Il sacerdote cattolico impone
il senso di colpa alle persone indifese

Il sacerdote cattolico, criminale
sociale in nome del Dio-padrone

La missione religiosa del sacerdote cattolico

Claudio Simeoni

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Il peccatore deve inginocchiarsi davanti al sacerdote cattolico che rappresenta Gesù

 

Per comprendere l'attività di distruzione dell'uomo operata dai sacerdoti cattolici è necessario uscire dall'accettazione aprioristica delle affermazioni gratuite dogmatiche che i cattolici chiamano fede, per entrare nei meccanismi della vita reale.

Quali sono i meccanismi della vita reale? Sono i meccanismi che determinano l'esistenza umana e agendo nei quali la specie umana è divenuta per milioni e milioni di anni.

Un cattolico è libero di affermare che "Gli asini volano!", ma non è libero né di imporlo agli altri, né, tanto meno, di pretendere che gli altri accettino le sue affermazioni come parte di un civile confronto. Quando il prete cattolico fa delle affermazioni demenziali, come ad esempio: "Dio è buono!" riferendosi al proprio Dio biblico, sarebbe in dovere di dimostrare, mediante la lettera, le azioni per le quali definisce il suo Dio "buono". Quando si usa un aggettivo significa che si vuole sollecitare, nell'interlocutore, una certa predisposizione d'animo rispetto al soggetto a cui l'aggettivo si riferisce. Se io dico: "Ratzinger è buono!", devo dire perché! Se io dico: "Ratzinger è un delinquente, un assassino!" devo dire perché! Non si può pretendere che l'interlocutore accetti aprioristicamente o acriticamente quanto io voglio trasmettergli mediante l'uso di un aggettivo. Il concetto di "accettazione per fede", è un concetto che vale SOLTANTO all'interno della cerchia ristretta dei "fedeli". Fuori da quella cerchia, pretendere l'accettazione per fede, diventa un atto di violenza che va inquadrato all'interno di attività di terrorismo finalizzata all'eversione dell'ordine sociale. E' una norma fondamentale della società civile! La violazione di detta norma avviene mediante due atteggiamenti: l'imposizione violenta ad opera del sacerdote cattolico di quanto egli definisce "credenza per fede" e la pretesa che la società civile (o il suo interlocutore) accetti acriticamente le sue affermazioni dottrinali.

Il problema che deve superare il sacerdote cattolico è quello di costruirsi le condizioni sociali affinché le sue affermazioni dottrinali siano accettate o comunque ritenute parte o aspetti del contesto sociale.

Il sacerdote cattolico ottiene questo risultato immettendo nella società civile, in particolare nei ragazzi, il senso di COLPA!

Il sacerdote cattolico costruisce nei ragazzi una situazione di dipendenza tale per cui costoro sono colpiti da angoscia ogni volta che "violano" la norma morale che il prete ha imposto loro anche se tale norma morale è in contrasto con le norme morali della società civile e della civiltà giuridica.

Sia la filosofia che la psicologia trattano il "senso di colpa" come oggetto dell'esistenza. La Stregoneria tratta il "senso di colpa" come il fine da raggiungere all'interno dell'individuo dal condizionamento educazionale monoteista.

Per la filosofia e la psicologia il "senso di colpa" sono manifestazioni dell'individuo da studiare, per la Stregoneria sono atti di terrorismo che distruggono la capacità propositiva dell'individuo.

Dal dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti alla voce "colpa":

La colpa come condizione ontologica dell'esistenza.

"M. Heidegger ha elevato la colpa a condizione originaria e ineliminabile dell'esistenza umana nel senso che se l'uomo può essere imputato di colpa, vuol dire che la possibilità di essere colpevole appartiene alla sua essenza: "Questo esser colpevole costituisce la condizione ontologica della possibilità dell'Esserci di poter, esistendo, divenire colpevole. Questo esser-colpevole essenziale è cooriginariamente la condizione essenziale della possibilità del bene e del male "morale", cioè della moralità in generale e della possibilità delle sue modificazioni particolari. L'esser-colpevole originario non può essere determinato in base alla moralità perché questa lo presuppone come tale." (1927, p. 424-425)

Anche K. Jaspers dice: "Nella mia situazione sono responsabile di ciò che accade per non essere intervenuto, e se non faccio ciò che posso fare, mi rendo colpevole delle conseguenze che derivano dalla mia astensione. Pertanto, sia l'azione sia la non azione implicano delle conseguenze, per cui, in ogni caso, io sono inevitabilmente colpevole."

