L’ANGOSCIA, LE EMOZIONI

 

E IL “SENTIRE IL MONDO”

Di Claudio Simeoni




Cod. ISBN 9788891185822

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Che cos’è l’angoscia?

E’ uno stato psichico caratterizzato da apprensione e vaghe paure, accompagnato da agitazione e da difficoltà respiratorie e circolatorie.

L’angoscia si accompagna a molte malattie psichiatriche, in particolare alle nevrosi.

Ma l’angoscia, che spesso viene associata all’ansia, è uno stato psico-fisico dell’individuo che non è patologico o manifestazione di malattia.

Uno stato fisico che, come la tranquillità, l’agitazione, l’apprensione, ha una funzione di sviluppo dell’individuo.

 

L’emozione è intesa come:

 

“reazione affettiva intensa con insorgenza acuta e di breve durata determinata da uno stimolo ambientale. La sua comparsa provoca una modificazione a livello somatico, vegetativo e psichico. Le reazioni fisiologiche ad una situazione emozionante investono le funzioni vegetative come la circolazione, la respirazione, la digestione e la secrezione, le funzioni motorie tramite un’ipertensione muscolare e le funzioni sensorie con svariati disturbi alla vista e all’udito. Le reazioni viscerali si manifestano con una perdita momentanea del controllo neurovegetativo con conseguente incapacità temporanea di astrazione dal contesto emozionale. Le reazioni espressive riguardano la mimica facciale, gli atteggiamenti del corpo e le abituali forme di comunicazione. Le reazioni psicologiche si manifestano come riduzione del controllo di sé, difficoltà ad articolare logicamente azioni e riflessioni, diminuzione della capacità di metodo e di critica.”

 

L’angoscia è intesa come:

 

“... si parla di “ansia” quando ci si riferisce ai soli aspetti psichici dell’emozione in questione, mentre impiegano il termine “angoscia” quando in concomitanza si hanno manifestazioni somatiche talvolta particolarmente vistose”.

 

 

Liberare l’emozione dell’individuo significa liberare la propria capacità di percepire empaticamente gli oggetti del mondo.

Se le persone vivono la loro angoscia dispiegando in essa le loro emozioni, riattivano la loro empatia iniziando a percepire le emozioni del mondo.

 

Lo stato angoscioso, atto a produrre un’esposizione di emozioni, non necessariamente deve essere indotto da fattori esterni dell’individuo. Può essere prodotto dall’individuo e usato dall’individuo per liberare le proprie emozioni dal controllo della ragione. Liberare le proprie emozioni dal controllo della ragione significa poter sentire il mondo in maniera diversa e far arrivare questo diverso modo di sentire il mondo alla coscienza che guida le nostre azioni e le nostre decisioni.

 

Se nelle patologie psichiatriche l’individuo diventa prigioniero della patologia e le manifestazioni sintomatiche si impongono su di lui, nell’uso soggettivo dello stato psichico dell’angoscia l’individuo si serve dello stato angosciante per liberare le proprie emozioni dalle coercizioni che ha subito e ha fissato nella ragione.

 

Imporsi uno stato psichico angoscioso non significa imporsi una situazione di malattia, ma imporsi di vivere psicologicamente in una situazione di transfert psicologico i sintomi dell’angoscia. Proprio perché si tratta di una situazione voluta, ricercata, autoimposta, non dura per tempi molto lunghi (la quantità di energia con la quale si carica l’emozione è sempre,comunque, limitato) riportando l’individuo allo stato psichico di partenza ampliando la capacità di sentire il mondo ogni volta in maniera diversa. Modificando la sensazione che l’individuo ha del mondo.

Cosa percepisce l’individuo di questa modificazione? Il fatto di avere davanti a sé molte e diverse possibilità. Per che cosa? Per quello che lui vorrà fare.

