L'amore nella religione cristiana
amore come carità

Claudio Simeoni

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034 (i testi non compresi nel 1 vol. entreranno nel vol. 2)

La carità cristiana come amore

 

Dalle diverse visioni alle conferenze sul cristianesimo

 

Nel cristianesimo il concetto di amore è sinonimo di "carità". La carità è l'amore che il dio cristiano elargisce alle persone che, grate dell'amore del loro dio, amano dio, ne osservano le prescrizioni e agiscono in modo da favorire la carità nei loro confronti.

Il concetto di carità, di amore, nel crstianesimo è l'azione di benevolenza del più forte, del padrone, nei confronti dei più deboli, dei sottomessi, che riconoscono la legittimità del ruolo del padrone e agiscono in conformità al suo volere anche contro la propria società civile e contro i propri figli.

Abramo ed Isacco sono un esempio dell'amore, della carità, del dio cristiano in cui Abramo, accettando passivamente il volere del suo dio padrone di ammazzare suo figlio, viene beneficiato dalla carità di dio che ferma la sua azione di obbedienza. L'obbedienza di Abramo a dio nella volontà di sacrificare suo figlio, il suo futuro, è l'amore di Abramo per il suo dio e il disprezzo di Abramo per suo figlio.

Per comprendere la qualità dell'amore cristiano prendiamo tre passi dei Vangeli della chiesa cattolica. E' necessario leggere attentamente i Vangeli della chiesa cattolica (e delle altre confessioni cristiane) per comprendere la qualità del messaggio che viene manifestato.

I tre vangeli che chiariscono l'amore cristiano sono:

1) La vite e i tralci da Giovanni 15,1;

2) L'amore cristiano da Giovanni 15,9;

3) La parabola delle mine da Luca 19,11.

Affinché il lettore si faccia un'idea precisa, dopo il commento viene postato il passo evangelico in maniera integrale.

Questi tre passi dei vangeli, due di Giovanni e uno di Luca, sono solo apparentemente slegati. In realtà si tratta di indicazioni dottrinali elaborate in momenti diversi di applicazione delle direttive della sottomissione.

I Vangeli vengono scritti per funzionare in tutte le situazioni possibili. Non è una questione di lungimiranza degli scrittori, ma è solo una questione di riaffermazione del potere del singolo evangelista sul gruppo sul quale sta esercitando il suo dominio.

I sottomessi devono amare l'evangelista ed andare d'accordo fra loro per amarlo di più! Diversa è la proiezione dell'evangelista nell'uso del potere di distruzione qualora ne avesse avuto la possibilità. Ne ha la possibilità all'interno del gruppo che sottomette, ma fantastica su cosa lui farebbe se fosse il padrone delle città o il re del mondo.

Nello stesso tempo le persone, che l'evangelista domina, sono dei servi sottomessi: di questo se ne compiace. E dice loro che qualora loro riconosceranno di essere servi sottomessi e interiorizzeranno la sottomissione al punto tale di fare quello che lui vuole lui, bontà sua, non li chiamerà più servi, ma li chiamerà amici! Se ad un amico pretendessi cose del genere come minimo mi prenderebbe a calci, ma tant'è che questo non rientra nel fare dei cattolici nei confronti del loro dio padrone.

E' importante analizzare questi tre pezzi assieme perché sono aspetti diversi delle direttive dottrinali che il pazzo di Nazareth manifesta nei confronti del mondo e che la chiesa cattolica, applicandoli, ne segue le direttive.

Io sono il padrone!

Questa è l'affermazione che fa Gesù di Nazareth agli Esseri Umani. Il vangelo dei cristiani dice che essendo Gesù figlio del dio padrone è il padrone degli uomini.

Io sono il padrone e voi vi dovete sottomettere in quanto io sono il vostro padrone.

Guardate, dice, che è nel vostro interesse sottomettervi a me, perché io sono il padrone.

Vi conviene sottomettervi a me se non volete il castigo.

Chi si sottomette a me è mio amico.

Chi si sottomette fa i miei interessi.

Chi non si sottomette lo faccio sgozzare.

La vite e i tralci

In questo brano del vangelo Giovanni fa dire al suo Gesù come egli sia tutto quanto esiste. Non lo dimostra: lo afferma e pretende che le persone accettino le sue affermazioni.

Si tratta di un atteggiamento impositivo e prepotente che viene chiuso con la minaccia della nullità dell'individuo che non accetta quanto egli dice.

