Gesù dice che i presenti lo vedranno venire con grande potenza sulle nubi

Affermazione di fede o delirio da malattia mentale?

Terza Parte (in tre parti)

Claudio Simeoni

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034

 

Valori morali e valori sociali

 

SEMBRA CHE UN RADIOASCOLTATORE della trasmissione "Magia, Stregoneria e Paganesimo" a Radio Gamma5 SI SIA LAMENTATO PERCHE' INDICANDO IL GESU' DEI CRISTIANI IO PARLO DEL PAZZO DI NAZARETH

Terza Parte (di tre parti)

...continua dalla seconda parte

Marco prende l'intero brano del vangelo di Matteo, in cui appare il paragone sul fico e sul sole che si oscura, e lo cancella aggiungendo una seconda parte che non troviamo né in Matteo né in Luca. Non tanto per l'imperativo di "pregare" in ogni tempo, ma per la precisione con la quale allontana la minaccia. La minaccia è quella di un folle, sembra dire Marco, ma noi la spostiamo, affinché nessuno sappia il momento in cui quella minaccia assumerà consistenza reale. Ed ecco l'esempio dell'uomo che lascia la casa, mentre le bestie, i suoi servi, devono mantenergli la casa nell'attesa del suo ritorno. I servi non sono uomini, ma bestiame a disposizione dell'uomo che è andato e che in qualunque momento può tornare. Dal momento che l'onnipotente Figlio dell'uomo, le cui prodezze i vangeli descrivono, non sa quando il suo ritorno avverrà, nemmeno Marco lo può sapere consentendo in questo modo di mantenere sospesa la minaccia. Verifichino pure i pagani, troveranno che non in questa generazione apparirà il Figlio dell'uomo descritto dai vangeli ufficiali, ma quando vuole lui; dunque, i cristiani si assumono il compito di mantenere sveglia la vigilanza attraverso le persecuzioni e le torture di chi ha fedi diverse.

Il ritorno di Gesù

"Ma in quei giorni, dopo questa tribolazione, il sole si oscurerà, la Luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le forze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi, con grande potenza e gloria. Allora manderà i suoi Angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra all'estremità del cielo. Dal fico imparate il paragone. Quando già i suoi rami si fanno teneri e spuntano le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che è vicino, alle porte. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto ciò avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. "Quanto poi a quel giorno e a quell'ora nessuno ne sa nulla, neppure gli Angeli in cielo, né il Figlio ma solo suo Padre. State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il tempo. E come un uomo, partito per un viaggio, che ha lasciato la sua casa e dato il suo potere ai servi, a ciascuno il suo lavoro e al portinaio di vigilare. Vigilate, dunque, perché non sapete quando il padrone della casa verrà, se la sera tardi, a mezzanotte, al canto del gallo, o la mattina; di modo che, vedendo all'improvviso non vi trovi addormentati. E quello che dico a voi lo dico a tutti: vigilate!".

Vangelo di Marco 13, 24 – 37

Una delle operazioni ideologiche fatte da Marco è quella di bloccare chiunque che, facendo le stesse cose di Gesù, voglia farsi passare per figlio del dio creatore e contemporaneamente Marco deve allontanare la minaccia della fine del mondo in modo da lasciarla sospesa come una spada di Damocle sulla testa di ogni uomo.

Dice il vangelo di Marco:

"Badate che nessuno v'inganni: molti verranno in nome mio a dire: "Sono io", e inganneranno molti. Ma quando voi sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre, non vi turbate. E' necessario che ciò avvenga, tuttavia non è ancora la fine; poiché si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, ci saranno terremoti in vari luoghi e verranno delle carestie. Questo è il principio dei dolori."

Dunque, la minaccia della fine dei tempi nel vangelo di Marco è spostata. Ed è spostata esclusivamente per motivi di propaganda politica: molte cose alla verifica dei pagani non avrebbero retto (Celso lo dimostra). La cosa più interessante del passo di Marco è quella secondo cui "molti verranno in nome mio e inganneranno". Questo lascia supporre che a Roma Marco aveva paura della concorrenza dei suoi stessi "confratelli" e temeva che questi gli sottraessero i seguaci. Siamo in piena guerra fra sette cristiane che si contendono il controllo degli adepti. L'ipotesi più probabile è che i molti "vangeli" che parlavano di Gesù facessero parte di un disegno strategico più complessivo (come di mostrano i "libri sibillini" apocalittici fatti circolare dai cristiani) che un po' alla volta, anche per la morte di alcuni iniziatori, sia sfuggito di mano deviando dai propositi per cui quelle strategie dei vangeli erano state fatte.

