Significato di Teogonia:
L'insieme dei miti che illustrano l'origine e la discendenza degli Dèi in chiave simbolicamente antropomorfica.
La Religione Pagana, i poeti e la filosofia
La Religione Pagana e la Teogonia di Esiodo - Indice Generale
Delineare i mondi in cui si forma la Coscienza, la Conoscenza e il Potere di Essere diventa, a questo punto, importante. Prima di giungere alla formazione del presente da parte di Zeus deve essere definita la qualità dello sconosciuto che ci circonda e nella quale Zeus ritaglia lo spazio della descrizione in cui costruirà le battaglie per la sua esistenza.
Zeus e i Cronidi provengono dallo sconosciuto ed hanno scelto di costruire loro stessi in una dimensione nella quale noi, in quanto Esseri Umani, nasciamo e diveniamo. Noi dobbiamo uscire dalla dimensione costruita da Zeus per giungere all'Olimpo. Uscire dalla dimensione costruita da Zeus significa che noi possiamo attingere dalle stesse condizioni dalle quali Zeus è partito per costruire il mondo della ragione. Questa dimensione è il Tartaro.
Esiodo dà la descrizione di che cos'è il Tartaro. La sua descrizione è presa dal punto di vista di Zeus "in essere", lo Zeus uscito dal Tartaro, non dal punto di vista di Zeus nel Tartaro. Esiodo non racconta della magia del Tartaro né che cosa sia il Tartaro in funzione del divenire umano. Dal momento che Esiodo fa propria l'azione di Zeus uscito dal Tartaro, assume il punto di vista di Zeus nella formazione del proprio giudizio. D'altro canto, se Zeus non avrebbe costruito il presente come noi lo descriviamo, Esiodo non avrebbe narrato nulla. Noi facciamo nostra la soggettività di Zeus, ma contemporaneamente non dimentichiamo che noi non siamo Zeus. Sappiamo che potenzialmente siamo Déi come Zeus, ma diversi da Zeus. Zeus ebbe origine da Urano Stellato, da Gaia, da Rea e Cronos. La sua origine è nel mondo del tempo in cui si appropria del mutamento per trasferirlo nei soggetti della Natura. Il mondo del tempo, il Tartaro. Quel Tartaro davanti al quale ha sollevato porte di bronzo affinché nessuno possa entrarci. Quel Tartaro alla cui soglia ha messo Cerbero figlio di Echidna affinché nessun Essere, figlio di Hera, possa uscirne.
Per commentare il racconto di Esiodo noi non assumiamo il punto di vista di Zeus, pur alimentando il Zeus che cresce dentro di noi ed evocando il grande Zeus affinché in questa nostra impresa ci cammini a fianco, noi assumiamo il punto di vista degli Esseri Umani, della specie, germinata in Hera a cui noi apparteniamo. Assumiamo il punto di vista della Natura che alimentiamo nella nostra continua ricerca della rimozione dei legami che ci impediscono di espandere la nostra coscienza. Noi, germiniamo in Zeus, ma come Zeus ci trasformiamo attraverso il Tartaro e attraverso l'Erebo.
Dal Tartaro tutto scaturisce.
Dal Tartaro tutto si genera.
Ciò che si genera dal Tartaro, dall'azione per trasformazione, è sempre il Tartaro!
Da dove emergono le fresche acque delle quali ci abbeveriamo attingendo alle fonti? Dal Tartaro dopo che faticosamente si sono aperte una breccia per sgorgare alla luce del Sole.
Da dove emerge il bambino che ora corre alla luce del Sole? Dal Tartaro! Dal ventre della propria madre quando il feto morì e nacque il bambino.
Da dove proviene il mio intuire? Dal Tartaro dentro di me, ignorato dalla ragione e sconosciuto alla luce del Sole.
Il Tartaro è un ambiente sconosciuto alla ragione; lo sconosciuto dal quale scaturisce il conosciuto. Questo è il primo messaggio che Esiodo ci comunica parlandoci del Tartaro.