L'orrore insito in questo passo evangelico è il fondamento dell'orrore cristiano predicato dal pazzo di Nazareth!

Voi, dice Gesù, non siete niente. Non esistete, non avete nulla nella vostra esistenza. Tutti gli uomini vissuti per milioni di anni non sono nulla. La vita che si è espressa non è nulla: IO SONO TUTTO!

La prima operazione che fa Gesù è quella di annullare gli uomini, le loro passioni, le loro emozioni, i loro desideri. Questa teoria dell'annullamento dell'altro è una teoria che, elaborata dai vangeli e manifestata da Gesù, è sempre stata applicata dalla chiesa cattolica nella sua attività di annientamento degli Esseri Umani. L'annullamento dell'altro, il suo annientamento come persona, è un'attività che Wojtyla ha sempre applicato per distruggere l'umanità, diffondere l'AIDS e la miseria al dine di distruggere gli Esseri Umani in quanto tali fino al massacro del Ruanda.

Le persone non sono nulla; le persone si devono inginocchiare; le persone DEVONO ESSERE COSTRETTE AD INGINOCCHIARSI. La parabola del Vangelo di Giovanni è chiara in questo senso. Dagli uomini che devono essere convinti di essere nulla senza la sottomissione al pazzo di Nazareth; agli uomini che devono essere costretti a considerarsi nulla se non sottomessi al pazzo di Nazareth e alla chiesa cattolica che lo rappresenta.

Abbiamo un esempio di questa "riduzione a nulla" nei comportamenti della chiesa cattolica nei confronti di Melingo che da Vescovo cattolico aveva osato sposarsi. Una volta sequestrato è stato costretto a ridursi a nulla. Solo riducendosi a nulla è stato riammesso (anche se sotto stretta sorveglianza ad opera dei criminali dell'organizzazione cattolica dei Focolarini) nella chiesa cattolica e "nell'amore del padrone"!

E' stato costretto a dire: "Si buana!"

Questo è ciò che PRETENDE il Gesù di Nazareth: l'annullamento degli Esseri Umani per trasformarli in pecore del gregge.

La visione che viene spacciata in questo pezzo è atroce. Gesù dichiara di essere la vite e tutti gli Esseri Umani altro non sono che tralci che si alimentano da sé stesso. Gli Esseri Umani, per Gesù, non sono nulla. Come nulla possono essere torturati, annientati, massacrati, distrutti a suo piacere. Gli Esseri Umani, per Gesù, hanno valore soltanto nella misura in cui alimentano la vite (alimentano l'attività distruttiva di Gesù) rimanendo in lui. Gli Esseri Umani non sono in grado di fare nulla (Il traino non può da sé portare frutto... così nemmeno voi!). Dovete, dice Gesù, essere dipendenti da me! Questa creazione della dipendenza negli Esseri Umani attraverso la pratica dello stupro emozionale sarà una costante nella chiesa cattolica quale artefice dell'applicazione degli insegnamenti del pazzo di Nazareth.

E Gesù, dopo un'affermazione gratuita e pertanto senza senso se non nel significato di riaffermare che egli è il padrone degli Esseri Umani, passa alle minacce. Come un uomo impotente che conosce il vuoto delle sue parole deve ricorrere alle minacce. Minacce che non avrebbero nessun senso se la chiesa cattolica non si fosse organizzata per trasformarle in torture attraverso le quali massacrare, nel corso della storia, milioni di Esseri Umani. Dice il pazzo di Nazareth: "'Se uno non rimane in me, è gettato via come sarmento e si secca, poi viene raccolto e gettato nel fuoco a bruciare." Così fece agli Esseri Umani la chiesa cattolica. La chiesa cattolica era ben felice di fare questo agli Esseri Umani in quanto lei era ben avvinta al pazzo di Nazareth e intendeva dare i suoi frutti sotto forma di genocidio nei confronti dell'umanità. E di questo genocidio si gloria il dio dei cristiani: la chiesa cattolica porta molto frutto sotto forma di sofferenza degli Esseri Umani.

Leggiamo il testo come ci presenta La Sacra Bibbia (versione cattolica) nel vangelo di Giovanni 15,1:

La vite e i tralci.

