Adolfo Morganti
psicologo e psicoterapeuta

Sesto capitolo

Near Death Experiences, esperienze di premorte
fra scienza, cristianesimo e stregoneria

Congresso internazionale di San Marino 16-18 maggio 1997

di Claudio Simeoni

Indice dei temi congressuali

Adolfo Morganti

Adolfo Morganti è psicologo e psicoterapeuta, fondamentalista cattolico, [oggi, circa 2016] membro dell'associazione Identità Europea, associazione dall'ideologia clerico-nazista.

Morganti presenta una relazione portando il punto di vista teologico cattolico. Un punto di vista che ci permette di chiarire i metodi coercitivi e i punti di vista con cui la chiesa cattolica tenta di bloccare ogni cosa si presenta all'Essere Umano per impedirgli di cogliere dall'albero della vita eterna.

"L'uomo è come l'uomo è!"

Con quest'affermazione Morganti introduce il suo intervento. Quest'affermazione introduttiva è importante in quanto rivela, premettendola, tutta la sua paura nell'affrontare il mondo. Morganti non si è trasformato, non è divenuto, il suo antenato non è uscito strisciando dal brodo primordiale, non ha trasformato Giove per rendere l'oggettività più funzionale allo sviluppo dell'Essere Natura.

Morganti è creato da un dio pazzo a sua immagine e somiglianza. Perfetto ad imitazione perfetta del dio e della sua creazione. Dal suo punto di vista nessuno può avere delle esperienze diverse da quelle che ha lui se non "seguendo il suo pazzo cervello" come spesso recitano i tribunali dell'inquisizione davanti a chi non si può difendere.

La sua prima preoccupazione non è quella di affrontare le tematiche manifestate nel convegno, né quella di analizzare i problemi posti, ma è quella di porre i "paletti concettuali utili ad una migliore comprensione dei dati....". In altre parole, la "migliore comprensione" è l'arte attraverso la quale non comprendere. E' l'imposizione di una pretesa verità, sia in essere che metodologica, entro la quale costringere la formazione del giudizio dell'ascoltatore.

"Che i dati parlino da soli" dice Morganti. I dati come oggettività in sé, come espressione del creato e non come espressione dell'Essere Umano e del suo divenuto. C'è una verità (con la v maiuscola) con la quale confrontare la visione del mondo da parte dell'osservatore. In altre parole, c'è una verità alla quale sottomettere la visione del mondo dell'osservatore.

Esistono fatti oggettivi in sé ed esistono delle interpretazioni soggettive dei fatti. Questo è verificabile. Ciò che non esiste è una verità apriori alla quale piegare i fatti e le interpretazione dei fatti. Esistono situazioni, cose e metodi, in cui il fenomeno ha una sua oggettività in quanto si presenta uguale ad ogni singolo osservatore. Esistono situazioni, in modo particolare quelle legate alla percezione soggettiva generata all'interno del processo di trasformazione dell'individuo, in cui l'oggettività del dato è rivestito dai caratteri soggettivi e interpretativi con cui il fenomeno si presenta al soggetto stesso.

In altre parole, parafrasando un povero pazzo: non è ciò che esce dall'uomo che danneggia l'uomo ma è quanto all'uomo viene imposto per distruggere il cammino delle sue trasformazioni che lo danneggia.

Galileo, Newton e Cartesio erano nel vero in quanto esercitavano la ricerca, mentre era nella menzogna chi intendeva risolvere quella ricerca in una verità precostituita il cui scopo era distruggere la libertà di espansione degli individui. In questo sta l'errore.

Quali sono le esigenze che pone Morganti partendo dal suo punto di vista? "Lo scopo quindi di questa breve relazione è prima di tutto l'indicare in modo forzatamente sommario come evitare gli errori e i fraintendimenti più marchiani che naturalmente ed in maniera quasi forzata, partendo da una concezione sbagliata perché irrealista dell'uomo, si producono e storpiano la vocazione umana alla comprensione del vero.".

Ecco come esprime il possesso del vero da parte di alcuni e altri che impediscono agli uomini di comprendere quel vero (il vero non viene inteso perché il demonio, o chi è ispirato dal demonio, lo impedisce). In sostanza, il possesso da parte sua e della chiesa cattolica della verità deve essere opposto all'azione di altri che impediscono agli Esseri Umani di inginocchiarsi davanti alla loro verità. Questo ha giustificato le stragi in ogni cultura da parte di ogni religione rivelata, i roghi dell'inquisizione, i campi di sterminio nazisti e le altre stragi da cui ancora oggi i cattolici traggono ragione d'essere.

