La Titanomachia nella Teogonia di Esiodo

Claudio Simeoni
capitolo 27

Significato di Teogonia:
L'insieme dei miti che illustrano l'origine e la discendenza degli Dèi in chiave simbolicamente antropomorfica.

La Religione Pagana, i poeti e la filosofia

La Titanomachia

La Religione Pagana e la Teogonia di Esiodo - Indice Generale

Gli Ecatonchiri o Centimani, con cinquanta teste e cento braccia, figli di Gaia e Urano Stellato, sono i guerrieri che conducono alla vittoria Zeus contro i Titani. Urano Stellato li rinchiuse nel Tartaro e dal Tartaro uscirono combattendo la Titanomachia in favore di Zeus.

Con quanti modi si possono veicolare le emozioni? Quello di Zeus è il tempo della forma e della quantità e gli Ecatonchiri alimentarono la forma e la quantità affinché veicolasse le emozioni e costruisse nuove Coscienze di Sé, nuovi Dèi.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

Dunque con Obriarèo, con Cotto, con Gia, primamente

arse di collera il padre, li strinse con saldi legami,

ché ne temea la grandezza, la forza stragrande, l'aspetto:

tutti li spinse sotto la terra dall'ampie contrade.

E stavano essi sotto la terra, fra doglie, fra crucci,

in un'estrema contrada, del mondo ai remoti confini,

da lungo, torturati, col lutto funesto nel cuore.

Ma poi, di Crono il figlio con gli altri Beati d'Olimpo

figli di Rea chioma bella, che a Crono si strinse d'amore,

per i consigli di Gea, di nuovo li addussero a luce.

Esiodo, Teogonia 617 626

E' Gaia che soccorre Zeus. E' la necessità del corpo abitato che consiglia Zeus a coinvolgere nei suoi progetti le emozioni di Urano Stellato nelle figure dei Centimani.

Dalla materia Gaia possono nascere un infinito numero di coscienze. Zeus non è in contrapposizione con i Titani che hanno costruito il mondo del tempo, e nemmeno con il mondo emotivo di Urano Stellato, deve ritagliare il proprio mondo in cui veicolare le emozioni di Urano Stellato e il tempo dei Titani.

A cosa serve la Titanomachia?

Ad alzare bronzee porte che separino il mondo della ragione dal mondo del tempo. Il tempo interviene nel mondo della ragione come mutamento. Mutamento di un presente dopo presente che si costruisce mediante l'azione del soggetto. Mentre nel mondo del tempo l'azione è il soggetto che si manifesta in un presente in cui le azioni si sommano ad azioni; nel mondo della ragione il tempo non è sostanza ma modificazione della sostanza, dei corpi che agiscono. Nel mondo del tempo il tempo non scorre e le azioni sono il corpo; nel mondo della ragione il tempo scorre e il corpo, che mette in atto l'azione, modifica sé stesso che il suo presente.

Il fondamento di questi due mondi è dato dal mondo emotivo dal quale emergono i Centimani, gli Ecatonchiri, che, liberati da Zeus aiutano Zeus a separare il tempo dalla descrizione della ragione.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

Punto per punto quella predisse gli eventi futuri:

che avrebber la vittoria con quelli e la fulgida gloria.

Ché già da lungo tempo pugnavan, con pene, con doglie,

di fronte gli uni agli altri, nell'urto di pugne crudeli,

gli Dei Titani, e quanti Numi erano nati da Crono:

dalle scoscese vette dell'Otre i minaci Titani,

e dalle cime d'Olimpo i Numi datori di beni,

cui diede a luce Rea chiomabella, la sposa di Crono.

Di fronte gli uni agli altri, con animi gravi di bile,

stati eran senza posa, dieci anni continui in lotta;

né della dura contesa mai fine, mai termine c'era,

per questi o quelli: uguale volgea della guerra la sorte.

