come mezzo di un soggetto per manifestarsi nel mondo. In pratica, un soggetto, mentre si manifesta attraverso un senso descritto, manifesta quel dio nelle relazioni che ha col mondo in cui vive ed egli stesso trasforma il suo comportamento in un comportamento divino.

Siamo in presenza della definizione di un soggetto, un Essere Umano nel nostro caso, quale manifestato da un tipo particolare di mito.

Nella società in cui viviamo il concetto dell'Essere Umano manifestato dal mito è un concetto che sta emergendo in modo lento e fra mille difficoltà di comprensione culturale. Si tratta, in sostanza, di uscire dal concetto monoteista di separazione corpo, anima e mente. Nella concezione monoteista l'individuo è un insieme di pezzi separati. Il suo corpo è un insieme di parti assemblate. Questo assemblaggio fisico viene poi assemblato immettendovi una mente, dei sentimenti, delle emozioni o quant'altro. Il corpo assume la funzione di un cadavere, di un contenitore nel quale c'è una cosa chiamata mente o c'è una cosa chiamata anima. Così il corpo ha la vista, ha l'udito, ha il tatto ecc. ecc. Il corpo possiede delle cose che sono, in sostanza, separato da esso.

Per il monoteismo un individuo non è un soggetto che si rappresenta nel mondo. La sua vista non è un soggetto diverso da sé, ma è il suo modo (la qualità della sua vista) di rappresentarsi nel mondo. Quell'individuo è ciò che è la sua vista e la sua vista è la sua manifestazione nel mondo. Una vista che aumentando o diminuendo, concentrando o disperdendo la sua attenzione, modifica la capacità di rappresentazione dell'individuo nel mondo. Così le gambe non sono "cose" dell'individuo, ma sono una modalità di rappresentazione nel mondo dell'individuo che può essere più o meno veloce a seconda delle sue gambe.

In sostanza un individuo non è composto di varie "cose", ma si esprime nel mondo attraverso il suo divenuto e le relazioni col mondo modificano il suo divenuto. Il corpo di un individuo non è un cadavere che contiene un'anima, ma è il corpo che esprime l'anima. E' il corpo che esprime sentimenti. E' il corpo che esprime emozioni. Anima, sentimenti, emozioni non sono oggetti separati dal corpo, ma sono la manifestazione del corpo nel mondo e vengono variati e modificati con la progressione delle relazioni che il corpo costruisce nel mondo.

Pertanto, se io parlo di un organo si senso di un uomo, sto parlando dell'uomo. Sto parlando del suo corpo.

Quando nel Terzo Brahmana si parla del singolo senso si parla della manifestazione dell'intero individuo mediante quel senso nel mondo.

Ed è interessante notare come i "demoni" spariscono davanti alla vita che è manifestata dai soggetti mediante il RESPIRO. Se qualcuno ha letto "Il sentiero d'Oro" sa che Giove è Padre e Figlio di ogni Essere che germini nella Natura perché ogni Essere è manifestato dall'Atmosfera e ogni Essere modifica l'Atmosfera, Giove!

1) Duplice fu la discendenza di Prajapati, gli Dei e i Demoni. Di questi più giovani erano gli dei, più antichi i demoni. Tra essi nacque contesa per i mondi. Gli dei dissero: "Orsù! Superiamo i demoni cantando l'udgitha durante il sacrificio!".

L'immagine del primo paragrafo è quella delle tensioni della vita che per prime emergono da Prajapati e a queste gli DEI chiedono spazio per sviluppare loro stessi. Si tratta della Titanomachia. Nella Titanomachia gli DEI Olimpi rivendicano il loro diritto di costruire sé stessi nell'infinito scegliendo strade di sviluppo e trasformazioni diverse da quelle scelte dai Titani. Gli DEI Olimpi vincono la loro battaglia ed ottengono lo scopo, pur tuttavia non esiste una separazione netta in quanto, attraverso Zeus, i Titani (e prima di loro Urano Stellato) concorrono allo sviluppo della vita nello spazio degli DEI Olimpi.