La minaccia di Marco non è rivolta a chi professa fedi diverse, ma a chi parla in nome dello stesso Gesù di cui Marco è seguace. Negli atti degli apostoli sembra sia delineato uno scontro ideologico fra Pietro e Paolo per contendersi gli adepti.

A noi interessa che Marco ignora la minaccia insita nel vangelo di Matteo proprio perché falsa e inconsistente. Tant'è che nelle indicazioni che da Marco sul come seguire Gesù, depenna il passo: "In verità vi dico: vi sono alcuni fra i qui presenti che non gusteranno la morte prima di aver veduto il figlio dell'uomo venire nel suo regno". Questa frase di Matteo in Marco in Marco viene sostituita con: "Se uno si vergognerà di me e delle mie parole tra questa generazione infedele e perversa, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli Angeli santi".

Mi sembra ovvio che io non entro nelle polemiche per stabilire quale dei due vangeli sia il più antico, quale è la fonte da cui sono partiti per scrivere i vangeli. Io so che è un'operazione politica di controllo delle masse diseredate di Gerusalemme prima e dell'Impero romano poi. Una strategia iniziata, presumibilmente dai neoplatonici, per diventare autonoma e seguire un proprio sentiero di distruzione dell'uomo. E' quel sentiero ideologico di distruzione dell'uomo, chiamato cristianesimo, l'oggetto dell'analisi.

Una minaccia imminente, buona per il controllo interno della setta, diventa una minaccia spostata nel tempo utile per rinnovare il terrore e per il controllo degli Esseri Umani oltre il limite temporale.

Allo stesso modo per il discorso sulla tribolazione di Matteo. Marco non solo si oppone ma lo sbugiarda quando dice: "Quei giorni saranno di una tribolazione tale, quale non è mai stata dal principio di tutte le creature che Dio ha creato, fino ad ora, né più ci sarà: e se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe; ma egli ha abbreviato quei giorni in grazia degli eletti che ha scelto. Allora se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là, non gli credete! Sorgeranno, infatti, falsi Messia e falsi profeti, i quali faranno segni e prodigi per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. Voi dunque state attenti: ecco, vi ho tutto predetto".

Questa è la fine delle tribolazioni. Così sappiamo che chiunque può usare le tribolazioni dell'umanità per annunciare che sta per arrivare la fine del mondo esattamente come sappiamo che chiunque può dir loro che non è vero, che sono dei falsi profeti. Ogni cosa e il contrario di ogni cosa pur di mettere in ginocchio gli Esseri Umani. Così ci sono cristiani che predicano la fine del mondo con l'imminenza del regno dei cieli e cristiani che vanno in giro dicendo che quelli sono falsi profeti. E viceversa! Chiudere il dibattito sociale entro i limiti imposti dai vangeli.

Il gioco della gabbia in cui chiudere il cane di Pavlov per costringerlo a sbavare davanti al crocifisso. Così i cristiani ridussero gli Esseri Umani.

Sia Matteo che Marco si stanno scontrando col Comando Sociale in una feroce lotta per impossessarsi delle persone. Marco e Matteo vogliono diventare Comando Sociale per poter veicolare, senza ostacoli, i loro deliri nella società. L'affermazione di Gesù davanti al Sinedrio va bene per entrambi. La pazzia di Gesù, accentuata in Matteo, viene limitata in Marco per sottrarla alla verifica di occhi attenti.

Scrive Marco nel suo vangelo parlando del delirio di Gesù davanti ai magistrati

...Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il Sommo Sacerdote lo interrogò: "Sei tu il Cristo, Figlio del Benedetto?". Gesù gli rispose: "Io lo sono, e voi vedrete il Figlio dell'uomo assiso alla destra dell'Onnipotente e venire con le nubi dal Cielo". Allora il Sommo Sacerdote, strappandosi le vesti, esclamò: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete inteso la bestemmia! Che ve ne pare?". E tutti sentenziarono che era reo di morte. Allora alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il viso, a dargli schiaffi e a dirgli: "Indovina!". E i servi lo percuotevano.

