Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù
Cod. ISBN 9788893322034
Vai all'ideologia del sottomettere nel Vangelo di Giovanni
Quali erano le relazioni che Gesù ha costruito nella società in cui viveva?
Nella descrizione della Gerusalemme fatta da Giovanni, al di là che sia vera o non sia vera, noi assistiamo ad una certa libertà religiosa. Nella Gerusalemme reale, con la presenza dei Greci, sappiamo che a Gerusalemme c'erano templi dedicati a Dioniso e altre divinità greco-romane e sappiamo che Gaza era un centro fiorente di cultura religiosa diversa da quella ebrea.
Gesù stava girando per Gerusalemme e tutta la Palestina affermando di essere il figlio del dio padrone degli ebrei e veniva lasciato parlare indisturbato nonostante che ciò costituisse bestemmia e offesa grave ai cittadini di Gerusalemme. Gesù pretendeva di essere il loro padrone, dio padrone in terra, e questi gli consentivano di farneticare e ingiuriarli senza reagire.
Giovanni è consapevole che le affermazioni di Gesù erano gratuitamente ingiuriose e offensive. Farsi riconoscere come il figlio del dio padrone, significava la volontà di Gesù di stuprare l'intera società giudaica per sottometterla ai suoi capricci.
Scrive Giovanni nel suo vangelo:
1) Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre ed io pure opero". Per questo i Giudei cercavano più che mai di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo padre, facendosi uguale a Dio.
2) Gesù allora disse loro: "In verità, in verità vi assicuro: il Figlio non può far nulla da sé, se non ciò che ha veduto fare dal Padre; perché tutte le cose che fa lui, le fa allo stesso modo anche il Figlio. Il Padre, infatti, ama il Figlio e gli manifesta tutto quello che fa; e gli mostrerà opere maggiori di queste, affinché voi ne restiate meravigliati. Come, infatti, il Padre risuscita i morti e li fa vivere, così pure il Figlio fa vivere quelli che vuole. Inoltre il Padre non giudica nessuno; ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna, non va in giudizio ma passa da morte a vita.
3) "In verità, in verità vi dico: viene l'ora, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e chi l'ascolta vivrà. Perché, come il Padre ha in sé la vita, così pure ha dato al Figlio di aver la vita in sé stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, perché viene l'ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce, e quelli che hanno operato il bene ne usciranno per la resurrezione della vita; quelli, invece, che fecero il male, per la resurrezione della condanna.
4) "Io non posso fare nulla da me stesso. Giudico secondo quello che ascolto, e il mio giudizio è giusto, perché non cerco il volere mio, ma il volere di colui che mi ha mandato. Se io rendo testimonianza a me stesso la mia testimonianza non vale. Vi è un altro che testifica per me, e so che vale la testimonianza che mi rende. Voi avete mandato ad interrogare Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Non è che io abbisogni della testimonianza di un uomo; se vi dico questo, è per il vostro bene. Egli era la lampada che arde e illumina, ma voi avete voluto per poco godere della sua luce. Or, io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni: quelle opere che il Padre mi ha dato da compiere e che io faccio, esse attestano per me che il Padre mi ha mandato. E il Padre stesso che mi ha mandato rende testimonianza a mio favore. Voi non avete mai udito la sua voce, non avete mai visto il suo volto e la sua parola non dimora in voi, perché voi non credete in colui che vi ha mandato. Voi scrutate le scritture perché credete di avere per esse la vita eterna: sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Eppure non volete venire a me, per avere la vita.
5) "Io non ricevo la gloria degli uomini. D'altra parte, io vi conosco e so che in voi non c'è l'amore di Dio. Io sono venuto in nome del Padre mio e non mi riceverete; se un altro verrà in proprio nome, lo riceverete. Come potete avere la fede voi che ricevete la gloria gli uni dagli altri e non ricercate la gloria che viene solo da Dio? Non pensate che sia io ad accusarvi davanti al Padre: vi accuserà quel Mosè stesso in cui sperate. Se infatti credeste a Mosè, credereste pure in me, poiché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole?".
Vangelo di Giovanni 5, 17 - 47
Giovanni apre questo capitolo premettendo che Gesù si considerava alla pari, uguale, al dio padrone degli ebrei. Gesù non esprime un principio di uguaglianza, ma un principio del potere di dominio sulle cose e sulla società mediante la quale costringere gli uomini all'obbedienza e alla sottomissione.
