I figli di Nera Notte nella Teogonia di Esiodo

Claudio Simeoni
capitolo 13

Significato di Teogonia:
L'insieme dei miti che illustrano l'origine e la discendenza degli Dèi in chiave simbolicamente antropomorfica.

I figli di Nera Notte

L'utero di Nera Notte

La Religione Pagana e la Teogonia di Esiodo - Indice Generale

Si alzava l'accetta e verso il torrente la testa rotolava.

Testa di uomo; troppo giovane per continuare a vivere!

Testa di uomo; troppo vecchio per permettergli di ricordare;

Testa di donna; troppe storie aveva raccontato

Testa di donna; a quanti alberi aveva parlato!

Una dopo l'altra rotolavano verso il torrente.

Noi che eravamo scappati, cercavamo un rifugio!

Rimasero sbarrate le porte dell'Olimpo gli Dei erano adirati perché gli uomini avevano perso la ragione!

Rimasero sbarrate le porte dei figli di Urano Stellato i Titani erano adirati perché gli uomini avevano smarrito la passione!

Solo Nera Notte aprì la sua casa.

Solo Nera Notte accolse gli sbandati.

Nera Notte li avvolse nelle sue spire e li nascose.

Li nascose da chi sapeva solo tagliare le teste.

Poi, Nera Notte, fece loro un regalo; compagni di giochi divennero dei suoi figli.

"Giocate!", "Giocate!" sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

Così giocammo con i figli di Nera Notte!

 

Moros

Moros si sedette davanti a noi e mescolò le sue carte.

Non guardava, non vedeva, non rifletteva, ma ad ogni mano spazzava il tavolo.

Ogni volta che giocavamo con Moros restavamo senza vestiti.

Moros chiedeva, ogni volta, di pagare la posta.

 

 

Rideva Notte Nera mentre noi tentavamo di sfidare Moros, mentre Moros mescolava le sue carte.

Moros ci portava via i vestiti!

Le carte, nelle mani di Moros cambiavano forma; cambiavano rappresentazione.

Noi, come figli di Hera, rimanevamo, ogni volta, senza vestiti!

E mentre Nera Notte rideva, ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie:

"Cambia la forma, cambia il gioco!

Tutto è diverso e tu vuoi esser sempre te stesso.

Non sfidar come Ercole la Sorte; sii tu stesso la sorte!

Moros è potente; lui detta le regole del gioco.

Tu fatti regola e infilati nel gioco.

Non opporre petto villoso a chi ti punta la lancia.

Scegli d'esser lancia oppure vento che lancia non può ferir!"

E giocammo al gioco di Moros per un tempo che parve non finir mai.

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Ker - Chere

E giocammo con Chere.

"Scegli, scegli una carta." diceva Chere "Scegli, scegli una via".

"Scegli" diceva Chere: "Ed io sarò là ad attendere il tuo arrivo!".

Una scelta ed io sarò il tuo effetto!

"Guardami" diceva Chere: "Guardami, e poi scegli!"

"Ti faccio schifo? Ma se tu non mi guardi prima di scegliere, allora il terrore si impadronirà di te!"

Chere, Chere, quanto ho imparato ad amarti!

Quanto orrore mi facesti quando ti vidi la prima volta nella casa di Nera Notte!

"Guarda" sussurrava Nera Notte: "Guarda bene, sei sicuro che sia un mostro?

Il suo nero scompare in questa casa! Tu sei il suo colore. Non scegliere coprendoti gli occhi.

Guarda fisso! Ora che guardi, figlio di Hera e Zeus, dimmi: che colore ha Chere?"

"E' rosso!" Urlai: "E' rosso!"

Rosso come il mio sangue; rosso come il fuoco della conoscenza che alimento; rosso come l'ardore delle mie scelte!

Figlio di Hera e Zeus, impara a guardare prima di scegliere e scegli solo dopo aver guardato.

Non ci sono mostri nell'ombra; solo le tue paure che afferrano il tuo stomaco.

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Morte

"Scegli la carta!" disse Morte.

Io scelsi; dall'alto in basso la falce mi tagliò!

"Scegli la carta!" disse Morte.

Io scelsi; dall'alto in basso la falce mi tagliò!

Sussurrò alle mie orecchie Nera Notte: "Piccolo figlio di Hera; impara a saltare! Piccolo figlio di Zeus la falce non puoi evitare! Impara a saltare; impara a saltare; impara a saltare!"

