Correnti vegetative e il discorso sull'aura
 
Le tre arti della Magia
nella pratica della Stregoneria

Ventitreesima parte

Simeoni Claudio

Cod. ISBN 9788893329187

Indice tre arti della magia in stregoneria

 

 

...CONTINUA ventitresima parte... "gli aspetti magici delle Tre Arti Magiche in Stregoneria - Dalla contemplazione all'Ascolto delle Correnti Vegetative - La Stregoneria e il discorso sull'aura fra kundalini e correnti vegetative."

Parlare di chakra in relazione alla kundalini significa creare delle aspettative. Gli esoteristi danno un nome e una funzione ai vari chakra costruendo una leggenda generata da veggenti che individuano vortici di energia prodotta nell'aurea in questi punti.

Quando si inizia un percorso di Stregoneria capita che giocando con gli occhi si giochi ad osservare l'aurea delle persone. Come molte cose inusuali che attraggono la nostra attenzione e alimentano il nostro stupore tendiamo a proiettare su quelle cose significati che non hanno o aspettative che poi si rivelano mal riposte.

Ho giocato per anni con le aure delle persone interpretando la variazione di colore, di intensità e di vibrazione per concludere che tale attività non serve a nulla. Non serve a nulla perché noi non facciamo i poliziotti che raccolgono informazioni o cercano la verità nella menzogna. Noi costruiamo le relazioni mediante il significato che costruiamo partendo delle azioni e dalla qualità delle emozioni che riversiamo nelle relazioni col mondo. Ogni oggetto ha un'aurea, perché ogni oggetto ha un campo di energia, emana calore, è sensibile al cambio di temperatura, è all'interno di un campo magnetico e chi più ne pensa, più ne dica. L'aura di un oggetto che agisce ci appare più brillante di quella di un oggetto inanimato. L'aura non è altro che la proiezione dell'oggetto in un ambiente che noi interpretiamo usando in maniera particolare gli occhi.

Intanto c'è da dire: il "veggente" che vede l'aura delle persone, data la mia esperienza, è da guardare con sospetto. Quando ho scoperto di poter giocare con gli occhi e osservare aspetti inusuali del mondo, pensavo di usare quanto vedevo nella razionalità del mio vivere quotidiano. Poi, un po' alla volta, scopersi che era la qualità del mio vivere quotidiano che mi ha portato a interpretare in maniera inusuale gli aspetti del mondo, compreso il cogliere con una certa facilità l'aura delle persone e delle cose. Imparai a distinguere anche la differenza fra la traccia di un'immagine fissata sulla retina e l'aura di un oggetto. Poi compresi che vedere o percepire qualche cosa nell'altro non era vedere e percepire sé stessi: non vedevo la mia aura né le mie condizioni psicologiche proiettate nella mia aura. Il vero percorso consisteva in ciò che avevo scelto e che mi aveva trasformato fino al momento in cui potevo cogliere l'aura con una certa facilità. Per attivare questo avevo staccato la mia attenzione dalla fissità della forma permettendomi di cogliere aspetti inusuali dei fenomeni del mondo. Non avevo acquisito un potere attraverso la capacità di vedere l'aura, ma avevo sciolto dei legami in cui la ragione imprigionava la mia percezione. Della visione dell'aura, dopo le aspettative iniziali, non sapevo che farmene; la libertà della percezione che avevo conquistato fu il vero trionfo. Cogliere l'aspetto inusuale dei fenomeni. Questo era il successo e la conquista che nessuno mi avrebbe più sottratto perché, nella via alla conoscenza, non c'è ritorno. Non si trattava di un "dono" come affermano i monoteisti, ma di un percorso di trasformazione soggettiva dato l'ambiente in cui ero stato costretto ad adattarmi.

Cogliere l'aura nell'altro, porta la persona che la vede a proiettare un significato su quanto vede. Certe sfumature di colore creano disagio e altre creano attrazione. Il "veggente" è portato a interpretare il disagio che prova come la presenza nell'altro di "negatività" e l'attrazione, al contrario, come "positività"; come se la stessa cosa non potesse farla, e con maggior precisione impiegando meno fantasia, cogliendo i segnali non verbali della comunicazione. La psicologia ha costruito delle vere e proprie scuole di analisi dei comportamenti non verbali e di interpretazione del linguaggio indipendentemente dal significato delle parole.

La persona non vede sé stessa. E' come se il così detto "veggente" si specchiasse nell'aura di chi gli sta davanti e pensa sé stesso immedesimandosi in ciò che vede. Ciò che vede è metro di misura di sé stesso. Solo che alla fine, a forza di guardare auree, non fa altro che specchiarsi nell'altro. Il "veggente" non è sé stesso che guarda l'altro, ma è sé stesso proiettato sull'altro.