Vangelo di Marco 14, 61 – 65

Il "voi vedrete" di Marco sostituisce il "d'ora in avanti vedrete" di Matteo. Mentre il "da ora in avanti" implica che da quel momento in poi sarà visto; il "voi vedrete" è un più generico che, pur dicendo più o meno la stessa cosa, sposta ad un voi che viene riferito più al lettore che non al magistrato che sta davanti a Gesù.

Il progetto di Luca è diverso. Mentre il vangelo di Marco viene associato a Pietro, il vangelo di Luca viene associato a Paolo. Paolo deve scontrarsi con varie comunità cristiane che non accolgono il suo messaggio in quanto troppo diverso dalla descrizione del Gesù di Nazareth. Inoltre il progetto di Paolo è sì quello di diffondere il vangelo fra genti diverse, ma non quello di costruire una setta sulla quale imperare. Il suo progetto è quello di imporre la sua visione del cristianesimo ad ogni altro cristiano. Il progetto di Paolo è quello di impossessarsi della direzione ideologica del cristianesimo nascente per imporre il proprio modo di leggere e interpretare i discorsi di Gesù. Con quest'armata affrontare i pagani.

Il discorso di Marco sul guardarsi dai falsi profeti è riferito proprio a Paolo e alla sua banda. Infatti, dice di guardarsi dai profeti che arrivano parlando in nome di Gesù indicando come la guerra in corso fosse quella per assumere il diritto di interpretare e rappresentare Gesù. La dicitura "Molti verranno in nome mio" era usata da Marco e Pietro per bloccare i tentativi di Paolo e Luca. A Roma, sembra, Paolo e Pietro si scanneranno contendendosi i seguaci. Infatti, mentre Marco tuona contro i falsi profeti in nome di Gesù, aggiunge anche:

"Or, Giovanni, prendendo la parola, disse: "Maestro, noi abbiamo veduto uno che caccia i demoni in nome tuo e glielo abbiamo proibito, perché non ti segue insieme con noi". Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi è per voi"".

Vangelo di Marco 9, 38 – 41

Scrive Luca parlando dei doveri degli adepti di Gesù

Diceva poi a tutti: "Se uno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua! Poiché colui che vorrà salvare l'anima sua la perderà, ma colui che perderà l'anima sua per me, la salverà. Che giova, infatti, all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o danneggia se stesso? Chiunque si vergogna di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando tornerà nella gloria sua e in quella del Padre e degli Angeli santi. Io vi dico in verità: ci sono alcuni tra i qui presenti, i quali non gusteranno la morte prima di aver visto il regno di Dio."

Vangelo di Luca 9, 23 – 27

Il vangelo di Luca tende ad aggredire ogni uomo che tenta di costruire sé stesso e che non accetta di sottomettersi al terrore per la fine del mondo. Per Luca il nemico da distruggere è l'Essere Luminoso che cresce dentro gli Esseri Umani. "Il principale va distinto dal secondario" dice Paolo "prima combattiamo il divino che cresce dentro gli Esseri Umani e li mettiamo in ginocchio, poi ci scontriamo per la supremazia". Pietro, invece, ritenendosi demandato direttamente da Gesù come suo rappresentante non accetta questo pretendendo che Paolo, prima di tutto, si sottometta al suo volere riconoscendolo capo incontrastato.

Il vangelo di Luca, proprio per il referente che si dà, prende sia da Marco che da Matteo in base alle proprie esigenze politiche. Dice Luca: "Che giova, infatti, all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o danneggia sé stesso? Chiunque si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando tornerà nella gloria sua e in quella del Padre e degli Angeli santi. Io vi dico in verità: ci sono alcuni, tra i qui presenti i quali non gusteranno la morte prima di aver visto il regno di Dio".

