Lo schiavo amministratore di schiavi
vangelo di Matteo 24, 45-51

di Claudio Simeoni

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034

Gesù e gli schiavi che amministrano schiavi

 

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L'attesa per la fine del mondo. L'attesa per il ritorno del dio padrone.

Tutti gli uomini sono schiavi del dio padrone e qualche schiavo viene messo a capo degli schiavi di Gesù e del dio padrone: "il servo dei servi".

Il punto centrale di questo passo del vangelo è appunto quello di considerare tutti gli uomini degli schiavi con un capo schiavo, un kapò, che sovrintende al lavoro di Gesù o del dio padrone.

Il vangelo è la minaccia per i kapò di Gesù che devono stare attenti a far rispettare le regole del campo di sterminio perché, qualora non lo facessero, quando arriva il padrone li torturerà rinchiudendoli nelle sale di tortura là dove c'è pianto e stridor di denti.

Gesù si considera il padrone di un campo di prigionia e in quel campo sono rinchiusi i suoi schiavi. A guardia degli schiavi ha messo un capo schiavo che deve amministrare gli schiavi.

Scrive il vangelo di Matteo:

Qual è dunque il servo fedele e prudente, che il suo padrone ha costituito sopra la gente di casa sua, per dar loro il cibo a suo tempo? Beato quel servo che il padrone, al suo ritorno, troverà così occupato. In verità vi dico che lo costituirà al di sopra di tutti i suoi beni. Ma se il servo è cattivo e pensa in cuor suo "il padrone tarda a tornare, e si mette a percuotere i suoi compagni, a mangiare e bere con gli ubriaconi, il padrone di questo servo verrà nel giorno in cui meno se l'aspetta, e nell'ora che non sa, lo castigherà e gli riserverà la sorte degli ipocriti, là dove sarà pianto e stridor di denti.

Vangelo di Matteo 24, 45 – 51

Anche in questo pezzo di Matteo il padrone ha il diritto di bastonare e torturare. Matteo tenta di costruire delle giustificazioni morali al comportamento del suo dio padrone, ma sta di fatto che il dio padrone parte dal presupposto di aver diritto di torturare delle persone, che definisce schiavi, rinchiudendoli là dove c'è pianto e stridor di denti. Il padrone, il dio padrone, Gesù è sommamente malvagio. Ciò che conduce la loro idea di essere nel mondo è il diritto assoluto di torturare le persone. Matteo si preoccupa di dire che se il dio padrone agisce in quel modo non è perché lui è malvagio, ma perché è stato costretto dalla malvagità di chi doveva comportarsi in maniera diversa. Sta di fatto che le azioni paventate indicano la malvagità e la criminalità in Gesù, nel dio padrone, nel padrone, non certo negli schiavi ubriaconi o nell'amministratore di schiavi

E' immediata la considerazione secondo cui non sono i comportamenti dello schiavo preposto a servire a indurre il padrone a torturarlo, ma è il desiderio del padrone di torturare lo schiavo che ha delegato a capo dei suoi schiavi che gli fa trovare delle motivazioni con cui giustificare la propria malvagità. E' il padrone, il Gesù padrone, o il dio padrone i malvagi che mettono lo schiavo nelle condizioni attraverso le quali il padrone giustifica la sua attività di torturatore.

Torturare le persone è un atto malvagio in sé. E dal momento che Gesù o il dio padrone si riservano il diritto di torturare, sono dei vigliacchi malvagi e criminali che andrebbero banditi dalla società.