Continua Jaspers: "Se chi agisce è consapevole di queste conseguenze diventa insicuro perché, nel compiere l'azione, egli pensava ad altre conseguenze. Nella situazione-limite egli si sente responsabile della sua azione. Responsabilità significa esser disposti ad assumersi le colpe. In questo modo l'esistenza, manifestandosi, si trova immediatamente sotto una pressione ineliminabile." (1932, p. 725-726) /p>

Da qui, si ha:

"Considerata insieme all'angoscia come espressione ontologica della condizione umana, la colpa, connessa al sentimento di separazione da un'unità originaria, si attiva, a parere di Jaspers, ogni volta che il soggetto abbandona una certa forma di sicurezza con il dubbio di non poterla più ritrovare."

Per capire l'attività di distruzione dell'uomo, l'attività di terrorismo, del prete cattolico mi servirò di un piccolo libro scritto dal Cardinale Adolfo Bertram arcivescovo di Breslavia edito dalla Società Editrice Internazionale nel 1933 dal titolo emblematico: "Sempre più e sempre meglio nella vita sacerdotale".

Vediamo come da allora (siamo in epoca nazista) ad oggi il ruolo del prete nell'attività di distruzione degli Esseri Umani non è cambiato.

Leggo a pag. 52-53

"... Ciò vale soprattutto per noi sacerdoti; infatti nella vita di Gesù i due grandi compiti dell'annunzio della verità e dei dolori d'espiazione non formano la base di tutta la sua opera? E questa dovrà sempre essere la base del nostro sacerdozio. Nel nostro cuore deve trovare larga risonanza il richiamo del Vicario di Cristo per l'espiazione di tutte le ingiurie che vengono fatte al Salvatore - espiazione in unione al sacrificio espiatorio della santa Messa che misticamente rinnova ogni giorno il sanguinoso atto d'espiazione del Golgota - espiazione per i nostri personali peccati - espiazione per mezzo della pratica della comunione e colla preparazione alle ore d'adorazione dinanzi al Santissimo - espiazione per tutti i dolori recati al mistico corpo di Gesù. alla sua Santa Chiesa - espiazione, infine, per tante tristi aberrazioni del nostro tempo.

Fra queste aberrazioni l'enciclica menziona - e ci invita ad opere di espiazione - specialmente i seguenti peccati nella vita dei cristiani di oggi: disobbedienza delle leggi della Chiesa, scristianizzazione della vita domestica, sconsacrazione del matrimonio, trascuratezza nell'educazione religiosa della gioventù, il venir meno del senso del pudore nelle donne e fanciulle, disprezzo dell'autorità e della parola di Dio.

Da queste osservazioni noi ci accorgiamo che è opportuno far comprendere con prediche intelligenti l'immenso valore dell'enciclica a tutto il popolo, perché esso possa recitare con fervore alla festa del Sacro Cuore e al primo venerdì del mese le preghiere espiatorie.

Col Padre della cristianità noi confidiamo che, compiendo con ardore quest'opera di espiazione, scendano sul popolo cattolico quelle benedizioni, che il Redentore nelle sue rivelazioni a santa Margherita Maria Alacoque ha promesso a chi onora fedelmente il suo santissimo Cuore."

Ma chi è Margherita Maria Alacoque?

Proviamo a leggere qualche cosa di questa "schifezza di individuo " (è lei che parla di sé stessa e della sua attività di peccatrice) che la chiesa cattolica eleva a modello da imitare. Prendiamo da Il peccato e la paura di Jean Delumeau ed Il Mulino a pag. 542

"Il debito da pagare era tanto più oneroso, in quanto proprio i più santi tra i cristiani avevano la convinzione d'essere grandi peccatori. Santa Margherita-Maria Alacoque un giorno ebbe a scrivere: "Tutto pare che mi condanni ad un supplizio eterno. Tutto quanto il bene che riuscirò a fare non potrebbe riparare la più piccola delle mie colpe, se non intervieni Tu (Signore). Sono un debitore insolvibile: lo vedi bene, o mio divin Maestro. Gettami in carcere, lo voglio, purché sia incarcerata nel tuo Sacro Cuore...". Così stando le cose, ogni piacere e gioia terrena risultano rubate a Dio, e da qui procede la lotta spietata delle due Riforme (protestante e cattolica) contro il ballo e gli altri divertimenti profani. Il Carnevale venne soppresso nelle città riformate della Svizzera, e arrivati nel 1642 al potere in Inghilterra, i presbiteriani fecero chiudere i Teatri ecc."

