indice di ciò che porta a diventare eterninella religione di Roma antica
L'epiteto significa esattamente "Sostantivo, aggettivo o locuzione attributiva aggiunta a un nome per qualificarlo", ma quando un aggettivo diventa un nome? Quando un nome diventa aggettivo? Quando un Essere Umano esce dalla prigione della ragione e si relaziona col circostante, rientra nella ragione ristrutturando la propria ragione e riadattandola al nuovo che ha scoperto fagocitando quella relazione che, uscendo da essa, è riuscito a costruire.
La relazione col circostante non avviene col circostante in tutta la sua interezza, ma con la parte del circostante con cui l'Essere Umano si è relazionato. Non solo; la relazione ha la profondità e l'ampiezza determinata sia dalla volontà dell'Essere Umano sia dalla volontà del circostante con cui è entrato in relazione. Anche se quella relazione assorbirà l'intero Essere Umano, la sua struttura fisica-psico-emotiva, sarà sempre e comunque una relazione fra tutto sé stesso e una parte del mondo che lo circonda. Anche se la relazione coinvolge l'intero individuo, la sua ragione descriverà sempre in modo parziale il percepito giunto alla coscienza riproponendo oggetti e condizioni che già conosce e ripropone nomi e aggettivi già usati per definire il nuovo che ricordano condizioni psichiche già vissute.
La percezione dell'uomo è eversiva rispetto alla sua ragione; la ragione procede alla restaurazione del proprio dominio ogni volta che il nuovo, prodotto dalla percezione, ha messo in discussione il suo controllo sull'uomo.
Quando la descrizione delle relazioni vissute col mondo circostante entra nel mondo della ragione questa lo accoglie come un ripetersi di esperienze precedenti alle quali vengono aggiunte delle variabili. Queste esperienze precedenti sono riproposte mediante aggettivi. Quando gli aggettivi e le definizioni diventano patrimonio comune della specie, quegli aggettivi e quelle definizioni diventano nomi con cui definire l'oggetto nella relazione. L'oggetto della relazione può essere inteso come oggetto o come azione dell'oggetto.
Questo oggetto può essere un Centro di Energia Vitale Cosciente di Sé, con cui l'Essere Umano entra in relazione mediante la sua percezione, oppure può essere un'azione che impone una trasformazione.
Viviamo in un mondo di fenomeni che agiscono verso di noi e ai quali noi rispondiamo adattandoci e modificandoci. I nostri stessi adattamenti e le nostre stesse modificazioni sono fenomeni che vanno a perturbare il mondo che ci circonda e che sollecita risposte ad ogni soggetto che abita quel mondo.
Un fenomeno che perturba il presente in cui viviamo può diventare Cosciente di Sé e spingere i soggetti, sollecitando i loro adattamenti, verso lo sviluppo del loro divenire. Sollecitazioni arrivano anche da un Centro di Energia Vitale, vagamente definito, che costruisce il proprio divenire attraverso le relazioni con ogni altro Essere e che da quell'azione attinge motivazioni per agire (adattandosi o rispondendo) o che riproduce quell'agire sviluppando ulteriormente le proprie trasformazioni, il proprio divenire.
Così l'oggetto della relazione entra nella ragione attraverso un nome atto a definire il proprio ruolo nella relazione con l'Essere Umano.
Centri di Energia Vitale molto grandi vengono percepiti per propri aspetti specifici anche se la ragione riesce a definire, con un nome, l'intero oggetto. Ecco che allora che il Centro di Energia Vitale assume nomi e attributi diversi a seconda di come si presenta nella relazione con l'Essere Umano, delle specificità e dei ruoli che ricopre quando viene riportato nel mondo della ragione e descritto. Per definire aspetti fenomenologici attribuibili ad un soggetto, dal momento che in quel fenomeno il soggetto è tutto sé stesso e si presenta al mondo per quel fenomeno, vengono coniati degli epiteti che indicano sia il "soggetto" che la qualità specifica del suo agire in quella specifica attività. L'epiteto definisce il Centro di Energia Vitale come si presenta all'interno di una relazione specifica, del suo specifico agire.