Nessun figlio di Hera può vincere Morte.

Nessun figlio di Hera può evitare la sua fine!

Girino, diventa rana!

Baco, diventa farfalla!

Figlio di Hera e Zeus, diventa un DIO!

Che gran gioco giocammo nella casa di Nera Notte mentre Morte alzava la sua falce ed io, artigliando l'infinito, trasformavo me stesso.

Esultava Morte che aveva posto fine alla mia esistenza; esultavo nel percorrere un sentiero sconosciuto.

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Sonno

"Giochiamo ad un nuovo gioco?"

Disse Sonno mentre mescolava le sue carte.

"Rispondi" disse: "Dove ti trovi?"

"Sono nella casa di Nera Notte e sto giocando con i suoi figli!"

"Risposta sbagliata!" disse Sonno: "Sei incatenato ad un muro di pietra, ti stanno friggendo le carni."

Ma cos'è il vero?

La carne che frigge o le carte che Sonno sta mescolando?

Sussurrò alle mie orecchie Nera Notte: "Di qua o di là è sempre un luogo donde può provenire la conoscenza; ma tu sei un figlio di Hera e solo in Hera puoi esercitare la tua azione che la tua conoscenza esige."

Mescola le carte Sonno, anche se la mia carne frigge.

Altri uomini prenderanno quelle carte.

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Sogni

"Sonno, io ho vinto questa mano; apri la porta ai Sogni!"

Aprì una porta Sonno e balzarono fuori gioiosi, allegri, paffuti.

Ridevano i Sogni, accarezzando le mie speranze, in essi si disperdevano i miei desideri e i miei sensi godevano.

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie: "Figlio di Hera, dipana la bruma dai tuoi occhi; figlio di Zeus, disperdi la nebbia!"

Sogni gioiosi, allegri, paffuti, carezzevoli, affettuosi, amorevoli, delicati, dolci, piacevoli, soavi, teneri: che catene feroci stavate forgiando alle mie emozioni!

Non farti ingannare dall'allegria, dall'amore, dalla piacevolezza: si chiamano catene.

Sono catene con anelli d'acciaio nitrurato e inchiodano l'attenzione al tempo presente.

"Figlio di Hera e Zeus, gioca con i sogni della porta accanto!"

"Madre, Nera Notte questi sono spietati. Mi assalgono, mi strappano, penetrano feroci le mie emozioni.

Madre, questi sono duri come il granito!"

"Si, ma non ti fanno assopire le emozioni; non inchiodano la tua attenzione!"

"E' con loro che devi misurarti, figlio di Hera e Zeus, domani sarai più forte. Gioca con i sogni potenti; alimenta e tonifica con essi le tue emozioni.

Sogni sono figli potenti, ti forgiano invincibile immergendoti nelle acque dello Stige, o ti tolgono il coraggio con l'amore e la piacevolezza: chi è duro come l'acciaio non costruisce catene.

Non ingannarti, figlio di Hera e Zeus, tu puoi scegliere i Sogni con cui giocare, con chi giocherai forgerai Chera che ti attende."

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Biasimo

"E gioca al mio gioco; stupido figlio di Hera!

Non hai consapevolezza, non hai conoscenza, non sai guardare il tempo che viene incontro.

Stupido figlio di Hera. Le tue azioni creano disastri fra la tua specie.

Le teste tagliate? Loro tagliano le teste, ma chi è quell'imbecille che porge il collo alle loro mannaie?

Debole difesa, figlio di Hera!"

Così Biasimo mi invitò al suo gioco.

"Ecco" disse Biasimo: "Questo è il mondo che è; e questo è il mondo che sta nella tua testa!"

"Ora agisci, muovi la tua pedina e vedremo se gli effetti della tua mossa saranno uguali, nel mondo della tua testa o nel mondo che è."

"Coraggio, figlio di Hera, quante mosse hai fatto per indurre a porgere il collo alla loro mannaia?"

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie:

"Il presente giudica le azioni passate; il futuro giudica le azioni che fai. Ogni azione è un errore; ogni errore modifica l'insieme in cui interviene; l'insieme si adatta all'errore con altri errori; il futuro è un insieme di errori; non esiste un'azione che non sia un errore.

Non temere di sbagliare, figlio di Hera, tutto è un errore.

Agisci col cuore."

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Sventura

"Scegli una carta!" diceva l'ombra che mi stava davanti.

