Il Dio cristiano in relazione all'uomo
nella dottrina di san Paolo

Paolo di Tarso, santo cristiano

Terza Parte

di Claudio Simeoni

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034 (i testi non compresi nel 1 vol. entreranno nel vol. 2)

 

Alcune idee di Paolo di Tarso sulla morale e la società

 

Le colpe si applicano agli altri, non a sé stessi. Le regole morali si impongono agli altri e non a sé stessi. Il Gesù di Nazareth dice agli altri che devono amare i loro nemici, ma lui lancia anatemi e parole di odio a Farisei incolpevoli. Il Gesù di Nazareth non si ritiene in dovere di praticare la morale che impone agli altri. La chiesa cattolica si ritiene al di fuori dalle regole morali come il dio padrone che, secondo la chiesa cattolica, non può essere processato per i delitti che ha commesso (o che millanta di aver commesso).

Si è da poco conclusa la vicenda del Governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Il Governatore si è dimesso.

Che la magistratura lo processi per delitto o non lo processi per delitto è assolutamente irrilevante. E' importante che noi osserviamo come questo personaggio considerasse sé stesso "creato ad immagine e somiglianza del dio padrone" e come tale ritenesse di commettere tutta una serie di atti convinto di ottenere un'impunità esattamente come il dio padrone di cui egli si riteneva immagine.

Proviamo a leggere sul quotidiano La Repubblica dell'08 settembre 2005 l'inizio dell'articolo titolato: "Il Vaticano va in soccorso di Fazio "attacchi pesanti ed inopportuni"" a firma di Orazio La Rocca:

"Città del Vaticano - "Pesanti ed insistenti pressioni" e "attacchi inopportuni". Dopo giorni di apparente indifferenza, l'Osservatore Romano scende apertamente in campo in difesa del Governatore della Banca d'Italia, il cattolicissimo Antonio Fazio, con un servizio che sprizza furore e sdegno fin dal titolo e dalle prime righe dell'articolo. Nel numero, oggi in edicola, il giornale della Santa Sede diretto da Mario Agnes pubblica nella pagina di politica italiana un servizio che suona come una decisa presa di posizione proclamata per salvaguardare l'immagine e il ruolo del governatore. Un atteggiamento tutto nuovo rispetto al sostanziale apparente distacco con cui finora l'Osservatore aveva seguito il tormentato caso-Fazio. Evidentemente, "qualcuno" in Curia ha deciso che è arrivato il momento che il giornale del Papa esprima "urbi et orbi" il grande disappunto con cui al di là del Tevere cardinali, vescovi e alti prelati stanno seguendo le polemiche esplose intorno alla banca d'Italia."

Impunibilità del cattolico amico e complice dell'organizzazione criminale chiamata Opus Dei e successore di Lamberto Dini (che non era del tutto cattolico), sponsorizzato dal Vaticano.

Come S. Paolo diremo anche noi:

"Che diremo dunque? Che c'è ingiustizia in Fazio? No, certo." Sua figlia si è fatta suora cattolica con dispiego di telecamere e protezione della Polizia di Stato!

Ed è la malattia dell'impunità per i delitti commessi uno dei peggiori atti di devastazione istituzionale messo in essere dai cristiani. Essi non si ritengono parte della società civile, ma si ritengono superiori ad essa. Al di fuori di essa! Al di sopra di essa!

I cristiani pretendono di non essere perseguitati per i delitti che commettono sia in Italia che in Cina o negli USA. Commettere delitti nei confronti della società civile, per loro, significa poter esprimere la loro "libertà religiosa".