Così si costruisce la malattia nel singolo individuo che la estende facendola diventare malattia sociale.

Dal dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti, alla voce "Colpa" leggiamo:

"... ha colto uno dei motivi della depressione endogena il cui quadro è così delineato da E. Borgna: "Le espressioni di colpa depressive si possono distinguere in colpa morale (quando ci sia la coscienza di aver violato norme fondamentali su istanze comuni al contesto sociale e culturale in cui si vive), in colpa religiosa (quando si abbia la coscienza di non aver rispettato norme legate ai contesti di fede in cui si crede) e in colpe esistenziali (quando il vivere è sentito come fonte di colpa insostenibile)" (1988, p. 135). La fenomenologia della colpa, che è al centro della condizione depressa, si lascia spiegare heideggerianamente in base alla sensazione di chiusura al futuro che fa del passato, in cui la colpa presunta o reale è stata commessa, un tempo inoltrepassabile e quindi assoluto: "La colpa - scrive ancora Borgna - non si cancella dunque dalla coscienza malinconica: si fa avvenimento che si inserisce, una volta per tutte, nella storicità evenemenziale del paziente; nella misura in cui si dissolve ogni speranza nel riscatto della colpa e scompare dall'orizzonte temporale la dimensione del futuro che, sola, consente di sorpassare (oltrepassare) gli eventi del passato: trascinandoli nel vortice del divenire e immergendoli in una significazione altra da quella che essi hanno avuto nel passato. La colpa non si trasforma nella sua risonanza soggettiva e nella sua prospettiva morale; e questo in connessione strutturale con la permanenza della depressione" (1988, p. 140)."

Passando da stato psichico sociale a stato psichico-patologico sociale la malattia si estende e diventa norma. Norma che si manifesta in SENSO DI COLPA GENERALIZZATO tale da non consentire a nessun individuo, di quel sistema sociale, di superare il proprio stato depressivo-angoscioso fondando o contemplando un divenire che non contempli gli elementi con i quali il sacerdote cattolico impone i sensi di colpa.

Dunque, il ruolo del prete cattolico è costringere le persone a riconoscere un debito di peccato col loro padrone e a sentirsi in colpa per questo e in dovere verso un'espiazione che comporti la distruzione della vita psichica e personale dell'individuo.

E' il prete cattolico il responsabile della distruzione della società civile attraverso la distruzione in ogni individuo della sua capacità psichica attraverso la quale agire sul e nel mondo per riaffermare sé stesso.

Imponendo il senso di colpa come dice il Cardinale Adolfo Bertram arcivescovo di Breslavia:

"Nel nostro cuore deve trovare larga risonanza il richiamo del Vicario di Cristo per l'espiazione di tutte le ingiurie che vengono fatte al Salvatore - espiazione in unione al sacrificio espiatorio della santa Messa che misticamente rinnova ogni giorno il sanguinoso atto d'espiazione del Golgota - espiazione per i nostri personali peccati - espiazione per mezzo della pratica della comunione e colla preparazione alle ore d'adorazione dinanzi al Santissimo - espiazione per tutti i dolori recati al mistico corpo di Gesù. alla sua Santa Chiesa - espiazione, infine, per tante tristi aberrazioni del nostro tempo.

Fra queste aberrazioni l'enciclica menziona - e ci invita ad opere di espiazione - specialmente i seguenti peccati nella vita dei cristiani di oggi: disobbedienza delle leggi della Chiesa, scristianizzazione della vita domestica, sconsacrazione del matrimonio, trascuratezza nell'educazione religiosa della gioventù, il venir meno del senso del pudore nelle donne e fanciulle, disprezzo dell'autorità e della parola di Dio."

Il sacerdote cattolico (e i cristiani in generale) santificano quella persona che ha agito sia direttamente che indirettamente per danneggiare la società civile o la struttura psichica umana al fine di sottomettere le persone (sia le altre persone, che sé stessa elevata ad esempio per sottomettere altre persone). Santificata ed elevata agli altari a maggior gloria della capacità del Dio padrone di sottomettere e distruggere la natura umana.

Questa è la funzione sociale del prete cattolico.