"Io sono la vera vite e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e quello che porta frutto, lo pota, affinché frutti di più. 'Già voi siete puri, in virtù della parola che vi ho annunziato. 'Rimanete in me ed io in voi. Come il traino non può da sé portare frutto se non rimane unito alla vite, così nemmeno voi, se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me ed in lui, questi porta molto frutto; perché senza di me non potete far niente. 'Se uno non rimane in me, è gettato via come sarmento e si secca, poi viene raccolto e gettato nel fuoco a bruciare. Se rimanete in me e rimangono in voi le mie parole, chiederete quel che vorrete e vi sarà fatto. 'Il Padre mio sarà glorificato in questo: che portiate molto frutto e siate miei discepoli".

L'amore cristiano

L'aspetto di dipendenza messo in luce nella Vite e i Tralci assume un aspetto leggermente diverso, ma complementare, nel L'Amore Cristiano.

Dice Gesù di Nazareth:

"Se osserverete i miei comandamenti, persevererete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore,". In sostanza dice che lui rimane nell'amore di suo padre (il dio padrone e creatore dell'universo) perché è obbediente, non perché è una persona! Ciò che qualifica la sua esistenza nell'amore del padrone suo padre è la sua obbedienza ai desideri di suo padre. E' la sua obbedienza ad essere nell'amore, non la sua persona. Se viene a cadere la sua obbedienza la sua persona non ha nessun valore. La persona trae esistenza dall'essere obbediente. Se non è obbediente non è persona. Come non persona si può bruciare, torturare, distruggere: come ha puntualmente fatto la chiesa cattolica.
Perché dice questo? "V'ho detto queste cose affinché in voi dimori la mia gioia e la gioia vostra sia piena."

Ritorniamo alla Vite e i Tralci. Se Gesù non porta molto frutto significa che l'agricoltore (suo padre) non sa che farsene. Se Gesù non porta frutto "è gettato via come sarmento e si secca, poi viene raccolto e gettato nel fuoco a bruciare." E che cos'è il frutto? Altro non sono che coloro che accettano che lui, il pazzo di Nazareth, faccia dimorare il suo trionfo (cioè l'incitamento a sottomettersi e ad obbedirgli) e siano felici di ciò! Cioè che riproducano nel mondo in cui vivono l'obbedienza e la sottomissione. Il frutto che porta come vite è la distruzione degli Esseri Umani attraverso l'obbedienza e la sottomissione.

Il comandamento di Gesù è chiaro in quanto è riferito al suo modello di comportamento: "Questo è il comandamento mio: che vi amiate scambievolmente come io vi ho amati.". In pratica significa: "che vi costringiate alla sottomissione come io vi ho costretti a sottomettervi al mio comando!" Infatti, nelle azioni del pazzo di Nazareth non troviamo nessuna azione d'amore nei confronti degli Esseri Umani. Il pazzo di Nazareth non è Prometeo che ruba il fuoco della Conoscenza per donarlo agli uomini! Il pazzo di Nazareth non è Saturno che insegna agli Esseri Umani l'agricoltura! Il pazzo di Nazareth non è Athena o Poseidone che donano l'olivo o il cavallo! Non porta doni il pazzo di Nazareth, ma si rivolge agli Esseri Umani chiedendo loro di sottomettersi al suo volere e al suo comando. Ed anche l'affermazione: "Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici." è assolutamente arbitraria in quanto né lui né nessun cristiano (in quanto individuo religioso) ha mai sacrificato nulla per nessuno se non per dimostrare al suo dio quanto egli era sottomesso fino alla morte. Non per gli amici i cristiani sacrificano sé stessi (magari come uomini alcuni cristiani, lo hanno fatto, ma nel farlo hanno dimenticato il loro dio, lo hanno messo da parte), ma a maggior gloria del loro dio assassino.

E quand'è che si è "amici" del pazzo di Nazareth? ""Voi siete miei amici se farete quello che vi comando. "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quel che fa il padrone; vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio. "Non siete voi che avete eletto me, ma io ho eletto voi e vi ho destinati affinché andiate e portiate frutto, un frutto duraturo, e qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, egli ve la conceda." C'è una leggera confusione mentale fra il significato del termine amicizia e quello del termine servaggio. Chi obbedisce è un servo, chi collabora è un amico. Chi manifesta la propria obbedienza chiedendo, a sua volta, obbedienza è un servo attivo, magari più feroce nel chiedere obbedienza del suo padrone, ma sempre un servo!