"Che diremo dunque? Che c'è ingiustizia in Dio? No, certo. Egli disse infatti a Mosè: "Farò misericordia a chi voglio fare misericordia, e avrò pietà di chi voglio aver pietà". Dunque non dipende da colui che vuole, né da colui che corre, ma da Dio che usa misericordia. Difatti la scrittura dice a Faraone: "A questo scopo io ti ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza, e affinché il mio nome sia celebrato in tutta la terra". Quindi egli usa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. Ma tu dirai: "E allora, perché rimprovera? Chi può resistere alla sua volontà?..." O uomo, chi sei tu che vuoi discutere con Dio? [veramente io stavo discutendo con te che stai facendo queste affermazioni demenziali: nota Claudio Simeoni] Il Vaso d'argilla dirà forse a chi lo formò: "Perché mi hai fatto così?". Il vasaio non ha forse piena disponibilità sull'argilla, così da fare della stessa massa un vaso per suo utile e un altro per suo vile?
Se Dio, volendo mostrare la sua collera e far conoscere la sua potenza, sopportò con grande pazienza vasi di ira, già pronti per la spedizione, e per far conoscere la ricchezza della sua gloria, fra i quali ha chiamato anche noi non solo fra i Giudei, ma anche di fra i Gentili.... (di che possiamo obiettare?)."

Paolo di Tarso, Romani, 9, 14-24

E' il discorso sul fondamento etico del cristianesimo che riprende quello che Gesù fa nel Vangelo di Marco a proposito della richiesta dei figli di Zebedeo. Prima di rispondere alla loro richiesta li ricatta: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io berrò o ricevere il battesimo con cui io sarò battezzato?" (Marco 10, 38), poi, quando essi rispondono affermativamente, il dio dei cristiani non è in grado di rispettare nessun accordo: "Voi sì, berrete il calice che io berrò e riceverete il battesimo con cui io sarò battezzato, però, quanto a sedere alla mia destra, o alla mia sinistra, non sta a me il concedervelo, ma è per coloro i quali è stato preparato." (Marco 10, 39) Questo dimostra la disonestà morale e dottrinale sia di Gesù che dell'estensore del vangelo. Una disonestà che diventa concetto morale fondante il cristianesimo. Se la richiesta era inesaudibile avrebbe dovuto notificare loro immediatamente l'impossibilità di esaudirla. E' come la chiesa cattolica che vende le indulgenze per il "paradiso" quando la sua dottrina afferma che non sono le opere che conducono al paradiso, ma la misericordia o il sadismo con cui il suo dio esercita il suo libero arbitrio.

Il concetto di arbitrio assoluto della gerarchia nei confronti del più debole è il concetto etico fondante il cristianesimo e possiamo farlo risalire a quando quegli ebrei, deportati a Babilonia, elaborarono i primi libri della loro bibbia. Fin dalla Genesi il padrone assoluto degli ebrei e dei cristiani non ammette limiti ed è pronto a commettere qualsiasi crudeltà pur di garantirsi il dominio di chi non si può difendere:

"Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi, avendo la conoscenza del bene e del male: che non stenda ora la sua mano e non colga dall'albero della vita, per mangiare e vivere in eterno." (Genesi 3, 22)

Da qui la novità storica del cristianesimo che ha introdotto nel sistema sociale umano "lo schiavismo per volontà e determinazione del suo DIO!". La schiavitù esisteva prima dell'avvento del cristianesimo, ma solo il cristianesimo ha trasformato quella condizione sociale in manifestazione della volontà del proprio dio.

Gli Esseri Umani sono costretti a pensare che le ingiustizie che subiscono ad opera del dio dei cristiani e dei suoi rappresentanti devono essere intesi come "determinazione del dio", atti di misericordia del vasaio che li ha trasformati in vasi senza il diritto di discernere sul proprio destino.

Gli atti malvagi dei cristiani o gli atti meritevoli non sono condannati o premiati dal dio dei cristiani in quanto nessuno, attraverso i propri atti, si DEVE permettere di condizionare le libere scelte del dio padrone. Il dio padrone stabilisce dei patti che puntualmente rompe in maniera assolutamente arbitraria, colpevolizzando chi ha sottoscritto il patto con lui.

Un esempio atroce viene fatto da Gesù nel racconto su: "Il fariseo e il pubblicano" in Luca 18, 9

Il dio padrone ha stabilito delle regole di vita, regole dure, e il Fariseo ringrazia perché è riuscito a rispettare tali regole.