"Scegli una carta!" ed io scelsi.

"Ciò è Sventura, ogni scelta è Sventura."

"Qualunque cosa farai io sarò la tua compagna. Qualunque cosa farai manifesterai me: Sventura."

Ecco, tremavo, non osavo più pescare carte da quel mazzo.

Sventura! Sventura! Sventura!

"Tu, Sventura mi perseguiti. Come posso pescare una carta se, qualunque carta io pesco, sempre Sventura riuscirà a perseguirmi?"

Stavo per arrendermi davanti a Sventura. Le braccia cadevano lungo i fianchi e il respiro divenne lento.

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie:

"Certo, mia figlia, Sventura, ti porta alla perdizione.

E' da quando sei nato che mia figlia, Sventura, progetta la tua fine; il tuo smarrimento.

Sventura è gemella di Biasimo; qualunque cosa fai sbaglierai; qualunque cosa fai ti porta a Sventura.

Però anche qualunque cosa non fai ti porta a Sventura.

Tu puoi scegliere, figlio di Hera, come giungere a Sventura.

Qualunque cosa fai ti porta a Sventura.

Qualunque cosa non fai ti porta a Sventura!"

Guardai Nera Notte che mi avvolgeva e urlai: "Sventura, mescola le tue carte ed io sceglierò!"

Sventura mescolò ed io scelsi: "Sventura, Sventura!" urlò la figlia di Nera Notte.

Ed io dissi: "Sventura, mescola le tue carte ed io sceglierò!"

"Ancora?" disse Sventura.

"Ancora!" risposi.

"Perché?" mi chiese Sventura.

"Io ti amo figlia di Nera Notte e ci abbracceremo compagni per l'infinito. Finché io scelgo, io sono vivo.

Finché il mio cuore è impavido io continuo a scegliere. Lo so che il mondo è infinitamente più grande e mi porta inevitabilmente ad abbracciarti, Sventura. Ma chi ti abbraccia è una persona che ha scelto, non una persona che ebbe paura di scegliere. Io costruisco la mia Sventura, io costruisco il sentiero che mi porta da te!"

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Esperidi

Alte, minacciose, mi si pararono davanti le sorelle Esperidi.

"Vuoi giocare, piccolo figlio di Hera?"

"Vuoi giocare con i nostri pomi?"

"I nostri pomi donano la Conoscenza e la Consapevolezza a chi li tocca; i nostri frutti donano l'infinito a chi li tiene nelle mani!"

Io allungavo le mani per prenderli, la forza mi abbandonava, i sensi erano confusi, l'equilibrio era incerto!

"Riprova, piccolo figlio di Hera, a prenderli!" E ridevano!

E mi gettavo, con la forza di un toro, tutto spariva, tutto si dissolveva.

La forza di Zeus, l'ardore di Dioniso, l'intelligenza di Athena, la possanza di Ares, la trasformazione di Demetra; tutto inutile.

Gioco spaventoso con le Esperidi.

Come si può dare l'assalto a qualche cosa che svanisce, che non regge nella forma?

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie: "Le illusioni svaniscono quando, manifestando la discendenza di Crono, dai l'assalto.

Le Esperidi nascondono i pomi d'oro dietro la barriera delle illusioni.

Quando dai l'assalto le illusioni svaniscono e così anche i pomi che vi sono conservati.

I pomi sono la Conoscenza, le illusioni sono quanto ti separa dalla conoscenza.

La Conoscenza dissolve l'illusione, ma la Conoscenza ritorna nell'illusione.

Figlio di Hera, rifletti, osserva il tuo cuore.

Quando Hera ti partorì non ti costruì dal nulla, ma prese frammenti di Titani con cui ha forgiato ciò che tu sei.

Piccolo figlio di Hera non pensarti nella forma: dentro di te ci sono tutte le discendenze dei figli di Urano Stellato: quando i figli di Zeus falliscono, fermati e ascolta il tuo cuore!"

E mentre Nera Notte mi sussurrava un sussulto ebbe il mio sentire.

Da un luogo remoto del mio cuore, dall'ampio Tartaro, una forma si mosse e si stirò dopo qualche cosa che parve un risveglio dopo un lungo sonno. Quella forma invase tutte le mie fibre e al vederla le Esperidi fecero svanire la nebbia.

Nel mio cuore si era risvegliato Atlante.

"Giochiamo Esperidi!" dissi avviandomi a prendere gli aurei frutti.

