Sulla formazione della
percezione
e la selezione
dei fenomeni percepiti
Di Claudio Simeoni
Terza Parte
Cod. ISBN 9788891185822
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SELEZIONE SOGGETTIVA
DELLA PERCEZIONE
In
queste condizioni possiamo comprendere come avviene la capacità soggettiva di selezionare
la percezione del mondo.
La
necessità della nascita e della crescita stimola nell’individuo la sua
attenzione per quanto si muove nel mondo e a quanto, dal mondo arriva verso di
lui, oppone i suoi adattamenti.
Per
fare questo è necessario che l’individuo percepisca esattamente quanto si muove
nel mondo e quanto dal mondo proviene.
L’attenzione
feto si acuisce nella pancia della madre come risposta ad uno stato psichico di
insicurezza del feto. Il feto, pur di svilupparsi e vivere, è disposto a privare
la madre delle sostanze vitali. Nel contempo, manipola la struttura psichica
della madre in base ai propri bisogni.
La percezione del pericolo per la
propria sopravvivenza costringe il feto ad operare sul suo ambiente per
assicurarsi la sopravvivenza. Le contraddizioni che il feto vive nella pancia
della madre possono aiutare il feto a sviluppare la sua attenzione in varie
direzioni.
Il
feto mette attenzione ai segnali provenienti dalla madre ai quali deve
rispondere con degli adattamenti sia modificando sé stesso, sia, quando gli è
possibile, sollecitare le modificazioni della madre.
Ciò
che della percezione la scienza ha potuto sperimentare nell’individuo adulto,
si verifica anche nel feto mentre seleziona la propria capacità di percezione:
“La percezione ha un carattere selettivo perché il soggetto non
reagisce a tutti gli stimoli che lo colpiscono, ma, tramite l’attenzione ne
focalizza un certo numero ignorando quelli che lo distraggono. Così è possibile
prestare attenzione ad una conversazione estraendo dalle molte voci che ci
circondano. Ciò fa pensare che di tutti gli stimoli che investono i nostri
sensi, vengono selezionati solo quelli che i nostri processi mentali superiori
ci indicano come rilevanti ai fini dell’attività psicologica svolgentesi in
quel momento. La capacità di attenzione aumenta fino all’età adulta mentre
proporzionalmente diminuisce l’apprendimento accidentale, ossia la capacità di
trarre vantaggio dagli aspetti secondari del campo percettivo. Si constata
inoltre che i giovani vengono attratti da stimoli nuovi, complessi e inattesi,
mentre gli adulti sono attratti da configurazioni né troppo semplici né troppo
complesse.
Rientrano nella selezione percettiva il riflesso di orientamento che
è una risposta, accompagnata da reazioni fisiologiche, a ogni mutamento dello
stimolo ambientale, e l’effetto di centramento per cui lo stimolo meglio
percepito viene anche sopravvalutato con conseguente deformazione del campo
percettivo. Esistono inoltre fattori soggettivi che agiscono da selezionatori
della percezione. Tra questi ricordiamo:
a) i bisogni organici per cui, ad esempio, chi ha fame tenderà a
selezionare gli stimoli provenienti dal cibo; b) il rinforzo indotto da
ricompense o punizioni in ordine a ciò che è percepito; c) i valori che il
soggetto attribuisce agli oggetti, per cui una banconota attira l’attenzione
più che non un equivalente di pezzo di carta. Esperimenti effettuati dimostrano
che il valore individuale conferito all’oggetto influisce sulla velocità di
riconoscimento e sulla grandezza percepita.” Dal Dizionario di Psicologia di
Umberto Galimberti ed Rizzoli
Con
tanta più forza i segnali psoico-emotivi provenienti dalla madre si presentano
al feto e con tanta più volontà il feto mette in atto i suoi adattamenti. Adattamenti
che sono relativi sia ai fenomeni che percepisce, sia per come egli riesce ad
intendere tali fenomeni. I fenomeni che percepisce il feto sono fenomeni
essenzialmente di natura psico-emotiva e a quei fenomeni risponde con
adattamenti psico-emotivi.
Durante
la gestazione, la madre ha un doppio carico psico-emotivo; il suo e quello del
bambino. Dove, se da un lato il suo stato psico-emotivo influenza gli
adattamenti del feto, dall’altro lato gli stati psico-emotivi del bambino
costringono la madre a comportamenti che siano consoni ai suoi processi di
adattamento soggettivo.
dal
giornale Il Gazzettino si dice:
“La donna in gravidanza – spiega Soldera – si prende cura non solo di
due organismi, ma anche di due psiche. E sembra che la psicologia dell’embrione
influenzi la mamma. Già al terzo mese di gravidanza si riscontrano cambiamenti
emotivi ed esistenziali della donna, caratteristiche caratteriali che sono
state poi rilevate nel bambino una volta nato. Non erano quindi frutto del
momento, ma collegati alla sua personalità.”