Giovanni mette in rilievo l'aspetto per il quale egli ritiene che i Giudei ritengono Gesù un bestemmiatore. Giovanni dice che i Giudei vogliono ucciderlo perché egli chiama il dio padrone dei Giudei suo padre e si ritiene uguale a lui. Questo è accettabile dal punto di vista della cultura giudaica, è irrilevante rispetto a quanto la storia ha manifestato. Nel corso della storia molti matti e molti criminali hanno commesso devastazioni sociali ritenendosi inviati del dio padrone e come Gesù uguali al dio padrone nel devastare le società. Nella tradizione ebraica i privilegi nascono dall'essere dei profeti che manifestano la parola del dio padrone e, manifestando la parola del dio padrone, devastano e creano problemi all'intera società.
Celso racconta come fosse normale a Gerusalemme trovare profeti ad ogni angolo di strada che dicevano di essere inviati del dio per annunciare questa o quella catastrofe.
Ciò che ci interessa nella formazione dell'orrore cristiano è il concetto di "operare". Su questo aspetto deve essere concentrata l'attenzione. Il dio padrone opera e anch'io, dice Gesù, opero. Non dice opero uguale al dio padrone, ma metto in essere delle azioni come le mette in essere il dio padrone di cui io sono suo figlio. Inoltre, è da fare attenzione al passo che seguirà. Egli non dice io sono figlio di dio in quanto tutti gli uomini sono figli di dio, ma dice: "io opero uguale a mio padre". Gesù opera una netta separazione fra sé, in quanto figlio di dio, e gli altri uomini che si devono sottomettere a lui in quanto figlio di dio e che, ovviamente, per Giovanni, non sono figli del dio padrone.
Giovanni rileva il motivo per il quale i Giudei volevano ucciderlo evitando di parlare di cosa lui sta offrendo per distruggere l'umanità.
"Io opero!"
Quali sono le opere di cui ci parla Giovanni? Sono quelle che lui definisce "eventi prodigiosi" o miracoli fatti dal Gesù che descrive. Queste opere non sono fatte da Gesù in quanto egli è in grado di farle, ma sono fatte da Gesù in quanto figlio del dio padrone e per concessione del dio padrone di cui è figlio.
Giovanni nel suo vangelo ci elenca le opere:
1) Guarigione di un bambino;
2) Guarigione di un paralitico;
3) Moltiplicazione dei pani;
4) Cammina sulle acque;
5) Guarigione del cieco nato;
6) Resurrezione di Lazzaro;
Queste sono le opere che compie Gesù, elencate da Giovanni e degne di essere descritte con una certa estensione. Giovanni non è in grado di gestire propagandisticamente i miracoli a palate come descritti in Marco e Matteo; troppo diversa è la situazione che sta affrontando e troppo diversi sono i fini che si propone. Non esistono altre opere, descritte da Giovanni, che siano utili ad identificare le "opere che rendono testimonianza".
Pensate, dice Giovanni, egli fa opere tanto meritorie e questi vogliono ucciderlo perché pensano che lui dica una bestemmia asserendo di essere il figlio del dio padrone. Non vedono le sue opere e non riconoscono nelle sue opere l'operare del dio padrone che necessariamente, come lui afferma, deve essere suo padre.
Qual è la descrizione dell'operare del dio suo padre che ne davano i Giudei? Ha creato dal nulla il mondo. Ha ordinato i cieli e ha creato ogni Essere. Quanto esiste è opera sua. Ogni trasformazione, nel bene e nel male, è opera sua. Il diluvio universale è opera sua. La distruzione di Sodoma e Gomorra è opera sua. L'operare del dio suo padre è infinitamente vasto. Gesù non afferma di operare come dio suo padre, ma di operare e, in quell'operare, si differenzia dagli altri Esseri Umani che non vogliono intendere come lui sia figlio del dio padrone dell'universo, padrone egli stesso.
Ebbene, se noi ci leggiamo le metamorfosi di Apuleio scritte nello stesso periodo del vangelo di Giovanni, abbiamo descritti più o meno gli stessi prodigi. Se noi leggiamo l'attività di Apollonio di Tiana, più o meno della stessa epoca, leggiamo prodigi infinitamente più vasti. Se ci leggiamo lo stesso Giovanni nell'episodio della Guarigione di un paralitico apprendiamo come le guarigioni, in quella situazione, erano frequenti. Bastava immergersi nell'acqua quando questa si agitava. Il primo che arrivava guariva. Anche se Giovanni, o chi per esso, afferma che un angelo agitava l'acqua, appare evidente che Giovanni non se la sente di isolare l'episodio da un contesto che lo renda plausibile e accettabile da parte del lettore.
Quanto viene descritto nella miracolistica e nelle opere più in generale ha il significato di portare il lettore a dire: che idioti questi Giudei, non vedono nelle sue opere l'opera del loro dio padrone. Se è vero che per la sua attività di trasformazione Esculapio, che ha aiutato nella guarigione migliaia di persone, è stato riconosciuto come un dio (applicava praticamente il fattore di crescita presente nella saliva della Vipera di Esculapio per favorire il rimarginarsi delle ferite), è altrettanto vero che Empedocle fece un numero ben maggiore di guarigioni di quante ne abbia fatte Gesù, fece resuscitare un donna morta da trenta giorni e fermò i venti, eppure non affermò mai di essere figlio del dio padrone. In compenso operava!