Un Centro di Energia Vitale coinvolge l'Essere Umano con cui viene in relazione ma se l'Essere Umano non decide di diventare quel Centro di Energia Vitale soggettivandone la sua soggettività incontra altri Centri di Energia Vitale, li attraversa tutti, si relaziona con tutti, diventa parte di tutti soggettivizzando soltanto quanto serve allo sviluppo del suo cammino esattamente come un Centro di Energia Vitale soggettivizza quanto serve al suo cammino. Si può dire, in questo caso, che l'Essere Umano si relaziona con un aspetto del Centro di Energia Vitale e quando lo riconosce come un aspetto specifico di un Centro di Energia Vitale più grande, si relaziona con un Epiteto. O, se si preferisce, con un attributo. A volte è l'Essere Umano che giunge alla relazione con un Centro di Energia Vitale attraverso la scoperta progressiva dei suoi attributi e dell'uso della sua volontà nell'esistente; a volte trova assolutamente inutile e dispendioso relazionarsi con l'intero Centro di Energia Vitale accontentandosi di aspetti e funzioni specifiche; altre volte, ancora, viene perso il ricordo del Centro di Energia Vitale e rimane soltanto la relazione con un suo attributo.
Ci sono momenti in cui il Comando Sociale costruisce degli attributi al fine di concentrare su di loro l'Attenzione degli Esseri Umani dei Sistemi Sociali. Selezionare l'aspetto su cui si concentra l'attenzione per limitare l'uso stesso dell'attenzione. Se un Centro di Energia Vitale (leggi un dio) lo scomponi per varie "funzioni" o vari aspetti, se le persone non sono addestrate, non possono cogliere le relazioni che esistono fra i vari aspetti definiti indipendentemente mediante epiteti.
Se la magia emotiva può distinguere all'interno degli Epiteti quali fra questi obbediscono a bisogni umani e alla loro estensione nelle relazioni col circostante, l'Essere Umano, legato esclusivamente alla ragione si può difendere solo chiedendosi: qual è il significato di questa o di quella immagine? Qual è il fine per cui quell'immagine viene imposta? Qual è il risultato sulla sua vita e su quella dei suoi figli quando quell'immagine venne imposta? Essere distratti significa non essere in grado di percepire il tempo mentre viene incontro. Significa favorire, attraverso l'indifferenza, chi vuole fissare l'Attenzione degli Esseri Umani del Sistema Sociale in situazioni autodistruttive per impedire loro di costruire il loro divenire. L'Epiteto è una costruzione culturale dello specifico Sistema Sociale e del suo specifico divenuto. L'Epiteto può rappresentare l'individuazione, da parte del Sistema Sociale, del momento di relazione fra le sue necessità d'azione e i Centri di Energia Vitale del circostante.
Un epiteto sul quale vale la pena di ragionare è quello di Moneta. Per la precisione, Giunone Moneta. Moneta diventa Centro di Energia Vitale in sé in quanto diventa un Guardiano del divenire umano e come Guardiano si nutre e diviene in relazione alle attività specifiche della società umana. Attraverso Giunone Moneta la società umana ha risolto un problema di comunicazione, distribuzione e accumulo di ricchezza e benessere. La morale della vita rappresentata da Giunone che trae la sua forza dalla nascita come intento per il quale la società romana forgia e distribuisce le monete.
L' intento di Giunone è favorire la nascita e il benessere della società. Fintanto che Roma farà guerre per la giustizia, per l'uguaglianza, a Roma la moneta, il denaro, non mancheranno mai. A Roma non c'è mai stata miseria prima dell'arrivo dei cristiani. Quando gli Esseri Umani abbandonano Moneta in quanto assoggettati all'orrore cristiano, Giunone cessa di relazionarsi con loro, blocca il suo sviluppo nel momento stesso in cui gli Esseri Umani, nella loro totalità, cessano di fare guerre con giustizia ma fanno guerre per assoggettare "con tutta l'anima e tutto il corpo" altri Esseri Umani.
Moneta cessa di essere un Epiteto di Giunone e diventa un nome "La moneta". Cessa di essere uno strumento con cui gli uomini si relazionano e diventa l'intento, il fine, dell'azione umana: fare soldi. Il denaro non è più un mezzo per garantirsi il benessere, ma nel cristianesimo diventa il fine da accumulare per togliere il benessere alle persone e ridurle in miseria e in sofferenza.