Ho già esposto il concetto di SACRIFICIO nella trasformazione delle persone. Il sacrificio altro non è che il vivere di un soggetto che sfida dopo sfida modifica sé stesso. La sfida è rappresentata dal canto che Saman che avviene durante il sacrificio e che altro non rappresenta che la descrizione degli sforzi nella vita. Ed, infine l'Udgitha che rappresenta la parte centrale, la parte più potente del canto Saman.

L'individuo deve combattere la propria Titanomachia. La sua vita è un sacrificio e viene descritta mediante il canto Saman e la parte centrale del canto, l'Udgitha, è il suo tesoro, il suo potere di Essere.

2) Alla parola essi dissero: "Canta per noi l'udgitha!". "Bene", rispose la parola e cantò per loro l'udgitha. Con il canto essa procurò agli Dei il piacere che c'è nella parola; quanto nella parola c'è di buono, lo [procurò] a sé stessa. [i demoni] si resero conto che per mezzo di quel cantore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il male. Il male si ha quando si dice qualche cosa di sgradevole: questo è il male.

Eccolo il primo DIO che entra in campo: la parola.

Il Potere di Essere della comunicazione: la comunicazione come oggetto in sé!

La comunicazione, fra gli Esseri Umani, è data dalla Parola.

La comunicazione dà piacere. E' fonte del piacere della crescita. Ogni piacere si manifesta negli individui come una forma di crescita. La crescita è piacere; dove c'è il piacere è in atto la crescita dei soggetti: il loro trasformarsi in DEI!

Il piacere della crescita; la crescita come manifestazione del piacere; si contrappone ad un altro tipo di piacere, il piacere della distruzione. Il piacere della distruzione non è un piacere in sé, è un piacere che nasce dall'incapacità di crescere. Chi è incapace di trasformarsi e crescere trae il piacere necessario alla sua esistenza dalla distruzione di quanto cresce o potrebbe crescere. Questo tipo di piacere, che si potrebbe chiamare "perversione", è quanto l'Upanisad attribuisce ai "demoni" traslando la visione dalla sua dimensione cosmologica alla dimensione sociale umana. Lo stesso concetto di MALE che viene trasmesso è un concetto distruttivo nei confronti di quanto dovrebbe costruire e dilatare il soggetto.

" e lo colpirono con il male" assume il significato di bloccare l'espansione di quel DIO o del soggetto che quel DIO manifesta.

Il veggente assiste all'azione della Parola nel cantare l'Udgitha. Assiste al combattimento che la Parola metta in atto contro i "demoni" e i "demoni" la colpiscono. La Parola è la comunicazione, la comunicazione della descrizione che i soggetti hanno del mondo in cui vivono. La comunicazione nei confronti dei loro simili e, per gradi e modalità diverse, per gli altri simili di altre specie.

Il veggente scorge che la Parola, colpita dai "demoni", è diversa, è pregnata di Male. Il veggente deve dare una spiegazione e la sua spiegazione è relativa al condizionamento educazionale che ha subito. "Quanto è brutta quella Parola!" afferma il veggente e cerca, all'interno della sua cultura, le belle parole. Le parole che gli danno gioia. Poi soppesa. Soppesa le parole che gli danno gioia e le separa dalle parole che lo rattristano e chiama "Il male si ha quando si dice qualche cosa di sgradevole: questo è il male."