Non si può mettere l'accento su quanto Giovanni riteneva che avessero fatto i Giudei davanti a quelle affermazioni, ma sulle opere che secondo Giovanni testimoniano che Gesù è figlio del dio padrone.
Gli atti che compie Gesù erano atti di racconti consuetudinari. Ad esempio, Augusto affermò di essere stato miracolato da Giove Tonante, al quale eresse un tempio, perché in Spagna un fulmine colpì un portatore della sua lettiga (o qualche cosa di simile) lasciandolo illeso.
Qui non stiamo parlando di un mago, di un Augure, o di un profeta qualunque, stiamo parlando di un individuo che Giovanni spaccia per figlio del dio assoluto dell'universo e che millanta di operare come opera il dio assoluto dell'universo. Ci si deve chiedere: attorno alla pozza dove aveva guarito il paralitico, quanti storpi o bisognosi di intervento c'erano? Non poteva agire con tutti anziché con uno solo? Ancora, come figlio del dio padrone, anch'egli padrone, non avrebbe potuto benissimo togliere la malattia che storpia dall'umanità? Perché sente il bisogno di ricattare il suo beneficato intimandogli di non peccare più?
Evidentemente Giovanni deve nascondere la miseria di quanto descrive. Deve nascondere la miseria delle opere compiute e deve giustificare le opere non compiute: gli uomini hanno deformazioni perché loro o i loro genitori hanno peccato. Quante porcherie e quante umiliazioni arrecherà questo all'umanità: fino ai giorni nostri! Recentemente quest'affermazione è stata fatta dal capo dell'Opus Dei, la potente organizzazione ecclesiastica direttamente legata a Wojtyla. Questo tipo di affermazioni ha costruito la dannazione di milioni di persone per secoli. La vigliaccheria di Giovanni, con la quale nasconde la miseria della sua descrizione, ha trasformato in un incubo la vita di milioni di persone.
Se le opere sono inesistenti e ingiustificabili: perché Giovanni le premette? Perché premettendole occulta la miseria della sua retorica e dei giri di parole che sono le sole cose che Giovanni può presentare!
Abbiamo detto che nella prima frase l'operare è uguale nel padre e nel figlio, non i risultati e i fini dell'operare. Nella seconda parte questo viene smentito. Perché? Perché nella prima parte si voleva, con una affermazione, costruire l'accettazione, da parte del lettore, dell'uguaglianza nell'operare senza superare quella soglia di adesione psicologica oltre la quale il lettore avrebbe mandato Giovanni a quel paese; nella seconda parte l'affermazione può essere fatta con tutta tranquillità in quanto Giovanni presume che a quel punto il lettore è coinvolto e rinchiuso in una gabbia emozionale. La retorica vuota ha un solo scopo: costruire l'Inganno! L'Inganno si manifesta attraverso l'imposizione di una verità alla quale l'interlocutore deve arrendersi perché privo di strumenti per contrastarla.
Ecco allora l'ossessivo: "In verità, in verità vi assicuro o vi dico!"
Questa ossessione retorica, usata da Giovanni dice: "Io sto mentendo, ma voi dovete credermi come se quanto dico è una verità! Potete provare che io sto mentendo? Siete voi come me figli del dio padrone?"
L'imposizione ha lo scopo di rendere l'affermazione al di sopra di ogni giudizio, al di sopra di ogni oggettività, al di sopra di ogni Essere Umano. La preposizione è articolata allo scopo di impedire all'interlocutore di dire: "Tu non sei figlio del dio padrone, ma pretendi semplicemente che noi ci mettiamo in ginocchio!".
Teniamo presente che quanto sta scrivendo Giovanni è un'operazione politica il cui scopo è sottomettere quelli che stanno abbandonando il cristianesimo e che affermano: "Gesù ha mentito affermando di essere il figlio del dio padrone: non è arrivata la fine del mondo; non è venuto in potenza sulle nuvole e dunque: ci ha mentito!"
Nella seconda affermazione il Gesù di Giovanni afferma che il figlio non è una persona autonoma, ma è dipendente dal padre. Il figlio vive ad imitazione del padre. Senza l'imitazione del padre il figlio è un povero mentecatto, non è in grado di imparare da nessuno, non è in grado di risolvere le contraddizioni, non è in grado di costruire la propria indipendenza. La dipendenza che descrive Gesù è la dipendenza del padre dal figlio. La sua necessità di mostrargli anche opere maggiori affinché egli possa operare. Il figlio costringe il padre ad operare nei suoi confronti!
