Indice generale dei temi di Claudio Simeoni
Il controllo sociale della Sessualità - Introduzione e indice dei temi
Troppo spesso si confonde l'orientamento sessuale di una persona con le strategie mediante le quali, tale persona, veicola la propria sessualità.
Se l'orientamento sessuale di una persona si può individuare sia nei caratteri fisici che in quelli psicologici, la veicolazione della sua sessualità è di natura educazionale e si esprime in maniera diversa a seconda del ruolo che quella persona ricopre nella società. Il desiderio di veicolare la propria sessualità porta, comunque, la persona a cercare una sua collocazione sociale che gli permetta non solo di esprimere la sua sessualità, ma anche la tipologia di veicolazione in quanto, l'induzione educazionale, spesso prevarica l'orientamento sessuale stesso. La persona trova soddisfazione nella manifestazione del suo orientamento sessuale soltanto se riesce a veicolarlo come il condizionamento sessuale gli ha imposto.
La società in cui viviamo, basandosi sull'ideologia religiosa cattolica, instilla nei bambini (e ha instillato negli adulti quand'erano bambini) il possesso come modalità nella quale veicolare la propria sessualità. Tale veicolazione avviene in età precocissima, fin dai primi due anni di vita dei bambini, e viene veicolata mediante le azioni relazioni che gli adulti mettono in atto sia nelle relazioni fra di loro che nelle relazioni che tengono col bambino stesso. L'energia sessuale è l'energia della vita. La prima cosa che il bambino DEVE imparare, nascendo, è esprimere la vita nel mondo in cui è nato. Esprimere la vita significa manifestare la propria energia sessuale nel mondo al di là delle tensioni che lo attraversano e che sono diverse a seconda del momento della sua crescita. Che l'energia sessuale si manifesti mediante gli organi genitali, è un fatto acquisito, ma quando l'energia sessuale si manifesta mediante gli organi genitali la stessa energia sessuale ha agito nel bambino, che l'ha manifestata nelle sue azioni, permettendogli di acquisire informazioni e trasformando la sua struttura psico-fisica, ha alimentato la sua conoscenza e il suo sapere, al fine di renderlo adeguato nei confronti del mondo in cui il bambino vive. L'energia della crescita è l'energia sessuale. L'energia con cui viene formulato il pensiero astratto è energia sessuale. L'energia che alimenta la manifestazione fisica dell'individuo nel mondo in cui vive, è l'energia sessuale.
Quando gli organi genitali inizieranno a diventare efficienti, già l'individuo ha messo in atto tutta una serie di strategie soggettive attraverso le quali manifestare la propria energia sessuale mediante il proprio sesso.
Nell'ideologia di possesso alcuni elementi psicologici, che la psicologia distingue, si uniscono formando un tutt'uno e trasformando la manifestazione sessuale dell'individuo in esercizio di possesso nei confronti di altre persone.
Fra questi elementi che agiscono sulla struttura psichica della persona, innanzi tutto c'è la patologia della dipendenza:
"Freud attribuisce la situazione di dipendenza del bambino alla paura di perdere l'amore dei genitori da cui il bambino si difende con quella "sottomissione educativa" che nell'adulto si trasforma nel timore di essere disapprovato dalla comunità e quindi in "sottomissione sociale". Nel lungo periodo di dipendenza infantile, tipico della razza umana, sono da ricercare secondo Freud, le radici della socializzazione dell'individuo, del bisogno della religione, delle aspirazioni etiche e morali."
Un meccanismo infantile in cui la veicolazione della sessualità dell'individuo viene legata al concetto di dipendenza. Come il bambino è dipendente dai genitori, così la sua sessualità deve tendere a far diventare dipendente l'oggetto che si ama. In tutto il discorso fatto da Galimberti. alla voce "dipendenza" riportato, c'è un fraintendimento. Quando scrive: "alla paura di perdere l'amore dei genitori da cui il bambino si difende..." si tratta in realtà, da parte del bambino, di mettere in pratica delle strategie per impedire il suo abbandono da parte dei genitori. Il suo mettersi al servizio, sottomettersi ai genitori, se da un lato permette all'individuo di apprendere e di crescere all'interno del mondo in cui è nato, dall'altro lato tende a rendere i genitori dipendenti dalla sua presenza affinché continuino a servire la propria impotenza. Non usiamo il termine "amore", ma parliamo di strategie di vita, d'esistenza, messe in atto al fine di perpetuare la specie. Solo che queste strategie si fissano nella crescita del bambino e gli impediscono di crescere. In sostanza, il bambino cresce fisicamente, ma non cresce psicologicamente. Non si emancipa dalla strategie di dipendenza che la specie ha messo in atto per assicurargli la crescita:
"Sempre dal punto di vista psicoanalitico la dipendenza nevrotica dell'adulto rinvia alla fissazione dello stadio orale dell'evoluzione libica, conseguenza di un atteggiamento frustrante o iperprotettivo da parte delle figure parentali."
