Il cristianesimo ha diviso la vita delle persone in compartimenti stagni. In uno di questi compartimenti c'è la religione, il cristianesimo, e negli altri c'è la famiglia, la politica, le relazioni sociali, ecc. che però devono esprimere la morale e l'etica cristiana. Così, per esempio, se discuti di aborto non si discute del perché la religione cristiana impedisce l'aborto e che cosa comporta nella società, ma si discute di proibire l'aborto o di regolamentarlo, partendo dal presupposto che sia del tutto normale la proibizione dell'aborto che la religione cristiana impone alla società. Qualunque decisione la società prenderà in tema d'aborto non andrà mai a toccare le convinzioni religiose cristiane che saranno sempre separate dalla società e che i cristiani tenteranno sempre di ripristinare nella società imponendole. In questa società non si parte dalla Costituzione per discutere di religione, ma si parte dalla religione cattolica per discutere della Costituzione (come se questa fosse una concessione del cattolicesimo) e ogni discorso sociale parte dal presupposto che la morale della chiesa cattolica sia "norma naturale" e non "aberrazione inumana", contraria alle più elementari regole del vivere civile e delle relazioni fra gli Esseri Umani.
Per la Religione Pagana, checché altri ne dicano, gli Esseri della Natura sono un "crogiolo di Dèi" che da dentro gli Esseri spingono alle relazioni con la loro "natura"; con la loro stessa "qualità divina" che agisce nel mondo. Ogni azione che un Essere della Natura mette in atto nel mondo, lo fa in relazione a quel dio dentro di sé che, in quel particolare momento, esprimendo quella necessità, cerca quello stesso dio nel mondo in cui vive. Quando una persona ha la necessità d'amore, altro non fa che esprimere il dio espresso da quella necessità ed entrare in relazione con chi esprime quello stesso dio o richiama, nei confronti degli Esseri a cui rivolgono le sue intenzioni, quello stesso dio a svegliarsi ed agire dentro di loro. Chiama alla relazione. Questo vale per ogni azione che noi facciamo nella vita quotidiana. Di volta in volta esprimiamo Zeus, Cronos, Giunone, Afrodite, Dioniso, Ares, Ermes, Poseidone, Demetra, Estia, ecc. Con la nostra volontà noi possiamo svuotare quelle azioni di "senso" divino o caricarle di "senso" divino (è il nostro libero arbitrio): cioè, sta a noi usare quelle azioni per costruire le relazioni divine nel mondo oppure, sta a noi svuotare quelle azioni del loro aspetto divino. Quand'è che riempiamo le nostre azioni di "senso divino"? E quand'è che svuotiamo le nostre azioni di senso divino? Le riempiamo di senso divino quando le nostre azioni sono portatrici di passione (intesa come sentimento fortissimo che turba lo spirito e come pulsione psichica che spinge il nostro apparato fisico-psico-emotivo in quel coinvolgimento), emozione, intendo e "necessità di dilatazione soggettiva nel mondo mediante le relazioni che le azioni costruiscono". Quando sono portatrici del "principio del piacere" che risponde al principio di dilatazione, di crescita, di espansione, di sé stessi nel mondo in cui viviamo in relazione ai soggetti che compongono il mondo. Quando le azioni sono prive di senso divino? Quando obbediscono al "principio del dovere". Quando fare le azioni ci provoca meno dolore che non farle. Quando la passione diventa un patire. Quando agiamo in obbedienza, sottomettendo noi stessi, il nostro piacere e le nostre emozioni, a dei doveri che ci sono estranei. Quando, paurosi del divino nel mondo, imponiamo ad altri un dovere o una morale da seguire (quella che noi siamo in grado di concepire o che ci rassicura). Ognuno di noi può essere travolto dalla passione d'amore e questa passione cambia uomini e donne che vi partecipano; però le funzioni sessuali possono essere espresse anche nello stupro, nella semplice funzione fisica, nel sesso mercificato o il sesso per dovere; sono sempre rapporti d'amore, ma non sono pieni di passione. Sono pieni di desiderio di possesso che soddisfano chi li pratica, ma non lo travolgono come una passione e non lo trasformano. Non hanno manifestato l'Afrodite o Zeus che stava dentro le persone, loro non hanno cercato la relazione con l'Afrodite o lo Zeus dell'altro, si sono fermati alla forma e alla funzione, eccitati dal piacere di possedere l'altro in funzione delle proprie necessità.