Per comprendere la "parola" come divinità è necessario intendere la "parola" non come mezzo, ma come soggetto. L'individuo che comunica è la comunicazione. La comunicazione è soggetto che manifesta l'individuo. Io sono ciò che faccio; ciò che faccio manifesta ciò che sono; io sono rappresentato nel mondo attraverso le mie azioni; TUTTO ME STESSO E' CIO' CHE METTE IN ATTO LE MIE AZIONI. Come Essere Umano posso mettere in atto nella mia testa un progetto, fare delle congetture, elaborare le tensioni che dentro di me si manifestano ecc. ecc. Tutto questo si manifesta NEL MONDO CHE IO SONO, ma il tutto è confinato in quel mondo. Poi, le mie gambe si mettono a correre! Io so perché le mie gambe corrono e mille spiegazioni sono presenti ne mio intento, ma il mondo vede solo DUE GAMBE CHE CORRONO! Io, per il mondo, sono le gambe che stanno correndo e il mondo descrive ciò che io sono per le gambe che corrono e per gli effetti che in quel mondo sono prodotti dal correre delle mie gambe. Tutte le mie congetture, i miei progetti, le mie tensioni si manifestano nel mondo mediante i fenomeni che io produco attraverso le mie gambe. Ed è esattamente il modo che noi, Esseri Umani, abbiamo di porci davanti agli Esseri Animali fino a non molto tempo fa': osserviamo i loro gesti e li abbiamo sempre considerati come azioni di riflesso e non come frutto di comunicazione, progetto, scopo e intenzione. E usiamo il termine azione di riflesso tanto più ci allontaniamo dalla nostra specie e consideriamo specie Animali o Vegetali molto diverse.

La parola è il soggetto, è l'individuo che si manifesta nel mondo sociale e, attraverso tale manifestazione, l'individuo affronta le contraddizioni della sua esistenza. Il soggetto è un dio che si manifesta mediante la PAROLA. La PAROLA è il DIO che manifesta sé stesso nei confronti del mondo!

A Roma Antica il giuramento era la parola sacra a Fides, a Giove e a Semo Sanco.

La parola combatte i "demoni", ma i "demoni" la colpiscono con il MALE!

La parola non è staccata dal divenuto della vita, ma è la sua rappresentazione come manifestazione nei confronti della vita della specie umana. Il divenuto evolutivo della specie umana si riversa nel mondo in cui è divenuta mediante la parola.

"Il male si ha quando si dice qualche cosa di sgradevole: questo è il male."

Il male si ha quando la parola non rappresenta più l'individuo che manifesta il proprio essere divino nel mondo mediante la parola, ma manifesta l'inganno!

Il male si ha quando viene stabilita la separazione fra la parola che manifesta l'individuo dalle pulsioni, tensioni, emozioni e intenti dell'individuo stesso. Quando l'individuo accetta questa separazione, la parola agisce sulle sue pulsioni, tensioni, emozioni e intenti costringendoli ad obbedire alla parola.

Questo è il MALE!

Lo sgradevole è rappresentato dall'individuo che manifesta nel mondo fenomeni senza realtà. Dove, lo scopo del fenomeno manifestato, è costringere mondo (quasi sempre e solo nella società degli Esseri Umani) a degli adattamenti rispetto a condizioni immaginate e non alle condizioni reali.

Il male è la parola sottomessa. Il male è la parola ossequiente che manifesta la paura dell'individuo a presentare al mondo le proprie tensioni e le proprie pulsioni. Il male è la parola che terrorizza, che costringe gli individui alla sottomissione.

La parola non può vincere i "demoni" perché i "demoni" possono gestire la parola affinché l'individuo non la possa usare per costruire sé stesso come un DIO!

3) Allora dissero all'odorato: "Canta per noi l'udgitha!". "Bene", rispose l'odorato e cantò per loro l'udgitha. Con il canto esso procurò agli Dei il piacere che che c'è nell'odorare; quanto nell'odorare c'è di buono, lo [procurò] a sé stesso. [i demoni] si resero conto che per mezzo di quel cantore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il male. Il male si ha quando si odora qualche cosa di sgradevole: questo è il male.

Il cantore della ragione è stato manomesso.

Può essere sconfitto.

La "parola", questo DIO che appartiene essenzialmente agli Esseri Umani e più in generale la capacità di comunicare all'interno della propria specie, può essere sconfitto dai "demoni". In altre parole, può essere usato per costruire inganno.

E così gli DEI cercano un DIO più antico al quale far cantare l'udgitha.

E chiamarono l'odorato.

L'odorato è più potente e più antico della parola.