Il pubblicano non lo ha fatto e si pente di ciò. La morale di Gesù è il disprezzo per il Fariseo e l'esaltazione del Pubblicano.

Perché? Perché il Fariseo col suo comportamento può chiedere al dio padrone di rispettare il patto che ha sottoscritto, mentre il Pubblicano non può farlo perché ha violato il patto. Così facendo il Fariseo si eleva al rango del dio padrone, mentre il pubblicano si abbassa e accetta l'umiliazione che il dio padrone vuole o può infliggergli. Ed è proprio la possibilità di umiliare il pubblicano che porta il Gesù di Nazareth ad esaltarlo. Col pubblicano può esercitare il proprio sadismo, come vuole, quando vuole e perché lo vuole, col Fariseo è costretto a rispettare il patto.

Nella concezione del diritto moderno le pene del Pubblicano sarebbero state condannate a sei mesi di reclusione. Non certo al sadismo delle fiamme eterne e dei tormenti per far divertire i "santi in paradiso".

La dottrina del padrone indiscusso che non deve sottostare a nessuna legge e a nessuna regola è propria del monoteismo.

Nell'Antica Religione Greca esiste l'episodio di Apollo che uccide Marsia. Apollo viene punito dagli DEI. E nessuno ha mai pensato di usare in modo positivo l'episodio di Apollo e Marsia. Al contrario, quell'episodio serviva a censurare un comportamento che meritava una punizione.

Al contrario, i monoteisti fanno dell'arbitrio con cui il loro dio padrone ha massacrato gli abitanti di Sodoma e Gomorra un esempio, con cui terrorizzare gli Esseri Umani con le pene che il loro dio infliggerebbe a chi non obbedisce a lui e ai suoi rappresentanti.

L'ideologia che prende corpo dalle affermazioni di Paolo di Tarso è che i mali che affliggono il mondo sono le pene per i "peccati", inviate dalla volontà del suo dio.

Paura e peccato vanno di pari passo con le pene inflitte dal dio padrone, dove la pena viene inflitta sia ora che dopo, mentre il premio è dato solo dopo. Il peccato viene imposto attraverso la paura e la paura si impone mediante la distruzione delle condizioni di vita delle persone.

Proviamo a leggere qualche passo del libro "Il peccato e la paura" di Jean Delumeau ed. Il Mulino

"Le nostre colpe sono tali e così numerose da averci meritato ogni tipo di castigo. "Confessate" - intima il Chenois ai contadini - "che le vostre disgrazie vengono solo dalle vostre dissolutezze e dai vostri atti impuri" . Il che poi egli dimostrava in tre punti: 1) "i peccatori sono dei morti vivi"; 2) "i peccatori sono animali condotti dalle passioni"; 3) "i peccatori sono dei diavoli incarnati". Philippe d'Outreman invitava lettori e ascoltatori a meditare sui "grandi mali che abbiamo fatto e su quelli che abbiamo meritato... Anche se avessimo commesso un solo peccato, la Maestà di Dio, che ne è rimasta disonorata, è talmente grande che non ci sono al mondo castighi abbastanza gravi che le possono rendere una legittima soddisfazione. Non c'è mal della pietra, non c'è gotta, non c'è peste, non c'è carestia che possa degnamente riparare un'offesa fatta a Dio, per quanto leggera essa sia." Si comprende quindi il consiglio di Pierre de la Font: "esagerate piuttosto che sminuire le vostre colpe!". Tale invito alla "ipercolpevolizzazione" ci dà ragione anche di certe strofe dei canti sacri, fatti cantare durante le missioni, in cui i peccatori convertiti ammettono di aver meritato i supplizi dell'inferno e, fin troppo felici per esservi sfuggiti, invocano su di sé castighi terreni:

"Ho fin troppo meritato il mio supplizio;
un inferno è troppo poco per me.
Poiché infinito è il mio reato,
non posso essere punito a sufficienza.
Un sangue come il mio è poco
e per placare Dio ci vuole il suo sangue (di Gesù)

O Dio! Non aver più indulgenza,
colpisci, colpiscimi nella tua clemenza.
Mentre soffrite i vostri dolori,
pensate alle vostre offese.
Meritate dal Signore
le vendette eterne
e siete fin troppo fortunati
di poter placare con le vostre pene il suo furore.