Morganti vede lo sviluppo della filosofia moderna verso il nulla e il nichilismo e pone questo inizio in Cartesio che, sempre secondo Morganti, alla concretezza umana oppone qualcosa che si espande e qualcosa che pensa fatto di scopo e ragione. Secondo Morganti questo fare cartesiano, collocando il tutto nella ghiandola pineale, ha dato il via ai deliri dell'idealismo e del volontarismo di Stirner.

Appare evidente la difficoltà di Morganti di comprendere uno schema astratto. La difficoltà sta nel ricondurre quello schema alle funzioni coercitive della verità assoluta di cui è portatore. Lungi da me il voler accettare questo o quello schema filosofico, constato come un detentore di verità assoluta sia sempre disturbato quando si presenta chi propone cose diverse. La diversità fa impazzire chi dalla verità assoluta, imposta aprioristicamente, trae la propria ragione d'essere.

Non è la verità che rende liberi, ma è il percorso di libertà che raggiunge stadi diversi di verità a seconda dello sviluppo della libertà soggettiva, che libera l'uomo dagli ostacoli che impediscono le sue trasformazioni soggettive.

E' partendo da questa paura che Morganti formula la menzogna: "Non sorprende quindi che la cultura moderna sia stata la cultura del rifiuto reiterato e disperato della concretezza della morte". E' menzogna in quanto, la cultura moderna, non è la cultura del rifiuto della morte, ma il rifiuto dell'uso della morte come strumento coercitivo e di dominio della chiesa cattolica.

Le cose sono diverse!

Il concetto sociale della morte condiziona l'esistenza umana. Se noi pensiamo alla morte come giudizio di un dio, la sottomissione a quel dio sarà il filo conduttore della nostra vita. Il problema posto dall'illuminismo era quello di liberare la vita dalla sottomissione alla paura della morte in quanto giudizio di un dio. Non è mai stato quello di definire la morte in modo diverso. Davanti al concetto cristiano della morte gli illuministi si arrendevano. Gli illuministi si contrapponevano alla gestione della vita a cui il concetto di morte, gestito e determinato dal cristianesimo, imponeva. Davanti alla morte erano cristiani! Della morte ne avevano paura in quanto educati ad aver paura e a temere il giudizio di un dio che il cristianesimo imponeva loro fin da bambini.

Davanti alla fede, la ragione degli illuministi era disarmata.

I cristiani non agiscono attraverso i concetti, ma solo attraverso la ferocia con la quale si impongono e stravolgono il divenire dei bambini.

Quanto esprime Morganti è paura mascherata da menzogna il cui scopo è quello di stuprare gli Esseri indifesi per metterli in ginocchio davanti ad un dio assassino: alla verità!

Nell'ambito delle scienze umane ancora non ci si è liberati della coercizione religiosa cattolica; in compenso un centinaio d'anni di lotte di liberazione sociale e sviluppo della ricerca volta al miglioramento delle condizioni di vita hanno cominciato ad inserire anche la morte come momento della vita. In altre parole: il momento della morte fisica è parte dell'intera esistenza umana e non un momento separato.

Morganti a questo punto ci presenta una teoria bizzarra secondo cui l'uomo è composto di corpo, anima e spirito e il momento del concepimento è il momento in cui questo viene in essere mentre la morte è il momento in cui tutto questo si dissocia. Dove, il corpo torna alla polvere mentre anima e spirito ritornano alla loro origine divina.

Secondo Morganti, questa natura che definisce: "Organicamente complessa, sintesi di immanenza e trascendenza" rende l'uomo, in quanto "costituito (strano, si diceva creato; ma forse l'illuminismo ottocentesco di cui Darwin è espressione lo ha convinto che il termine non è appropriato. Chissà se sul dio creatore i delegati del concilio di Calcedonia non gli avrebbero dato dell'eresiarca!) ad immagine e somiglianza di dio, baricentro dell'intero creato, il microcosmo che riflette l'origine e il destino del macrocosmo".

E' da ricordare come il concilio di Calcedonia era intento a riaffermare il proprio potere coercitivo specie nei confronti di Eutiche. L'elaborazione fantasiosa del concilio di Calcedonia non era tesa a spiegare uno sconosciuto, ma a rafforzare il proprio potere dottrinale e temporale attraverso il quale esercitare la coercizione nei confronti degli Esseri Umani. I cattolici dovevano sottomettere i Comandi Sociali, re e imperatori, per costringerli a far propria e imporre la loro morale. Questo è tanto più vero se si ricorda che ad Eutiche, attraverso il concilio di Efeso, era stata riconosciuta l'ortodossia della sua dottrina. Serve affermare che il concilio di Efeso fu tenuto sotto pressione dell'imperatore, come tutti i concili cristiani, da quello di Nicea in poi erano sotto pressione imperiale. Al concilio di Calcedonia non interessava discutere la dottrina di Eutiche, ma usavano lo scontro contro Eutiche per riaffermare il proprio potere sull'imperatore.