A cosa partecipa il Tartaro? A quel grande vortice della costruzione dell'esistente assieme alla terra nera, al mare infecondo e al cielo stellato. Cioè alle fondamenta sulle quali i Cronidi costruiranno le condizioni affinché i figli di Hera costruissero loro stessi.
Perché gli Dèi hanno in odio quei luoghi? Perché in quei luoghi formarono loro stessi. In quei luoghi brandirono la falce che Gaia costruì per i suoi figli, in quei luoghi esercitarono il loro Potere di Essere rivendicandolo sia nei confronti di Cronos che nei confronti dell'intero Tartaro. Dal Tartaro gli Dèi Olimpi sono emersi e intendono continuare il loro sviluppo fuori dal Tartaro in quanto il Tartaro produsse ciò che loro sono e gli Dèi guardano il tempo che viene loro incontro, non anelano a rientrare nella vagina della loro madre. Non esiste, per un DIO, il ritorno al passato o il desiderio del "buon tempo antico", esiste soltanto la trasformazione che lo potenzia e lo costruisce per continuare a divenire nell'infinito dei mutamenti.
Gli Dèi immortali hanno in odio quei luoghi, non gli Esseri della Natura, i figli di Hera, che in quei luoghi vanno forgiando loro stessi e riemergono per rivendicare, al cospetto degli Dèi immortali, il loro diritto ad accedere all'Olimpo (il loro diritto all'eternità). La voragine enorme dalla quale gli Dèi sono usciti, l'ampio Tartaro, e l'ambiente dal quale gli Esseri Umani devono attingere a loro volta per diventare Dèi; è la fonte della veicolazione delle pulsioni emotive.
Una voragine tempestosa nella quale ardimentoso, l'Essere Umano, si tuffa attraversandolo, tempesta dopo tempesta, forte del coraggio che forgiò nella luce di Zeus. Ciò è tremendo anche per gli Dèi immortali i quali guardano quella voragine, dalla quale scaturirono, con apprensione: cosa uscirà? Cosa passerà oltre gli Ecatonchiri? Gli Dèi stessi si chiedono come fecero a trasformarsi e ad uscire da quella voragine. Eppure, da quella voragine furono vomitati da Cronos dopo che Zeus lo costrinse a vomitare i suoi fratelli. Ora guardano con orrore il luogo da dove sono venuti e con-passione affiancano gli ardimentosi che si cimentano nell'affrontarlo.
Non solo le tempeste della vita, ma i figli di Nera Notte sono i terribili abitatori di quei luoghi. Proviamo a ricordare i figli di Nera Notte, abitatori e signori di quei luoghi. Moros; il fantasma usato dalla ragione per impedire all'Essere Umano di abbandonarla per accedere al Tartaro. Ker; la sequenza di scelte compiute dal soggetto che determinano il suo destino. Morte; il terrore della ragione per il suo fine, la sua sconfitta, la sua distruzione. Sonno; il momento in cui la ragione perde il controllo della consapevolezza dell'Essere Umano. I Sogni; lo spazio in cui l'Essere Umano agisce fuori dalla descrizione della ragione. Biasimo; l'accusa con cui la ragione colpevolizza l'Essere Umano che agisce fuori dalla sua descrizione. Sventura; il risultato cui porta la mancanza di autodisciplina dell'Essere Umano. Esperidi; le prove attraverso le quali l'Essere Umano deve costruirsi per cogliere i pomi d'oro della Conoscenza e della Consapevolezza. Moire; i fantasmi che atterriscono l'Essere Umano sottraendogli il coraggio nell'affrontare lo sconosciuto. Kere; la sequenza delle trasformazioni compite nell'insieme in cui il soggetto e l'oggettività si muovono. Nemesi; il desiderio di vendetta come imposizione soggettiva che antepone il senso di giustizia al senso di opportunità nella fondazione del futuro. Inganno; ingannare e l'autoingannarsi, incapaci di chiamare le cose col loro vero nome o di chiedersi il perché delle cose. Amore; la distruzione che piega l'Essere Umano attraverso il ricatto dei propri sentimenti. Vecchiaia Rovinosa; l'incapacità di guardare il tempo che viene incontro perché sconfitti nella sequenza dei mutamenti. Contesa; contendere per il contendere dimenticando il fine della contesa.