Gli alunni dei Fratelli delle scuole cristiane cantavano:

Troppo leggere, gran Dio, son le mie pene;
raddoppiate i colpi;
l'anima che non segue lo sposo
ben presto si corrompe.

E il parroco Réguis, assumendo voce e ruolo del peccatore che si pente, esclama in una sua predica: "Colpite, gran Dio, colpite, spogliatemi dei beni, rovinatemi la salute, moltiplicate le mie afflizioni, tagliate, bruciate, non risparmiatemi nulla quaggiù, a patto che le mie iniquità siano cancellate e che mi usiate misericordia nell'altra vita.""

Questo è ridurre le persone all'impotenza nella loro capacità di affrontare la loro esistenza sia mediante la gerarchia sociale, sia mediante la privazione di diritti, ma soprattutto attraverso le afflizioni psichico-emotive. Così le persone vengono convinte che la polmonite che hanno non è un attacco di batteri, ma una punizione divina per i propri peccati. Così si evita di cercare una cura perché il dio padrone dei cristiani può, secondo i cristiani, scegliere chi far morire o chi far guarire.

Si compiace il dio padrone dei cristiani delle sofferenze delle persone e le persone per compiacere il dio padrone dei cristiani venivano indotte ad evocare, a supplicare le sofferenze per compiacere al loro padrone. Era la manifestazione dell'assoluto annientamento dell'Essere Umano nella volontà di possesso del loro padrone. Annientavano la loro vita pur di compiacere al loro padrone. Proviamo a leggere qualche verso della supplica di Iacopone da Todi che nella metà del tredicesimo secolo veniva elevata a modello di santità:

O SEGNOR, PER CORTESIA

O segnor, per cortesia,
manname la malsania [lebbra].

A me la freve quartana,
la contina e la terzana,
la doppia cotidiana
co la grande etropesia.

A me venga mal de denti,
mal de capo e mal de ventre,
a lo stomaco dolor pognenti
e 'n canna la squinanzia.

Mal degli occhi e doglia de fianco
e l'apostema dal canto manco
tiseco [tisi] me ionga en alco
e d'onne tempo la fernosia.

Aia 'l fegato rescaldato,
la milza grossa, el ventre enfiato,
lo polmone sia piagato
con gran tossa e parlasia [paralisi].

E avanti in questo modo per una cinquantina di versi e di invocazioni.

Solo che non lo invocavano solo per sé stessi, ma lo estendevano a modello da imitare a tutta la società civile mettendo in atto una vera e propria guerra civile contro lo sviluppo della medicina che guarendo quanto il loro dio padrone mandava impediva alla società civile di giungere alla santità!

Così la condizione di miseria, la condizione sociale, è determinata dal dio padrone e non accettare la propria condizione significa andare contro la volontà del dio padrone. Fu solo quando qualcuno elaborò il concetto che anche andare contro la propria condizione sociale "era la volontà del dio padrone" che iniziarono le ribellioni all'autocolpevolizzazione.

Così Paolo di Tarso costruì la miseria, perché costruire la miseria era la volontà del dio padrone; ci furono sommosse sociali, perché era la volontà del dio padrone; ci fu un'altra costruzione della miseria, perché era volontà del dio padrone; la miseria venne esportata attraverso il colonialismo, perché era la volontà del dio padrone; popoli macellati, popoli in rivolta, tutto per la volontà del dio padrone di punire le persone per i loro peccati. E sempre qualcuno che si fa spada del dio padrone (o carro armato). Sempre qualcuno che ha il dio padrone dalla sua parte e che deve muovere guerra a qualcun altro per fargli pagare i peccati che ha commesso nei confronti del dio padrone.

E il dio padrone di Paolo di Tarso che ci si diverte.