E non montatevi la testa, dice il pazzo di Nazareth, non siete voi che mi avete eletto, ma sono io che ho eletto voi. Infatti, dice il pazzo di Nazareth, io sono il figlio del dio padrone e padrone di voi. Io vi ho eletto, dice il pazzo di Nazareth, affinché voi "portiate frutto", cioè sottomettiate altre persone come io ho sottomesso voi.

Ed infine, per comprendere la qualità dell'amore cristiano, è necessario comprendere l'ultima frase: "Questo vi comando: di amarvi scambievolmente". Che cosa significa "amarvi"? E' il "... come io vi ho amati.". In pratica significa: "Questo vi comando: che vi sottomettiate scambievolmente come io ho preteso che voi vi sottomettiate a me!"

Una parola acquista il significato non per sé stessa, ma per l'uso che se ne fa'. Sono le azioni che determinano il significato della parola. La parola "amare" assume tanti significati quanti le singole persone vi proiettano sopra attraverso la loro esperienza e la loro immaginazione. Ogni persona immagina il significato della parole e ogni persona intende, con quella parola, delle cose proprie. Ma io non sto cercando il significato che a quella parola attribuiscono le persone, sto cercando il significato che a quella parola attribuisce il pazzo di Nazareth per comprendere le azioni della chiesa cattolica.

Se il pazzo di Nazareth avesse offerto o fatto delle azioni o detto cose diverse da una ossessiva richiesta di sottomissione degli Esseri Umani e non avesse lui stesso attribuito alla parola amore il significato di sottomissione si dovrebbe concludere che le azioni della chiesa cattolica fatte in 1600 anni sarebbero una cosa diversa dagli insegnamenti del pazzo di Nazareth. Invece, interpretando correttamente il significato che alla parola amore da' il pazzo di Nazareth l'azione della chiesa cattolica finalizzata a macellare i popoli diventa del tutto coerente con la dottrina cui si riferisce. La dottrina costruita attorno all'immagine del pazzo di Nazareth è la giustificazione dottrinale (la mandante) del genocidio perpetrato dalla chiesa cattolica in 1600 anni di storia. La figura del pazzo di Nazareth, come descritta nei vangeli ufficiali, è mandante del genocidio dell'umanità!

Leggiamo il testo come ci presenta la Bibbia (versione cattolica) in Giovanni 15,9

« Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Perseverate nell'amor mio. "Se osserverete i miei comandamenti, persevererete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore, "V'ho detto queste cose affinché in voi dimori la mia gioia e la gioia vostra sia piena. "Questo è il comandamento mio: che vi amiate scambievolmente come io vi ho amati. "Nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici. "Voi siete miei amici se farete quello che vi comando. "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quel che fa il padrone; vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio. "Non siete voi che avete eletto me, ma io ho eletto voi e vi ho destinati affinché andiate e portiate frutto, un frutto duraturo, e qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, egli ve la conceda. "Questo vi comando: di amarvi scambievolmente ».

Per Gesù le persone non sono persone, ma oggetti da possedere e usare. Nella misura in cui le persone si compiaciono di essere degli oggetti d'uso da parte di Gesù, Gesù concede loro benevolenza chiamandole amici.

E' la carità di Gesù nei confronti di chi accetta di diventare un oggetto posseduto.

La carità di Gesù costruisce la gerarchia di possesso, propria della monarchia assoluta, che nega ogni relazione democratica in cui gli uomini siano degli uguali davanti alla legge.

La carità cristiana è la negazione dell'amore umano perché impone la disuguaglianza e la sudditanza. Con la disuguaglianza e la sudditanza, Gesù legittima lo stupro e la violenza sulle persone in nome della carità del padrone nei confronti dell'individuo stuprato che, come dice il magnificat di Luca, deve compiacersi nell'essere stuprato dal padrone.

La parabola delle mine

Solo comprendendo la qualità dell'amore cristiano si può capire e commentare il significato religioso della parabola delle mine di Luca.

Più di qualche persona ha tenuto a precisare che si tratta di una parabola, di un racconto, e non di un episodio della vita di Gesù e pertanto Gesù parla di un Re e non di sé stesso. Purtroppo queste persone non conoscono il senso delle Parabole. Le Parabole sono DIRETTIVE DOTTRINALI che non possono essere vissute in prima persona da Gesù in quanto Gesù non è MAI stato il re di una città ne ha avuto altre città in dote.