Io non condivido l'uso dell'"ironia" come atteggiamento davanti a quanto distrugge l'uomo. Perché, assumere l'atteggiamento ironico, significa considerare la situazione nella quale si distrugge l'individuo l'unica situazione possibile. Una situazione senza alternative alla quale si oppone lo stato psichico dell'ironia quale autodifesa dal tentativo di omologazione soggettiva.

In ogni caso, le osservazioni che riporto, tratte da "Ti uccido come un cane" di Roberto Guiducci, sono osservazioni importanti sulle quali è bene riflettere per comprendere come sia possibile uscire dall'orrore imposto dal sacerdote cattolico. Si tratta di considerazioni di natura sociale ed etica che anche se non affrontano la condizione della depressione angosciosa che il sacerdote cattolico mediante la sua attività di distruzione impone sugli individui, è comunque in grado di individuare degli atteggiamenti davanti alla vita capaci di mutare la struttura psichica indotta dai cattolici.

"Aveva scritto Epicuro "Si vive una volta sola, rinascere è impossibile". "Tu, invece, pur non essendo padrone del domani, differisci il bene, e così la vita va perduta nell'indugio." Invece i potenti uccidono nell'illusione di essere loro a sopravvivere oltre la morte (altrui), e gli schiavi si fanno uccidere per avere l'illusione di accedere ad un aldilà concesso da un potere superiore. Ma l'ironia dovrebbe penetrare fino al punto di dissacralizzare ogni forma di gerarchizzazione a partire da quelle che stabiliamo in noi quando pretendiamo di fuggire al nostro breve, ma intenso destino mortale per cercare qualche cosa di sublime e immortale.

Se si stabilisce una gerarchia di alto e di basso nelle varie funzioni all'interno dell'uomo, la si proietta anche fuori, e questa proiezione legittima la gerarchia sociale e politica. Ma vale anche un secondo processo. Se ci si illude che la cosa importante non è vivere la nostra vita, ma ottenere un aldilà attraverso il Cielo, le Chiese, le Idee Assolute, ne deriva la immediata subordinazione ai poteri di altri uomini che rappresentano Cielo, Chiese o Idee dominanti. Con tutto questo restano le nostre possibilità e i nostri impegni sociali e politici [e religiosi nota Claudio Simeoni], ma non sotto gli incubi dell'eternità e della morte. Ciò che deve valere non può essere l'esorcismo impossibile contro la morte, ma il cammino, il percorso della vita. Il curioso dell'essere umano è che può vivere non espellendo la morte, ma accettandola, appunto, umanamente. Il paradosso della cultura della guerra è che una cultura, apparentemente contro la morte, che invece provoca e anticipa la morte. Il paradosso di una cultura della pace è che è una cultura che accetta la morte individuale per allontanare la morte e prolungare la vita collettiva [Solo che la cultura della pace è diventata la cultura dello stragismo; la cultura del campo di sterminio. Chi usa le camere a gas o i carri armati per sterminare chi non si può difendere afferma che "loro non si devono difendere; non devono rispondere alla violenza con la violenza; loro devono stare in pace!" e questo mentre li sta macellando.

Questo è diventata la cultura del pacifismo. La cultura del pacifismo non ha nulla a che vedere col benessere collettivo, ma è riaffermazione della volontà al genocidio cattolico-nazista. Nota Claudio Simeoni].

Ma ci vuole dell'ironia alla Montaigne per saper vivere questo paradosso vitale. Egli scrive infatti: "Io voglio che si agisce, e che si prolunghino le faccende della vita finché si può, e che la morte mi trovi mentre pianto i miei cavoli, ma incurante di essa, e ancor più del mio giardino non terminato. L'ironia verso la pretesa insensatezza di una esistenza nell'oltretomba può, allora, accompagnarsi al disprezzo verso i poteri che coltivano questa insensatezza per sopravvivere ai cadaveri dei sudditi.

Da qui ad un'etica del disprezzo verso questo mondo cadaverico, in cui potere e morte si intrecciano, il passo sarebbe breve. Ed occorrerebbe non fermarsi alla illustrazione macabra della doppia follia dei potenti e degli schiavi (legati sartrianamente nella coppia carnefice-vittima) che, non sapendo e non volendo vivere soltanto da uomini, perdono la loro vita o provocano la fine altrui per tentare inutilmente di fuggire alla propria morte.