Ora, quando ebbero ad essi profferta ogni cosa a dovere,

il nèttare e l'ambrosia cui ciban gli stessi Celesti,

e a tutti divampò nel seno l'intrepido cuore,

tali parole disse degli uomini il padre e dei Numi:

Datemi ascolto, o figli fulgenti d'Urano e di Terra,

si ch'io vi dica quello che il cuore mi detta nel seno.

Da troppo tempo già combattendo noi stiam faccia a faccia

per il potere, per la vittoria, le intere giornate,

noi, quanti siamo nati da Crono, ed i Numi Titani.

Or voi l'immane vostro vigor, le invincibili mani,

contro i Titani, nella tenzone funesta mostrate,

grati alla nostra amicizia, per cui, dopo tanto cordoglio,

siete di nuovo alla luce tornati, dall'aspre catene,

dalla caligine fosca terrestre, pel nostro volere .

Disse cosi: rispose così l'impeccabile Cotto:

Ignoto a noi non è quanto dici, o divino: sappiamo

da noi quanto sugli altri sovrasti di senno e di cuore,

ché tu dal crudo fato schermisci i Beati Immortali.

Ed or, cambiata sorte, di nuovo dai duri legami,

figlio di Crono, qui, contro ogni speranza venimmo.

Con inflessibile cuore, perciò, con sagace consiglio,

difenderemo il vostro poter nella guerra crudele,

pugnando coi Titani, nel duro furor delle pugne .

Disse; e assentirono i Numi datori di beni, all'udire

quelle parole; e assai più di prima agognava la zuffa

il cuor d'ognuno; e tutti destaron la pugna crudele,

quel di, femmine e maschi, Titani, e figliuoli di Crono,

e quei che Giove aveva dall'Erebo tratti alla luce,

terribili, gagliardi, dotati d'immenso vigore:

ché cento mani ad essi balzavano fuor da le spalle,

similemente a tutti, sugli omeri a ognuno cinquanta

capi crescevano sopra le fulgide membra.

Esiodo, Teogonia 627 673

Il patto fu fissato fra i figli di Urano Stellato e Gaia e Zeus: quanto sarebbe stato costruito non avrebbe mai potuto fare a meno della struttura emotiva che da Urano Stellato procede in tutti i viventi.

La ragione da sola non avrebbe mai superato il tempo, ma l'emozione che vive nel tempo e ha preceduto il tempo, può esprimersi sia nel tempo che nella ragione, nella razionalità. La razionalità, senza emozione, è vuoto meccanicismo. E' materia senza vita. E' esistenza senza coscienza.

L'azione degli Ecatonchiri appare come l'innesto della ragione di Zeus sull'emozione. Gli Ecatonchiri, figli di Urano Stellato, emozioni dalle cinquanta teste e dalle cento braccia, viene veicolata nella razionalità della descrizione del mondo che assume cinquanta aspetti e viene manifestata da cento azioni.

In questo modo Zeus ha ritagliato il mondo della razionalità dal mondo del tempo imprigionando i Titani nel Tartaro a guardia del quale ci sono gli stessi Ecatonchiri, i Centimani.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

E ai Titani

stettero a fronte a fronte, quel di nella dura battaglia,

nelle massicce mani stringendo gran picchi di monti.

Dall' altra parte, i Titani solleciti empievan le schiere,

e gli uni e gli altri mostra facean della possa del braccio,

con gesta grandi. Echeggiò terribile il pelago immenso,

die' gran rimbombo la terra, squassato gemé r ampio cielo,

dalle radici fu scrollato l'Olimpo infinito,

sotto la furia dei Numi, del Tartaro ai baratri oscuri

giunse l'orribile crollo, dei piedi l'acuto frastuono

e del tumulto, che mai non cessava, dei colpi gagliardi.

Cosi gli uni sugli altri lanciavano i colpi dogliosi;

e perveniano al cielo le grida di questi e di quelli,

e gli uni sopra gli altri piombavan con impeto grande.