Pertanto la Parabola deve essere intesa come gli insegnamenti di Gesù qualora le condizioni consentano di praticare tali insegnamenti. Questa parabola, in particolare, è l'insegnamento fondamentale che la chiesa cattolica ha assunto nella sua attività di distruzione dei Sistemi Sociali umani. Ricordiamo sempre come la chiesa cattolica identifichi sé stessa quale sposa di Gesù e continuatrice dello stesso in terra. Al punto tale che la chiesa cattolica propina la sua infallibilità ai suoi fedeli. Infatti, la frase "... e qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio, egli ve la conceda." non è relativa al singolo individuo che chiede, ma è relativa alle necessità di comando e di dominio della chiesa cattolica (cioè di quell'insieme di servi a cui Gesù in quel momento sta parlando) che "qualunque cosa farà sarà confermata in cielo e qualunque cosa negherà sarà negata in cielo [non è letterale]"

L'"uomo di nobile stirpe" altri non è che Gesù stesso! Gesù parla di sé! Quale stirpe più nobile che essere figlio del dio padrone e padrone esso stesso? E quale stirpe più nobile per la chiesa cattolica che essere la sposa del figlio del dio padrone e, dunque, padrona essa stessa degli Esseri Umani? Talmente nobile di non dover, nella parabola, spiegare perché prendeva possesso di un regno lontano e per qual motivo poi tornare.

Nessuno deve discutere le decisioni della chiesa cattolica. Nessuno deve discutere le motivazioni del dio padrone: le persone sono servi in ginocchio ed obbedienti o cadaveri perché "raccolto e gettato nel fuoco a bruciare.". Le persone o sono servi o si bruciano (mi sembra che questa indicazione dottrinale del pazzo di Nazareth sia stata accuratamente applicata dalla chiesa cattolica nel corso dei secoli con attenzione e dedizione.

Torniamo ai frutti che devono dare i tralci della vite! E paragoniamo quei frutti alle mine che devono essere moltiplicate a beneficio del padrone. Proviamo a leggere la relazione fra tralcio e vite e servo e padrone e leggiamo ancora come questa relazione dottrinale altro non è che il servizio che la vite (Gesù) fa per il proprio padre (l'agricoltore). E come i tralci se non sono ben collegati alla vite non danno frutti e, se non danno frutti, vengono tagliati e bruciati. Dobbiamo aver ben chiara quest'immagine per comprendere la parabola delle mine, altrimenti perdiamo di vista il significato dottrinale della parabola stessa. E se non teniamo ben presente quali sono le condizioni per le quali il pazzo di Nazareth chiama amici i suoi servi non comprendiamo la relazione che esiste fra l'"uomo di nobile stirpe" [a volte viene tradotto con un re] i suoi servi e le persone del paese che lui voleva prendere in suo possesso.

Nello stesso tempo dobbiamo ricordare come Gesù, la chiesa cristiana e l'uomo di nobile stirpe siano la stessa cosa qual continuazione temporale. L'evangelista scrive la storia attribuendola all'insegnamento di Gesù, Gesù la racconta, la chiesa cattolica la fa' propria!

Iniziamo a dire che l'"uomo di nobile stirpe" chiama dei servi! Non si tratta di uomini; non si tratta di persone; si tratta di Non-persone, appunto, servi! Individui che devono rinunciare a sé stessi per soggettivare quanto il loro padrone esprime.

Non è scritto, nella storia, se queste persone hanno accettato di essere servi di costui [sospetto che la traduzione avrebbe dovuto essere schiavi, come inteso dai cristiani] o se sono stati costretti ad esserlo. Sta di fatto che, attraverso la forza (l'imperio del loro padrone) sono costretti a prendere la mina che il padrone impone loro e sono ordinati di farla fruttare.

Si tratta di un atto di violenza doppio che costoro subiscono. Il primo atto di violenza è quello che li ha trasformati in servi (perché non altri padroni?) e il secondo atto di violenza consiste nell'essere costretti ad accettare la mina che il loro padrone vuole far fruttare. Di questi servi, nulla interessa al loro padrone. La loro psicologia, i loro desideri, le loro peculiarità non interessano: devono portare interessi per arricchire ulteriormente il loro padrone. "mettetele a frutto fino al mio ritorno".