Diverso è il caso di Giove Statore. La sua formazione si riferisce ad un caso specifico e rimane come caso specifico. Si narra che Romolo invocò Giove quando nella "battaglia del lago Curzio" i Romani stavano fuggendo e i Sabini stavano avendo il sopravvento. Dopo l'invocazione a Giove i Romani cessarono di fuggire, ripresero la battaglia e sconfissero i Sabini. Il Lago Curzio era situato fra il Palatino e il Campidoglio dove oggi è visibile il Foro Romano. La battaglia avvenne subito dopo la fondazione di Roma, 753-751 a. c. Quella battaglia, vinta dai Romani non distrusse i Sabini guidati da Tito Tazio, ma i due popoli si fusero in un'unica comunità. Per questo Romolo innalzò il tempio a Giove Statore. Ricordo che i resti del villaggio attribuito all'età di Romolo è stato trovato sul Palatino.
Romolo costruisce un tempio a Giove Statore come ringraziamento, ma i romani si guardarono bene dal chiedere a Giove ulteriori "miracoli".
Il divenire del "paganesimo" passa attraverso la fondazione del futuro, non attraverso l'atto magico o il colpo di bacchetta magica propria dei cristiani. E' indubbio che questo intervento di Giove fu determinante alla costruzione del futuro che oggi noi viviamo. Ma Giove non è colui che ferma, è colui che vive.
Il fatto verificato è un fatto in sé, un fatto contingente ed eccezionale, ma non può essere usato come esempio nello sviluppo del "paganesimo" come religione anche se come fatto in sé ha permesso la nascita di Roma e il suo divenire. Il colpo di bacchetta magica non appartiene alla magia, alla stregoneria o al "paganesimo", appartiene all'ideologia della provvidenza propria di chi ha un "padrone", come i cristiani.
Il potere che si presenta col miracolo, il portento o con la bacchetta magica è un potere finalizzato alla sottomissione, cioè all'appropriazione del divenuto dell'individuo, non è un potere fondante un futuro o un divenire. E' Potere di Avere. Lui possiede la capacità di fare miracoli; lui possiede la bacchetta magica, come Mosè.
Nel "Paganesimo" e nella Stregoneria esistono momenti di questo tipo, ma sono momenti atti a risolvere crisi contingenti e non possono essere considerati una pratica né diventare un Centro di Energia Vitale autonomo in quanto questi nascono da un'attività costante, non da singoli atti.
Giove viene chiamato anche come Giove Sereno e Giove Tonante o anche Giove Pluvio e rappresentano dalle manifestazioni temporalesche. Altri Giove sono considerati Summano o Veiove, ma rappresentano Esseri in sé concentrazioni di Energia Vitale che divengono in sé e per sé.
Veniva usato anche il termine Segreto in quanto il Comando Sociale iniziò ad invocare Giove come "Essere padrone", lo invocava da solo separandolo dal circostante e raffigurandolo in forma umana. In certe raffigurazioni per poter imporre il culto, il dio dei cristiani viene raffigurato come Giove o Zeus. Il Tonante sembra un esempio di quanto potente e terribile sia il padrone. Questa raffigurazione di Giove diventa principale durante l'età augustea, quando l'imperatore doveva identificarsi con un dio padrone. Augusto ritenne di essere stato miracolato quando in Spagna un fulmine colpì uno dei portantini della sua lettiga lasciandolo incolume.
Vimineo era un epiteto usato per Giove in quanto uno dei suoi templi era sul Viminale. Questo sistema di aggiungere all'immagine un epiteto tratto dal luogo di "venerazione" sarà adottato massicciamente dagli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra in modo da far apparire la loro divinità unica e assoluta proprietaria del luogo o del popolo o del paese in cui veniva raffigurata. Così nascevano madonne nere, madonne di questa o quella zona, protettrici di questo o quel paese. In questo modo veniva più facile mettere in ginocchio gli Esseri Umani.
Il paganesimo è una religione della trasformazione, del divenire, non è una religione di verità. La conoscenza nel paganesimo è in continua trasformazione e ad ogni trasformazione pagano sente sorgere un'illuminazione dentro di lui. Ciò che prima non capiva, ora capisce. Immettere dei fenomeni nel mondo implica assumersi la responsabilità delle modificazioni che quei fenomeni produrranno nella società. Solo pochi Esseri, ancora meno Esseri Umani, sono in grado di immettere i cambiamenti nella società o nel mondo perché, per farlo, essi stessi devono diventare questo cambiamento. Il cambiamento li coinvolge, li avvolge, essi sono il cambiamento.