Ciò che l'odorato percepisce è maggiormente legato alle emozioni e sia ciò che si trasmette, sia quanto da esso è percepito, va al di là della descrizione della parola. L'odorato è odore, ma è anche intuizione che si trasforma in odore. L'odorato è conoscenza del mondo, relazione col mondo. Con l'odorato si penetrano le emozioni del mondo, ma l'odorato può essere ingannato. L'odorato non unisce tutti gli Esseri della Natura. Se la parola separa la specie (e la cultura separa nazione da nazione) dalle altre specie della Natura, l'odorato unisce più specie, ma comunque non unisce tutti gli Esseri della Natura.

Così, come chi confida nella parola può essere annientato, così anche chi confida nell'odorato può essere sconfitto.

Che cosa si intende per male nell'olfatto? Non è tanto odorare qualche cosa di sgradevole, ma è trasformare in piacevole ciò che è sgradevole. Non riuscire a trasmettere alla ragione l'esatta relazione fra il soggetto che odora e gli odori percepiti in funzione del proprio intento. L'odorare è odorare sensazioni, emozioni, comunicare mediante odori: relazionarsi col mondo! Affrontare le contraddizioni della vita, dell'esistenza. Odorare come relazione e odorare come mezzo per affrontare le contraddizioni dell'esistenza.

4) Allora dissero alla vista: "Canta per noi l'udgitha!". "Bene", rispose la vista e cantò per loro l'udgitha. Con il canto essa procurò agli Dei il piacere che c'è nel vedere; quanto nel vedere c'è di buono, lo [procurò] a sé stessa. [i demoni] si resero conto che per mezzo di quel cantore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il male. Il male si ha quando si vede qualche cosa di sgradevole: questo è il male.

Vista e tatto sono la stessa cosa!

Coinvolgono le stesse aree del cervello ed entrambe, a modo loro, avvolgono l'oggetto che percepiscono.

La vista (in relazione al tatto) è un senso ancor più antico dell'olfatto e si lega al prossimo che è l'udito.

Come gli altri sensi, sia vista che tatto, sono sistemi con cui gli Esseri si relazionano col mondo che li circonda, costruiscono le loro strategie in base ai fenomeni percepiti.

Contraddizioni, condizioni, fenomeni si percepiscono mediante occhi e tatto e attraverso il giudizio che si costruisce mediante occhi e tatto si affrontano quelle condizioni e quelle contraddizioni. Il vedere e il palpare permettono di leggere la situazione, di comunicare quanto si vede.

Così quel cantore affronta le contraddizioni della vita.

Come per gli altri sensi, o altri cantori, la qualità del mondo è descritta e affrontata per come il senso la legge.

Ma anche questo senso non è in grado di leggere la totalità di quanto esiste. Così sia la vista che il tatto possono essere ingannati. Il male non si ha quando si vede qualche cosa di sgradevole, ma quando non si è attrezzati per affrontare qualche cosa che si vede e, perciò, quanto si vede è sgradevole.

E' sgradevole quanto si vede e non si è preparati ad affrontare come è sgradevole quando si è costretti ad affrontare qualche cosa che non si è visto!

Ed è qui che gli Esseri della Natura vengono attaccati col male: non è sgradevole quanto si vede, ma è sgradevole quanto ci avvolge (ci vede) senza che siamo in grado di vederlo. Cecità, illusioni, allucinazioni sono il male che porta gli Esseri Umani alla sconfitta. Gli occhi sono potenti, Anche l'intuizione che si trasferisce in immagini è potente, ma proprio perché è potente è anche carica di illusioni perché il fenomeno che si percepisce viene ammantato dai desideri dell'individuo affinché sia come egli vorrebbe che sia!

E questo è il male che attacca la vista e davanti al quale la vista soccombe.

