Oggi questo termine ha assunto il significato di richiamare alla mente un ricordo o un'esperienza che la memoria aveva dimenticato.
In campo religioso, reminiscenza ha un altro significato.
Ha il significato di negare che la vita produce esperienze nell'individuo e, con le esperienze, modifica la conoscenza dell'individuo.
Platone ha la necessità di separare l'anima dai corpi, dare valore all'anima per poter usare i corpi come servi e schiavi in nome della dittatura.
In quest'ottica, il corpo non fa esperienza, ma l'esperienza è solo dell'anima. Il corpo non abita il mondo e non soffre per le ingiustizie, a subire e a soffrire è solo l'anima.
I corpi possono essere massacrati, uccisi, violentati perché i corpi non fanno esperienza, l'esperienza e la conoscenza sono propri dell'anima che alla morte va all'Ade e dall'Ade ritorna in nuovi e diversi corpi portando nel nuovo corpo quanto ha appreso nell'Ade.
La reminiscenza o, come chiamata, la dottrina dell'anamnesi fa parte dell'ideologia del controllo esistenziale dell'uomo. Come in Platone la conoscenza non deriva dall'attività umana, ma è acquisita dall'anima nei suoi viaggi all'Ade e riportata ai corpi dopo la reincarnazione; così il cristianesimo, sempre per il controllo esistenziale della vita dell'uomo, attribuisce la conoscenza a "dono di Dio" e non all'attività e all'intelligenza dell'uomo per non dover ringraziare l'uomo per la sua abnegazione.
La dottrina dell'anamnesi è un furto di intelligenza e di dignità dell'uomo per legittimare la dittatura che, violentando l'uomo, non compromette la conoscenza della sua anima.
In quest'ottiva, i cristiani bruceranno vive le persone per salvare la loro anima dal peccato.
Scrive Platone in Mennone:
Deduzione della dottrina dell' anamnesi dalla credenza nella metempsicosi
MENONE - E in quale maniera ricercherai, o Socrate, questa che tu non sai affatto che cosa sia? E quale delle cose che non conosci ti proporrai di indagare? 0, se anche tu ti dovessi imbattere proprio in essa, come farai a sapere che è quella, dal momento che non la conoscevi?
SOCRATE - Capisco che cosa intendi dire, o Menone. Guarda che argomento eristico adduci: che non è possibile per l'uomo ricercare né ciò che sa né ciò che non sa! Infatti, né potrebbe cercare ciò che sa, perché lo sa già, e intorno a ciò non occorre ricercare, né ciò che non sa, perché, in tal caso, non sa che cosa ricercare.
[NOTA: argomento eristico: Dedito ad argomentazioni sottili e speciose]
MENONE - E non ti pare che questo ragionamento sia buono, o Socrate?
SOCRATE - A me no.
MENONE - E mi sapresti dire in quale modo?
SOCRATE- lo sì. Ho udito infatti da uomini e donne esperti nelle cose divine ...
MENONE - Che cosa dicevano?
SOCRATE - Una cosa vera, a mio parere, e bella.
MENONE - E quale è questa, e chi sono coloro che la dicono?
SOCRATE - Coloro che la dicono sono sacerdoti e sacerdotesse, di quelli che si curano di essere in grado di dar ragione delle cose alle quali attendono. Lo dice anche Pindaro, e molti degli altri poeti che hanno divina ispirazione. E le cose che essi dicono sono queste; ma tu fa' attenzione se ti sembra che dicano il vero.
Affermano che l'anima dell'uomo è immortale, e che talora termina la vita terrena - ciò che si chiama morire -, e talora di nuovo rinasce, ma che non perisce mai: per queste ragioni, bisogna vivere la vita nel modo più santo possibile.
Infatti coloro dai quali
"Persefone debito di antico peccato
abbia n'scosso, verso il sole che sta sopra al non anno
rimanda le anime di nuovo,
e da esse re gloriosi
e per potenza illustri e per sapienza assai grandi
uomini nascono; e per il restante tempo eroi puri
presso gli uomini sono chiamati" .
E poiché, dunque, l'anima è immortale ed è più volte rinata, e poiché ha veduto tutte le cose, e quelle di questo mondo e quelle dell'Ade, non vi è nulla che non abbia imparato; sicché non è cosa sorprendente che essa sia capace di ricordarsi e intorno alla virtù e intorno alle altre cose che anche in precedenza sapeva.
E poiché la natura tutta è congenere, e poiché l'anima ha imparato tutto quanto, nulla impedisce che chi si ricordi di una cosa - quello che gli uomini chiamano apprendimento -, costui scopra anche tutte le altre, purché sia forte e non si scoraggi nel ricercare: effettivamente, il ricercare e l'apprendere sono in generale un ricordare.
Non bisogna, dunque, prestare fede a quel discorso eristico: esso, infatti, ci renderebbe neghittosi, e suona gradito agli orecchi degli uomini inetti; questo nostro, invece, rende operosi e stimola alla ricerca. Avendo fiducia che esso sia vero, desidero ricercare con te che cosa sia la virtù.
Platone, Mennone 80D-81E, Platone tutti gli scritti, editore Bompiani, 2014, pag. 949-950
Il discorso di Platone è assolutamente eristico, fumoso, un vero e proprio esercizio del più volgare sofismo. Se io conosco le cose è perché ho separato le cose che conosco dalle cose che non conosco e questa separazione mi rende consapevole dell'esistenza di uno sconosciuto che devo indagare. Se io assisto ad un effetto, non necessariamente ne conosco la causa. L'indagine sull'effetto mi porta alla conoscenza, anche per ipotesi, di cause che, magari non sono dpiegazioni definitive del fenomeno e delle sue cause, ma almeno colloco il fenomeno in un "giudizio di necessità" coerente con spiegazioni che siano funzionali alla mia vita. Quest'azione la faceva Democrito tanto odiato da Platone
Democrito esplorava il mondo per conoscere fenomeni e cause, Platone attribuiva le cause a potenze superiori per privare l'uomo della sua capacità di analizzare cause e fenomeni perché la conoscenza derivava dalla reincarnazione.
La stessa operazione la faranno i cristiani con Paolo di Tarso:
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.
1 Corinti 1, 26-29
Nessuno si deve vantare davanti a Dio come nessuno, in Platone, deve vantarsi davanti al dittatore.
Marghera, 02 marzo 2023
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
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e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima modifica 12 febbraio 2023
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