Questo è il motivo per cui ho smesso, dopo qualche anno, di fissare la mia attenzione sull'aura delle persone.

Oggi, sono convinto che questo meccanismo con cui si interpreta l'aura delle persone sia lo stesso meccanismo a cui partecipano i "neuroni specchio" recentemente scoperti nella fase di passaggio fra lo stato fetale e la primissima infanzia.

L'osservazione dell'aurea e della manifestazione dei relativi chakra è una delle attività del neonato che non essendo in grado di mettere a fuoco la forma degli oggetti e definirla in una descrizione personale, coglie l'aspetto emotivo delle manifestazioni degli oggetti che hanno nell'aurea una ripercussione delle azioni e degli intenti. Questo modo di vedere il mondo, sto maturando questa convinzione, è una sovrapposizione della percezione visiva alla struttura della percezione empatica che il feto attivava nella pancia della madre per entrare in relazione con essa. Come la lettura del mondo in cui sarebbe nato e i comportamenti che quel mondo avrebbe approvato o disapprovato appaiono al feto attraverso le emozioni che la madre riversa nel mondo e verso di lui rispondendo alle sollecitazioni del mondo, così la vista e i sensi si perfezionano progressivamente al fine di trovare la correlazione fra sensazioni emotive empatiche, maturate nella pancia della madre, e corrispondenze visive nel mondo attraverso un passaggio in cui la struttura emotiva del neonato risponde più a quanto appare nell'aura che non ad elementi razionali di un mondo che, per il neonato, in quel momento, non è né razionalizzato né significato.

Da qui la funzione dei neuroni specchio che hanno la funzione di consentire al neonato di assumere i comportamenti che vede nel mondo in cui viviamo.

In questo modo si costruisce l'omologazione. Che non è un carattere ereditario come tanta psicologia o psichiatria avrebbe voluto far credere, ma è un carattere ambientale, familiare che omologa a sé stesso il neonato attraverso un allineamento delle vibrazioni dell'aurea che richiede, per avvenire, una precisa veicolazione emotiva. Per questo nei figli abbiamo spesso comportamenti molto simili ai genitori o all'ambiente familiare, ma diversi nella loro espressione soggettiva. Esistono delle scelte che il neonato spesso fa dell'allineamento all'aurea che preferisce o da specifici allineamenti presi da un'aurea e altri presi da un'altra aurea. In questo si forma la soggettività dell'individuo che non è genetica o ereditaria, ma ambientale.

A mano a mano che l'individuo cresce, i neuroni specchio tendono a diminuire la loro influenza nell'individuo e la razionalità tende a prendere il sopravvento. Il mondo si descrive e si definisce nella mente dell'individuo.

Tuttavia i neuroni specchio continuano ad agire nel rumore di fondo dell'esistenza umana e pratiche di meditazione e contemplazione tendono a riattivarli almeno in parte e questo avviene, dal mio punto di vista, in tutte quelle persone che praticano una ricerca ossessiva nel proprio interlocutore dei colori dell'aurea. Solo che non siamo più neonati aperti acriticamente al mondo perché dobbiamo adattarci, ma siamo adulti con una storia sociale e culturale ed è per questo che i neuroni specchio, a mio avviso, invertono la funzione: anziché introiettare la forma del mondo, li usiamo per proiettare sulla forma del mondo il significato che noi vogliamo attribuirle omologando il mondo all'omologazione che noi stessi abbiamo subito.

Da qui l'inutilità d'uso della pratica di guardare l'aura se non come retaggio di un infantilismo che molti vivono con nostalgia per scelte che avrebbero potuto fare, ma che non hanno fatto.

Se vedere l'aura fosse stato funzionale alla vita, noi avremmo sviluppato questo strumento come abbiamo, nel corso delle centinaia di milioni di anni, sviluppato altri strumenti psico-fisici con cui affrontare la quotidianità.

Che noi, come esseri della Natura, viviamo in un campo di energia nel quale riversiamo, sotto forma di vibrazioni, colori e quant'altro capaci di suscitare sensazioni le emozioni che proviamo, non c'è dubbio. Questo campo di energia in cui viviamo corrisponde, sul piano fisico, alla nostra pelle. Infatti, ci sono alcuni studi della struttura cerebrale deputata alla percezione dei fenomeni visivi, che registrano il fatto che questo tipo di percezione, nel corso dell'evoluzione, si è sovrapposto all'analoga funzione che in tempi passati aveva il senso del tatto. Ciò che un tempo costituiva per la nostra specie la percezione dei fenomeni mediante la pelle, si è trasformato (o ad esso si è sovrapposto) la percezione dei fenomeni mediante la vista.