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Moire

"Giochiamo, piccolo figlio di Hera?" dissero le Moire: Atropo, Lachesi e Cloto.

E mentre mi dicevano: "Giochiamo!" Atropo alzava le sue forbici davanti al mio viso.

"Ricordati che devi morire!" diceva Atropo mentre Cloto filava e il filo era avvolto da Lachesi.

"A che gioco vuoi giocare, piccolo figlio di Hera?" Intanto Cloto filava, Lachesi avvolgeva e Atropo tagliava.

Cloto costruiva la mia vita, Lachesi la torceva su sé stessa e Atropo vi metteva fine tagliandola!

"A che gioco vuoi giocare, piccolo figlio di Hera?"

Cloto costruiva la mia vita, Lachesi la torceva su sé stessa e Atropo la recideva.

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie:

"Piccolo figlio di Hera, pensa a te stesso come una nave abbandonata fra le braccia di un Poseidone in tempesta.

Battono sulla chiglia onde gigantesche. E tu ti pieghi mentre una contr'onda invade il ponte ed entra nella stiva.

Un'altra onda ti solleva come un fuscello e subito, mancandoti il mare da sotto, il cuore ti sale in gola mentre sprofondi nel vuoto.

In questa tempesta sei nato, piccolo figlio di Hera!"

Cloto costruiva la mia vita, Lachesi la torceva su sé stessa e Atropo la recideva!

Cloto costruiva la mia vita, Lachesi la torceva su sé stessa e Atropo la recideva!

Cloto costruiva la mia vita, Lachesi la torceva su sé stessa e Atropo la recideva!

"Ho scelto il gioco!" Dissi.

"Giochiamo ai pirati!

Cloto, Laghesi e Atropo mi fissarono stupite: "Che gioco sarebbe, piccolo figlio di Hera?"

"Il gioco dei pirati," dissi io!

"Bene" disse Atropo facendo roteare la sua forbice. "Inizia!"

Ed io, di salgariana memoria, mi misi ad urlare: "Uomini alle vele; che un altro uomo affianchi il timoniere, mettete in moto le caldaie, date forza alle eliche, affrontate i cavalli di Poseidone, evitate le secche e gli scogli!"

Rivolto alle Moire dissi: "Tocca a te Cloto!"

"Che i venti soffino più forte, che le onde si alzino, che i cacciatori di pirati al servizio della regina escano in caccia!"

Il mondo vuole filare la mia vita, ma nel mondo io agirò filando la mia vita.

Cacciatori cercatemi, ed io vi darò la caccia.

Predatori predatemi, e io vi trasformerò in prede (almeno fin che lo potrò).

Cloto non riuscirò a strapparti il filo della mia vita dalle tue mani, ma assieme alla volontà del mondo dovrai filare anche la mia volontà.

Misura, Lachesi, il gomitolo della mia vita l'ho tessuto con le mie mani là dove Cloto scatenava tempeste.

"Cuore sii saldo; intelletto mantieni il timone del mio intento; coraggio fai funzionare le caldaie del cuore della determinazione; sapere e consapevolezza date forza alle mie scelte; alle scelte del mondo in cui vivo mi adatterò, alle scelte del mondo in cui vivo risponderò."

Taglia Atropo; taglia quel filo.

Taglia Atropo il filo che Lachesi ha misurato; quello è il filo d'oro delle scelte della mia vita!

Taglia Atropo: io sono pronto per l'infinito.

Come un pirata di salgariana memoria mi sono mosso nella vita perché le tempeste erano immense e io, piccolo figlio di Hera, ero instabile su quel legno.

"Cloto, Lachesi e Atropo: giochiamo ai pirati?"

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Nemesi

"Io sono pronto a giocare!" dissi guardando una forma muta e silenziosa che mi fissava.

Ci guardammo, a lungo. Non un batter di ciglia, non un sorriso.

Dopo un lungo tempo chiesi: "Chi sei?" "Nemesi!" rispose.

"Perché non giochi?" chiesi. "Io gioco sempre!" rispose: "Sono l'ombra che ti copre; sono l'azione che tu fai; sono l'azione che ti ritorna!"

"Tu gioca, ed io coprirò la tua azione; coprirò l'azione di chi subisce quello che fai; coprirò l'azione di chi reagisce: io sono Nemesi!" "Ricordo, registro e alimento le reazioni che poi sono azioni alle quali si deve rispondere!"

