Il terzo Brahmana del primo Adhyaya
dell'Upanisad Brhadaranyaka

Seconda parte:
l'azione del respiro, dalla parola al diventare Dèi

Upanisad Brhadaranyaka e la Religione Pagana

Ottava parte

di Claudio Simeoni

Indice commento dell'Upanisad Brhadaranyaka

 

E' scritto nell'Upanisad Brhadaranyaka nel terzo Brahmana del primo Adhyaya:

8) Gli Dei dissero: "Dove mai è colui che si è dimostrato così attaccato a noi?". Egli (ayam) è dentro la bocca (asya): perciò si chiama Ayasya e si chiama pure Angirasa perché è l'essenza [vivificante] delle membra (anganam rasa).

Vivifica le membra colui che può trasformare i propri mezzi per diventare un DIO esprimendo quei DEI che altrimenti potrebbero essere distrutti.

Il respiro qualifica ogni oggetto esistente, lo qualifica come Essere vivente. Lo qualifica come colui che può usare la parola, l'udito, l'odorato, la vista ecc. Il respiro da al soggetto l'INTENTO per cui usare la parola, l'udito, la vista, l'odorato ecc. che proprio perché sono manifestati in funzione del proprio INTENTO soggettivo non possono essere aggrediti dai "demoni" della distruzione.

Si verifica quando il soggetto dimentica l'INTENTO della propria esistenza che la parola diventa vuota e superflua, che la vista si riempie di illusione, che l'udito si offusca diventando sordo ai suoni del mondo, che la mente cortoricuita su sé stessa proiettandosi come padrona del mondo.

Dov'è il respiro?

Sta nella bocca di ogni Essere della Natura. Ogni Essere della Natura è figlio di Zeus, Giove, l'atmosfera che circonda il pianeta. La volontà di ogni Essere che vive si esprime attraverso il respiro, vive perché attinge da Zeus. Che ne è della volontà dell'individuo se il respiro si ferma nella gola e l'individuo soffoca? La volontà di un soggetto si esprime nelle contraddizioni della vita soltanto nella misura in cui il respiro alimenta la sua attività. Non c'è la volontà soggettiva nel respirare, ma la volontà soggettiva si esprime proprio perché un soggetto respira.

E' da questo presupposto che le Upanisad partono per vedere la trasformazione degli Esseri del mondo della Natura. Una relazione divina costruisce il dio che manifesta la sua volontà e nel manifestarla usa gli DEI per costruire le relazioni fra sé e il mondo.

9) Questa divinità si chiama Dur. Lontano (duram) da essa infatti si trova la morte. E lontana sta la morte da colui che così conosce.

Il soffio divino, il prana, il respiro consente ai soggetti di manifestare la loro volontà ed esprimersi nel mondo attraverso gli DEI.

I soggetti a cui il respiro consente la vita allontanano la morte, intesa come fine delle trasformazioni dell'Essere della Natura, in quanto, esprimendo gli DEI in funzione delle loro pulsioni di vita costruiscono un cammino eroico di espansione soggettiva nel mondo in cui, attraverso il respiro, sono venuti in essere.

Ed è importante la precisazione dell'Upanisad: manifestare gli DEI in funzione del respiro, essere vicino al respiro, all'INTENTO della propria vita, significa percorrere un sentiero di eternità. Manifestare quegli stessi DEI in funzione di oggetti diversi dalle proprie pulsioni d'esistenza significa essere lontani dal respiro e nell'attesa della propria morte fisica.

Fintanto che c'è il respiro c'è l'esercizio della volontà di chi respira; quando non c'è esercizio di volontà si è lontani dal respiro. Si è lontani dall'Intento che portato il soggetto a nascere.

La morte, la fine della propria sequenza di trasformazioni, rimane lontana da chi conosce e pratica l'Intento della sua esistenza!

10) Questa divinità, avendo allontanato dalle altre divinità quel male che è la morte, [lo] fece allora andare alla fine dei mondi. Là depose i loro mali. Perciò non bisogna recarsi presso popoli stranieri, non bisogna andare in capo al mondo, perché non si corra dietro alla morte, al male.

Il venir in essere dei soggetti e la cessazione dell'espansione dei soggetti. La nascita e la morte. Cosa porta alla nascita? La qualità della materia dell'universo! Cosa porta alla vita e alla ricerca della crescita? Il respiro, l'Intento manifestato dal soggetto attraverso la sua volontà d'esistenza. Cosa porta alla morte? L'allontanamento dal respiro, la cessazione di azione in base alle proprie pulsioni di vita. E così il respiro sposta la morte alla FINE DEI MUTAMENTI DELL'INTERO UNIVERSO!