Luca attua una sintesi fra quanto afferma Marco e quanto afferma Matteo trasformandola a proprio uso. Intanto mitiga la pazzia di Gesù allontanandone il soggetto che sta venendo. In Luca non è più: "il Figlio dell'uomo venire nel suo regno" ma è: "il regno di dio". Con questo Luca dimostra di non accettare, almeno in questo contesto, il ritorno di Gesù, ma preferisce parlare dell'avvento del regno di dio. Con questo media fra la propaganda interna alle sette cristiane e quella da fare presso i Gentili. Sembra quasi dire, in questo passo: "non crediamo troppo ciecamente che Gesù ritorni; confidiamo piuttosto in dio". Luca mantiene la minaccia di Matteo sull'avvento, in quella generazione, del regno di dio. Questo gli consente di agire all'interno di ogni gruppo cristiano rinnovando la promessa. Contemporaneamente sposa la minaccia di Marco. Se voi vi vergognate di me io mi vergogno di voi. Con questo tende a colpevolizzare chiunque non crede o crede mettendo in dubbio o è spinto a non credere. Il vergognarsi è una minaccia che colpisce il sentire; i sentimenti delle persone. E' una minaccia atta a colpevolizzare e Luca non perde l'occasione per usare questo strumento. Luca costruisce una specie di sintesi fra il vangelo di Marco e quello di Matteo in una situazione nuova: la "perdere l'anima sua" diventa "perde o danneggia sé stesso". Questo passo è importante in quanto Luca intende estendere il terrore dalla perdita dell'anima alla perdita dell'intera vita fisica o del suo danneggiamento.

Il delirio di Gesù viene trattato da Luca in maniera diversa in quanto diversi sono i fini, gli scopi e i referenti del suo vangelo. Anche in Luca i deliri di Gesù non vanno discussi o analizzati in quanto sono uno strumento di terrore attraverso il quale minacciare gli Esseri Umani che non intendono aderire al credo che propone.

L'arrivo di Gesù come giudice

"Vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle; e sulla terra le nazioni si troveranno in angoscia, spaventate dal rimbombo del mare e dei suoi flutti. Gli uomini saranno tramortiti dallo spavento e dall'attesa angosciosa di quel che avverrà sopra alla terra, poiché le potenze dei cieli saranno sconvolte. Vedranno allora il Figlio dell'uomo venire in una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, guardate in alto e alzate il capo, perché la vostra redenzione è vicina".

Vangelo di Luca 21, 25 – 28

Luca diventa rimarchevole nei segni del mondo che annunciano l'arrivo di Gesù come giudice degli uomini. Ciò che in Matteo è relegato in un solo capitolo Luca lo elabora usando elementi retorici neoplatonici. Egli sottolinea l'angoscia e la paura che in Matteo non erano accennate. In Matteo non vi è traccia di paura e di angoscia, infatti Matteo predica nella setta dove il credere è implicito in ogni appartenente alla setta. Per Luca non è così. Gli aderenti alla setta vanno legati. Non devono pensare nemmeno lontanamente di potersene andare senza tirarsi dietro sentimenti di colpa, timore e angoscia. L'angoscia non deve essere implicita, deve essere esplicita e sulla paura e l'angoscia deve essere posto l'accento. Luca sa perfettamente come la paura e l'angoscia devono essere coltivate; la miseria genera sottomissione e la sottomissione è garanzia di adesione al credo. A Luca non interessano soltanto le stelle che cadono, il Sole che si oscura o la Luna che non darà luce. A Luca interessa coinvolgere gli Esseri Umani nella paura e nell'angoscia. E' nell'angoscia che può apparire il Gesù. Luca e i suoi seguaci semineranno miseria, paura e angoscia tanto poi arriverà il regno di dio e porterà la redenzione. Porterà la redenzione a chi si è sottomesso, a chi ha generato paure e angosce. La paura è il nocciolo della differenza che passa fra Luca e Matteo.

Scrive nel suo vangelo Luca a proposito dell'attesa del ritorno di cristo:

E disse loro una parabola: "Osservate il fico e tutte le piante. Quando vedete che già mettono i germogli, voi sapete che l'estate è vicina; così quando vedrete succedere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Perciò attendete a voi stessi, affinché i vostri cuori non siano aggravati dalla crapula, dall'ubriachezza e dalle preoccupazioni della vita, e che quel giorno non vi colga all'improvviso, come un laccio, poiché piomberà su tutti coloro che si troveranno sopra la faccia della terra. Vigilate, quindi, e pregate in ogni tempo, per poter sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e comparire davanti al figlio dell'uomo". Gesù, durante il giorno, insegnava nel Tempio; di notte usciva e si tratteneva sul Monte degli Ulivi. E fin dal mattino tutto il popolo andava a lui nel Tempio per ascoltarlo.