"Sei tu che devi scegliere" continuò "sei tu che devi agire in relazione a cosa dice il tuo cuore di quanto ricevi e percepisci dal mondo! Dopo che tu hai agito, il mondo risponde, come tu rispondi a quanto il mondo ti sollecita."

"Io sono Nemesi: gioca!"

Ero perplesso, nervoso, sconcertato.

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie:

"Piccolo figlio di Hera e Zeus, questo è il regno di Nera Notte che divenne in sé assieme ad Erebo, permettendo a Gaia, dall'ampio petto, di generare Urano Stellato. Io sono Nera Notte, colei che separò il tempo dal Caos.

Tu sei un crogiolo di Titani che il potente Zeus ha mescolato per permettere la nascita dei figli di Hera.

Il tuo tempo è quello di Cronos; il tempo di Nera Notte è il tempo dell'origine.

Ti senti sconvolto? Il mio è un UTERO da cui infinite forme di tempo emergono: Cronos è una di queste. Quando tu, disperato, hai bussato alla mia porta, hai fermato il tempo di Cronos dentro il tuo cuore. Io ti ho fatto giocare con i miei figli affinché tu rimettessi in moto il tuo tempo con una direzione leggermente diversa.

Vedi, attorno a te tutto è nero: nulla ti giunge. Nulla sollecita la tua reazione.

Siediti e fermati. Non puoi giocare con Nemesi, perché nessuna Nemesi ti giunge dal mondo e non puoi fare appello a nessuna Nemesi per reagire a quanto dal mondo ti giunge. Nella casa di Nera Notte il tempo è sospeso! Il tempo è misura del mutamento, ma io sono Nera Notte e sarò l'utero del tempo di ogni specie nell'infinito! In quest'utero crescerai, imparerai a percorrere tempi e mutamenti diversi.

Nemesi attendila, quando trasferirai quello che sarai diventato nel mondo di Hera e sarà la tua compagna. Compagna dei tuoi occhi che guardano il mondo e compagna delle tue mani che in quel mondo agiranno."

"Nessun gioco con te, Nemesi, nella casa di Nera Notte!"

E così guardai Nemesi con occhi diversi e quando Nemesi percepì il mio modo di guardarla si dissolse in una vampata: non riesco a capire [faccio per dire] perché da quel momento il mio cuore sembra bruciare.

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Inganno

"Dimmi, figlio di Hera e Zeus, intendi giocare?"

"Sono pronto risposi."

Ma quanti mazzi di carte ha costui?

Ma quale regola segue per il suo gioco?

Ma quale è il suo intento?

Perdevo sempre: perché?

Spiegavo, spiegavo e non riuscivo a farmi capire.

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie:

"Tu pensi che ad Inganno interessi qualche cosa delle tue spiegazioni?

Per Inganno tu sei solo un oggetto. Per Inganno tu sei solo un "insetto" che deve schiacciare.

Non pensare che Inganno abbia un Intento;

Non pensare che Inganno abbia un progetto;

Non pensare che Inganno voglia raggiungere un qualche obiettivo;

Tu sei l'oggetto del suo Intento;

Tu sei l'obiettivo del suo progetto;

Tu sei l'obiettivo che vuole raggiungere.

Inganno non inganna te per un fine; Inganno inganna te perché tu hai un fine!

Con Inganno non si gioca; Inganno si schiaccia!

Risolvi questo problema, piccolo figlio di Hera; a qual scopo giocare con Inganno?"

"Dimmi, figlio di Hera e Zeus, intendi giocare?" mi disse Inganno.

"Sono pronto!" risposi.

Inganno rideva, mentre mescolava le carte che teneva in mano e altre le faceva uscire dalle sue maniche.

"Sono pronto" riposi: "Ma non qui, giochiamo là!"

Il suo smazzar di carte si arrestò. Mi guardò e mi chiese: "che differenza fa'?"

"Giochiamo là!" riaffermai con voce di tuono.

Lo smazzar ci carte di Inganno si fece lento e tremulo.

La sua voce sembrava fermarsi in gola e sibilando proferì:

"Piccolo figlio di Hera, se giochiamo qui o là differenza non fa'!"

"Giochiamo là!" riaffermai: "Là, dove gli spettatori ci stanno a guardare.

Là dove gli spettatori si fanno giudici e tifosi.

Giochiamo là, dove io e te possiamo pagare lo stesso prezzo.