 

La sensazione che si ha viene modificata e si modifica all’interno di:

 

come scrive A. Gemelli: “Per lo psicologo non esiste la sensazione pura, essa è un’astrazione: per lo psicologo esiste la stimolazione dei recettori sensoriali, che è un fatto biologico, esiste la percezione che è il prodotto di un processo complesso, in cui i dati sensoriali sono elaborati, modificati, trasformati fino a dare la conoscenza di un determinato oggetto percepito in quelle determinate condizioni” (1952 p. 52-53). In altre parole, un individuo può solo entrare in contatto con la “realtà oggettiva” degli stimoli attraverso la sua “realtà soggettiva” che richiede l’integrazione della sensazione con altri elementi di natura mnestica, affettiva, esperienziale che rendono indiscernibile il dato sensoriale dal dato percettivo.”

 

Usare l’angoscia:

 

Le angosce si dividono:

 

1)                     Angoscia di origine pulsionale;

2)                     Angoscia che nasce dalla presenza di un pericolo esterno (detta angoscia reale);

3)                       Angoscia automatica quando il soggetto non riesce a scaricare un afflusso di eccitazione sia interna che esterna. Difetto di difesa dall’angoscia;

4)                       Il segnale d’angoscia;

 

L’angoscia pulsionale, in psicologia, è l’angoscia manifestata dalle patologie come la nevrosi. Di questa non mi occupo, perché interessa la psichiatria.

L’angoscia che nasce dalla presenza di un pericolo esterno che il soggetto non riesce a dominare. Questa angoscia appartiene alla relazione fra individuo e il mondo in cui vive e quanto l’individuo è attrezzato per affrontare tale mondo. E’ un’angoscia imposta all’individuo mediante l’educazione. Un’educazione che costringe l’individuo a ingigantire gli oggetti e le situazioni del mondo e a sminuire la sua capacità di agire nel mondo o di rispondere agli oggetti. Di questa angoscia se ne deve occupare la pedagogia.

L’angoscia automatica è quella che nasce dall’impossibilità dell’individuo di scaricare l’energia manifestata nelle proprie emozioni nel mondo. Viene considerato un difetto dell’io. Un’incapacità di equilibrare pulsioni interne e stimolazioni del mondo in cui si vive. Questa situazione si può incontrare all’inizio degli esercizi come resistenza psichica a rivivere situazioni traumatiche angoscianti.

Il quarto elemento, il segnale d’angoscia, è quello che usiamo per agire in stato d’angoscia e ampliare la capacità empatica nei confronti del mondo che ci circonda. Il segnale d’angoscia è un dispositivo azionato dall’io in presenza di un pericolo allo scopo di evitare l’angoscia automatica. Questo segnale, per chi vuole ampliare il proprio “sentire il mondo”, viene attivato dall’individuo con la tecnica che descriviamo sotto.

 

“Il segnale d’angoscia riproduce in modo attenuato la reazione d’angoscia vissuta precedentemente in una situazione traumatica consentendo di azionare le opportune misure di difesa.”

 

Stato psicologico per attivare la reazione d’angoscia:

 

1)                     Pressione attraverso i muscoli della pancia alla bocca dello stomaco;

2)                     Immaginare una situazione traumatica viverla in un transert psicologico immedesimandosi emotivamente e psicologicamente;

3)                     Forzare la respirazione;

4)                     Usare il diaframma come se fosse una pompa;

5)                     Sensazione di respiro che si ferma in gola;

6)                     Vibrazioni lungo tutto il corpo che si fermano alla testa;

7)                     Senso leggero di vertigine;

8)                     Vibrazioni nelle orecchie (non dei veri e propri fischi);

9)                     Aumento del battito cardiaco;

10)                 Semiparalisi delle articolazioni;

 

Una volta che ci si è immedesimati nella situazione psicologica che crea angoscia e che si è predisposto il corpo in modo che sia pervaso dall’ansia, la situazione psicologica deve essere bloccata in quella situazione per un “certo” tempo. Per un certo tempo si intende da qualche secondo ad un tempo molto più lungo.

 

Bloccare la situazione:

 

1)                     Eliminare la situazione psicologica immaginata della quale ci siamo serviti per entrare in quello stato;

2)                     Fermare il dialogo interno;

3)                     Spostare l’attenzione al centro dell’intestino o sulla bocca dello stomaco;

4)                     Forzare il respiro, comprimerlo mediante il diaframma e pompare le vibrazioni lungo tutto il corpo.