C'è sempre questa relazione fra schiavo e padrone come oggetto apriori di Gesù del pensiero di Matteo. Matteo sviluppa un sistema di pensiero nel quale l'essere padrone di schiavi umani non è soltanto una condizione sociale o culturale, ma è una condizione naturale per volontà del dio padrone. E' una condizione divina al punto tale che il dio padrone di cui parla è padrone di schiavi che devono obbedire. La malvagità individuata da Matteo non sta nella condizione di schiavitù, ma nell'attività dello schiavo di non comportarsi da schiavo rispondendo alle aspettative del suo padrone. Matteo scrive identificandosi col diritto del dio padrone ad essere obbedito dagli schiavi. Se la condizione di schiavitù è una condizione sociale e culturale nella quale la divinità interviene per la rimozione della schiavitù, vedi ad esempio a Roma Ferronia e Diana, al mutare delle condizioni sociali muta anche la relazione economica fra gli individui e di conseguenza si possono costruire dei processi virtuosi di rimozione della schiavitù. A Matteo interessa sancire la schiavitù come momento attraverso il quale esaltare la sottomissione e l'obbedienza al dio padrone. Tanto che, in questo breve capitolo, il premio non è la libertà dell'individuo dalla sua condizione di schiavitù, ma è l'estensione della sua schiavitù nella sua intera vita usata per il controllo e l'amministrazione della funzionalità della schiavitù nella casa. Se fai il bravo schiavo continui ad essere schiavo con più potere, se non fai il bravo schiavo ti torturo per l'eternità.

La condizione di schiavitù sociale dei popoli antichi attraverso Matteo, Marco, Luca, Giovanni e Paolo diventa una schiavitù quale emanazione del diritto divino sancito dal loro dio padrone e rientra nel Sistema Sociale come imposizione dogmatica assoluta alla quale nessuno può sottrarsi pena la tortura eterna preceduta dalla tortura sociale e materiale dei cristiani e dei cattolici in particolare.

Si potrebbe obiettare che questo schiavo non cerca la libertà dal padrone ma cerca di farsi gli affari suoi diventando arrogante nei confronti di altri schiavi. Certo, ma quelle sono le condizioni del racconto imposte da Matteo. Per Matteo il concetto di libertà dalla sottomissione dal dio padrone, per conseguenza da lui, dalla chiesa cattolica e dal pazzo di Nazareth non esiste. Esiste soltanto l'esercizio del possesso dell'individuo da parte del dio padrone e di conseguenza ogni percorso di libertà di una persona è un percorso di appropriazione. Per il cristianesimo, gli uomini non anelano ad una condizione esistenziale diversa, ma anelano a prendere il posto del loro padrone. L'idea cristiana è un'idea che gioca fra possessori di individui e individui posseduti: fra incubi e succubi. Non esiste nel cristianesimo l'idea di liberarsi dal dio padrone e torturatore. Dal momento che la proprietà può essere soltanto del dio padrone e non dei soggetti assoggettati al dio padrone, questi al massimo possono arrecare danno alla proprietà del dio padrone ma non sottrarsi dall'essere proprietà privata del dio padrone.

In altre parole, per Matteo l'unico modo di sottrarsi alla condizione di schiavitù imposta dal suo dio padrone è quella di essere malvagio nei confronti della proprietà del dio padrone. Non esiste per Matteo la ricerca di Libertà dall'aberrazione della tortura del dio padrone perché non esiste in Matteo il concetto di sottrarsi da lui come profeta del dio padrone o dal pazzo di Nazareth o ancora dalla chiesa cattolica quale emanazione del dio padrone. Emanazione del dio padrone non significa serva del dio padrone, ma dio padrone essa stessa, la chiesa cattolica, o Matteo, o il pazzo i Nazareth. Pertanto né Matteo né la chiesa cattolica sono i servi che amministrano per conto del dio padrone ma sono, piuttosto, i padroni essi stessi, detentori della proprietà degli Esseri Umani, e si ritengono in diritto di torturarli.

Per Matteo sancire la schiavitù come volere del suo dio padrone è un dogma cristiano. Se Matteo affermasse la necessità dell'uscita dalla schiavitù questo pezzo non sarebbe mai stato scritto in quanto avrebbe dovuto attribuire al servo interessi diversi da quelli della pura e semplice sottomissione al suo dio padrone o all'amministrazione della casa. Il servo avrebbe avuto degli ideali, degli intenti, delle aspirazioni, invece è solo oggetto di possesso in cui il suo essere schiavo non è il dovere del lavoro, ma è il dovere della sua anima.