Praticare la Religione Pagana significa vivere con passione in relazione ai soggetti del mondo in cui viviamo. Ogni azione che facciamo nel mondo può essere magica, divina, oppure meccanica. Può essere un'azione appassionata, piena di intento e di fuoco; o può essere un'azione passiva e remissiva. Dipende da quante emozioni noi carichiamo su quell'azione. Nella Religione di Grecia Antica c'erano delle divinità che portavano gli Esseri Umani a diventare Dèi caricando le loro azioni di passione che loro esprimevano nel loro quotidiano. Erano le Muse, le figlie di Zeus e Mnemosine, che Zeus aveva dato agli Esseri della Natura (in particolare gli Esseri Umani in quanto più legati ad una forma dittatoriale della ragione) affinché diventassero a loro volta degli Dèi. La musica, il canto, la lirica, la danza, la poesia, ecc. erano tutte azioni che per la loro rappresentazione era necessario caricare di emozione e di passione, di intento e di desiderio, da trasmettere agli spettatori. Erano azioni divine che il cristianesimo ha banalizzato sostituendo alle emozioni nelle relazioni con la Natura e la società, le relazioni con un trascendente che altro non è che proiezione dell'individuo di sé stesso a cui, l'individuo stesso, tende ad adeguarsi separandosi dalle passioni (fuoco) dei soggetti che formano il mondo in cui vive. Il dio cristiano, in fondo, è l'immagine patologica che il singolo cristiano proietta di sé stesso immaginandosi assoluto, perfetto, onnipotente. In questa patologia il cristiano si separa dalla Natura. La vive come un estraneo. Un estraneo che gli può servire, ma separata dalla sua persona e dalla sua vita che, invece, è legata all'immagine patologica che ha di sé stesso che chiama "dio creatore".
Chi vive con passione, con le emozioni esposte, in qualsiasi momento può essere ferito dalle azioni del mondo, non è una persona facile da sopportare. Vivere con le emozioni esposte comporta continue reazioni emotive a percezioni del mondo non sempre identificabili. Chi vive con le emozioni esposte può vivere solo con persone appassionate, persone che espongono le loro emozioni o che costruiscono relazioni emotive. Le persone che vivono passivamente e che ricercano l'omologazione sociale, trovano insopportabili e irritanti le persone che cercano la libertà e che, per ciò che loro ritengono dei nonnulla, caricano le loro azioni di emozioni travolgenti. Molte persone trovano irritanti chi pratica Stregoneria e, come loro, non sono legate a stereotipi o a idee confezionate (quelle che Umberto Galimberti nel suo ultimo libro chiama I Miti del nostro tempo), ma mettono sempre tutto in discussione anche quando, sembra, che abbiano lo stesso punto di vista. Però, si tratta di scegliere se con i nostri familiari vogliamo avere una relazione sofferente o una relazione di complicità e di felicità. La felicità e la complicità con l'altro e gli altri si costruisce e, quando si è costruita, si coglie con facilità il vuoto delle persone che, rinunciando alla propria capacità critica, preferiscono rivolgersi agli stereotipi sociali e adeguarsi per convenienza.
Lo stesso vale per i colleghi di lavoro: con alcuni ti scontri, con altri hai delle affinità.
Marghera, 01 gennaio 2010 (postato in web 30.12.2011) Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell’Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
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Non si può voler diventare uno Stregone. Lo si diventa. O per impegno soggettivo nel nostro vivere nel mondo, o perché la vita non ti lascia alternative. Quando questo succede non puoi far altro che "andare avanti" approfondendo la nuova percezione del mondo e vivendo con passione.