Riflessioni sulla Titanomachia nella Teogonia di Esiodo

Claudio Simeoni
capitolo 30

Significato di Teogonia:
L'insieme dei miti che illustrano l'origine e la discendenza degli Dèi in chiave simbolicamente antropomorfica.

La Religione Pagana, i poeti e la filosofia

Riflessioni sulla Titanomachia

La Religione Pagana e la Teogonia di Esiodo - Indice Generale

Noi siamo Esseri Umani e come tali guardiamo il mondo che ci circonda. Mentre guardiamo lo spazio in cui si muovono le Coscienze di Sé che riempiono quel mondo, guardiamo anche i mutamenti che portarono sia alla nostra soggettività sia alla soggettività dell'oggettività circostante, ad essere ciò che è.

La Titanomachia è la guerra che portò a costruire il presente. Il presente della forma e della quantità come noi, Esseri Umani, lo vediamo e lo pensiamo.

Zeus agì per costruire le condizioni affinché gli Esseri della Natura germinassero, "i figli di Hera" espressione di Hera stessa, sconfiggendo i TITANI.

"I figli di Hera". Hera esiste perché Zeus ha costruito le condizioni affinché i nati della Natura germinassero. Se i nati nella Natura non fossero germinati, la Natura non sarebbe ed Hera non avrebbe mai avuto una coscienza e una consapevolezza, sarebbe ancora nello stomaco di Cronos, del tempo. Senza la Titanomachia Hera non sarebbe mai venuta in Essere perché nessun Essere sarebbe germinato permettendole di forgiare la sua coscienza.

I Titani vennero confinati nell'ampio Tartaro e allontanati dalla percezione e dalla descrizione attraverso la quale gli Esseri della Natura e gli Esseri Umani nel nostro caso, formarono la loro ragione.

Noi non siamo in diritto di chiederci che cosa sarebbe successo se!

Quel se presuppone la negazione della nostra stessa esistenza. Noi esistiamo nella forma in cui siamo e percepiamo il mondo nella descrizione della ragione proprio perché la Titanomachia si è conclusa in questo modo. Noi siamo i figli di quella battaglia e delle conclusione che quella battaglia ebbe.

Di questo dobbiamo prenderne atto e per questo motivo onoriamo il grande Zeus che, almeno per quanto riguarda la costruzione del nostro divenuto e della fondazione del nostro divenire, forgiò l'oggettività che ci permise di essere ciò che siamo.

Questo però non ci impedisce di chiederci e di comprendere cosa noi abbiamo perso in quella battaglia. Badiamo bene. Quella battaglia, finita in quel modo, ha consentito la nostra esistenza. Eppure quella battaglia ci ha separato dall'immenso di cui i Titani erano espressione per garantire a Zeus e ai suoi fratelli di costruire loro stessi nell'infinito dei mutamenti. I Titani sono nell'Ade dentro di noi e noi stessi siamo anche frammenti di Titani.

Era è l'Essere Natura come figlia e madre dei viventi; Demetra è la crescita degli Esseri nella Natura; ESTIA è il grado di consapevolezza e determinazione raggiunta dalla specie in ogni presente. Tutti caratteri femminili nella costruzione del divenire mentre il carattere maschile rappresenta l'oggettività nella quale si fonda la costruzione del divenire. Zeus l'atmosfera, vorrei vedere chi non lo respira e chi non lo consideri padre e come non sia figli di ogni respiro; Poseidone il mare fecondo e le acque che compongono i viventi della Natura, anch'egli figlio e padre di ogni vivente della Natura; ADE, l'oscuro, gli anfratti scuri, uteri, uova, semi, in cui si esercita la volontà per partorire la Coscienza di Sé e portarla alla luce.