Fino al suo trasferimento in ambito sociale:
"La dipendenza è una categoria che definisce le relazioni di gruppo e di organizzazione nella forma di semplice dipendenza tipica dei sistemi organizzati sul modello della coesione difensiva, della controdipendenza nei sistemi a conflitto istituzionalizzato dove la posizione di ogni individuo è definita in contrapposizione alla posizione degli altri."
Alla dipendenza si somma la possessività:
"Quando l'oggetto è una persona, la possessività si traduce in rapporti esclusivi fondati su vincoli strettissimi e su sentimenti di gelosia tendenzialmente limitanti l'autonomia dell'altro. Per la psicoanalisi la possessività che insorge nella prima infanzia in concomitanza con la fase anale si esprime nel legame materno dove, oltre alla dipendenza, il bambino manifesta una sostanziale incapacità a reggere le frustrazioni provenienti dalla relazione con la madre, quando questa relazione non ha i tratti di esclusività."
Il possesso come manifestazione infantile del bambino per assicurarsi la crescita che, soggettivato come metodo di relazione nell'oggettività, diventa patologia che manifesta problemi psichici in quanto la gestione delle relazioni con il mondo avviene soltanto con soggetti, persone, che devono essere separate dal mondo, sottomesse e private della loro autonomia psico-fisica, per poter costruire delle relazioni attraverso il possesso. Solo privando le persone della loro autonomia di gestire di sé stesse, possono essere sessualmente possedute in quanto, in quel momento, diventano oggetti d'uso esclusivo.
Questa patologia che indica come può essere veicolata la sessualità all'interno dell'educazione cattolica, viene fissata mediante l'imposizione, attraverso l'educazione, della sindrome da onnipotenza che se da un lato, quando non è associata ad altri sintomi psichiatrici, non è individuata come malattia, dall'altro lato funge da guida per gli individui nella loro attività tesa a trasformare le persone in oggetti posseduti nei quali veicolare la propria sessualità:
"L'onnipotenza è un termine che la psicoanalisi ha desunto dal linguaggio teologico, dove designa l'illimitata potenza di dio, e adottato dalla psicoanalisi per descrivere il sentimento che caratterizza la prima infanzia in cui il bambino crede di poter controllare con il suo desiderio l'intera realtà."
Tale sentimento si dovrebbe ridurre con le esperienze frustranti che il bambino riceve nel corso della crescita, ma in realtà si stratifica nella pulsione sessuale quale identificazione del bambino nel dio padrone finendo per sparire nelle relazioni apparenti con la realtà sociale, ma si riproduce nella realtà emotiva e sessuale con la quale l'individuo costruisce le sue relazioni personali con il mondo. Razionalmente, in mancanza di una patologia psichiatrica, nessun individuo si pensa onnipotente; emotivamente e psicologicamente ogni individuo, educato dai cristiani, si identifica col dio padrone e ritiene che chiunque stia in un'immaginaria scala gerarchica sotto di sé si prostri ed è pronto a prostrarsi nei confronti di chiunque stia, in un'ipotetica scala gerarchica, sopra di sé.
La riproduzione nelle relazioni personali emotive e sessuali della sindrome da onnipotenza, della possessività e della ricerca di dipendenza, trovano la loro rappresentazioni nelle relazioni sociali determinate dall'organizzazione sociale della famiglia come cattolicamente intesa. E' la famiglia, invocata come forma assoluta dai cristiani, che impone tali condizioni patologiche riproducendole di generazione in generazione e riadattando le condizioni patologiche, imposte ai bambini, ad ogni novità culturale che la società, in cui la famiglia agisce, propone:
"Queste regole culturali fanno si che la coppia parentale, paritaria sotto il profilo della generazione, diventi gerarchica nella rappresentazione sociale, per cui il concetto sociale di "madre" viene assorbito in quello biologico di "genitrice", mentre il significato biologico di "genitore", viene assorbito in quello sociale di "padre". Attraverso questa rappresentazione sociale il figlio interiorizza la sua identità sessuale insieme ai valori gerarchici della società in cui si trova a vivere. Questa interiorizzazione ha le sue ripercussioni in ambito psicologico in termini di vissuti e di comportamenti, quando non addirittura a livello biologico per l'influsso che le componenti psichiche hanno sui meccanismi fisiologici."