Perché il padre mostra al figlio anche opere maggiori? A quale scopo? Allo scopo di migliorare le condizioni di vita dell'umanità? No! "Affinché voi restiate meravigliati!". Tutta l'azione di trasferimento di potere dal padre al figlio non ha lo scopo di provvedere all'umanità, non ha lo scopo di sviluppare, costruire, migliorare, ma ha il solo scopo di costruire meraviglia fra i presenti. Voi sarete meravigliati. Quando sarete meravigliati riconoscerete il mio potere. Quando riconoscerete il mio potere vi sottometterete. Questo è lo scopo per il quale il padre mostra le opere al figlio.
Quali sono le opere maggiori che il padre dimostra al figlio? Il resuscitare i morti! Per Giovanni non esiste una vita dopo la morte del corpo fisico. Quelle sono cose da gnostici, i nemici che accolgono i cristiani che se ne vanno. Per Giovanni esiste soltanto la vita fisica. Nella vita fisica c'è esistenza. Se non c'è esistenza della vita fisica c'è la morte come fine di tutto. Come il padre resuscita anche il figlio resuscita i morti.
Quanti morti ha resuscitato Gesù? Soltanto Giovanni ci racconta la resurrezione di Lazzaro. Tre evangelisti, ben più antichi di lui, non ne parlano. Un evento così prodigioso è da loro taciuto. Un tale Quadrato scriveva all'imperatore Adriano delle lettere in cui si affermava che individui resuscitati da Gesù erano ancora in vita in Palestina e invitava l'imperatore ad aderire al cristianesimo. Quadrato mentiva! Esattamente come il racconto di Lazzaro ha solo finalità politiche per Giovanni che, mancando di una concezione oltre la morte del corpo fisico, vende la speranza di ritornare nel corpo fisico.
Una volta impostata in questo modo la frase di Gesù che vorrebbe dimostrare il suo essere figlio del dio padrone invitando gli astanti ad accettare questo come un fatto di verità, subentra la minaccia.
"Il padre non giudica nessuno!"
Dopo aver costruito l'uguaglianza nell'operare prima e giungere ad una uguaglianza nelle opere poi, sia in essere che nel divenire, è giunto per Gesù il momento di prendere il posto del padre. Il padre si sottrae. Il padre rinuncia al proprio ruolo delegando lui. Gesù non è posto davanti all'universo, ma davanti a delle persone con cui sta parlando e alle quali ha promesso di far loro vedere delle opere al solo fine di meravigliarle. Qui non siamo davanti ad un Saturno che meraviglia insegnando l'agricoltura migliorando le condizioni di vita delle persone e costruendo il benessere. Qui siamo alla meraviglia fine a sé stessa il cui fine è la sottomissione. Se poi gli astanti non si sottomettono, il ruolo che Gesù si è conferito è quello di giudicare al posto del loro dio. Se non si sottomettono saranno condannati. Tutti gli astanti devono onorarlo; tutti gli astanti devono sottomettersi. Per questo motivo il padre ha delegato lui ad emettere giudizi. Non è solo il padre che ha delegato Gesù ad emettere giudizi, ma per conseguenza Gesù ha delegato Giovanni ad emettere giudizi e, ne consegue che la chiesa cristiana è delegata ad emettere giudizi per mandato del dio padrone. Il padre non giudica più, ora giudica la chiesa cristiana cattolica per ottenere sottomissione e obbedienza; per essere onorata e temuta. Chi non onora la chiesa cattolica non onora il padre che l'ha istituita attraverso suo figlio. Per conseguenza, ogni giudizio è demandato alla chiesa cattolica affinché sottometta e stupri gli Esseri Umani come storicamente ha fatto!
Il ricatto di Gesù nei confronti degli astanti è terribile e infame allo stesso tempo: io giudico affinché voi mi onorate! Il giudizio non è scevro dalla condanna. La condanna segue il giudizio che è preceduto, a sua volta, dalla minaccia.
Si può dire che Gesù minaccia e ricatta gli astanti affinché terrorizzati lo onorino! Gesù di Nazareth: l'Infamia umana!
Soltanto obbedendo a me, dice Giovanni, onorate colui di cui parlo che è figlio del dio padrone. Soltanto onorando la chiesa cristiana voi onorate il dio padrone di cui la chiesa cristiana è tenutaria. Solo chi ascolta quanto la chiesa cristiana impone con il terrore e la violenza può avere la vita eterna. Chi si sottomette come bestiame a me passa da morte a vita, dice Gesù, dice Giovanni, dice la chiesa cristiana in ogni epoca. Per sottolineare questo principio la chiesa cristiana mette in essere stragi e genocidi: i delitti contro l'umanità non cadono mai in prescrizione!