Matteo non conosce il movimento delle cose: il servo è! E' servo come il padrone è padrone. Pertanto il padrone può pretendere la soddisfazione della propria soggettività e soddisfare la propria soggettività torturando fra pianti e stridori di denti chi non si può difendere.

Per millecinquecento anni ogni cattolico ha costretto a piangere e a digrignare i denti chi non si poteva difendere: ogni cattolico è responsabile di ogni atrocità commessa in millecinquecento anni nei confronti degli Esseri Umani di cui i cristiani si ritenevano i padroni.

Quanta gente, ingannata dagli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra pensava di identificarsi con i torturatori e si resero conto dell'inganno soltanto quando gli infilavano i ferri roventi costringendoli a: pianti e stridori di denti!

In questa parabola troviamo uno degli insegnamenti centrali del cristianesimo: rinchiudere il pensiero umano entro confini definiti per poterlo sottomettere.

1) Il padrone è padrone in quanto padrone!

2) Lo schiavo è schiavo in quanto schiavo!

3) L'obbedienza è dovuta!

4) L'obbedienza è funzionale al padrone!

5) Il padrone non è sottoposto a doveri, né deve rispettare regole!

In questi cinque punti troviamo riassunte le sbarre attraverso le quali il cristianesimo intende circoscrivere il pensiero umano. I cristiani si identificano con il padrone! Essi sono il padrone e manifestano il loro essere padrone gestendo la propria porzione di schiavi. Così la gerarchia dello schiavismo discende dal rappresentante del dio padrone in terra e poi via via scendendo nella gerarchia ecclesiastico-sociale per finire alla struttura della famiglia dei ruoli dove l'ultimo schiavo disgraziato sociale, il capofamiglia, costretto ad obbedire a tutte le soggettività sociali, può scaricare il suo bisogno di comando e di identificazione col dio padrone all'interno della famiglia di cui si reputa padrone. Quando poi la famiglia dei ruoli entra in crisi perché in contrasto con i dettami sociali, allora ecco la crisi del maschio abituato ad essere padrone e incapace a sviluppare la propria capacità di farsi Venere nei confronti della vita.

Questo concetto è riaffermato da Pietro, detto santo dai cristiani, che dice:

"Servi siate sottomessi con ogni rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli che sono buoni o ragionevoli, ma anche a quelli di carattere intrattabile. Poiché piace a dio che si sopportino afflizioni per riguardo verso di lui, quando si soffre ingiustamente. Infatti, che gloria vi è nel sopportare ad essere battuti quando si ha mancato?" Episola I, 2,18-20

Il padrone è il padrone. Il padrone è l'identificazione dell'individuo col dio padrone del quale ne esercita le prerogative di possesso nei confronti di chi non si può difendere. Il cristianesimo considera che esiste sempre un dio padrone che tenta di scalzare un altro dio padrone. La guerra contro i così detti eretici che la chiesa cattolica ha condotto attraverso l'uso dei roghi, altro non fu che la guerra per impedire che qualcuno si sostituisse ad essa nell'interpretazione della volontà del dio padrone e si considerasse padrone, a sua volta di Esseri Umani, in contrapposizione a sé stessa. La guerra di Libertà degli Esseri Umani nei confronti dell'orrore cristiano, per il cristiano è inconcepibile, impensabile, perché per la chiesa cattolica gli Esseri Umani non sono soggetti che determinano la propria vita, non scelgono, ma sono solo bestiame di un gregge. Quando gli Esseri Umani si ribellano all'assolutismo cristiano, vogliono sicuramente appartenere ad un altro gregge; ad un altro padrone! Qualunque rivendicazione di libertà degli Esseri Umani non esiste, ma esiste l'aspirazione a servire un altro padrone (magari mammona): questo è il pensiero della chiesa cattolica che deriva da questo tipo di parabole manifestazione del disprezzo di Gesù per gli Esseri Umani.