L'ideologia del possesso è un'ideologia ferocemente imposta alla società civile in cui viviamo e vede nell'ideologia religiosa cattolica il suo più feroce difensore. Alla chiesa cattolica interessa costruire disagio sociale attraverso il quale criminalizzare le persone costringendole a comportamenti "deviati" al fine di soddisfare la loro sessualità che la chiesa cattolica ha reso insoddisfacente quando questa viene veicolata all'interno delle condizioni e delle norme che la società civile impone.
Imporre alle persone di veicolare l'espressione della propria sessualità mediante il possesso dell'altro, implica privare l'altro della sua autonomia e della libertà con cui gestire il proprio corpo e la propria sessualità. Nella società in cui viviamo ci troviamo ad affrontare una contraddizione che da un lato vede l'ideologia cattolica imposta, mediante la violenza, ai bambini affinché veicolino la loro sessualità all'interno dell'ideologia di possesso e dall'altro lato la Corte di Cassazione che sentenziando ribadisce l'illegalità di tale veicolazione quando priva le persone, l'altro, della libertà di gestire la propria sessualità e il proprio corpo.
Questa contraddizione pone, coloro che intendono impossessarsi dell'altro e sottomettere la sua sessualità ai propri desideri in violazione della sua volontà, nella necessità di cercare individui che per la loro condizione sociale o per le loro condizioni psichiche non siano in grado di difendersi chiedendo giustizia alla società civile e, quand'anche lo fanno, siano in una situazione tale da poterli diffamare, renderli non credibili, aggredibili ecc. In sostanza, la veicolazione della sessualità mediante il possesso, quando è fatta in maniera consapevole, si esprime sempre con azioni coercitive e violente su chi non si può difendere in quanto emarginato, per un qualche motivo, nella società. Quando, invece, è inconsapevole, infierisce, spesso in maniera violenta sulle persone che non accettano di diventare oggetto di possesso dell'altro.
Il fondamento e gli scopi dell'educazione cristiana è quello di trasformare le persone in oggetti che non siano in grado né di rivendicare i propri diritti sociali, né di riconoscere cosa è o non è importante in una società civile. Qual è il valore dell'individuo come persona quando la persona, i suoi diritti, la sua fisicità, il suo lavoro, sono violati? Inoltre, anche quando l'individuo percepisce l'offesa e rivendica i propri diritti il cristianesimo frappone tutta una serie di ostacoli di ordine burocratico e procedurale proprio per impedire all'individuo sociale più debole di rivendicare i propri diritti violati.
Il fondamento dell'educazione cristiana è quello di controllare le persone fissando in forma patologica quelle forme espressive psicologiche infantili che rendono incapace la persona di agire nella realtà in modo economicamente vantaggioso per costruire il suo futuro. Questo produce tutta una serie di problemi sociali. Da un lato il cattolicesimo, con una serie di dogmi ideologico-religiosi fissa il comportamento degli Esseri Umani adulti nella patologia psichiatrica imposta. Ma l'individuo adulto è comunque costretto ad affrontare la realtà anche se la sua struttura psico-emotiva, attraverso la patologia, è stata fissata nei caratteri infantili. Ciò costruisce due situazioni, da un lato l'azione dell'individuo nella società civile attraverso i principi che fissano la sua patologia e dall'altro la magistratura, che rappresenta la società civile, che si vede costretta a censurare quei comportamenti in quanto avversi alle norme del vivere civile.
Così l'educazione cristiana funziona soltanto quando viene limitata nelle sue manifestazioni dall'individuo che l'ha interiorizzata. L'individuo che ha fagocitato l'educazione cristiana deve limitare la manifestazione delle sue pulsioni e dei suoi bisogni in quanto l'educazione cristiana gli imporrebbe la violazione delle norme sociali. Quando questo non avviene o quando quello che avviene viene recepito da qualche persona come un'offesa tale da chiedere giustizia, allora assistiamo a sentenze della magistratura che censurano i comportamenti, indotti dall'educazione cristiana, come dei reati. Sembra che non sia compito della magistratura trovare il nesso fra educazione cristiana e reati commessi di conseguenza, è compito della società civile, ma se la società civile viene meno a tali doveri necessariamente la magistratura si troverà a sentenziare in un numero sempre maggiore di cause civili e penali.
Lusiana, agosto 2007
NOTA: I testi di psicologia evidenziati sono stati tratti dal Dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti ed. Garzanti
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
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