Si è detto che le opere sono solo uno specchietto per gli sciocchi dietro il quale mascherare la vera operazione politica messa in essere da Giovanni. Dapprima costruisce una continuità fra padre e figlio; dopo costruisce l'unità fra padre e figlio; dopo fa sparire il padre per esaltare l'azione terrorista del figlio; infine sovrappone egli stesso e la chiesa cattolica, che ne seguirà, all'azione del figlio quale ente giudicante.
Cosa prova che quanto descrive Giovanni è il figlio del dio padrone? Una retorica vuota e il terrore con cui minaccia quanti ascoltano. "Io" dice Giovanni: "Vi posso far male non poco, vi posso torturare per l'eternità negandovi la vita eterna!" Per chi semina terrore, come le chiese cristiane, la cattolica in particolare, c'è un sorriso di compiacimento nell'esercizio di questo potere e nel rinnovare questa minaccia. Questo però è una vigliaccata, perché il compiacimento può essere fatto soltanto nei confronti di chi non si può difendere, nei confronti di chi è disperato. Gli altri, a questa minaccia, rispondono col disprezzo. Contro costoro la chiesa cattolica si armerà dei ferri roventi per rinnovare la minaccia del suo pazzo profeta. Per questo motivo il suo profeta va indicato come: l'Infamia Umana!
Anche al terzo punto l'annuncio della menzogna e dell'inganno attraverso il quale viene imposta sottomissione viene introdotto con la declamazione: "Io dico la verità! Credete e sottomettetevi alla verità che dico perché io dico proprio la verità!" Questa ossessione nell'ostentare il termine "verità" è manifestazione dell'inganno col quale si maschera la sostanza del discorso. Qual è la sostanza del discorso? Questa è l'ora in cui i morti udranno la voce del figlio del dio padrone! E' menzogna. Dopo circa duemila anni non ci sono dubbi anche se qualcuno, di tanto in tanto, rinnova il terrore. A cosa serve questa menzogna? A terrorizzare gli astanti! O, se preferiamo, serve a Giovanni per rinnovare la minaccia della fine dei tempi e della necessità della sottomissione per non morire.
Anche in questo paragrafo assistiamo al gioco del travaso del possessore. Secondo Giovanni, nessuno mette in discussione che colui che chiama padre abbia in sé la vita; secondo lui, non è forse il creatore del mondo e pertanto padrone dello stesso? Ne consegue che Giovanni stesso, che scrive le sue gesta e le sue parole, ha il potere di giudicare in suo nome e, per continuità, la chiesa cristiana si arroga il diritto di giudicare. Secondo questo travaso la chiesa cristiana ha in sé la vita. Per questo motivo si può arrogare il diritto di distruggere la vita stessa. Il dio padrone, di cui parla Giovanni non è forse lo stesso che sterminò i primogeniti egiziani per riavere il proprio bestiame umano? Non è quello che ha distrutto la vita? Per questo motivo le chiese cristiane distruggono la vita; perché esse sole devono essere la vita e non deve esistere nulla fuori di esse.
Non vi meravigliate di questo! Questo è quanto duemila anni di storia dimostrano! Ciò che dimostrano duemila anni di storia è che gli astanti, di cui scrive Giovanni, avrebbero dovuto sputare in faccia a chi sparava queste menzogne in quanto con queste menzogne si preparava la distruzione dell'umanità e dei suoi tentativi di dare l'assalto al cielo della conoscenza e della consapevolezza.
Che cos'è il "Figlio dell'Uomo"? E' una dicitura delle religioni misteriche e sta a significare quanto l'uomo partorisce alla morte del corpo fisico. Il risultato della sua vita. Per Giovanni questo non esiste. Il figlio dell'uomo, per lui è il padrone degli uomini in quanto figlio del dio padrone. Giovanni non ignora che i cristiani se ne stanno andando dalle comunità in quanto hanno capito che il figlio dell'uomo è quanto cresce dentro di loro e non la promessa della risurrezione che viene propagandata da qualche pazzo. Col termine "figlio dell'uomo" Giovanni vuole risolvere i processi di ricerca del Sapere e della Conoscenza degli gnostici. "Tu vuoi lavorare affinché nasca il figlio dell'uomo, lo sviluppo del tuo corpo luminoso! Il figlio dell'uomo è il figlio del dio padrone al quale devi sottometterti e io ne sono il portavoce!"
Non c'è nessuna vita oltre la morte del corpo fisico per il seguace del pazzo di Nazareth; c'è solo l'attesa per la resurrezione nella carne. Questa è l'unica concezione del cristianesimo. L'attesa della risurrezione della carne è espressione della disperazione alla quale è portato il cristiano attraverso lo sviluppo della propria sottomissione.