La stessa percezione dei fenomeni tattili mediante la pelle si è sovrapposta ad una funzione ancora più primordiale per le specie della Natura che è la percezione empatica degli oggetti del mondo. Percezione del mondo mediante il "campo di energia"? Il termine "campo di energia" è un termine moderno che ha teso a sostituire quell'orribile termine, "anima", che tendeva a separare i corpi viventi dalle loro qualità. Meglio usare un termine che indica una percezione soggettiva alla quale il soggetto reagisce: campo emotivo. Il "campo emotivo" è un insieme di sensazioni percepite, al di là di come il mondo le veicola, alle quali un soggetto risponde senza avere necessariamente dei riferimenti fisici o materiali ai quali rispondere. Col termine "campo emotivo" spostiamo l'attenzione da un oggetto in sé, che viene definito "campo di energia" o "anima", alla soggettività attraverso cui percepiamo il mondo. Non entriamo nella discussione scientifica su che cosa sia "l'anima" o che cosa sia un "campo di energia vitale", prendiamo atto dell'esistenza di una serie di fattori che, pur non rientrando sotto i sensi razionali, tuttavia influiscono sulle nostre sensazioni e sulla nostra percezione al di là di come noi tendiamo a descriverli, sia come aura che come fotografia Kirlian.

Il problema con l'aura non è se è vero o meno la sua esistenza, ma se l'esistenza dell'aura è ciò che alcuni vogliono che sia all'interno di funzioni in cui possono intervenire o che possono controllare.

Il problema consiste nel come le persone vogliono significare l'aura. Se qualcuno mi dice che l'aura è la mia anima che si stacca dal corpo, gli faccio una risata in faccia. L'aura è solo il mio campo di energia. Il campo in cui io affermo "io sono". Che poi questo campo sia composto da stimoli elettromagnetici o di qualcos'altro, è irrilevante, è una cosa che mi appartiene. Capisco che si combattano le interpretazioni fideistiche New Age, ma chi può negare che una persona è anche un "campo di calore" che si differenzia dall'ambiente esterno e che comunque fuoriesce dalla sua pelle? Dire che quest'aurea è il "corpo astrale" è dire una stupidaggine finalizzata alla truffa.

Dopo di che devo scegliere la giusta prospettiva: io che cosa voglio?

Guardare, vedere, analizzare l'aura delle persone che mi stanno davanti o continuare ad ascoltare le correnti vegetative attraverso le quali alimento le mie capacità di agire nel mondo e, con questo, alimento anche i riflessi della mia aura? Io non vedo la mia aura. Vedo le mie capacità di agire nel mondo. Dunque, io non alimento la mia aura, ma alimento le mie capacità di agire nel mondo.

Devo scegliere se consumarmi in un'affannosa ricerca di un potere di dominio che potrei, forse, acquisire cercando di interpretare le auree oppure, alimentare le mie capacità di agire nel mondo e, con questo, sicuramente produco degli effetti nella mia aura. Non acquisto qualche cosa di nuovo cercando di leggere le auree, ma perdo la mia vita perché ciò che potrei ricavare leggendo le auree lo posso capire costruendo le relazioni con le persone. In compenso, il tempo che ho impiegato per leggere l'aura è stato sottratto alla possibilità che avevo di attrezzare me stesso per vivere al meglio nel mondo.

Cercare di vedere l'aura è un doppio inganno: non ottengo ciò che desideravo e perdo ciò di cui avevo bisogno. Si tratta dell'ennesima trappola tesa dalla ragione per impedirmi di controllarla ed usarla.

FINE ventitreesima PARTE... CONTINUA..ventiquattresima parte... "Chakra, kundalini, tching, agopuntura, shiatsu, reiki ecc. dalle sensazioni percepite attraverso le correnti vegetative alle idee e soluzioni proposte."

 

Marghera, 01 ottobre 2013

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La Magia in Stregoneria

La magia è l'arte di modificare e trasformare sé stessi in un mondo in cui i soggetti modificano continuamente loro stessi per adattarsi alle condizioni della loro esistenza. Solo chi si pensa creato da Dio, immodificabile in quanto creato, saccheggia il mondo per adattarlo ai suoi modelli di verità. Lo Stregone abita il mondo e mette in atto azioni di adattamento soggettivo usando tutti gli strumenti che l'evoluzione della sua specie, fin da quando stava nel brodo primordiale, gli ha messo a disposizione.

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Marghera, iniziato il 01 ottobre 2013

Marghera, terminato il 29 novembre 2013

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

Ultima modifica 27 luglio 2022

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