L'uomo è sempre uno schiavo, al di là della gerarchia che detiene nella chiesa o nella casa del padrone. Lo schiavo messo a sorvegliare gli altri schiavi esprime i comportamenti che la chiesa cristiana immagina abbiano gli schiavi. Non si appropria del potere tentando di diventare padrone a sua volta: in altre parole non tenta di distruggere il dio padrone in quanto portatore di perversione sociale, ma si abbandona al non ottemperamento delle mansioni imposte. Non viene meno al suo essere schiavo, non esprime proprie tensioni e propri bisogni, ma si abbandona in una sorta di accidia senza però contrapporre a questa la sua soggettività. Infatti, per la chiesa cattolica gli schiavi non hanno volontà, determinazioni, bisogni e intenti, ma sono soltanto soggetti di obbedienza in quanto svuotati della capacità di essere culturalmente propositivi. Per ottenere schiavi di questo tipo è necessario addestrarli fin che sono piccoli all'obbedienza, altrimenti imparerebbero che nella vita esiste la possibilità di determinazione soggettiva. Se poi l'educazione all'obbedienza si scontra con le necessità di determinazione sociali necessarie per affrontare l'esistenza portando l'individuo ad esprimere tensioni di possesso e pertanto di devastazione sociale, la chiesa cattolica afferma che questo non è colpa delle sue perversioni educazionali, ma la colpa va attribuita al soggetto che non si è sufficientemente sottomesso al dio padrone che lei gli presentava.

La terza sbarra che dobbiamo considerare è come l'obbedienza sia dovuta. L'obbedienza è dovuta in quanto obbedienza del più debole nei confronti del più forte che reclama obbedienza in risposta al terrore che la sua forza incute. E' il terrore che impone obbedienza. A questo punto appare ovvio come la chiesa cattolica imponga terrore per ottenere violenza. Un terrore che viene imposto ai bambini in quanto la quantità di azioni per ottenere di terrorizzare l'emotività è infinitamente più piccolo che non quelle che dovrebbero essere messe in essere per terrorizzare degli Esseri Umani adulti che hanno costruito, nei confronti delle azioni coercitive della chiesa cattolica, una serie di barriere e di resistenze.

Il terrore messo in atto nei confronti dei bambini sfugge all'adulto che non è in grado di valutarne l'impatto sull'emotività del bambino trasferendola come devastazione sociale nei suoi tempi di crescita. In altre parole, il piccolo terrore cattolico sul bambino è enorme data la fragilità emozionale del bambino e costui, crescendo, trasferirà il terrore subito e l'impotenza soggettiva a farvi fronte, all'interno del Sistema Sociale. L'obbedienza è obbedienza. La chiesa cattolica pretende che l'obbedienza sia dovuta in quanto essa è la chiesa cattolica e terrorizza per ottenerla: la pena del pianto e dello stridor di denti visualizza il terrore sociale che la chiesa cattolica impone al Sistema Sociale per ordine del pazzo di Nazareth al fine di ottenere obbedienza.

L'obbedienza deve essere funzionale al padrone. Io posso obbedire ad un ordine perché chi dà quell'ordine ha lo stesso mio intento e le stesse mie finalità. In questo caso obbedire o non obbedire è una mia scelta soggettiva. Io non sono sottomesso a chi dà l'ordine, ma la mia decisione di obbedire è alla pari di chi ha dato l'ordine. Questo, per la chiesa cattolica è inconcepibile! L'obbedienza di chi è sottomesso al padrone deve essere funzionale al volere del suo padrone e deve essere esente da giudizio soggettivo.