I figli di Crono fondarono il futuro della vita sull'oggettività costruita da Crono, i suoi fratelli e i loro padri. La Titanomachia separò dai Titani i nati dai figli dell'Olimpo. I nati dai figli dell'Olimpo furono separati dai Titani con muri bronzei e porte possenti costruite dai Cronidi. I figli di Cronos costruivano loro stessi. Ai figli di Cronos poco importa delle Coscienze di Sé che si sviluppano costruendo loro stessi. Le Coscienze di Sé nascono, si arricchiscono e muoiono alimentando la vita dei figli di Crono.

Tutto perfetto! Zeus, con l'aiuto di Gige, Cotto e Briareo, intrappolano i Titani allontanandoli dagli Esseri della Natura.

Ma i Titani non sono muti e silenti. Né gli Dèi Olimpi possono ignorarli o ignorane le azioni. Dal Tartaro tenebroso gli Dèi Titani fanno sentire la loro voce e il loro richiamo.

I primi a giungere in soccorso degli Esseri Umani, secondo l'apparenza descrittiva di Esiodo, sono i figli di Giapeto e Climene che portando i loro doni ed offrendo le loro determinazioni sussurrano nell'orecchio dell'Essere Umano: TU SEI UN DIO. Le vicende degli Dèi e degli uomini, sempre secondo Esiodo, iniziano ad incrociarsi con Prometeo, Epimeteo e Zeus. Ad osservare bene, e aprioristicamente, dopo aver trattato gli argomenti, tutto lo "scontro" che c'è fra Prometeo e Zeus non è uno scontro di annientamento, ma lo scontro attraverso il quale Zeus attrezza gli Esseri della Natura. E' come se Zeus dicesse: "La conoscenza? Non ve l'ho data io, me l'ha rubata Prometeo! La carne del rito agli uomini e a me le ossa? Non l'ho stabilito io, è Prometeo che mi ha ingannato." Un po' l'insegnamento che le cose, come i diritti sociali, vanno rivendicati e presi e non supplicati e ottenuti per benevola concessione.

Zeus confina i Titani nel Tartaro separandoli dagli Esseri della Natura. Ma i Titani ci circondano. Sono parte comunque integrante del mondo in cui viviamo. Lontani dalla nostra ragione e dal nostro pensiero, comunicano al nostro intuire e alla nostra emotività. Il loro aspetto di mostri alimenta l'impegno della ragione per tenerci lontani; i loro sentimenti, il loro intuire e le loro emozioni parlano al nostro intuire, alle nostre emozioni e ai nostri sentimenti. Se da un lato la nostra ragione ha orrore davanti alla forma, ciò che siamo, oltre la forma, si alimenta e si abbevera alla fonte dei Titani.

Le porte di bronzo che Zeus ha costruito sono la barriera e la separazione della nostra ragione dal nostro intuire e dal nostro percepire. Noi nasciamo dalla Titanomachia di Zeus e dei Cronidi. La nostra vita, la nostra consapevolezza, alimenta Zeus e dei Cronidi: il nostro legame! Le nostre membra racchiuse entro strette mura. I Titani avvolti dalla luce che alla ragione appare come nera, del Tartaro e la ragione avvolta dalla luce di Zeus e dei Cronidi. Quale scelta per l'Essere Umano?

L'Essere Umano deve scegliere di vivere per ciò che è: figlio di Zeus e dei Cronidi. L'Essere Umano deve ascoltare quanto da lui spinge per emergere in quanto quello è il sussurro di Demetra che lo spinge a modificare l'Estia che lo generò e, infine, deve farsi travolgere da Eros attraverso quanto emerse dalle acque quale frutto del pene e dei genitali di Urano Stellato. Questo porta la percezione dell'Essere Umano ad attingere dal Tartaro superando le forze emotiva, gli Ecatonchiri, che stanno alle porte. Porta l'Essere Umano a percepire il bagliore della luce dell'infinito che alla ragione appare come nera.