Il prezzo della gloria o dell'infamia dato non dalla vittoria o dalla sconfitta, ma da come abbiamo condotto il gioco!"

"Smazza le carte, figlio di Nera Notte, là dove io ti consento di smazzarle: io sono pronto!"

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Amore

"Voi giocare, piccolo figlio di Hera e Zeus?"

La voce suadente e le mie emozioni vibrano di gioia.

"Certo che gioco, a quello che vuoi e dove tu vuoi."

Urlarono le mie parole uscire dalla mia bocca.

Qualcosa dentro di me cantava una lode per quel compagno di giochi; qualche cosa, dentro di me, fu colto da timore.

Che bello era giocare con Amore; sciogliersi e fondersi.

Ad ogni gioco io vincevo e ad ogni gioco io ero sempre più amalgamato.

Ad ogni gioco volevo giocare ancora, ad ogni gioco ero sempre più appassionato.

Cosa, dunque, non andava?

Perché dentro di me qualche cosa si ribellava?

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie:

"L'esistenza non si distrugge solo con l'odio, ma soprattutto con Amore.

Amore porta l'oggetto della propria attenzione a fondersi in esso.

Quando l'oggetto della propria attenzione si fonde in esso: che ne è dei suoi progetti?

Sii guardingo figlio di Hera e Zeus. Tu conosci l'amore di Intento, non conosci Amore, mio figlio!

Amore è fusione dove chi ama costringe chi è amato a fondersi con lui.

E dopo? Che ne è del suo progetto?

Amore ama così tanto da soffocare ogni germinazione. La fa propria e la cura in funzione di sé stesso.

Tu, piccolo figlio di Zeus ed Hera, conosci l'amore come fusione di intenti: mio figlio fonde in sé il soggetto che ama. Il soggetto che viene amato e che si fonde con Amore cessa di progettare.

Cessa di manifestare sé stesso; Amore lo ha fagocitato e annullato in sé!

Così vengono distrutti i figli di Hera e Zeus; costringendoli ad amare chi, manifestando loro di amarli, li distrugge."

"Amore" dissi: "Qual è il tuo Intento?"

"Mi pare ovvio" rispose Amore: "Mettere i miei denti sopra il tuo collo e succhiarti tutto il tuo sangue.

Tu sei il mio Intento!"

Ecco perché ci fu un'esplosione nella casa di Nera Notte.

Ecco perché mi girai per giocare un gioco con un diverso giocatore.

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Vecchiaia Rovinosa

Un diverso giocatore era il gemello di Amore.

Vecchiaia mi stava ad osservare mentre si disponeva a giocare.

"Qualunque gioco tu voglia giocare" disse Vecchiaia Rovinosa "metti la posta sul tavolo!"

"Non ho nulla da mettere sul tavolo." dissi.

"Tu sei la posta, e sul tavolo metti ciò che sei diventato!"

"Tu metti la posta" disse Vecchiaia Rovinosa "ed io la farò mia!"

Ero ammutolito, annaspavo: non c'era più tempo per cambiare la posta.

Io ero ciò che ero. Io ero il risultato delle mie scelte e Vecchiaia Rovinosa metteva fine alle mie scelte.

Questo era il figlio di Nera Notte; dei cicli di vita si prende tutto.

Uomini aitanti ora sono vecchi, privi di forze e la rovina li sta avvolgendo.

E mentre Nera Notte rideva ci sussurrava con ali di corvo che penetravano nelle nostre orecchie:

"Ogni gioco che farai con Vecchiaia Rovinosa finisce allo stesso modo: il tuo ciclo termina.

Quando Vecchiaia Rovinosa giunge per giocare la sua partita, gli Esseri non hanno più tempo.

Io sono Nera Notte, l'Utero della vita e la vita nasce e si sviluppa per cicli successivi.

Ogni ciclo è scandito da una Vecchiaia Rovinosa e dalla morte dello stesso.

Vecchiaia Rovinosa ti pesa, come posta del suo gioco.

Vecchiaia Rovinosa ti misura per quanto sei divenuto, come posta del suo gioco.

Vecchiaia Rovinosa determina la fine dei tuoi mutamenti, delle tue trasformazioni.

Determina la fine della tua opportunità.

Non hai ancora conosciuto l'ultima delle mie figlie: Contesa!

Eppure con Lei ti sei misurato nel corso di tutta la tua esistenza.