Che Gesù fosse un uomo odioso e gli evangelisti lo dipingessero come tale non c'è dubbio. Infatti, non si parla delle persone del "paese lontano", ma dei suoi stessi concittadini che lo odiavano. Costoro gli mandarono a dire di rimanere nel paese lontano rifiutando che egli "regnasse" sopra di loro: in pratica che lui fosse il loro padrone!

Questo voler essere il padrone delle persone è il motivo dominante nella cultura cristiana. Dove, il nemico per i cristiani è SOLO colui che vuole contendere loro il possesso delle persone. Il dualismo cristiano è dato dalla contesa su chi possiede le persone. Solo che le persone, per essere possedute, devono essere degradate ad oggetti, devono, in pratica, essere ridotte a individui privi di personalità se non come riflesso del loro padrone mentre le possiede. Lo stesso discorso della "fedeltà" nel cristianesimo, non è mai un discorso di "fedeltà" ad ideali a scopi o progetti che le persone fanno proprie, ma si tratta sempre della "fedeltà" ad un padrone dal quale si DEVE dipendere a meno di non accettare di dipendere da un ALTRO padrone (non si possono servire due padroni....). Ne consegue che tutta la struttura educazionale cristiana ha lo scopo di privare l'individuo della sua personalità, dei suoi scopi, della possibilità di formare i propri ideali nella propria esistenza per poterlo rendere oggetto di possesso del dio padrone. Come risultato, questo individuo, vivrà la propria vita come oggetto posseduto cercando, di volta in volta, questo o quel padrone dal quale dipendere o da esaltare come modello sociale. Questo o quel padrone (re, gerarchia, classe, capobanda, comandante ecc. ecc.) meno che sé stesso e le sue possibilità di manifestare le proprie idealità.

Non vengono raccontati i motivi per cui gli abitanti di quel paese odiassero il Gesù di Nazareth, ma quelli sopra descritti sono più che sufficienti per farcene un'idea.

Che Gesù di Nazareth amasse il possesso per il possesso lo dimostra nel descrivere il suo ritorno presso quelle persone che egli ritiene suoi servi.

E' necessario chiarire la relazione fra servo e padrone. Il servo è colui che da' ricchezza e valore al padrone mentre dal padrone non riceve nulla. Il servo ha la capacità di lavorare, di produrre ricchezza: il padrone ha solo la funzione di consumarla. Questa relazione la troviamo ben descritta nella parabola delle mine. Il fruitore della ricchezza è solo il padrone e vedremo come il premio per la ricchezza che il padrone riceve dal servo altro non è che un ruolo che possa garantirgli al padrone di fruire di maggior ricchezze. Il padrone dice che dal momento che con pochi mezzi quel servo gli ha portato molte ricchezze, con un numero maggiore di mezzi gli porterà un numero maggiore di ricchezze. Il padrone non cede ricchezze al servo. Non gli dice: "Mi hai fatto guadagnare 10 mine ti riconosco la percentuale e te ne cedo tre!" Se così fosse il servo non sarebbe più servo, ma diventerebbe un altro padrone che si arricchirebbe facendo fruttare le mine che, a questo punto, sono solo sue.

Gesù di Nazareth si guarda bene dal rendere le persone autonome, ma lancia la direttiva dottrinale di sfruttare l'abilità delle persone sottomesse al fine di sottomettere altre persone: ridurle a servi, ridurli a schiavi, annientare la loro personalità e le forze che da dentro di loro spingono verso la libertà! Proprio per questo motivo, nella parabola delle mine, il padrone scambia i termini.

Chiama bontà ciò che è abilità!

Chiama fedeltà ciò che è sottomissione attiva!

Una sottomissione attiva che viene premiata in sé stessa per il risultato che ha portato al padrone. Si è chiesto, il padrone, come il servo ha fatto fruttare quella moneta? Quella moneta è stata messa in banca e ha fruttato dieci monete o il servo l'ha impiegata in maniera più proficua: comperando una spada e tagliando la gola a dieci persone per rapinarle della loro moneta? Al padrone non interessa il come, ma solo il risultato. Su questa direttiva dottrinale del pazzo di Nazareth la chiesa cattolica eleverà agli altari facendo santi i peggiori criminali e macellai che la storia umana abbia visto e che hanno macellato e distrutto l'umanità per la sua gloria! Non da ultima la macellaia dell'India: Madre Teresa di Calcutta! O San Carlo Magno!

Tutto questo viene confermato dalla relazione fra Gesù di Nazareth e l'ultimo dei servi.