5)                     Seguire respiro, vibrazioni, bocca dello stomaco, diaframma, centro dell’intestino e cuore finché non si dissolve la situazione ansiosa;

 

Ogni volta che si proverà ad evocare la situazione sarà più facile entrare e uscire dallo stato angoscioso. Il senso delle sensazioni nei i punti che ho descritto saranno più chiari quando le persone ascolteranno con attenzione le loro sensazioni.

In questo modo si dispiega la capacità empatica dell’individuo e si riduce l’effetto del controllo della ragione. Gli effetti del dispiegamento della percezione empatica si riversa sul SENTIRE della persona: sulle sue sensazioni.

Non si percepisce in maniera diversa, ma si articola in maniera diversa il proprio percepito attraverso un “diverso sentire”. Si sentono cose diverse e ci si pone in maniera diversa davanti al mondo. Il sentire apre la propria porta all’elemento emotivo e costringe l’individuo a relazionarsi col mondo spostando la sua attenzione dagli elementi razionali a quelli emotivi variando la comprensione del mondo della persona.

 

L’ansia viene definita come una generale attivazione delle risorse fisiche e mentali di un soggetto. Contenuta entro certi limiti produce un effetto di ottimizzazione delle prestazioni; se tali limiti vengono superati diventa patologica e compromette l’efficienza funzionale del soggetto. Ma i limiti non possono venir superati quando lo stato angoscioso è autoimposto. I limiti si possono superare soltanto in caso di malattia. Nel caso che l’individuo non sappia rispondere in maniera adeguata alle sollecitazioni dell’ambiente.

 

Lo stato psico-fisico di calma; lo stato psico-fisico di tenacia; lo stato psico-fisico di furore; lo stato psico-fisico di eccitazione (sia fisica che intellettuale); ecc. sono tutte predisposizioni psico-fisiche dell’individuo che hanno la finalità di ottenere un risultato. Un risultato che si traduce in una modificazione emotiva del soggetto. Della sua capacità di sentire il mondo e di agire in esso.

Sta all’individuo, mediante la propria volontà, usare proficuamente tali stati psicologici senza farsi travolgere. Sta all’individuo affrontare il mondo in cui vive attrezzandosi per affrontarlo al meglio.

NOTA N. 1: questa tecnica non può essere praticata da chi ha patologie nevrotiche, depressive o soffre di fobie. E’ una tecnica che serve per sviluppare il sentire soggettivo, non per “guarire” da malattie siano esse di natura fisica che psichiatrica.

NOTA N. 2: Per una maggiore chiarezza espositiva del concetto mi sono servito di citazioni tratte dal dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti ed. Garzanti.

Marghera, 23 dicembre 2006

 

 

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Debora Leanza e la tesi sull'angoscia

 

Questa pagina nel 2008 è stata usata da Debora Leanza come punto di partenza per la sua tesi di laurea in psicologia. Dal sito Tesionline ho scaricato le 19 pagine di presentazione della tesi "L'angoscia un affetto che non mente" in cui si riprende questa pagina che, ricordo, è all'interno di un discorso più complessivo sulla percezione e la formazione dei fenomeni percepiti.

Presentazione dell'autore della tesi:

http://www.tesionline.it/autori/curriculum.jsp?userId=715633

Presentazione della tesi: L'angoscia un affetto che non mente.

http://www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=30025

Indice della tesi:

http://www.tesionline.it/consult/indice.jsp?pag=2&idt=30025

Estratto della tesi in cui Debora Leanza riprende le riflessioni sull'angoscia di Claudio Simeoni:

http://www.federazionepagana.it/angoscia_tesi_leanza_simeoni.pdf

Scaricato dalla presentazione della tesi on-line all'indirizzo:

http://www.tesionline.com/__PDF/30025/30025p.pdf

 

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

P.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

tel. 041933185

e-mail: claudiosimeoni@libero.it