Interessa che chi fece il bene risusciti alla vita? Chi decide fra il bene e il male? Il padrone o il suo figlio pazzo! Non esiste aspettativa di giudizio oggettivo, ma solo espressione di soggettività del dio padrone o del pazzo che si spaccia suo figlio. Nello stesso modo le chiese cristiane non vogliono rispondere a delle leggi oggettive, ma piuttosto alla loro soggettività come espressione del loro bisogno di sottomettere. Chi verranno condannati? Chi non si è sottomesso! Chi non ha distrutto sé stesso! Questa è la logica di Giovanni! La sottomissione al fine di distruggere il divenire umano è il suo intento!
Nel quarto paragrafo Giovanni si giustifica attraverso la descrizione della giustificazione del suo pazzo profeta. "Non pensate che io faccio queste cose da me stesso!". "Quello che io faccio è giusto perché non lo faccio per piacer mio, ma per far piacere a dio mio padre e vostro padrone!". Se io costruisco le basi per distruggere il divenire umano e per costruire l'oscurantismo non lo sto facendo perché mi diverto, dice Giovanni, ma perché questo è il volere del dio padrone! Io faccio il volere del dio padrone dice Gesù. Se non mi credete almeno credete alle testimonianze che vi porto. Io vi dico che sono il figlio del dio padrone, ma so che voi pensate che vi dica una stupidaggine. C'è un altro che testimonia che io sono il figlio del dio padrone, e io sono sicuro della sua testimonianza. Come? Non eri certo di essere ciò che eri in quanto eri? La testimonianza di un altro ti dà la certezza di quanto dici di essere? Esculapio ed Empedocle trassero il Potere di Essere da sé stessi, le loro capacità o le leg gende che parlano di loro testimoniavano; raggiunsero un tale grado di perfezione da essere riconosciuti come eccezionali: Dèi. "Non lo faccio per me!" dice Gesù: "Lo faccio per il vostro bene!". Faccio in modo che voi crediate; che voi vi sottomettiate perché il sottomettervi è il vostro bene.
Cosa testimonia per lui di essere il figlio del dio padrone e, dunque, padrone egli stesso? Giovanni; quel Giovanni Battista al cui battesimo si attesta l'esistenza di un dio padrone più che la figliolanza del dio padrone. Le opere, nella loro miseria descritta da Giovanni, che nell'epoca in cui sono state descritte erano più storie inverificabili e comunque inferiori a quanto si raccontava per ben altri guaritori. Infine, gli rende testimonianza il dio padrone che lo ha mandato e di cui gli astanti non hanno mai visto il suo volto e né la sua parola. Ma perché non hanno mai visto il volto, né la parola dimora negli astanti? Perché non si sono sottomessi al figlio del dio padrone accettando il figlio del dio padrone, né si sono abbandonati al figlio del dio padrone. In altre parole non hanno accettato di diventare gregge del figlio del dio padrone, padrone egli stesso.
Anche alla fine di questo racconto del vangelo di Giovanni si rinnova la minaccia. "E' inutile che voi scrutiate le sacre scritture per avere la vita eterna. Sono proprio le scritture che mi rendono testimonianza!" L'unico modo per avere la vita eterna è quello di mettervi in ginocchio davanti a me. Solo sottomettendovi davanti a me avrete la vita eterna. Soltanto distruggendo la vostra vita mettendovi in ginocchio davanti alle chiese cristiane potrete avere la vita eterna.
Il desiderio di possedere gli Esseri Umani in Giovanni è così grande da essere privo di qualsiasi pudore morale. Il bisogno di distruggere la vita è enorme. E' enorme il disprezzo per gli Esseri Umani.
Dopo averli minacciati il Gesù di Giovanni riversa sugli Esseri Umani il suo odio e il suo disprezzo.
Dice la volpe, dopo aver tentato in tutti i modi di prendere l'uva: "Tanto quell'uva è acerba!". Lo stesso comportamento è tenuto dal Gesù di Giovanni.: "Tanto io non ricevo la gloria degli uomini!" "Io vi conosco; siete acerbi!" "In voi non c'è l'amore di dio!".
E' il disprezzo dell'impotente. E' il disprezzo che Giovanni riversa sugli Esseri Umani che scoperta la menzogna cristiana della resurrezione e della fine dei tempi se ne stanno andando cercando altre strade. "Io vi conosco e so che in voi non c'è l'amore di dio!" Questo significa che in voi non c'è abbastanza sottomissione; non c'è abbastanza autodistruzione.