Abramo non discute l'ordine del suo dio di ammazzare suo figlio: obbedisce! Nemmeno tratta il prezzo per il sacrificio. Nemmeno dice: "Io ti sacrifico mio figlio, ma tu prima garantisci il benessere al mio popolo affinché molti figli nascano e possano vivere nell'abbondanza: dopo ti sacrifico mio figlio!" Prometeo non si fa riguardo nell'ingannare Zeus per garantire il benessere al proprio popolo, garantendo agli uomini la parte migliore del sacrificio. Prometeo non si fa riguardo nemmeno a rubare il fuoco agli Dèi per donarlo agli Esseri Umani, né Eracle, nello stesso mito, teme il furore di Zeus nel liberare il figlio di Giapeto dalle catene e dal supplizio che Zeus gli ha inflitto.

Questi concetti di ricerca di libertà e di azione che crea benessere nella società, sono concetti estrani al cristianesimo: l'obbedienza deve essere funzionale ai desideri soggettivi del padrone. Così Abramo obbedisce come il papa cattolico pretende obbedienza e via via scendendo dalla gerarchia sociale fino alla famiglia dei ruoli nella quale il padre padrone pretende obbedienza.

L'obbedienza non come strategia del vivere assieme e della costruzione del reciproco futuro, ma obbedienza come risultato dell'annullamento della soggettività in funzione del servizio al dio padrone. Da questo appare chiaro come l'insegnamento alla chiesa cattolica di Gesù fosse quello di non fidarsi delle dichiarazioni delle donne che i cattolici assassini chiamano Streghe, ma di torturarle ben bene affinché soffrendo di pianto e di stridor di denti obbedissero all'autorità confessando quanto l'autorità cattolica pretendeva che esse confessassero.

L'insegnamento del pazzo di Nazareth è quello secondo cui il padrone non è sottoposto a regole né deve rispettare nessun impegno se non quello di esprimere incondizionatamente la propria soggettività, il proprio capriccio, al quale chiunque deve obbedienza. Il delirio di farsi obbedire scende lungo l'intera gerarchia di possesso degli uomini imposta dalla chiesa cattolica. Qualcuno potrebbe obiettare che la gerarchia sociale, sia pure in forma diversa, c'era anche prima che la chiesa cattolica la imponesse. Vero! Solo che la gerarchia sociale che precede l'avvento del cattolicesimo era una gerarchia sociale, culturale che rispecchiava i costumi e la libertà religiosa di quella popolazione. Pertanto subiva tutte le variazioni sociali e culturali delle popolazioni che la esprimevano. Il cattolicesimo ha costruito la gerarchia sociale quale gerarchia di possesso degli Esseri Umani imponendola quale dogma imposto dal suo dio pazzo di cui i cattolici sono manifestazione. "Da radio Maria parla il dio padrone!" E' una dichiarazione del direttore per negare il diritto di discutere fatta il 17 dicembre 1999 alle ore 10,30 riportata da un lettore del giornale La Repubblica del 28.12.1999. Per i cattolici nessuno deve giudicare l'operato del padrone. Egli non è sottoposto a regole né a leggi. Loro sono il padrone di Esseri Umani, loro non devono essere sottoposti a regole o a leggi. Loro possono uccidere, distruggere, stuprare perché il diritto di fare questo glielo ha dato il loro dio padrone e rendendoli padroni essi stessi. Per verificare questo basta leggere i percorsi socio politici che hanno condotto i sistemi giuridici delle società umane fuori dall'assolutismo cattolico. E' sufficiente questo per chi, incapace di percepire le tensioni che dal circostante si riversano sugli Esseri Umani, non è in grado di percepire l'orrore e la morte che la pretesa di essere padroni degli Esseri Umani ha lastricato la storia dell'umanità ad opera dei cattolici e quanto orrore e morte la sta lastricando in questo momento per l'insegnamento di Gesù, un povero pazzo, il cui scopo era quello di impossessarsi degli Esseri Umani.

Questi sono gli insegnamenti che la chiesa cattolica ha appreso e ha imposto sugli Esseri Umani attribuendoli al suo pazzo profeta che del disprezzo e la distruzione degli Esseri Umani ha fatto la ragione della sua vita!

Marghera, 08 febbraio 2000

 

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Modificato per la pubblicazione il 22 novembre 2015

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