Vangelo di Luca 21, 29 – 38

Luca elabora la seconda parte del brano di Matteo operando delle sostanziali modifiche. Intanto lo tratta come una parabola mentre Matteo lo scrive come un discorso diretto. Anche se Luca riporta "In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto ciò sia avvenuto." aggiunge lo spostamento temporale. Una contraddizione in termini. Da un lato afferma che non passerà questa generazione e dall'altro "pregate in ogni tempo, per poter fuggire a tutto ciò che deve accadere". Esattamente come Marco, ma non così marcatamente.

Luca come Marco condisce il delirio di Gesù con le direttive per prepararsi ad affrontare la fine dei tempi. Marco minaccia con la paura del padrone e del terrore che incute per non essere sottomessi e ossequienti al padrone. In Luca la vigilanza deve essere attività di sottomissione attraverso scelte precise. Non solo paura del padrone; ma prepararsi per essere mangiato dal padrone.

Cosa consiglia Luca? Pregare, non mangiare, non bere e non affrontare la vita! Sottrarsi all'impegno di vivere. Diventare bestiame da allevamento. Crapulare è mangiare oltre misura! L'accusa è a chi soddisfa i propri bisogni: chi soddisfa i propri bisogni è in grado di camminare lungo un cammino d'eternità. Chi si ubriaca non si può mettere in ginocchio. L'alcol annebbia il cervello, allontana dalle contraddizioni, impedisce di mettersi in ginocchio (in vino veritas) si è economicamente inutilizzabili. Pregare è attività di sottomissione. Infine: come si può sottomettere chi affronta le contraddizioni della vita? Il suo cervello è in continuo movimento, agisce, ragiona, programma: esercita l'intento. Chi esercita l'intento sviluppa il dio che ha dentro; chi esercita il dio che ha dentro non è bestiame da allevamento. Chi non è bestiame da allevamento sa riconoscere la furbizia di Luca: minacciare la sua generazione e preparare la minaccia per ogni generazione successiva!

Infine Luca presenta il pazzo che dovrebbe giungere sulle nubi agli altri greci! Come Socrate, come Aristotele, come Zenone ecco che anche Gesù insegna nel Tempio a Gerusalemme come Aristotele nel Peripatio del Liceo o l'Accademia di Carneade. Eppure Gesù non sapeva né leggere né scrivere, Matteo e Marco non accennano a nulla in proposito. Ma come potevano i greci aver fiducia di chi non sapeva né scrivere né leggere? Egli insegnava al Tempio, dice Luca, e tutto il popolo andava da lui per ascoltarlo. Se la storia di Matteo e Marco, per quanto folle e per quante stupidaggini, ha una sua costruzione logica, quella di Luca è tale da far coincidere gli opposti. D'altronde gli opposti sono gli obiettivi di conquista di Paolo: sottomettere i pagani da un lato e sottomettere alla propria parola tutte le sette cristiane che si stavano formando. Come di mostra la stesura del falso carteggio fra Paolo di Tarso e Seneca del IV secolo. Se il carteggio è un falso, l'ipotesi che Seneca facesse parte del gruppo di intellettuali che hanno costruito il cristianesimo, non è del tutto da scartare.

Scrive Luca nel suo vangelo a proposito del processo a Gesù:

Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, diccelo». Gesù rispose: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio». Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono». Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

Vangelo di Luca 22, 66 -71

Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.

Vangelo di Luca 23, 8 – 12

Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: «Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò». Egli doveva per la festa, rilasciare ad essi qualcuno. Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!». Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.

Vangelo di Luca 23, 13 – 25

Luca riporta i deliri di Gesù solo contro i magistrati. Davanti ad Erode, Luca ci dice che Gesù tace: si vergognava di imporsi come suo re. A luca interessa sottolineare la ritrosità di Pilato nel voler condannare a morte Gesù. Il vangelo di Luca doveva far impressione a Roma dove avrebbe propagandato un "innocente" condannato.