Giovanni afferma che nessuno crede in lui quando descrive le gesta del figlio del dio padrone. Se qualcuno agisse traendo da sé la forza del proprio agire o delle proprie affermazioni sarebbe creduto. Che c'è da meravigliarsi? Se io faccio un'affermazione sulle cose, sono io che mi assumo la responsabilità. Sono io che agisco in base ai miei impulsi, al mio pensiero, alla mia intuizione. Io sono responsabile davanti agli astanti per me stesso. Se una persona si nasconde dietro all'autorità è lecito chiedersi qual è il suo vero scopo. E' un brillare non della sua luce, ma della luce dell'autorità. Quante infamie possono essere commesse nascondendosi dietro ad un'autorità? Chi le commette rigetta la colpa: egli ha obbedito a degli ordini, a delle direttive. Egli non è responsabile delle sue scelte, la responsabilità è dell'autorità che lo ha mandato.
Quanta infamia c'è nel nascondere il progetto di distruzione dell'umanità perché lo ha ordinato un impotente e inventato dio padrone al cui ordine si chiede sottomissione! Le azioni degli uomini possono essere riconosciute dagli uomini. E' la certezza nelle proprie azioni che deve scaturire da sé stessi. Ed è questa certezza che Giovanni vuole strappare. La certezza da cui tu attingi per sviluppare l'azione che ti rende gloria devi distruggerla sostituendola con la fede; con la sottomissione. Solo la sottomissione decide la tua gloria in quanto il padrone ti glorifica perché ti sei sottomesso: ti sei distrutto!
Per concludere, questo campione di divinità che è il pazzo di Nazareth non ha nemmeno il coraggio del proprio giudizio. Lui ha detto che giudica, non che accusa! Quello lo fa' Mosè. Accusare e giudicare è la stessa cosa. Chi accusa ha già emesso un giudizio. Egli accusa perché ha giudicato. L'accusa altro non è che il risultato di un giudizio. Quando un Pubblico Ministero accusa un imputato chiedendo il giudizio di condanna o di assoluzione egli ha già emesso un giudizio personale e chiede conferma di questo al tribunale. Che il figlio del dio padrone che deve giudicare abbia bisogno di un accusatore è semplicemente ridicolo. In Giovanni c'è il bisogno di rendere disperati gli Esseri Umani, storpi e ciechi, affinché accorrano a supplicare il loro Gesù padrone che opera come il padre. Ecco, accusa anche i Giudei. Li accusa e li condanna. Ecco, anche il figlio del dio padrone dice che Mosè stesso li condanna. Quale intimidazione! Un'intimidazione che non è rivolta tanto ai Giudei, di cui Giovanni sta parlando, ma a popolazioni diverse dei Giudei. Anche quello che voi considerate nel vostro popolo un uomo giusto potrebbe condannarvi se voi non vi sottomettete.
L'ultima frase del pezzo del vangelo di Giovanni che ho preso in considerazione è un non senso! Dal momento che voi non credete nel dio padrone o negli scritti che parlano del dio padrone e del padrone suo figlio fatti da Mosè, come potete credere in me? Dal momento che non crediamo in te cosa ti importa in cosa crediamo? Anche in questo caso il soggetto non sono i Giudei, ma popolazioni diverse che devono essere stupite dal fatto che i Giudei, pur avendo avuto un Mosè che parlava di lui, non credono in lui.
L'inganno spaziale è una specialità di Giovanni. Io parlo degli idioti di Gerusalemme, ma mi faccio intendere da chi voglio sottomettere ad Efeso o ad Antiochia. Dovete credere alle mie parole per credere a tutto il resto. Dovete sottomettervi alla parola di Gesù, figlio del dio padrone e padrone egli stesso, perché solo in questo modo potete sottomettervi a me e la chiesa cristiana può continuare a sottomettere e distruggere il divenire dei vostri figli!
Questo è il tipo di relazione che Gesù intratteneva, secondo Giovanni, con i Giudei.
Questo è il tipo di relazione che Giovanni impone alla chiesa cattolica di intrattenere con chi non si mette in ginocchio davanti a lei e non la riconosce come padrona degli uomini.
Marghera, 23 luglio 2001Che l'inganno e la menzogna sia il fine dell'insegnamento del Vangelo di Giovanni, non c'è dubbio. Ciò che dobbiamo chiarire è chi ha il diritto di mentire e chi ha il dovere di credere e accettare la menzogna come verità.
Nel testo che abbiamo letto c'è un soggetto, Gesù di Nazareth, che usa un inganno retorico nei confronti delle persone che lo ascoltano. Le persone che lo ascoltano, non usano un inganno retorico. C'è chi parla e chi ascolta. Chi ascolta può solo porre delle domande, non confutare la risposta.
La rappresentazione di Gesù appare su un palcoscenico predisposto affinché egli possa trionfare nell'uso del proprio inganno retorico. In quella rappresentazione è "Gesù il padrone della scena". Gesù è il padrone!
Chi usa l'inganno retorico è il padrone; chi subisce l'inganno retorico è il "sottomesso", lo spettatore, il non protagonista della scena.