La contesa per la contesa dimenticando i fini della contesa inchiodano l'Essere Umano nel mondo della ragione impedendogli di entrare nella voragine ed affrontare la tempesta. Quando i figli di Contesa ghermiscono l'Essere Umano non esiste più Tartaro da affrontare, ma attesa per la dolce morte che sottrae l'Essere Umano al dolore dell'esistenza.
I figli di Contesa allontanano dal Tartaro e sono i primi che l'Essere Umano deve combattere e vincere per affrontare il Tartaro da cui gli Dèi Olimpi provengono e nel quale può costruire sé stesso come un DIO plasmando il proprio corpo luminoso.
I figli di Contesa sono i terrori che impegnano l'Essere Umano nella quotidianità costringendo l'Essere Umano ad affrontarli e a combatterli se vuole alzare lo sguardo verso l'infinito. I figli di Contesa costringono l'Essere Umano a compattare sé stesso in ogni scelta e in ogni azione per costruire dentro di sé forze sufficienti per affrontare il Tartaro superando, "tempesta sopra tempesta", le bronzee porte. Ricordiamoli i figli di Contesa affinché l'Essere Umano non ignori quanto gli impedisce di raggiungere l'infinito. Affinché l'Essere Umano non ignori cosa deve superare e risolvere per avere Potere di Essere sufficiente per superare le bronzee porte, affrontare le tempeste dell'ignoto Tartaro e costringere gli Dèi Titani a prenderlo per mano. Tutti i figli di Contesa sono relativi alla quotidianità dell'Essere Umano e sono: Pena Dolente; Oblio; Fame; Dolori; Lotte; Battaglie; Delitti; Omicidi; Discordia; Inganni; Discorsi; Ambigui discorsi; Anarchia; Sciagure; Giuramento.
I figli di Contesa tendono a bloccare l'Essere Umano nella quotidianità, mentre i suoi fratelli, figli di Nera Notte lo costringono o a fallire o a disciplinare i suoi voli nell'infinito. Il Tartaro che l'Essere Umano deve affrontare è fuori di lui, ma i suoi nemici, i figli di Nera Notte, sono dentro di lui e sono le forze che lo aiutano a superare le porte di bronzo che Zeus ha costruito se lui riesce a disciplinarli. Affrontare il Tartaro è tremendo anche per gli Dèi. Dal Tartaro sono usciti e, nel trasformarsi, hanno perso la memoria di cos'erano e quali forze compattarono per uscire di là. Ora guardano con orrore l'oggettività dalla quale uscirono perché non esiste un buon tempo antico o un'età dell'oro , ma solo un futuro in cui divenire e trasformarsi.