5) Allora dissero all'udito: "Canta per noi l'udgitha!". "Bene", rispose l'udito e cantò per loro l'udgitha. Con il canto esso procurò agli Dei il piacere che c'è nell'udire; quanto nell'udire c'è di buono, lo [procurò] a sé stesso. [i demoni] si resero conto che per mezzo di quel cantore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il male. Il male si ha quando si ascolta qualche cosa di sgradevole: questo è il male.

L'udito è un senso ancora più antico del tatto: è la vibrazione del mondo che si trasmette in ogni oggetto.

E' udire ed è il sentire!

L'udire e il sentire superano le barriere fra le specie e superano le barriere poste fra gli Esseri della Natura.

Lo spazio siderale non lo si può vedere, non lo si può palpare, non lo si può odorare, ma lo si può sentire e ad esso si può comunicare col nostro sentire. Un sentire che altro non è che l'udire attraverso le nostre emozioni le emozioni del mondo. Ciò che si trasforma in sentimenti e in trasporto emotivo verso gli oggetti del mondo che quei sentimenti eccitano.

Un tramonto, uno spettacolo che si replica ogni giorno, da centinaia di milioni di anni, ma che viene sentito ogni volta come nuovo e diverso proprio perché la sua voce è puro sentire che si riversa nelle nostre emozioni. E così l'Essere Luna che ci segue ad ogni passo parla al nostro sentire profondo.

L'udito e il sentire cantano la loro canzone della vita. Cantano la loro battaglia per gli Esseri che percepiscono il mondo. Ma ogni Essere che percepisce il mondo è soggetto di inganno, è soggetto d'agguato per le voci che dal mondo giungono a lui.

Le voci, non sempre sono le "parole alate" di Afrodite o Demetra che trasferiscono le loro emozioni sugli oggetti del mondo, spesso sono parole dell'astuto che cerca il cibo per la sua vita. E spesso il cibo della sua vita siamo noi; il nostro divenuto che viene sacrificato per il suo divenire.

Ed è questo il male!

Il male è l'illusione; il male sono le emozioni tradite non da ciò che udiamo, ma dal desiderio di significare quanto udiamo.

6) Allora dissero alla mente: "Canta per noi l'udgitha!". "Bene", rispose la mente e cantò per loro l'udgitha. Con il canto essa procurò agli Dei il piacere che c'è nel pensare; quanto nel pensare c'è di buono, lo [procurò] a sé stessa. [i demoni] si resero conto che per mezzo di quel cantore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e lo colpirono con il male. Il male si ha quando si pensano cose sgradevoli: questo è il male.

La mente, in questo caso, è intesa come desiderio d'esistenza, volontà d'esistenza capace di produrre l'intelligenza e il progetto di esistenza e di espansione di un soggetto nel mondo in cui è divenuto.

Il termine pensare assume il significato di progettare, scegliere, decidere. E non è il pensato della ragione dal quale scaturisce la parola. Mente e corpo non sono separate, non si possono trattare come oggetti diversi, ma la mente è espressione del corpo, come la parola, l'udito, la vista ecc. ecc.

In questa unità la mente rappresenta la forza progettuale e l'intelligenza del corpo. Manifesta la volontà e la determinazione del corpo alla vita.

Ed è questo cantore che affronta il male.

Ma questo cantore non è onnipotente. La vita nei soggetti si esprime, li induce a dare l'assalto al cielo dell'infinito e molti soggetti in cui la vita si esprime diventano oggetti d'agguato di altri soggetti.

La volontà è potente; la forza della vita è travolgente. Ma lo è in ogni soggetto che entra in relazione.

Che cos'è il male?

Un progetto monco. Un progetto che ignori qualità e quantità del reale nel quale di dispiega. Ignoranza è la lacuna della mente; arroganza nei confronti del mondo è la manifestazione della sua incompletezza; l'umiltà e la discrezione davanti allo sconosciuto e all'inconoscibile è la forza che trascina l'individuo verso l'infinito.

Un cantore potente, ma vulnerabile è la pulsione di vita dentro gli Esseri.

6a) Così invero i demoni attaccarono con i mali le divinità (i sensi), le colpirono con i mali.