Tre sono i sistemi ideologici con cui i cristiani risolvono le loro incongruenze dottrinali:

1) Qualunque cosa l'uomo faccia, il dio padrone fa quello che vuole; le azioni dell'uomo non possono condizionare le scelte del dio padrone, pertanto, anche se ti comporti bene puoi essere condannato in quanto il tuo comportarti bene (inteso nel rispetto delle regole imposte dal dio padrone) è atto di arroganza nei confronti del dio padrone.

2) Se l'uomo si comporta male (inteso come violazione delle regole imposte dal dio padrone) sa di essere condannato per aver violato le regole, ma la misericordia del dio padrone lo può assolvere;

3) Non è la chiesa cristiana che rispetta le regole del dio padrone, ma le regole della chiesa cristiana sono le regole del dio padrone e il dio padrone stabilisce quanto la chiesa cristiana (cattolica in particolare) ha deciso.

Da questo deriva l'attività delle chiese cristiane e di quella cattolica in particolare di distruzione della possibilità degli individui di affrontare la loro vita e, per contro, l'appropriazione, da parte della chiesa cattolica, del controllo di tutti quegli strumenti che possono condizionare, dirigere, obbligare le scelte dei singoli nella loro esistenza. Questi strumenti sono diversi da situazione oggettiva a situazione oggettiva, da sistema culturale a sistema culturale, da società a società.

La distruzione della struttura psichico-emozionale viene praticata dalla chiesa cattolica con meticolosa attenzione tentando di convincere gli individui di essere dei veri e propri ricettacoli del male e della perversione:

Proviamo a leggere sempre da: "Il peccato e la paura" di Jean Delumeau ed. Il mulino

"Tuttavia Francesco da Tolosa aveva il vezzo di dare con una mano quello che poi ritraeva con l'altra. E anche qui fa lo stesso. E' arduo - precisa il nostro cappuccino - stabilire se un peccato è mortale o veniale. Non andare a messa la domenica è peccato mortale, ma chiacchierare durante la messa, è un peccato mortale o veniale? Commettere un atto disonesto con una donna è peccato mortale, ma "toccare le mani, dare o ricevere baci" sono peccati veniali? Non è facile stabilirlo. Ad ogni modo Iddio punisce fin da questa terra i peccati veniali: "Un profeta per una colpa leggerissima che non poteva andare oltre i limiti del peccato veniale" fu per castigo divorato dai leoni.

"Ma tutti questi castighi, anche se grandissimi e di tal rigore da farci conoscere l'enormità del peccato veniale e quanto esso dispiaccia a Dio, non sono solo altrettanto gravi rispetto ai castighi con cui Dio lo punisce nell'altro mondo; è allora che egli peserà, come dice un profeta, non solo le montagne, ma anche le piccole colline, non solo i grandi peccati, ma anche i piccoli peccati veniali... E' allora... ; che bisognerà render conto di quella parola futile o di un atto di trascuratezza, di una risata o di uno sguardo sconsiderato, di una parola, di un motto d'ira che ci è sfuggito e che è subito svanito; sarà nel non messo senza ritegno, ci compariranno davanti e ci incuteranno terrore... e sembreranno essere grandi montagne." [Tratto da Francesco da Tolosa "Le missionaire apostolique"]

La logica di una simile maggiorazione drammatica portava dritto all'esame di coscienza del peccato veniale che già in San Leonardo da Porto Maurizio invitava caldamente a praticare durante le sue missioni. Infatti il predicatore consigliava ai penitenti di esaminare:

1) se essi avessero sempre avuto la giusta cognizione del peccato veniale;
2) se essi sapessero quale valore ha ogni peccato veniale: infatti, non è in alcun caso permesso di compierne;
3) se essi avessero ben ponderato la malizia intrinseca ad ogni peccato veniale, per l'espiazione del quale è necessario ricorrere "al sangue prezioso di Gesù Cristo";
4) se essi avessero mai soppesato le conseguenze nefaste che talvolta comporta un peccato veniale;
5) se essi avessero mai cercato il rimedio più efficace al grande numero di peccati commessi ogni giorno;
6) se essi avessero mai riflettuto intorno alla possibilità che un peccato veniale sia mortale, in una forma di volta in volta diretta o indiretta;
7) se essi avessero mai pensato alla severità con la quale Dio punisce i peccati veniali;
8) se, di fatto, essi avessero mai usato un rimedio efficace per liberarsi dei peccati veniali.