Ecco come l'imbecillità di una visione apriori condiziona e distrugge la ricerca. Qualunque sia l'oggetto della ricerca! Il punto di partenza, per i cristiani, sono le determinazioni del loro dio padrone. Quel dio che esiste soltanto come descrizione terrifica. Davanti a lui si costringono i bambini ad inginocchiarsi per costringerli ad interiorizzare la descrizione e a sottomettersi. A questa falsità, che Morganti spaccia per verità (mentre l'umiliazione e l'assoggettamento è un dato reale valutabile col metodo Galileiano e Newtoniano), fa aderire l'uomo; in ultima analisi, proietta il proprio sentire e la propria condizione; come creato ad immagine di dio e dunque centro della creazione.

Comunque, Morganti non è un creato ma è un divenuto e la forza, in grado di determinare l'esistente (che lui chiama creato), altro non è che parte dell'esistente stesso. La forza che determina l'esistente si può alimentarla o distruggerla dentro sé stessi. Pensarsi creati e momento centrale della creazione è un modo per distruggerla. Distruggere la propria vita.

Il concilio di Calcedonia sparava stupidaggini attraverso le quali sottomettere gli Esseri Umani. La stupidaggine più grossa che ha sparato era quella della doppia natura di Gesù: come si può affermare, se non come parto di fantasia volta a soddisfare il bisogno di distruzione degli Esseri Umani, che un Gesù inesistente è della stessa natura di un dio inesistente? Si può farlo soltanto quando l'obiettivo non è quello di liberare gli Esseri Umani, ma quello di sottometterli come schiavi per soddisfare i propri bisogni depravati.

Partendo da questa depravazione Morganti ne esprime un'altra ancora più perversa: all'atto del concepimento corpo, anima e spirito vengono in essere! Vengono in essere come costituiti ad immagine e somiglianza di dio: abortire si abortisce dio o la sua immagine! Da qui il desiderio reale che è quello della distruzione della volontà soggettiva delle donne che diventano, nell'idea di Morganti, oggetto di possesso e soggetto di obbedienza al suo dio.

Distruggere le determinazioni degli Esseri Umani attraverso la costruzione e l'assoggettamento alla "costituzione" di dio. La morte, per conseguenza, diventa diritto di dio nell'appropriarsi della trascendenza.

Nella costruzione ideologica di Morgante, all'Essere Umano non resta nulla. L'Essere Umano deve essere assoggettato a dio di cui è proprietà.

E' uno sporco gioco!

Di cosa sia composto l'Essere della Natura possiamo parlarne e definirlo con molti nomi a seconda delle considerazioni che intendiamo fare. In secondo luogo, non esiste nessuna differenza, nei riguardi della morte del corpo fisico, fra gli Esseri della Natura se non per le specificità con cui l'affrontano. Infine, la vita, dell'Essere della Natura, è un'opportunità per sviluppare il proprio corpo luminoso. Un'opportunità che in qualunque momento, sia pur per cause accidentali, si può troncare. Non esiste una cosa che da potenza va in essere; esistono dei percorsi di formazione della Coscienza individuale che, in quanto Esseri della Natura, attraversano delle fasi di trasformazioni materiali la cui funzione è quella di arricchire il corpo luminoso di cui ogni Essere della Natura è costruttore. Le caratteristiche delle singole specie sono date dalle specifiche scelte di adattamento che hanno operato nel corso dell'evoluzione al fine di percorrere un numero sempre maggiore di mutamenti per consentire ai singoli individui, che la compongono, di diventare eterni sviluppando al meglio il proprio corpo luminoso.

Dare enfasi o importanza al concepimento, come viene fatto dai cattolici, è arte del trafficante di schiavi che non vuole perdere i futuri schiavi per non sminuire il proprio guadagno. Tutto questo non ha nulla a che fare con la nascita e la morte che sono attività magiche degli Esseri della Natura.

Morganti ha paura, come tutti i monoteisti, che gli Esseri Umani scoprarono che non solo non esiste un dio che crea (o come dice Morganti: costituisce) il mondo, ma è proprio il mondo, sono gli Esseri di ogni tipo e ogni specie che praticando la loro volontà e le loro determinazioni attraverso i mutamenti, costituiranno quella Coscienza Universale cui si possono dare tutti gli attributi che i cristiani attribuiscono al loro dio.