Oltre all'epiteto Moneta, Giunone è ricordata da una serie di epiteti molto diversi da quelli usati per indicare Giove. Era ricordata col nome di Sospita e rappresentava l'atmosfera sana e pulita. Con questo nome era ricordata a Lanuvio e con questo nome le era dedicato un tempio a Roma nel mercato delle erbe. Andrebbe ricordata Sospita se non altro per ricordare ai cristiani che nelle città l'aria pulita è più importante di un po' di cacca di cane per terra; l'aria mefitica rallenta il divenire umano, un po' di caca può al massimo sporcare le suole delle scarpe anche se per i cristiani è sempre più facile colpevolizzare chi non si può difendere che non modificare l'esistente per migliorare il divenire umano. L'epiteto di Quirita era usato dalle donne sposate che si mettevano sotto la protezione di Giunone. Giunone era la forza del passaggio e le donne sposate avevano paura di dover rinunciare al passaggio in funzione di un servaggio troppo violento all'interno del matrimonio. La protezione di Giunone che esse invocavano era la richiesta all'esistente di continuare a conservare la possibilità di sviluppare il proprio corpo luminoso nonostante il matrimonio e i "doveri" imposti. Il loro ricordare Giunone equivaleva alla rivendicazione del proprio Potere di Essere davanti all'Universo nelle condizioni in cui si venivano in quel momento a trovare.
L'epiteto appartiene ad una condizione sociale di una parte del Sistema Sociale, una condizione di sviluppo del proprio divenire, una speranza di fondazione della propria eternità. Il suo naturale sviluppo sarebbe stato la diffusione della tensione religiosa rappresentata dall'epiteto all'interno dell'intero corpo sociale. L'epiteto cessava di essere un epiteto di Giunone per diventare un Essere in Sé, una specifica Coscienza di Sé con proprie volontà e con proprie determinazioni. Le donne romane sarebbero diventate "le Quirine" conquistando diritto sociale dopo diritto sociale. Se questo non è avvenuto è perché l'intero processo costitutivo si è interrotto con l'arrivo del cristianesimo che ha dichiarato la donna una proprietà dell'uomo.
Gli epiteti di Bacco sono legati essenzialmente alla coltivazione della vite e alle libagioni. Anche se a Roma Liber Pater era un'altra cosa dal "bacco ubriacone" raccontato dai cristiani.
A Roma gli epiteti di nomi di Dèi erano diffusissimi. Virile era un Epiteto di Fortuna quando veniva rappresentata con l'elmo. Fortuna è la capacità di compattare sé stessi per affrontare le condizioni e le contraddizioni dell'esistente e l'elmo indica la Necessità di armarsi per affrontare nelle migliori condizioni il circostante. Per non farsi travolgere dal circostante. In questo caso l'epiteto era quanto porta a Fortuna, non un attributo di Fortuna. L'Essere Umano che vuole diventare uno con Fortuna non deve abbandonare nulla (per quanto gli è possibile) a Fors, deve preparare sé stesso per affrontare il circostante.
Un altro caso di epiteto è Venatrix attribuito a Diana. In realtà è una storpiatura di Diana che da essenza dell'Essere Femminile che si espande nel circostante come Essere della Natura viene umanizzata e trasformata in una "divinità" protettrice della caccia. Anche questa è un'operazione volta a distruggere il divenire del Centro di Energia Vitale Diana per trasformarla, nel cuore degli Esseri Umani, in un potere che permette e assiste l'Essere Umano nella caccia. Esattamente come fa il dio dei cristiani per proteggerli nella loro attività di saccheggio dell'oggettività.
Un altro epiteto da ricordare è Verticordia riferito a Venere. Far voltare il cuore è atto di magia, è atto di bacchetta magica, è atto concepibile soltanto da adoratori di un dio padrone. Venere è la relazione fra il singolo Essere e il suo circostante, dunque non può far voltare nulla ma può proteggere, per quanto le è possibile, il circostante dal saccheggio. Non può impedire il saccheggio del circostante, può impedire che quel saccheggio sia vantaggioso per chi lo pratica. Può impedire il saccheggio si trasformi in un metodo attraverso il quale una società risolva i suoi problemi.