Tratto da San Leonardo da Porto Maurizio, "prediche"

Questo esame di coscienza sul peccato veniale proposto da un predicatore famoso del Settecento deve essere ricollocato all'interno di un più vasto insegnamento ecclesiastico che tendeva ad "iper-colpevolizzare" i fedeli. Le prediche abbondano di espressioni che vanno in questo senso. Così, il Bridaine suggerisce ai propri ascoltatori di mettersi a contare i loro peccati veniali:

"Contateli, se vi è possibile! Ah! Ne resterete sorpresi, anzi spaventati, e griderete, come Davide, che il numero dei vostri peccati supera il numero di capelli che portate in capo (salmo, 40, 13). Sì, per poco che rivanghiate il fondo della vostra coscienza, troverete che essa è un baratro, un abisso, un mare vasto e immenso, pieno di tanti rettili e di tanti insetti - voglio dire di peccati veniali - che la loro moltitudine è per così dire infinita (Salmo, 104,25)" [tratto da Bridaine "Sermons" Vol. 3 "predica sul peccato veniale"][...]

La predicazione cattolica ha di continuo affermato, opponendosi a protestanti e giansenisti, che la tentazione non è peccato. Ma poi ha altrettanto esplicitamente dichiarato con Yvan che "le tentazioni non sono una scusa per il peccatore" [Yvan da "La trompette du ciel"]

Il motivo del "cristiano senza scusa" riecheggia spesso nell'insegnamento pastorale."

Tratto da "Il peccato e la paura" di Jean Delumeau, ed. Il mulino

Se le pecore del gregge, i cristiani, vengono terrorizzati e condizionati emotivamente per essere predisposti ad essere terrorizzati, per contro la chiesa cattolica "non ha mai sbagliato e secondo le sacre scritture non sbaglierà mai!".

Da qui la necessità da parte della chiesa cattolica di appropriarsi degli strumenti per impedire alle bestie terrorizzate del suo gregge di trovare scuse o, peggio ancora, di mettere sott'accusa la chiesa cattolica. "prenditela con i fanti, ma lascia stare i santi!" E' un motto che riecheggiava imposto con tutta la sua violenza dalla chiesa cattolica. Così i santi non devono essere messi in discussione, tanto meno la chiesa cattolica che è santa. Non si processa il pazzo di Nazareth che ha "fondato" la chiesa cattolica e tanto meno si colpevolizza il proprio dio delle sue malvagità!

E così Paolo di Tarso afferma:

"Ognuno sia soggetto alle autorità superiori; poiché non c'è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono costituite da Dio." (Romani 13, 1)

Ed è bene a questo punto ricordarci come la Costituzione della Repubblica Italiana manifesti principi ben diversi dal cattolicesimo. Principi che si sono forgiati contro l'assolutismo e il dispotismo del dio padrone e del pazzo di Nazareth applicato dalla chiesa cattolica nella società civile:

Articolo 2 della Costituzione della Repubblica Italiana:

"La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale."

Certamente la Repubblica non è il dio padrone dei cristiani, ma nella Costituzione della Repubblica c'è la manifestazione della dignità dell'uomo, nelle manifestazioni del dio dei cristiani, del pazzo di Nazareth, della chiesa cattolica, c'è solo l'odio per la vita e per la società civile dal quale si pretende impunità!

Marghera, 04 gennaio 2006

Pagine sull'analisi della religione cristiana

Pagine di analisi degli ultimi due secoli di idee filosofiche della Religione Pagana

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il Male Assoluto

Il male assoluto è quell'ideologia che distrugge il futuro delle persone costringendole a sottomettersi con tutto il loro cuore e "tutta la loro anima". Il male assoluto è descritto nella bibbia cristiana, nei vangeli cristiani, nei testi degli ebrei, nel Corano e nei canoni buddisti.