L'ultimo dei servi è colui che ha orgoglio, paura e saggezza. Ha paura della forza fisica, del terrore che semina il suo padrone. Ha orgoglio perché riconosce il suo padrone per ciò che è: un ladro che ruba, sfrutta e ammazza. Ha saggezza perché preferisce non partecipare al gioco di morte del suo padrone. Non accetta di diventare uno strumento per alimentare, fra le persone, il terrore del e nel suo padrone.

E' come se dicesse: "Va bene, sei riuscito a trasformarmi in un servo e a terrorizzarmi col tuo comportamento, ma io non ti aiuterò a trasformare altre persone in servi!"

Questo "servo" manifesta il suo essere persona. Vede nel Gesù di Nazareth il ladro, il bandito. Gesù di Nazareth è colui che ruba il pane dalle mani delle persone. Gesù di Nazareth è colui che pretende di raccogliere quanto non ha piantato e non è in grado di piantare, ma dispone del terrore con cui appropriarsi di quanto non gli appartiene.

Se precedentemente Gesù chiama bontà l'abilità; in questo caso definisce sé stesso "severo" al posto di CRIMINALE! Eufemismi con cui nascondere la realtà del comportamento ed abbagliare il lettore.

Il comportamento criminale di Gesù ha la sua apoteosi nelle decisioni finali del paragrafo delle mine dell'evangelista Luca.

La prima decisione consiste nel premiare il servo criminale! Colui che fa fruttare all'inverosimile il "capitale" fornito. Colui che costringendo in ginocchio altri Esseri Umani porta a frutto il capitale per il proprio padrone. "Tu non hai voluto costringere in ginocchio altri Esseri Umani per la mia gloria e dunque tu sia privato della possibilità di continuare a servirmi e sii privato dei mezzi attraverso i quali farlo e questi mezzi siano dati a chi ha dimostrato la sua sottomissione." Quando qualcuno gli obietta che comunque quella persona è fornita di mezzi a sufficienza per sottomettere Esseri Umani, Gesù risponde che gli vengono forniti altri mezzi per costruire la ricchezza per il suo padrone: ha dimostrato di essere così bravo!

Vediamo come Gesù conosce un solo modo attraverso il quale risolvere le contraddizioni nella vita sociale: ammazzare, sgozzare chi non è in grado di difendersi. E' esattamente lo stesso comportamento di Elia al torrente Cison: sgozzare chi non si mette in ginocchio davanti al suo dio!

L'uccidere come metodo di risoluzione delle contraddizioni sociali sia il metodo proprio dei cristiani è rappresentato perfettamente nel crocifisso. Il crocifisso dice alle persone: "L'unico modo con cui la Palestina ha potuto affrontare Gesù (tanto lui era bravo e buono) è stato quello di crocifiggerlo: di ammazzarlo!" Pertanto, dice l'esposizione del crocifisso: quanti noi non riusciamo a convincere a sottomettersi li crocifiggiamo!

L'esposizione del crocifisso rappresenta un vero e proprio atto di guerra, un vero e proprio atto di terrorismo, il cui scopo è costringere le persone a rinunciare a manifestare le proprie idee, il proprio modo di essere, altrimenti la persona viene crocifissa. Il terrorismo manifestato dal crocifisso viene fermato dall'arrivo dell'Illuminismo sul teatro della storia moderna, ma era ampiamente praticato. Tant'è che sia le donne che venivano definite Streghe, sia le persone che venivano definite eretiche, venivano tutte bruciate in nome del crocifisso, per direttiva dottrinale del crocifisso, per mandato del pazzo di Nazareth. Si tratta proprio di quelle persone che, per un verso o per un altro, rifiutavano sia di servire il pazzo di Nazareth sia di portargli profitti e che, pertanto, venivano considerate "quelle che non volevano che io, Gesù, regnassi sopra di loro..."

Questo è il senso dell'amore cristiano. Se diventate miei servi e fate quello che io voglio, dice Gesù, vi chiamerò amici. Chiamare amici non cambia lo stato di servitù che permane e si rafforza quando il servo soggettiva il suo stato di essere servo e lo riproduce nel sistema Sociale facendolo fruttare a beneficio del proprio padrone. Voi potete fare solo quello che voglio io in quanto tralci che appartengono a me che sono la vite. Se voi non fate quello che voglio io portando frutti per il padrone che è l'agricoltore, mio padre, sarete bruciati!