Chi vive fondando il Potere di Avere si esaurisce, esaurisce la propria capacità di fondare il proprio Potere di Essere ed è costretto a perpetuare il saccheggio come unica fonte della propria sopravvivenza. L'epiteto appare come arte scenografica finalizzata a distruggere il Centro di Energia Vitale Venere per assoggettarne i comportamenti ai dettami distruttivi del macellaio di Sodoma e Gomorra.
Anche rappresentazioni simboliche possono finire per essere considerate degli Epiteti. Quadrato è epiteto di Terminius. Il termine del divenire dell'esistente è un punto fisso, un punto materiale e sostanziale, è reale e palpabile non semplice idea dell'intelletto della ragione. Quadrata era la pietra che doveva segnare il termine del campo, quadrato è il fine del divenire di ogni oggetto in trasformazione, il fine delle sue trasformazioni. Il Quadrato era usato come simbolo di stabilità e di materialità, di cosa palpabile in ogni istante dell'esistenza. Pertanto veniva usato per simboleggiare ogni fine reale e materiale finendo per definire un fine per cui era usato.
Anche Mercurio anticamente veniva rappresentato come una pietra quadrata, stava ad indicare il guadagno materiale, il "denaro" termine del commercio. Sempre un termine. Sia che fosse il Terminius dell'Universo sia che fosse il Terminius della singola azione. Il quadrato rappresentava il fine dell'esistere attraverso attraverso le scelte soggettive. Non furono molto usati questi Epiteti anche se furono coniati da chi faceva dell'attività di commerciante e misuratore dei campi il fine della loro esistenza nel quotidiano della ragione.
Gli epiteti vanno considerati con molta cautela specie quando il significato originale è andato perduto. I nomi si possono tranquillamente ignorare mentre le relazioni che hanno prodotto quel nome, possono essere ricostruite su nuove basi partendo dalla struttura culturale dalla quale si parte per fondare il futuro.
Un altro discorso è quando il medesimo "dio" assume nomi diversi in popoli diversi. Nella Religione di Roma c'era l'istituto dell'"interpretatio" . In sostanza si cercava di capire come quei popoli chiamavano il loro dio. Roma cercava le assonanze divine, non le diversità. Cercava ciò che unisce, non ciò che divide.
Il cielo è sempre il cielo, la cultura favorisce questo aspetto o quell'altro all'interno del divenire e dell'oggettività in cui quel popolo è divenuto. Così come il "pagano" cerca le similitudini ma non le uguaglianze. Vediamo lo stesso cielo, abbiamo gli stessi occhi, sentiamo con le stesse emozioni, ma non sono uguali le nostre esigenze quotidiane. Non è uguale la terra in cui vivono i popoli del nord o i popoli del sud. Vediamo lo stesso cielo, ma non lo vediamo nello stesso modo.
Ci sono stati dei momenti storici e culturali in cui questo fu necessario capire che Zeus e Giove sono il medesimo "Dio", ma nessuno ha mai pensato che il Giove di Roma sia il Zeus dei Greci. Sono uguali e diversi allo stesso tempo. Giove mi ha preso per mano portando la mia percezione ad affrontare lo sconosciuto; Zeus mi ha preso per mano affinché io potessi dare parole e corpo a quanto percepivo. L'uno è epiteto dell'altro?
Quanti "Sentieri d'Oro" formati dagli Dèi dei popoli abbiamo dimenticato sia se chiamavano i medesimi Dèi con nomi diversi, sia se vivevano nuovi e diversi Dèi. Se Roma fosse arrivata in Nigeria dagli Youruba avrebbe detto che hanno gli stessi Dèi.
Marghera 1996
Revisione Maggio-novembre 2017
NOTA: La revisione ha lo scopo di rendere i concetti un po' più leggibili. Non modifica né lo spirito, né la forma né l'impatto emotivo del momento in cui questo libro è stato scritto. Per questo motivo, molte difficoltà espressive, non sono state modificate.
indice di "ciò che porta a diventare eterni, nella Religione di Roma
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L'indice delle Antiche Religioni
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015 |
Due elementi fondamentali caratterizzano la religione di Roma Antica. Il mutamento e il patto con gli Dèi. Il mutamento e il patto con gli Dèi appartengono anche alla religione pagana attuale. Il mutamento lo individuiamo in "Ciò che porta a diventare eterni..." e il patto con gli Dèi lo individuiamo nel "Sentiero d'Oro".