La pazzia di Gesù viene riprodotta anche durante il processo. Anche a Paolo interessa combattere il potere costituito. Un Gesù che afferma di essere figlio di dio davanti ai Gran Sacerdoti è un aspetto che Luca non può trascurare. Davanti al potere, Gesù si sottomette. Diventa remissivo. Insulta chi non ha potere di mandarlo a morte, i magistrati, ma si sottomette ad Erode e a Pilato: perché non dice a Pilato che lui è il figlio del dio padrone e che Pilato lo vedrà scendere dalle nuvole con grande potenza?

Il delirio di Gesù si rivolge solo alle persone deboli e fragili. La pazzia delirante trova nel povero e nell'afflitto una compassione mediante l'identificazione del proprio desiderio in quella forma di delirio. Una rivincita del proprio stato sociale. Il povere e l'afflitto sono le vittime dei deliri di Gesù: passeranno tutta la vita nell'afflizione e nella povertà perché sono le prede di Gesù.

Questo è il risultato dei deliri di Gesù. Gesù viene descritto come un pazzo delirante che va in giro per la Palestina affermando di essere il figlio del dio creatore e pretendendo che ogni Essere Umano si metta in ginocchio al suo passaggio. Pretende questo e per ottenere la sottomissione minaccia costantemente il divenire degli Esseri Umani. Egli si spaccia padrone della vita e pretende che chiunque accetti le sue pretese di padrone della vita.

Millanta e minaccia. Minaccia e millanta. Afferma di essere il figlio del dio creatore e con questa convinzione attraversa la Palestina. Il suo millantare, la sua pazzia, deve essere mediata e finalizzata dal progetto politico. Il progetto politico è il controllo degli Esseri Umani. Come arrivare ad esercitarlo al meglio? Come articolarlo a seconda dei vari modelli di vita che si incontrano? Diffondere la pulsione di morte attraverso l'accettazione del delirio di Gesù come la verità da imporre agli uomini. Come la follia davanti alla quale piegare gli Esseri Umani!

La follia deve essere venduta all'interno della setta, ma deve essere mediata quando uscendo dalla setta si scontra col mondo circostante e con coloro, che non accettando la fede acritica, preferiscono verificare e controllare. Ci penserà Giovanni, col suo quarto vangelo ufficiale a condannare chiunque voglia verificare. Chiunque voglia discutere il volere divino. Sarà Giovanni attraverso il racconto di Tommaso che condannerà tutti gli Esseri Umani che tenteranno la verifica.

Scrive Giovanni nel suo vangelo:

...Inoltre il Padre non giudica nessuno; ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna, non va in giudizio, ma passa da morte a vita. In verità, in verità vi dico: viene l'ora, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del figlio di Dio, e chi l'ascolta vivrà. Poiché come il Padre ha in sé la vita, così pure ha dato al Figlio d'aver la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, perché viene l'ora in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce, e quelli che hanno operato il bene ne usciranno per la risurrezione della vita; quelli, invece, che fecero il male, per la risurrezione della condanna..."

Vangelo di Giovanni 5, 22 – 29

Per quanto riguarda la pazzia di Gesù in Giovanni, il discorso è diverso. Giovanni non racconta più partendo da un corpo dottrinale originale, ma costruisce un proprio castello. Non che anche lui non peschi da quel corpo unico, ma le sue esigenze sono diverse. Egli deve ricompattare i cristiani che avendo scoperto la vuotezza delle descrizioni di Gesù nei vangeli ufficiali precedenti stanno andandosene per strade che portano a sviluppare il "Figlio dell'uomo" che ogni Essere Umano ha dentro.

Giovanni può lavorare sul non ricordo, sulla dimenticanza totale del corpo dottrinale precedente e su un cumulo di leggende di un Gesù buono che nasconde un Gesù pazzo. Un bugiardo che ha attraversato la Palestina e che non è nemmeno esistito come persona se non nelle nebbie dei desideri di chi, sconfitto dalla vita, desidera un padrone potente che gli risolve i problemi affrontando per lui le contraddizioni.