E Giove non frenò la sua furia, ma subito il cuore

a lui di negra bile fu colmo; e di tutta la forza

sua fece mostra: giù da 1'0limpo e dal cielo ad un tempo,

senza mai posa, lanciava baleni; ed i folgori a furia

con le saette insieme, coi tuon", dalle mani gagliarde

volavan fitti, il fuoco celeste agitavano in giro.

Arsa rombava intorno la Terra datrice di vita,

alto strideva, cinta del fuoco, la selva infinita;

la terra tutta quanta, d'Ocèano il gorgo estuava,

l'inseminato Ponto: cingeva i terrestri Titani

caligine rovente, per l'ètra divino una fiamma

si diffondeva: per quanto gagliardi, le loro pupille

l'abbarbagliante guizzo dei lampi e dei folgori ardeva.

Avviluppava il Caos un incendio infinito: sembrava,

se le pupille a vedere, le orecchie ad udire porgevi,

come se, giù la Terra, su alto l'illimite Cielo

si mescolassero: tanto suonava tremendo il frastuono:

ché giù franava quella, ché il Cielo dall'alto crollava.

Esiodo, Teogonia 674 704

Lo scontro fra Zeus, che ritaglia lo spazio in cui può germinare la Natura, e il tempo come mondo in cui l'azione è oggetto rappresentato, è uno scontro che sconvolge tutto il pianeta. Il pianeta sta predisponendo la propria materia affinché diventi materia vivente. Tutto si trasforma in un'apoteosi di un presente che viene modificato da interventi violenti; sono gli interventi violenti, con cui si squilibra un mondo infecondo, riequilibrano il mondo facendolo diventare un mondo fecondo.

Zeus, l'atmosfera, modifica il mondo, ma gli Ecatonchiri introducono nel mondo l'emozione figlia di Urano Stellato.

L'emozione deve mettere in moto la vita, far nascere la coscienza di Sé, mentre Zeus costruiva le condizioni affinché le coscienze di sé nascessero nella forma.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

Tale frastuono sorgeva dall' urto guerresco dei Numi.

E scatenavano i venti tremuoto e polvere a nembi,

col tuono, coi baleni, col folgore fuligginoso,

dardi del sacro Giove, portavano l'ululo e i gridi

In mezzo agli uni e agli altri: sorgeva clamore incessante

dalla terribile zuffa, parea della gesta l'orrore.

Da un Iato infin piegò la pugna: ché prima alla pari

stavano gli uni e gli altri di fronte, nel cozzo gagliardo.

Ma tra le prime schiere destarono l'acre battaglia

Cotto con Briarèo, con Gia non mai sazio di guerra,

che ben trecento massi lanciavan dai pugni gagliardi,

sempre via via più fitti, copriano i Titani con l'ombra

dei colpi; e infine, sotto la Terra dall' ampie contrade

giù li cacciarono, stretti li avvinsero in dure catene -

ché li domaron col braccio, per quanto fortissimi - tanto

sotto la terra giù, quanto è il cielo lontan dalla terra,

che dalla terra è tanto lontano il Tartaro ombroso.

Ché nove di, nove notti piombando, un'incude di bronzo

giù dalla Terra, sarebbe nel decimo al Tartaro giunta.

Tutto d'intorno un recinto di bronzo lo stringe; e la notte

con tre giri d'intorno s'effonde al suo collo: ivi sopra

son della Terra, del Mare che mèsse non dà, le radici.

Vivono immersi in questa caligine oscura i Titani

nascosti, pel volere di Giove che i nuvoli aduna,

in una squallida plaga, dov'ha l'ampia terra i confini,

Né uscita hanno di qui, ché porte di bronzo v'impose

Posidone, e d'intorno vi gira una grande muraglia.

E quivi abita Gia, con Cotto, con Briarèo

magnanimo, fedeli custodi, all'Egioco Giove.