La dualità costruita fra i figli di Contesa e i suoi fratelli figli di Nera Notte è il regalo che il veggente fa agli Esseri Umani. Da dove l'Essere Umano deve iniziare per sconfiggere chi gli impedisce di spiccare il balzo nell'infinito? Deve affrontare i figli di Nera Notte che bloccano i suoi voli nell'infinito o deve affrontare i figli di Contesa sia nella quotidianità della sua vita che nei progetti per il proprio futuro. I figli di Nera Notte impongono all'Essere Umano delle sfide, delle trappole, delle occasioni nella quotidianità della sua esistenza con cui ghermire la sua attenzione e la sua stessa sopravvivenza. Ogni azione si sviluppa nell'attimo presente. Per gli Esseri della Natura l'azione che fanno modifica i loro strumenti per affrontare l'azione successiva. Così, se l'azione avviene ora, lo strumento con cui affrontare l'azione ha subito un mutamento progressivo, si è forgiato, azione dopo azione. La capacità dell'Essere della Natura di svolgere le azioni e di incidere nel presente è dato dall'accumulo di quantità di azioni che si esprime come qualità nell'azione del momento presente. Nel caso dell'Essere Umano, quando deve iniziare ad affrontare lo sconosciuto Tartaro ha una sola via da percorrere: affrontare i figli di Contesa! Sono i più semplici. I loro fenomeni cadono all'interno della descrizione della ragione e questa può misurare il proprio coraggio attraverso il quale affrontarli. La ragione ogni volta che affronta un nemico, figlio di Contesa, anche se non riesce a sconfiggerlo, alimenterà il proprio coraggio. Forgerà le armi psichiche della determinazione soggettiva; imparerà ad attrezzarsi per affrontare quanto tenta di danneggiarla. Quando dovrà affrontare Pena Dolente dovrà elencare le cose che tentano di costruire afflizione; dovrà conoscerne l'origine; dovrà rimuovere quanto costruisce la Pena Dolente dentro di lui: allora sarà pronto per rimuoverla! Quando la rimuoverà sarà perché egli è entrato nel Tartaro e sarà infinitamente più forte di quando Pena Dolente lo costringeva a lamentarsi incapace di liberarsene. Affrontare Oblio e ricordare la sequenza dei mutamenti che ha portato a ciò che siamo. Chi dimentica è condannato a ripetere gli stessi errori. Solo che Oblio è relativo ai mutamenti che ci hanno portato ad essere ciò che siamo. Ciò che siamo è il risultato dei mutamenti da ciò che eravamo; è qualità che emerge da una quantità di mutamenti e trasformazioni. Quando si sconfigge Oblio, si ricorda; si è entrati nel Tartaro e ci si è purificati nell'acqua di Stige. Così per tutti gli altri figli di Contesa. Affrontarli uno ad uno costruisce nell'Essere Umano il coraggio. Costruisce nell'Essere Umano la psiche, l'emotività e struttura l'energia della vita costruendogli l'attrezzatura per affrontare i fratelli di Contesa, figli di Nera Notte.
Le Ker, la sequenza di scelte compiute dall'individuo per affrontare il proprio divenuto. Come potrebbe l'Essere Umano affrontare Ker e prendersi in mano il Potere di fare le scelte per determinare il proprio divenire se i figli di Contesa, Pena Dolente, Oblio Fame, Dolori, Lotte Battaglie, Delitti, Omicidi, Discordia, Inganni, Discorsi, Ambigui Discorsi, Anarchia, Sciagure, Necessità di Giuramento, ne condizionano l'esistenza? E come potrebbe l'Essere Umano, sottoposto a tali tormenti, affrontare i figli di Nera Notte come Morte, Sonno, Sogni, Biasimo, Sventura, Esperidi, Moire figlie di Nera Notte, Kere, Nemesi (come vendetta), Inganno (come incapacità di cogliere il reale dietro la forma apparente), Amore (inteso come coinvolgimento emotivo che assoggetta e rende dipendenti), e Vecchiaia Rovinosa? Come è possibile affrontare i figli di Nera Notte agendo nel Tartaro e soggiogandoli dentro di noi, quando non abbiamo la forza per sconfiggere i figli di Contesa le cui manifestazioni rientrano nella descrizione del mondo della ragione?