L'intero processo di Gesù in Giovanni viene completamente stravolto per rendere maggiore la figura di Gesù cancellandone le affermazioni folli. La stessa follia traspare come mediazione con dio. La follia in Gesù sembra assumere l'aspetto di accettazione del proprio ruolo di figlio del dio creatore.

Così le affermazioni folli sono quasi estorte, un premio a chi gli sta davanti: "In verità, in verità vi dico: voi vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo". Affermazione forte ma è fuori dallo spazio e dal tempo. Affermazione forte ma non verificabile. Una minaccia sospesa sopra le teste di chiunque.

Giovanni non può esimersi dalla minaccia personale. Ed ecco affermare: " In verità in verità vi dico: viene l'ora, ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e chi l'ascolta vivrà. Perché, come il Padre ha in se la vita, così pure ha dato al figlio d'aver la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.".

Giovanni in questo brano estende la pazzia da Gesù a dio per finalizzare il proprio progetto di egemonia del cristianesimo sullo gnosticismo. E il cristianesimo sarà vincente. Ma, cosa dice Giovanni di Gesù davanti a Pilato?

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?». Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa. Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

Vangelo di Giovanni 18, 33 – 40

Come in Luca, davanti all'autorità, Gesù si vergogna e alla domanda di Pilato, "Che cos'è la verità?" vigliaccamente Giovanni fa tacere Gesù. Era facile per Giovanni far dire a Gesù che lui era la verità quando si trovava davanti alla povera gente, alle vittime di Gesù. Davanti a Pilato, Gesù si vergogna e tace!

I cristiani non avranno pudore nell'esaltare come verità i deliri del loro modello di profeta, le assurde promesse che convinceranno gli Esseri Umani a sottomettersi pena la tortura e la morte. Gli gnostici soccomberanno perché mancheranno di forza per superare il loro condizionamento educazionale. Quando le loro visioni giungeranno all'origine del tempo non troveranno nessun dio creatore. Non riescono a scorgere il divino che permea l'universo. Quella visione, anziché renderli audaci e coraggiosi nella vita di tutti i giorni, li sconvolgerà. "Come, non esiste nessun dio creatore?" ed ecco inventare il dio sconosciuto. Il dio dietro il demiurgo. Il loro condizionamento educazionale li metterà in ginocchio. I cristiani, al contrario, non avranno pudori. Per loro la i deliri apocalittici di Gesù è un atto di verità, la realizzazione messianica, davanti al quale sottomettere gli Esseri Umani. E li sottometteranno con le vessazioni, le persecuzioni, le torture, i roghi e la morte. Gli gnostici e gli eretici, davanti a tanta violenza, vengono travolti.

La pazzia di Gesù è trionfante. In fondo è la stessa pazzia che attraversa il Potere di Avere. La pazzia di chi possedendo Esseri Umani si ritiene onnipotente!

In questo tipo di pazzia si identificheranno tutti i cristiani. Questo tipo di pazzia sarà socialmente tollerata nella misura in cui verrà esercitata dal più forte sul più debole. Verrà tollerata nella misura in cui sarà funzionale a coltivare e sedimentare la gerarchia sociale.

I deliri di Gesù saranno la più potente arma che i vangeli metteranno nelle mani di ogni criminale che si è presentato sulla scena della storia. L'arma di distruzione della struttura emotiva dell'uomo.

Un'arma feroce e potente con la quale distruggere il divenire degli Esseri Umani in ogni Sistema Sociale dominato dalle religioni monoteiste.

Concludendo possiamo dire che al di là dei singoli progetti politici presenti nei vangeli ufficiali, Gesù è solo la descrizione di un povero pazzo che gira per la Palestina affermando di essere figlio del dio creatore e pretendendo che chiunque si metta in ginocchio. Gesù è un povero pazzo che come altre migliaia di persone ha girato la Palestina dicendo di essere il messaggero di dio e la sua "dottrina" è stata scritta per operazioni di dominio politico sugli Esseri Umani. Le vicende storiche hanno sfruttato l'ideologia del dominio in essa proposta e ancor oggi dove c'è sofferenza ci sono i principi cristiani che fissano quella sofferenza a maggior godimento degli aguzzini che gestiscono quella sofferenza. Quegli aguzzini hanno un solo nome: cristiani!