Ogni volta che ti misuravi, sceglievi. E quando credevi di non scegliere, anche quella era una scelta.

Tutto quello che hai fatto è dentro di te ed ora che Vecchiaia Rovinosa mette fine ai tuoi mutamenti qualcuno pesa il tuo cuore forgiato nella tua esistenza.

Il quesito che si pone è questo: l'infinito ti aprirà le porte per un nuovo ciclo?

Oppure Vecchiaia Rovinosa si ciberà del tuo cuore che non hai forgiato quando potevi farlo?"

Lo so, non ero io a parlare, ma un'antica voce che, questa volta, in mia vece tuonò:

"L'Osiride, lo Scriba Ani: Salute a te, o Toro della Terra d'Occidente! Thoth, Re dell'Eternità, è con me! Io sono il grande Dio a bordo della Nave Divina. Ho combattuto per te. Sono uno di quegli DEI, i Divini Giudici, che hanno giustificato la voce di Osiride davanti ai suoi nemici il giorno della pesatura delle parole.

Sono un tuo congiunto, Osiride! Sono uno di quegli Dei, i figli di Nut, che tagliarono a pezzi i nemici di Osiride e che incatenarono i ribelli per lui! Io sono un tuo congiunto Horo! Ho combattuto per te. Sono venuto per il bene del tuo nome!

Io sono Thoth, che giustificò la voce di Osiride davanti ai suoi nemici il giorno della pesatura delle parole nel Palazzo del Grande e dell'Antico che è ad Eliopoli! Ra disse: "Toth, giustifica la voce di Osiride davanti ai suoi nemici!" Che Thoth esegua il suo ordine per me!

Io sono insieme ad Horo come il vendicatore della spalla sinistra di Osiride, che è a Sakhem. Io entro ed esco fra gli Dei che vi si trovano, il giorno della distruzione dei ribelli a Sekhem. Io sono insieme a Horo il giorno delle feste di Osiride, quando vengono tributate offerte il sesto giorno della festa di Denit a Eliopoli.

O tu che fai avvicinare le anime perfette alla casa di Osiride, che fai avvicinare con te alla casa di Osiride l'eccellente anima dell'Osiride, lo Scriba Ani, giustificato di voce! Che egli ti ascolti, che veda proprio come vedi tu, che si alzi proprio come ti alzi tu, e che si sieda proprio come ti siedi tu!

O tu che dai il pane e offerte di birra due volte al giorno all'anima dell'Osiride, il nobile Ani, giustificato di voce davanti agli Dei, Signori di Abydos, la cui voce è giustificata con te.

O tu che apri la via, che guidi le anime perfette sulla via della Casa di Osiride, aprigli invero la via, e guida l'anima dell'Osiride, lo Scriba e l'Archivista delle offerte di tutti gli Dei, il nobile Ani, la cui voce è giustificata con te!

Possa egli entrare baldanzoso, e possa uscire in pace dalla casa di Osiride! Possa egli non trovare opposizione, e possa non essere respinto! Possa entrare in lode e uscire amato, giacché la sua voce è giustificata!

Possano i suoi ordini essere eseguiti nella casa di Osiride! Possano le sue parole procedere con tè! Possa egli non essere trovato in difetto nella bilancia, che è libera da errore!"

"Siediti, Vecchiaia Rovinosa, ti racconterò le storie delle mie fatiche, delle mi sfide, dei miei tormenti e dei miei amori!

Quando il racconto avrò finito; per l'infinito io sono pronto!"

Così Vecchiaia Rovinosa si sedette ad ascoltare mentre Nera Notte si apprestò a partorire un altro me stesso in un nuovo e diverso Erebo!

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Contesa

Nera Notte mi prese per mano e mi condusse lungo oscuri sentieri dicendomi:

"Hai imparato a giocare il gioco della vita.

Fra poco ti partorirò.

Ti partorirò in un altro Erebo nel quale dovrai giocare.

Da quando sei arrivato, triste e disperato, hai riacquistato la memoria delle cose.

I giochi che hai fatto ti hanno ricordato ciò che sei e l'intento di ciò che fai.

Ora sei pronto, piccolo figlio di Hera e Zeus.

Ora mia figlia, la quintessenza dell'esistenza delle consapevolezze di Gaia, ti mostrerà il mondo in cui agirai.

Amala mia figlia, per quanti la odiano, e impara a riconoscere i suoi figli negli oggetti del mondo in cui nascerai.