Eppure, guardando bene, Contesa è un grande amico! Ci lancia le sfide nella vita, ma non tarpa le ali né strappa le armi agli Esseri Umani permettendo loro di sconfiggerla, giungendo nel Tartaro per affrontare i figli di Nera Notte e diventare Dèi! Semmai sono gli Esseri Umani che non affilano le armi per i loro figli, ma né Nera Notte né Contesa avrebbero potuto prevedere l'avvento del macellaio di Sodomia e Gomorra e del pazzo che si spacciava per suo figlio! Né Nera Notte né Contesa potevano prevedere la nascita della coercizione sessuale, della coercizione emozionale, della distruzione nell'individuo della determinazione con cui poteva affrontare le condizioni nel presente per abbandonarsi all'autodistruzione e all'orrore. Né Nera Notte né Contesa, che sviluppano gli Dèi figli di Contesa contro i quali l'Essere della Natura affila le proprie armi della percezione, dell'intelligenza, dell'intuire e, più in generale, il proprio nous, avrebbero potuto supporre che la stessa capacità di elencare quanto duole fosse distrutta nell'individuo appena nato. Ciò è contro ogni legge ed ogni respiro imposto in Gaia da Urano Stellato. Chi avrebbe detto che Eros, che spezza le membra della forma e scioglie i legamenti della coercizione potesse essere ucciso nei bambini dal macellaio di Sodomia e Gomorra, dal pazzo di Nazareth e dai suoi servi. Questo però appartiene alle sfide dell'oggi, a quanto non c'era quando la Teogonia fu scritta e la responsabilità di affrontare questo nuovo orrore ricade soltanto su di noi. Stoici, Platonici e Neoplatonici elevarono alcuni figli di Contesa, Discordia, Inganni, Discorsi, Ambigui Discorsi, a fondamento dell'universo chiamandoli: Logos. Quanto seguì fu il disastro nelle società degli uomini.
La casa di Nera Notte si innalza terribile avvolta da nuvole livide (grigio plumbeo). In quelle nuvole l'Essere Umano deve entrare e sconfiggere uno ad uno i figli di Nera Notte. Solo sconfiggendo i figli di Nera Notte egli sconfiggerà la schiavitù della ragione. Solo sconfiggendo i figli di Nera Notte potrà scoprire la Luce del Tartaro.
Il Tartaro è vivo di luce. Non è la luce dell'Essere Sole che illumina Zeus e che tutto vede. E' la Coscienza di Sé dell'Essere Sole che irraggia vita, consapevolezza, sapere e conoscenza. Quel sapere, quella consapevolezza e quella conoscenza che sono mute quando irraggia la luce ai figli di Hera, ma diventa sapere e conoscenza alla quale gli Esseri possono attingere dal Tartaro.
Davanti alla casa di Nera Notte, Atlante figlio di Giapeto, regge il cielo con le sue infaticabili braccia. Regge il cielo stellato della conoscenza e della consapevolezza ignoto ai figli di Hera fintanto che non superano le bronzee porte e non affrontano l'infinito che circonda il mondo della ragione.
Il figlio di Giapeto regge il cielo là dove Notte e Giorno vengono vicini e si seguono. Dove è la notte della conoscenza è il giorno della ragione; là dove il giorno della conoscenza è la notte della ragione. L'uno e l'altro non si incontrano; l'uno e l'altro sono separati nella percezione umana.
L'Essere Umano che sconfigge i figli di Nera Notte supera i confini bronzei della consapevolezza razionale e la luce del Sole si trasforma in Coscienza del Sole. Quando per il quotidiano è luce c'è l'assenza di conoscenza; quando nel quotidiano è buio, una nuova conoscenza si appresta ad illuminarsi. Sonno e morte del corpo fisico sono due stati di essere attraverso i quali "né mai loro Sole splendente guarda con i raggi". Perché non con i raggi il sole splende nell'Ampio Tartaro, ma con la sua Coscienza e con la sua Consapevolezza.
Eccolo l'Essere Umano diviso fra il quotidiano e la percezione dell'esistenza nell'ampio Tartaro quando Nera Notte, sconfitti i suoi figli, diventa il giorno della Conoscenza e della Consapevolezza:
Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:
Hanno le case qui della torbida Notte i figliuoli,
la Morte e il Sonno, Numi terribili; e mai non li mira
lo scintillante Sole coi raggi, né quando egli ascende
il ciel, né quando giù dal cielo discende. Di questi,
sopra la terra ]'uno, sul dorso infinito del mare
mite sorvola, ha cuore di miele per gli uomini tutti:
di ferro ha altra il cuore, di bronzo implacabile in petto
l'alma gli siede; e quando ghermito ha una volta un mortale,
più non lo lascia; e lei detestano sin gl'Immortali.