Ed è per questo che il respiro allontana dalla morte in quanto ad ogni cessazione, per gli Esseri della Natura, corrisponde una rinascita in un nuovo mondo, in una nuova struttura fisica. Una rinascita in un nuovo modo di rapportarsi col mondo. Non si tratta di non morire, ma si tratta di continuare a nascere perché la vita, che abbiamo vissuto, è stata vissuta in funzione dell'Intento della nostra esistenza.

Queste infinite trasformazioni degli infiniti esseri conducono alla formazione della Coscienza universale alla fine dei mutamenti; l'unica che muore per rinascere! E' il Brahma-NonBrahma-Brahma in un continuo infinito di ciclicità dell'universo. Ed è al momento del passaggio fra Brahma-NonBrahma che c'è la morte. Non c'è più "rinascita del Brahma" in quanto Coscienza Universale, ma c'è il processo di riformazione del Brahma attraverso le infinite rinascite delle infinite specie e degli infiniti Esseri che percorrendo il loro cammino riformeranno la Coscienza Universale!

La morte può essere considerata SOLO quella di Brahma alla "fine dei mondi" o, se preferite, alla fine dei mutamenti. Tutti gli Esseri che pensano sé stessi diversi dal circostante hanno la possibilità di continuare rinascita dopo rinascita fino a diventare uno con la Coscienza Universale Brahma.

Imperativo, per gli Esseri della Natura, diventa non perdere di vista l'Intento, le proprie pulsioni d'esistenza: il RESPIRO!

11) Dopo che ebbe allontanato la morte, il male delle altre divinità, questo dio le fece poi passare al di là della morte.

Anche il concetto di male viene precisato. Il male coincide con la morte. Il male coincide con l'impossibilità di un soggetto di espandere sé stesso e perciò di non riuscire a trasformare la morte del suo stato in rinascita in un nuovo stato.

E' il concetto di male proprio del Paganesimo e delle religioni che non sono manifestazione di una rivelazione che chiede la sottomissione degli individui. Il male come ostacolo allo sviluppo dei soggetti. Il male che si esprime nelle contraddizioni dell'esistenza che i soggetti non sono in grado di superare.

Così il respiro ha allontanato la morte, il male che i "demoni" lanciavano contro gli DEI e fece passare gli DEI stessi al di là della morte. Li portò alla rinascita e al rinnovamento.

Cosa significa far passare questi DEI oltre la morte?

Significa portarli alla rinascita affinché si esprimano privati della forma di cui la ragione, prodotta dal divenuto umano, li ha rivestiti. La morte è la morte della ragione. La morte della forma. Solo nella forma, nella ragione, c'è la morte in quanto c'è la morte del corpo fisico. Andare oltre la morte significa continuare ad esprimersi in maniera diversa. In un modo che non è forma né ragione.

12) Per prima cosa fece passare la parola. Questa, quando fu liberata dalla morte, diventò il fuoco, il fuoco che risplende, avendo oltrepassato il limite della morte.

La parola, il modo umano del comunicare, diventa l'oggetto che risplende. Il fuoco. La parola sta ad indicare la relazione, la contraddizione, l'armonia e l'antagonismo. Non abbiamo Ares, né Armonia, né Peitò, ma abbiamo la parola che esprime la comunicazione e la relazione come Ares, Armonia o Peitò.

E' attraverso la parola che gli Esseri Umani trasmettono ad altri Esseri Umani Ares, Armonia e Peitò anche se il termine "parola" è simbolo di comunicazione e fondazione delle relazioni.

Si tratta del fuoco della relazione.

Il fuoco della relazione che conduce gli Esseri oltre la morte del corpo fisico. Ed è solo nella misura in cui la parola è fuoco che trasforma, emozioni che si riversano nel mondo, che diventa fuoco che divampa oltrepassando i limiti della morte. E' la parola che porta l'Intento della vita che si trasforma in fuoco della costruzione dell'individuo nell'infinito dei mutamenti.

Sembra che il concetto di contraddizione nell'Upanisad sia manifestato dalla parola. E fintanto che la parola affronta la contraddizione che il soggetto vive il respiro la fa passare oltre la morte. E' la parola che diventa fuoco della trasformazione che passa oltre i limiti della morte. La parola cessa di essere tale, muore, e rinasce come "fuoco che risplende".

13) Poi fece passare l'odorato. Quando fu liberato dalla morte, esso diventò il vento, il vento che purifica, avendo oltrepassato il limite della morte.

Ed ecco l'odorato che si libera dalla morte. Anche l'odorato muore e rinasce come vento che purifica.

L'odorato rinasce come fiume di emozioni che avvolge gli individui nel loro perenne divenire. Il vento che purifica è il vento che si immerge nelle nostre emozioni; il vento che porta le emozioni del mondo.