In ogni mondo che le tue vite ti porteranno a percorrere perché, ricorda, il mio utero genera tutto ciò che porta verso l'infinito."

Mi attendeva Contesa, sorridendo, davanti a porte di bronzo su cui era scritto PACE!

"Sei pronto?" mi chiesa Contesa.

"I miei figli ti chiederanno PACE mentre a te muoveranno una guerra feroce.

I miei figli temono solo che i figli di Hera e Zeus manifestino la loro volontà e li combattano.

Scegli, piccolo figlio di Hera e Zeus, o ami me, Contesa odiosa, o ami i miei figli e le loro profferte di pace!"

Così dicendo, spalancò le bronzee porte dalle quali si lanciarono i figli di Contesa:

Pena Dolente, Oblio, Fame, Dolori che fanno piangere, Lotte, Battaglie, Delitti, Omicidi, Discordia, Inganni, Discorsi, Ambigui Discorsi, Anarchia, Sciagura e Giuramento.

"Impara a riconoscerli nelle azioni del mondo in cui nascerai e impara a combatterli nella vita quotidiana.

Se non li saprai combattere tu diventerai la loro preda. Solo se esprimerai me, Contesa, potrai fermare l'azione dei miei figli quando vengono espressi dal mondo in cui rinascerai."

 

Sussurrava Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

L'utero Nera Notte partorisce un altro me stesso

Ho giocato nella casa di Nera Notte.

Le teste continuavano a cadere e rotolare lungo il fiume.

Gli uomini avevano smarrito la ragione di Zeus con cui affrontare la vita; gli uomini avevano smarrito la passione dei Titani con cui manifestare sé stessi.

I figli di Contesa erano i padroni della vita dei figli di Hera e Zeus e le croci odiose erano impresse come marchi di fuoco per friggere il cuore degli uomini.

Dall'utero di Nera Notte, il futuro aveva già incominciato a germinare.

 

Sussurra Nera Notte: "Giocate e crescete figli di Hera e Zeus!"

 

Marghera 12 maggio 2004

P.S. Nota La traccia seguita nel testo è quella elencata nella Teogonia di Esiodo.

Il discorso di Ani è parte di quelli che vengono definiti "Il libro dei morti Egiziano" e fa parte del "Capitoli dell'Uscita alla luce del sole" ed è tratto da "La saggezza dell'Antico Egitto" di Joseph Kaster edito da Newton & Compton Editori 1998.

Nella formattazione attuale legato alla Teogonia di Esiodo:

Marghera 03 ottobre 2014

 

La Religione Pagana e la Teogonia di Esiodo - Indice Generale

 

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Quando si percorre un sentiero di Stregoneria
si conosce l'inizio, ma non si sa dove porterà.
Per questo motivo l'impeccabilità deve essere a fondameto
di ogni nostra decisione.

L'analisi della Teogonia di Esiodo

La Religione Pagana ha forgiato una propria visione del mondo, della vita e del venir in essere delle coscienze fin dalle origini del tempo. Tali idee collimano nel tempo presente con le idee delle religioni e dei culti prima dell'avvento della filosofia e furono osteggiate militarmente dall'odio cristiano contro la vita. Analizzare Esiodo ci permette di chiarire il punto di vista della Religione Pagana.

Oggi possiamo dire che le religioni del Mito erano religioni evoluzionistiche in cui gli Dè erano parte della materia e dell'energia in perenne modificazione e in trasformazione e la religione non stabiliva le "verità del Mito", ma stabiliva le condizioni opportune affinché uomini e donne potessero trasformarsi in Dè come parte di un mondo in trasformazione.

La bellezza non รจ un oggetto in sé, ma dipende dagli occhi "belli" di chi guarda l'oggetto e scorge in esso la "bellezza che lui è". In questo senso solo chi è aperto al mondo scorge la bellezza nel mondo. Solo chi è aperto agli Dèi scorge l'intelligenza negli oggetti del mondo e le relazioni fra questi e la sua stessa intelligenza.

In altre parole, le Antiche Religioni, prima della filosofia, erano "evoluzioniste" e non "creazioniste"; dal punto di vista sociale diremmo che erano religioni "democratiche" e non "assolutiste" o "dittatoriali". La divinità era la materia e l'energia e non un soggetto esterno alla materia e all'energia.

Sito di Claudio Simeoni

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

Ultima modifica marzo 2024

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