Esiodo, Teogonia 758 766
Gli Esseri Umani percorrono la terra e il mare, sorretti da Zeus, sicuri nel loro andare. Gli Esseri Umani si abbandonano agli Dèi. Ma quando devono affrontare Nera Notte e l'ampio Tartaro devono prendersi nelle proprie mani il loro divenire. Devono compattare sé stessi. Non c'è spazio per l'abbandono, stanno percorrendo il sentiero degli Dèi e, dunque, ferreo deve essere il loro cuore e l'animo deve essere compatto come il bronzo. Perché questo è il modo di Essere nell'ampio Tartaro e in questo modo si presenta Nera Notte, spietata nel petto, perché non permette di giungere alla conoscenza e alla consapevolezza chi non è in grado di compattare sé stesso. Nera Notte tiene sempre colui che prende, sia che distrugga sé stesso distrutto dai figli di Contesa, sia che si immerga nell'infinito delle sue trasformazioni bussando alle porte dell'Olimpo.
NOTA: Le citazioni della Teogonia di Esiodo sono tratte dalla traduzione di Ettore Romagnoli "Esiodo i poemi" Edito da Nicola Zanichelli Bologna 1929
Appunto trasmissione radiofonica del 2000 - inizio revisione 18 settembre 2014
Marghera, 28 ottobre 2014
Pagina tradotta in portoghese
Tradução para o português 31/B) O Tártaro e as condições da vida na Teogonia de Hesíodo
La Religione Pagana e la Teogonia di Esiodo - Indice Generale
Vai all'indice generale dei temi trattati da Claudio Simeoni
Presentazione del libro "La stirpe dei Titani" di Claudio Simeoni
Torna all'indice generale degli aspetti trattati nei testi di Claudio Simeoni
Quando si percorre un sentiero di Stregoneria
si conosce l'inizio, ma non si sa dove porterà.
Per questo motivo l'impeccabilità deve essere a fondameto
di ogni nostra decisione.
La Religione Pagana ha forgiato una propria visione del mondo, della vita e del venir in essere delle coscienze fin dalle origini del tempo. Tali idee collimano nel tempo presente con le idee delle religioni e dei culti prima dell'avvento della filosofia e furono osteggiate militarmente dall'odio cristiano contro la vita. Analizzare Esiodo ci permette di chiarire il punto di vista della Religione Pagana.
Oggi possiamo dire che le religioni del Mito erano religioni evoluzionistiche in cui gli Dè erano parte della materia e dell'energia in perenne modificazione e in trasformazione e la religione non stabiliva le "verità del Mito", ma stabiliva le condizioni opportune affinché uomini e donne potessero trasformarsi in Dè come parte di un mondo in trasformazione.
La bellezza non รจ un oggetto in sé, ma dipende dagli occhi "belli" di chi guarda l'oggetto e scorge in esso la "bellezza che lui è". In questo senso solo chi è aperto al mondo scorge la bellezza nel mondo. Solo chi è aperto agli Dèi scorge l'intelligenza negli oggetti del mondo e le relazioni fra questi e la sua stessa intelligenza.
In altre parole, le Antiche Religioni, prima della filosofia, erano "evoluzioniste" e non "creazioniste"; dal punto di vista sociale diremmo che erano religioni "democratiche" e non "assolutiste" o "dittatoriali". La divinità era la materia e l'energia e non un soggetto esterno alla materia e all'energia.
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima modifica marzo 2024
Questo sito non usa cookie. Questo sito non traccia i visitatori. Questo sito non chiede dati personali. Questo sito non tratta denaro.