L'odorato descrive le presenze nel mondo e diventa presenza esso stesso superando la morte. Odorare è inteso anche come "avvertire la presenza sottile" che sfugge ai sensi in quanto è intuire di un qualche cosa di indescrivibile, ma che si trasferisce sotto forma di sensazione odorosa. L'unico modo per descrivere l'eternità dell'odorare oltre la morte del corpo fisico è il vento che è portatore di odori, è manifestazione di odori, è esso stesso odori. Il vento è sensazione, portatore di sensazioni, manifestazione di sensazioni.

14) In seguito fece passare la vista. Quando fu liberata dalla morte, la vista diventò il Sole, il sole che riscalda, avendo oltrepassato il limite della morte.

Il Sole acceca la vista, ma rivela le ombre

La vista svela la forma delle cose, ma il Sole non ha forma, ha consapevolezza, luce e calore.

Alla morte del corpo fisico la forma cessa. La vista, momento di costruzione della forma all'interno della ragione, cessa di essere e l'unico modo per rendere eterna la vista e il vedere oltre la morte del corpo fisico è paragonarla al Sole.

15) Poi fece passare l'udito. Quando fu liberato dalla morte, l'udito si mutò nelle regioni celesti, i punti cardinali, che hanno oltrepassato i limiti della morte.

L'udito, liberato dalla morte, diventa sentire.

Il sentire emotivo non è descrivibile dalla ragione. Tanto meno il sentire che entra in assonanza con le manifestazioni emotive di tutti i soggetti dell'universo.

L'immagine di "mutarsi nelle regioni celesti" è un'immagine appropriata delle qualità delle relazioni che ciò che noi chiamiamo udire, si modifica.

Assonanza o empatia sono termini vaghi come affinità e sintonia, ma la ragione non dispone d'altro per definire la comunicazione emotiva fra soggetti di specie e divenuti diversi.

Per questo liberare dalla morte l'udito significa la sua trasformazione in sentire; la costruzione di una relazione empatica fra i sentire dell'universo.

16) Poi fece passare la mente. Quando fu liberata dalla morte, la mente diventò la luna, la luna che riluce avendo oltrepassato il limite della morte.

In questo caso la mente rappresenta il soggetto inteso diverso dal corpo. Quel corpo di luce che l'esercizio del respiro, l'intento, ha plasmato nel corso dell'intera esistenza fisica e che è pronto a superare la morte del corpo fisico brillando come una nuova luna nel mondo in cui rinasce.

La luna nel cielo notturno dà un'idea della nascita di un soggetto al momento della morte del corpo fisico. Dà un'idea del "solcare il profondo infinito" che attende il nuovo nato. La luce della Luna che non acceca, ma che sembra contenuta ed emanata dal suo corpo è la luce che il nuovo nato emana nel suo viaggio verso l'infinito della nuova esistenza.

Se l'intento è il soggetto che fa passare nell'infinito liberando dalla morte, ciò che passa è un corpo di luce che il soggetto fisico ha plasmato nel corso della sua esistenza affrontando i demoni. Li ha affrontati e li ha vinti. Li ha vinti col canto che ha costruito con la sua volontà mentre manifestava quel dio: l'Intento!

Similmente questo dio fa passare al di là della morte colui che così conosce.

La parola è la descrizione!

L'odorato è la percezione dell'azione!

La vista è descrizione della forma!

L'udito è descrizione dell'azione!

La mente è l'emozione; il soggetto che ha VISSUTO!

Il respiro è la vita: l'Intento!

Chi così conosce ha vissuto una vita eroica per questo può passare al di là della morte: egli trasforma la morte del proprio corpo fisico in nascita del proprio corpo luminoso. Così la parola diventa il fuoco delle proprie relazioni emozionali; l'odorato è il vento che spazia nell'universo, la vista diventa sole, l'udito si muta nel sentire le regioni celesti.

Marghera, maggio 2006

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell’Anticristo

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30175 – Marghera Venezia

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e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il termine "paganesimo"

Troppo spesso il termine Paganesimo viene usato nel significato che gli danno i cristiani. Tutti i non cristiani sono "pagani" e questo è fonte di molta confuzione. I Wicca sono costruiti da Gardner sulle superstizioni cristiane alle quali Gardner attribuisce un "potere magico". Da qui l'uso dei tarocchi, dell'astrologia, delle rune, che secondo i wicca predicono un futuro determinato dalla volontà del loro dio o della loro dea. Proclamano i principi di un "Rede" che ha l'origine in un "padre" della chiesa cattolica (Agostino d'Ippona) e manifestano principi morali cristiani. La Religione Pagana non è più disposta a tollerare questo tipo di fraintendimenti.