Si
tratta dell’interazione del soggetto che cresce con il mondo in cui sta
crescendo e dei suoi meccanismi adattativi che spingono affinché il mondo, in cui
sta crescendo, soggettivi e risponda alle sue necessità di crescita.
In
questa fase il feto inizia a selezionare gli elementi percepiti sui quali
puntare la propria attenzione. Inizia in questa fase la SELEZIONE DI QUANTO
VALE LA PENA DI PERCEPIRE E DI COSA NON VALE LA PENA PERCEPIRE.
“Scoperta tutta Veneta: il feto ha vita psichica.
L’idea base di Righetti – che con Sara Sette, pedagogista e
specialista in profilassi osterica ha pubblicato il lavoro nel libro “Non c’è
due senza tre” (Bollati Boringhieri) – è che l’ambiente intra ed extrauterino
sia un ambiente di apprendimento “So che di fronte a queste affermazioni ci
potrebbero essere molte posizioni, come dire “politiche” ma, - spiega Righetti
– di questo non ci dobbiamo preoccupare.”
Roma – Lo stress può provocare “danni devastanti” al cervello del
nascituro mentre è ancora nel pancione, oltre che nei primi anni di vita. E’ il
dato allarmante che emerge dagli ultimi studi che lo psichiatra Martin Teicher,
della Harvard Medical Scool, ha presentato ieri a Roma in occasione del
Congresso internazionale del cervello umano. Le malattie mentali, ha sottolineato Teicher, “oggi
affliggono il 20% dei bambini e adolescenti, ma nel 2020 si stima colpiranno poco
più della metà dei giovanissimi”. Alla base di queste malattie ha spiegato lo
psichiatra, “c’è spesso lo stress, che si può verificare già in fase embrionale
con conseguenze disastrose per il cervello”.
Non
c’è il passaggio al nascituro della “semplice” ansia, ma ogni strategia
d’esistenza, che la madre mette in atto, si trasforma in un segnale emotivo che
si trasferisce al feto e il feto registra, da un lato l’importanza, l’urgenza e
l’investimento di energia che la madre mette in quell’atto e, dall’altro,
sincronizza i propri adattamenti psico-emotivi sollecitando la madre a
rispondere alle sue esigenze.
Questa
forma di relazione avviene mediante il meccanismo empatico: quella capacità
che, al momento della nascita, permette ai nuovi nati di presentarsi al mondo
con una forza dirompente di una genialità che stupisce. Il nuovo nato non
coglie la “ragione” che viene manifestata dai messaggi e dai segnali razionali
che giungono, ad esempio, dai genitori, ma il segnale emotivo che supporta quei
segnali razionali o quelle smorfie.
In
questo momento ci troviamo davanti al nuovo nato che per necessità fisiologiche
separa i fenomeni e seleziona la percezione di essi: il bambino appena nato non
coglie i movimenti della razionalità, ma il movimento emotivo che sottostà ai
segnali razionali che gli giungono da parte del mondo in cui vive.
La
percezione, in questo momento, viene selezionata PER FORZA (o per necessità)!
Il
fenomeno che giunge dal mondo al nuovo nato viene percepito dal nuovo nato
soltanto dalla sua parte emotiva. Il resto, del segnale, viene scartato.
Quando
si parla ad un bambino appena nato, le nostre parole e la nostra gestualità
sono portatrici di un flusso di emozioni che vengono recepite dal bambino.
Questo flusso di emozioni sono portatrici di un carico di energia che impatta
sul bambino e che viene fagocitata dal neonato come un segnale “forte a cui
adattarsi” nel più breve tempo possibile. Spesso il bambino, davanti a questi
tipi di segnali, si sente smarrito perché non li comprende. Non comprende che
cosa vuole da lui quel segnale che proviene dal mondo (dall’adulto) e scoppia
in un pianto disperato!
Quel
pianto è un segnale della modificazione nella percezione e nell’elaborazione
dei fenomeni che dal mondo giungono al bambino. Il pianto di smarrimento è il
segnale che il bambino si sta modificando in funzione di quanto il mondo
richiede da lui.
Dicembre
2006
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
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