Esiodo, Teogonia 705 735

Incatenare i Titani significava consentire alla vita della Natura poter costruirsi mettendo in atto la proprie strategie d'esistenza al riparo dal mondo dell'azione che, mantenendo ogni azione come oggetto in un presente di azioni che si sedimentano, avrebbe impedito lo sviluppo della vita nella descrizione e nella razionalità; nel mondo di Zeus.

Tuttavia il Tartaro è il profondo della struttura emotiva di ogni Essere nato nella Natura e, in quel profondo, i Titani sono sempre presenti, com'è presente dentro di noi il mondo del tempo dal quale possiamo attingere, ma nel quale non possiamo entrare.

La nostra struttura emotiva sorretta dagli Ecatonchiri mantiene il mondo del tempo lontano dalla nostra percezione attraverso la veicolazione emotiva nelle relazioni all'interno della Natura con le quali sedimentiamo esperienza emozionale; più esperienza emozionale accumuliamo e più rafforziamo gli Ecatonchiri dentro di noi e minore è la possibilità che il tempo, come oggettività esistenziale, si appropri della nostra esistenza bloccandoci in quello che alla ragione appare come un eterno presente in cui si sedimentano le azioni: in quel presente tutte le azioni dell'universo agiscono su di noi.

Non che il mondo del tempo non agisca su di noi avendolo sia dentro di noi che come possibilità di percezione e interpretazione del mondo, ma gli Ecatonchiri creano la separazione mediante una barriera emotiva che in quel mondo non potrebbe esprimersi perché noi non siamo attrezzati per affrontarlo compiutamente. Noi siamo figli delle condizioni costruite da Zeus.

NOTA: Le citazioni della Teogonia di Esiodo sono tratte dalla traduzione di Ettore Romagnoli "Esiodo i poemi" Edito da Nicola Zanichelli Bologna 1929

Appunto trasmissione radiofonica del 2000 - inizio revisione 18 settembre 2014

Marghera, 21 ottobre 2014

 

Pagina tradotta in portoghese

Tradução para o português 27/B) A Titanomaquia na Teogonia de Hesíodo

 

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Quando si percorre un sentiero di Stregoneria
si conosce l'inizio, ma non si sa dove porterà.
Per questo motivo l'impeccabilità deve essere a fondameto
di ogni nostra decisione.

L'analisi della Teogonia di Esiodo

La Religione Pagana ha forgiato una propria visione del mondo, della vita e del venir in essere delle coscienze fin dalle origini del tempo. Tali idee collimano nel tempo presente con le idee delle religioni e dei culti prima dell'avvento della filosofia e furono osteggiate militarmente dall'odio cristiano contro la vita. Analizzare Esiodo ci permette di chiarire il punto di vista della Religione Pagana.

Oggi possiamo dire che le religioni del Mito erano religioni evoluzionistiche in cui gli Dè erano parte della materia e dell'energia in perenne modificazione e in trasformazione e la religione non stabiliva le "verità del Mito", ma stabiliva le condizioni opportune affinché uomini e donne potessero trasformarsi in Dè come parte di un mondo in trasformazione.

La bellezza non รจ un oggetto in sé, ma dipende dagli occhi "belli" di chi guarda l'oggetto e scorge in esso la "bellezza che lui è". In questo senso solo chi è aperto al mondo scorge la bellezza nel mondo. Solo chi è aperto agli Dèi scorge l'intelligenza negli oggetti del mondo e le relazioni fra questi e la sua stessa intelligenza.

In altre parole, le Antiche Religioni, prima della filosofia, erano "evoluzioniste" e non "creazioniste"; dal punto di vista sociale diremmo che erano religioni "democratiche" e non "assolutiste" o "dittatoriali". La divinità era la materia e l'energia e non un soggetto esterno alla materia e all'energia.

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Ultima modifica marzo 2024

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