Questo è il senso del Terzo Brahmana: individuare i soggetti che trasformano gli Esseri della Natura in DEI. I soggetti che permettono agli Esseri della Natura il loro divenire nell'eternità.

Nello stesso tempo viene indicato come il divenire nell'eternità sia il prodotto dell'agire del soggetto nel mondo in cui vive. Gli DEI dell'Upanisad Brhadaranyaka sono i soggetti che portano gli Esseri verso il loro cammino di eternità. Quel cammino, percorrendo il quale, noi chiamiamo i soggetti DEI!

Il senso della vita degli Esseri della Natura sono le contraddizioni e le sfide che la vita stessa pone davanti a loro. La presenza dei demoni in questo testo sta ad indicare questo: nulla è gratis. Solo la nascita avviene perché le condizioni lo consentono. Tutto, poi, ti devi conquistare perché sei nato preda.

"Orsù! Superiamo i demoni cantando l'udgitha durante il sacrificio!" è il messaggio fondamentale di questa Upanisad, il messaggio più importante dei Veda.

Con quali armi combattiamo per superare i demoni che vorrebbero mettere fine al nostro cammino nell'infinito dei mutamenti? L'Upanisad Brhadaranyaka fa un elenco chiamandoli dei: la parola, l'odorato, la vista, l'udito e la mente. Questi dei hanno dei limiti. I loro limiti sono la VITA STESSA! La vita che è rappresentata dall'Intento della vita come si esprime nella quotidianità: il respiro.

7) Allora dissero al respiro che sta nella bocca: "Canta per noi l'udgitha!". "Bene", rispose il respiro e cantò per loro l'udgitha. [i demoni] si resero conto che per mezzo di quel cantore sarebbero stati vinti. Gli si gettarono contro e tentarono di colpirlo con il male. [Ma] come una zolla colpendo una roccia si dissolve, così dissolvendosi in ogni dove i demoni scomparvero. E così rimasero gli Dei; i demoni furono distrutti. Colui che questo sa, prospera seco stesso; ma il rivale che lo odia va in rovina.

Il respiro è la vita stessa. E' il venir in essere del soggetto. Gli dei, i sensi si esprimono all'interno della vita. Per la vita è irrilevante che un soggetto sia colpito, non prosegui nella propria sequenza dei mutamenti. Il respiro si esprime sempre in quanto è manifestazione del Padre che porta alla vita tutti i figli dell'Essere Natura.

I demoni scompaiono perché il "demone", come usato nell'Upanisad, altro non è che l'impedimento di espressione del dio stesso. Il dio è il senso, ma costui in sé non può esistere, solo chi mette in atto il corpo può essere attraversato dal dio, il senso, per trasformarsi e divenire nell'eternità.

Così il respiro, per gli antichi veda, diventa il fondamento della vita: perché tutti gli Esseri della Natura esistono attraverso il respiro. E il demone esiste solo nella misura in cui può negare al senso, il dio, di esprimersi attaccandolo con quanto di negativo il senso può percepire o può essere usato. Ma nel momento stesso in cui il respiro porta il corpo a vivere e il corpo esprime gli DEI i demoni non sono più in grado di attaccare gli DEI in quanto non sono in grado di impedire alla vita di esprimersi.

Marghera, maggio 2006

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

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30175 – Marghera Venezia

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e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il termine "paganesimo"

Troppo spesso il termine Paganesimo viene usato nel significato che gli danno i cristiani. Tutti i non cristiani sono "pagani" e questo è fonte di molta confuzione. I Wicca sono costruiti da Gardner sulle superstizioni cristiane alle quali Gardner attribuisce un "potere magico". Da qui l'uso dei tarocchi, dell'astrologia, delle rune, che secondo i wicca predicono un futuro determinato dalla volontà del loro dio o della loro dea. Proclamano i principi di un "Rede" che ha l'origine in un "padre" della chiesa cattolica (Agostino d'Ippona) e manifestano principi morali cristiani. La Religione Pagana non è più disposta a tollerare questo tipo di fraintendimenti.