Un insegnamento dottrinale relativo all'"imitatio Christi" da trasmettere a tutti i propri fedeli: l'inganno, la truffa, il raggiro attraverso il quale sottomettere alla fede gli Esseri Umani.
Che la dottrina cristiana faccia della menzogna nei confronti di chi non si può difendere un "imitatio Christi" è confermato in chiaro da Paolo di Tarso.
Paolo di Tarso giustifica il suo mentire a maggior gloria del suo dio:
"Ma si deve riconoscere che Dio è verace, mentre ogni uomo è menzognero, come sta scritto: "Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando vieni giudicato". Ma se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che dedurremo? Dio è forse ingiusto quando scatena la sua ira? (parlo della maniera umana). No, certo: altrimenti come potrebbe Dio giudicare il mondo? E se a causa della mia menzogna, la veracità di Dio rifulge maggiormente a gloria sua, perché io dovrei ancora essere giudicato un peccatore? Meglio, perché non dovremmo metterci a fare il male, perché ne venga il bene? Così alcuni ci accusano di affermare. La condanna di costoro è giusta."
Paolo di Tarso, Lettera ai Romani, 3, 4-8.
A Paolo di Tarso si potrebbe rispondere: "Il dio di Paolo di Tarso è un delinquente che Paolo di Tarso usa per giustificare la sua attività criminale!"
Gesù di Nazareth invita chi non si può difendere nei suoi confronti a mettersi "in ginocchio davanti a lui", così Paolo di Tarso fa lo stesso.
Dice, infatti, Paolo di Tarso:
"Mortificate, dunque, le vostre membra terrestri: fornicazioni, impudicizie, passioni, desideri malvagi, come pure la cupidigia, che è una idolatria, cose che attirano l'ira di Dio sui ribelli, e nelle quali un tempo avete camminato anche voi, quando vivevate in tali vizi. Ma ora rinunziate anche voi a tutto questo: ira, sdegno, malignità, calunnia, turpiloquio non si odano sulla vostra bocca. Non vi mentite più a vicenda, perché vi siete spogliati dell'uomo vecchio e delle sue azioni e vi siete rivestiti dell'uomo nuovo, che si va rinnovando in ordine alla conoscenza, conformandosi all'immagine di colui che lo creò."
Paolo di Tarso, Lettera ai Colossesi 3, 5-10
Conformatevi a dio e mentite agli altri: siete degli uomini nuovi!
Gli altri vanno ingannati affinché si sottomettano a propria volta.
Ed è in questo che Paolo di Tarso pratica la sua "imitatio Christi". Rivendica il suo diritto a mentire, ingannare, truffare, perché lui è "il più furbo" esattamente come Gesù nel pezzo di Giovanni che si è commentato.
Dice Paolo di Tarso, il san Paolo dei cristiani:
"E sia pure: io non vi sono stato d'aggravio: ma da furbo qual sono, v'ho presi con l'inganno."
Paolo di Tarso, lettera ai Corinti 12, 16
Hai spacciato un dio assassino ad imitazione del quale l'intera umanità è stata sistematicamente macellata affinché si sottomettesse a quel dio assassino. Sei stato furbo?
Ed ora, proviamo a rileggere quanto scrive nel suo Vangelo Giovanni. Proviamo a leggerlo con gli occhi di chi è stato ingannato e non con gli occhi di chi si ritiene furbo nell'ingannare gli Esseri Umani:
4) "Io non posso fare nulla da me stesso. Giudico secondo quello che ascolto, e il mio giudizio è giusto, perché non cerco il volere mio, ma il volere di colui che mi ha mandato. Se io rendo testimonianza a me stesso la mia testimonianza non vale. Vi è un altro che testifica per me, e so che vale la testimonianza che mi rende. Voi avete mandato ad interrogare Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Non è che io abbisogni della testimonianza di un uomo; se vi dico questo, è per il vostro bene. Egli era la lampada che arde e illumina, ma voi avete voluto per poco godere della sua luce. Or, io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni: quelle opere che il Padre mi ha dato da compiere e che io faccio, esse attestano per me che il Padre mi ha mandato. E il Padre stesso che mi ha mandato rende testimonianza a mio favore. Voi non avete mai udito la sua voce, non avete mai visto il suo volto e la sua parola non dimora in voi, perché voi non credete in colui che vi ha mandato. Voi scrutate le scritture perché credete di avere per esse la vita eterna: sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Eppure non volete venire a me, per avere la vita."
Vangelo di Giovanni 5, 30-40
Testo aggiunto alla pagina il 29 marzo 2006
Modificato per la pubblicazione il 18 novembre 2015
NOTA: Le citazioni dei vangeli sono tratte dalla bibbia delle edizioni Paoline 1968
L'odio di Gesù, continua in questa pagina.
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Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
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