Dal vangelo secondo Luca, al vangelo secondo Giovanni la questione non cambia: il senso dell'amore cristiano è un ordine terroristico alla sottomissione cui gli individui vengono costretti dopo essere privati della loro soggettività ed essere ridotti a puri oggetti di possesso del dio padrone.

L'immagine dell'annullamento dell'individuo al fine di sottometterlo ai desideri del pazzo di Nazareth è ben rappresentata nell'Imitazione di Cristo di Gersenio? Dove l'individuo annulla tutto sé stesso per permettere al suo padrone un uso come oggetto.

L'alternativa a questo annullamento dell'individuo è l'omicidio rappresentato dalla croce. L'individuo viene minacciato di crocifissione se non si sottomette. Il crocifisso dice alle persone: sottomettetevi o sarete uccise.

Nella Storia umana l'Illuminismo tolse l'uomo dallo stato di servaggio alla chiesa cristiana e lo rimise al centro della vita: lo riassunse ad Essere Umano soggetto e artefice della propria vita! Non più un uomo che se non si metteva in ginocchio veniva sgozzato, ma un Essere Umano che determinava la propria esistenza in Libertà, Fraternità e Uguaglianza. Tre principi estranei ai cristiani che concepiscono l'uomo come un soggetto privo di determinazioni e in ginocchio davanti a loro (e alla gerarchia che essi descrivono).

Per manifestare simbolicamente il loro diritto di stuprare gli Esseri Umani costretti in ginocchio davanti al macellaio di Sodoma e Gomorra e al pazzo di Nazareth vogliono costringere le società civili ad esporre il simbolo del loro diritto a distruggere l'umanità!

Leggiamo il testo come ci presenta la Bibbia (versione cattolica) in Luca, 19,11:

La parabola delle mine

"Mentre stavano ascoltando queste parole, egli aggiunse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che la manifestazione del regno di Dio fosse imminente. "Disse dunque: « Un uomo di nobile stirpe se ne andò in un paese lontano a prendere in suo possesso un regno e poi ritornare. "Chiamò dieci dei suoi servi e dette loro dieci mine dicendo: "Mettetele a frutto fino al mio ritorno". "Ma i suoi concittadini lo odiavano ed inviarono dietro di lui un'ambasciata a dire: "Non vogliamo che costui regni sopra di noi". "Quando fu di ritorno, dopo aver preso possesso del regno, fece chiamare a sé quei servi ai quali aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno l'aveva fatto fruttare. "Si presentò il primo e gli disse: "Signore, la tua mina ne ha fruttate dieci". ""Bene, servo buono, gli rispose, perché sei stato fedele nel poco, prendi il governo di dieci città". "Venne poi il secondo e disse: "La tua mina, o Signore, ne ha fruttate cinque". ""Tu pure, gli rispose, sii a capo di cinque città". "Venne un altro e disse: "Signore, ecco la tua mina che io ho custodito avvolta in un pezzo di panno. "Ho avuto paura di tè, che sei un uomo severo; tu cogli ciò che non hai piantato, e mieti ciò che non hai seminato". "Ed egli a lui: "Dalle tue parole ti giudico, servo iniquo! Tu sapevi che io sono un uomo severo, che colgo ciò che non ho piantato, e mieto ciò che non ho seminato! "Perché, dunque, non hai messo il mio denaro in una banca? Al mio ritorno io l'avrei potuto esigere con l'interesse". "Poi disse a quelli che erano presenti: "Riprendetegli la mina e datela a colui che ne ha dieci. "Gli osservarono: "Signore, egli ha dieci mine". ""Io vi dico: a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. "Intanto conducete qui i miei nemici, quelli che non volevano che io regnassi sopra di loro, e sgozzateli in mia presenza " ».

Non è diversa la parabola dei Talenti in Matteo. Distruggere chi non si sottomette è parte integrante dell'amore cristiano. Il dio dei cristiani non è in grado di distribuire la sua carità se le persone non si sottomettono alla sua volontà.

In questo modo il cristianesimo costruisce il concetto dell'uomo come oggetto posseduto. Un oggetto posseduto che deve riconoscere di essere un oggetto a disposizione del proprio padrone perché, solo in quel modo il suo padrone è in grado di essere riconoscente nei confronti della sua volontà di sottomissione.

Marghera 03.11.2003

 

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Claudio Simeoni

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