C'è tuttavia la possibilità di cogliere un aldilà terrestre a questa "condition humaine" mortale, dolorosa e contraddittoria: comprendere che l'individuo non esiste in sé, ma che è solo i suoi rapporti sociali con i suoi contemporanei e con il genere umano passato e futuro.

Quello che ha perso la nostra civilizzazione è proprio il senso del flusso delle generazioni, delle solidarietà lunghe, dei legami con gli antenati e i posteri, il "continuum" o il ponte della specie umana.

Noi non solo non continuiamo la costruzione delle cattedrali iniziate dai nostri antenati e padri, ma nemmeno lasciamo il "nostro giardino non terminato" perché altri lo possano utilizzare e migliorare, consegnandolo, a loro volta non concluso, nel "provando e riprovando" incessante della vita.

"La peur de la mort, c'est déjà mourir",(la paura della morte, è già morire) ha scritto Corneille."

La trasformazione della morte del corpo fisico come gloria dell'esistenza. Il traguardo a cui i nostri sforzi conducono. Il traguardo che attraverso le nostre scelte abbiamo raggiunto. Mentre il cattolico ha paura della morte dopo aver mentito a sé stesso sulla resurrezione della carne, chi ha vissuto non teme la morte perché la morte del corpo fisico era il bisogno del SUO VIVERE. Esattamente come feto in pancia della madre: ha bisogno di morire, perché quel morire è in realtà la sua gloria. Il fine del suo vissuto. Le persone che non hanno vissuto, che sono esistite pregando e confidando in una provvidenza, sono morte un po' alla volta, giorno dopo giorno, disperazione dopo disperazione!

Cosa resta nel profondo delle persone sottoposte alla manipolazione mentale cattolica? Come le persone vivono la loro uscita dalla morale coercitiva cattolica?

Continua Delumeau a pag. 542

"L'inconscia certezza che sta sotto comportamenti del genere è che vi è uno spazio solo e che Dio e l'uomo non possono occuparli entrambi. "Il diritto dello spazio o posto spetta al padre. Affermarsi, riuscire, godere, persino esistere equivale a spossessare il padre, ucciderlo in modo immaginario. Il che, secondo le leggi della vita psichica, equivale ad un assassinio. "

Ed è esattamente quello che indica la Stregoneria: uccidere la manipolazione mentale subita.

E la si uccide soltanto costruendo un futuro; pensando un futuro, desiderando un futuro capace di impegnare l'individuo in un'attività che coinvolga le proprie emozioni e le proprie passioni. Conquistare quel diritto allo spazio e all'azione che se, come dice Jaspers, comporta comunque una colpa, la nostra colpa sia quella di aver scelto. Magari una pessima scelta, ma abbiamo scelto perché se noi non avessimo scelto, comunque saremmo stati colpevoli delle conseguenze di non aver scelto.

E allora, invece di focalizzare la nostra attenzione sulla colpa che deriva dalla scelta, focalizziamo la nostra attenzione sui meriti e sulla gloria che deriva dallo scegliere. Ed è gloria perché tutta la storia dell'evoluzione è fatta da tutta una serie di scelte soggettive: e quelle furono le glorie delle specie!

La visione della ragione è parziale e monca, la le tensioni, la passioni, i desideri che noi abbiamo sono capaci di abbracciare la totalità emotiva che ci circonda.

Per farlo è necessario conquistare il diritto allo spazio che ci spetta e toglierlo alle illusioni e ai fantasmi che occupando quello spazio ci impediscono la nostra capacità d'azione.

Uccidere il Dio padrone dei cristiani significa liberare la capacità di vivere e scegliere di ogni individuo impedendo che la sua scelta si trasformi in colpa angosciosa che i criminali, i sacerdoti cattolici, evangelici, protestanti, gli iman musulmani, i rabbini ebrei, utilizzano per inchiodare e distruggere la struttura psichico-emotiva delle persone.

Affermarsi, riuscire, godere.

In altre parole:

VIVERE!

Vivere consapevoli.

Marghera, 09 luglio 2006

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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E' sciocco nascondere la testa sotto la sabbia. La chiesa cattolica è una monarchia assoluta in nome e per conto del suo Dio padrone. Fino a modificazioni sostanziali, l'Italia è una Repubblica Democratica. I due regimi sono antagonisti e la chiesa cattolica disprezza la libertà sociale della Democrazia che deve distruggere in ogni modo, spesso con la complicità di Istituzioni complici.

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Cod. ISBN 9788893322034 (il secondo volume è in preparazione)