In quest'azione Zeus e i Cronidi ci camminano a fianco. La stessa Hera ostacola molto relativamente il cammino di Conoscenza e Consapevolezza che un Essere Umano decide di intraprendere. I Titani no! Loro non ci camminano a fianco. Loro vivono dentro di noi e ci accolgono a mano a mano che il nostro corpo luminoso si costruisce. Zeus e i Cronidi si alimentano della nostra consapevolezza, della nostra capacità di variare l'esistente. I Titani nutrono la nostra forza, la nostra costruzione del corpo luminoso; noi stessi come sostanza. Il nostro Potere di Essere ha nei Titani la sua fonte. La nostra volontà e la nostra determinazione nella nostra esistenza è figlia dei Titani. I Titani attendono che noi usciamo dai confini formali della nostra esistenza; attendono che noi usciamo dal mondo della ragione, dal mondo dei Cronidi, per prenderci per mano.

Gige, Coto e Briareo sono a guardia dei confini, ma Eros che cresce dentro di noi è in grado di spezzare ogni legamento e permetterci di superare ogni confine; ogni fantasma; ogni guardiano.

La Titanomachia ha spartito i mondi: Zeus domina il mondo della luce della ragione e i Titani dominano i mondi della luce della percezione. Alcuni Titani sono presenti nell'uno e nell'altro mondo pur presentando in ognuno dei mondi aspetti diversi. Di fatto, illuminano sia l'uno che l'altro con la luce della loro Conoscenza e delle e delle condizioni che costruiscono per favorire gli Esseri della Natura nel loro cammino. Nemmeno Zeus poteva distruggere il presente sul quale edificare il suo futuro. Ha dovuto costruire una specifica percezione dei figli di ERA perché in quel modo ha alimentato sé stesso, ma non ha potuto costruire l'esistente prescindendo dalle condizioni che i Titani hanno edificato. Questa trasformazione in cui diveniamo, queste condizioni, noi le chiamiamo "Fato divino" perché sono le condizioni attraverso le quali ad ogni Coscienza di Sé è fornita la propria opportunità di eternità.

NOTA: Le citazioni della Teogonia di Esiodo sono tratte dalla traduzione di Ettore Romagnoli "Esiodo i poemi" Edito da Nicola Zanichelli Bologna 1929

Appunto trasmissione radiofonica del 2000 - inizio revisione 18 settembre 2014

Marghera, 24 ottobre 2014

Pagina tradotta in portoghese

Tradução para o português 30/B) Reflexões sobre Titanomaquia na Teogonia de Hesíodo

 

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Quando si percorre un sentiero di Stregoneria
si conosce l'inizio, ma non si sa dove porterà.
Per questo motivo l'impeccabilità deve essere a fondameto
di ogni nostra decisione.

L'analisi della Teogonia di Esiodo

La Religione Pagana ha forgiato una propria visione del mondo, della vita e del venir in essere delle coscienze fin dalle origini del tempo. Tali idee collimano nel tempo presente con le idee delle religioni e dei culti prima dell'avvento della filosofia e furono osteggiate militarmente dall'odio cristiano contro la vita. Analizzare Esiodo ci permette di chiarire il punto di vista della Religione Pagana.

Oggi possiamo dire che le religioni del Mito erano religioni evoluzionistiche in cui gli Dè erano parte della materia e dell'energia in perenne modificazione e in trasformazione e la religione non stabiliva le "verità del Mito", ma stabiliva le condizioni opportune affinché uomini e donne potessero trasformarsi in Dè come parte di un mondo in trasformazione.

La bellezza non รจ un oggetto in sé, ma dipende dagli occhi "belli" di chi guarda l'oggetto e scorge in esso la "bellezza che lui è". In questo senso solo chi è aperto al mondo scorge la bellezza nel mondo. Solo chi è aperto agli Dèi scorge l'intelligenza negli oggetti del mondo e le relazioni fra questi e la sua stessa intelligenza.

In altre parole, le Antiche Religioni, prima della filosofia, erano "evoluzioniste" e non "creazioniste"; dal punto di vista sociale diremmo che erano religioni "democratiche" e non "assolutiste" o "dittatoriali". La divinità era la materia e l'energia e non un soggetto esterno alla materia e all'energia.

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Claudio Simeoni

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Ultima modifica marzo 2024

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