Concludendo: Gesù, come descritto, è solo un pazzo che per le sue affermazioni oggi verrebbe rinchiuso in manicomio.

I ferri roventi hanno imposto un pazzo per mettere in ginocchio gli Esseri Umani!

Da questo traiamone le conseguenze: ogni volta che un Essere Umano si mette in ginocchio davanti al pazzo di Nazareth rinnova l'orrore dei ferri roventi! Rinnova l'orrore dello schiavismo! Rinnova l'orrore dei campi di sterminio nazisti! Rinnova l'orrore del colonialismo! Rinnova l'orrore dell'Essere Umano bestiame ad uso e consumo di un dio assassino!

Finito di scrivere il 03 maggio 1997

Appendice

E' necessario fare un'altra precisazione sul perché Gesù rappresenta orrore. Chi scrive del pazzo di Nazareth sono degli apocalittici. Sono dei personaggi disperati che vedono avvicinarsi la fine del mondo e nella fine del mondo, della realtà che li circonda, vedono la soluzione della loro sofferenza esistenziale. Non sono in grado di vedere nessuna costruzione del futuro. Vedono solo la distruzione del presente quale proiezione del loro desiderio di non soffrire per la loro inadeguatezza.

Questo ha agito su tutti i Sistemi Sociali, compreso quello che noi definiamo abitualmente Comunista quale esperimento sociale dell'URSS e dei paesi dell'est europeo. In che modo ha inciso su quell'esperimento. Perché quei regimi altro non erano che imitazioni dei racconti dei primi cristiani che rinunciavano alle ricchezze nell'attesa dell'apocalisse. Solo che l'URSS e i paesi dell'est europeo non pensavano all'apocalisse finché questa non arrivò. Ad imitazione del comportamento, che è stato leggendarizzato, di chi dà i soldi ai vertici cristiani che poi li distribuiscono ai poveri. I primi cristiani lo facevano perché NON C'ERA PIU' FUTURO! In pratica, erano convinti che la fine del mondo stesse arrivando. Pertanto, chi poteva, non agiva per costruire il futuro, ma si privava delle ricchezze perché tanto non c'era più futuro per nessuno e si garantiva il paradiso o la resurrezione della carne.

Il fine della produzione del Pazzo di Nazareth era la costruzione della miseria fra gli Esseri Umani. Non essendoci più futuro, perché arare il campo? Perché seminare? Perché ammassare nei granai? Perché costruire strade? Queste sono cose che fanno i Pagani, noi sappiamo che il pazzo arriva con grande potenza dalle nuvole! I cristiani dicevano: dividiamoci quello che c'è e moriamo!

Il senso apocalittico del messaggio degli evangelisti quali Marco, Matteo, Luca e Giovanni, li qualifica come criminali. Quel messaggio, rinnovato di generazione in generazione, ha portato i missionari cristiani a distruggere le culture sociali di mezzo mondo; hanno costruito miseria, massacri e stupri perché tanto il loro dio pazzo stava arrivando con grande potenza sulle nubi.

Ogni volta che si verificava una qualche catastrofe erano sempre i Pagani (chi percepiva il senso del Sistema Sociale, il senso del costruire, il senso di Libertà) a rimboccarsi le maniche mentre i cristiani distruggevano le capacità di organizzarsi degli Esseri Umani nel presente per predisporli alle nuove catastrofi.

Combattere l'ideologia del pazzo di Nazareth è l'unico modo per difendere il nostro dettato Costituzionale. Difendere le costituzioni di ogni paese europeo e sviluppare la libertà degli Esseri Umani.

Marghera, ottobre 2001

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Marghera, 03 maggio 1997

caricato in rete il 21 ottobre 2001

(controllo e formattazione, 08 dicembre 2014)

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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Gli ebrei e cristiani nella società

La nostra società emerge dall'odio cristiano. La nostra democrazia emerge dalla monarchia assoluta imposta dai cristiani. La società dei diritti dell'uomo emerge dalla società in cui dio aveva ogni diritto sull'uomo, anche quello di sterminarlo. Non esiste un concetto sociale, un'idea filosofica, che non sia emersione dall'ideologia cristiana di dominio dell'uomo sull'uomo.