La morte, in quest'ottica, altro non è che il trionfo di una vita attraverso la quale si è costruito il proprio corpo luminoso.

Il suo successo; la meta cui la nascita del corpo fisico agognava.

Una vita passata in ginocchio, porta alla distruzione dell'individuo e la paura per la morte è la disperazione per un'opportunità di eternità sprecata. La disgregazione di chi è vissuto in ginocchio: siamo tutti creati da dio! Siamo tutti uguali, dice Morganti, sia chi ha vissuto in ginocchio sia chi ha percorso sentieri di libertà. Ci si disgrega in tempi e modi non istantaneamente né automaticamente. Questo, dice Morganti, ha scoperto la parapsicologia.

Sbagliato!

La parapsicologia sta scoprendo che alcune persone al momento critico hanno un corpo di energia e altre persone non hanno un corpo di energia. Alcune persone hanno intrapreso cammini verso l'eternità, mentre altre persone non li hanno intrapresi preferendo distruggersi in ginocchio davanti ad un inesistente dio creatore. La parapsicologia scopre un'ovvietà, ma sbatte la testa contro un muro nel tentativo di appropriarsi di uno strumento di potere, come quello di trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso, che sfugge dalla sua comprensione dottrinale.

Veniamo al concetto di morte come Morganti vorrebbe che fosse. L'atteggiamento cristiano, dice lui, è sapersi corruttibili. Traducendo: è sapersi disperati e impotenti davanti alla morte.

Il cristiano percorre un cammino autodistruttivo in quanto sottomesso al suo dio e, per conseguenza, ai suoi rappresentanti in terra. Egli segue un percorso che attraverso la negazione del proprio divenire finisce per distruggere sé stesso.

Da qui il concetto della morte come disperazione.

La morte come fine di tutto!

Che il tutto finisca con la morte del corpo fisico lo ritroviamo nel concetto di salvazione cristiana. Non c'è nulla dopo la morte; il presunto figlio dell'inesistente dio fa risorgere i morti nella carne. L'unico concetto espresso dal cristianesimo è, dunque, la resurrezione della carne. Ma senza il sesso, precisa Gesù nel suo scontro con i Sadducei.

Tutto, nella Natura, muore nella misura in cui nasce. Ciò che nasce muore, ma l'intervallo, la vita, è la possibilità di sviluppare il corpo luminoso; trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso.

Il tutto muore deve essere trasformato in: ciò che nasce può continuare a nascere.

Per l'Essere Umano antico la morte del corpo fisico era quasi sempre accompagnato dalla nascita del corpo luminoso. La morte era il mistero della nascita; non la paura della fine di tutto. Questa sarà introdotta dalle religioni monoteiste. Saranno le religioni rivelate, attraverso la distruzione del divenire umano, che faranno della morte un momento di paura e disperazione. Le tombe antiche contengono posizioni fetali e altre cose atte a dimostrare il concetto della vita che prosegue. Per i cristiani c'è il nulla. Solo in un secondo tempo aggiungeranno l'inferno, il paradiso, il purgatorio e il limbo per avvicinare la promessa dell'avvento di un Gesù sulle nubi alla destra di un padre che doveva venire in quella generazione e invece ha mentito. Come ha mentito, ingannando le persone fragili, in tutti i vangeli ufficiali delle chiese cristiane e quella cattolica in particolare. C'è disperazione davanti alla morte solo per quei cristiani per i quali vivere è stata una disperazione. Allora chiamano la morte perché metta fine alle loro angosce!

"La morte cancella ogni delirio di onnipotenza" ma il delirio di onnipotenza è degenerazione dell'educazione cristiana. E' sentirsi dio, essere suo emissario, sentirsi demandato ad essere padrone della terra. Il delirio di onnipotenza è spacciarsi per figlio del dio creatore; affermare di scendere dal cielo alla destra del padrone prima che passi quella generazione; è pretendere di cacciare gli Esseri Umani dal tempio; distruggere il fico che non si sottomette; affermare di gettare le montagne in mare ecc. Questo è il delirio di onnipotenza!

Il delirio di onnipotenza appartiene a chi si identifica con dio, non agli altri. Ma quali altri, se sono finiti sui roghi?

Attenzione a quanto dice Morganti: "La morte è quindi una soglia nel senso etimologico del termine, un "passaggio stretto" che separa il mondo del provvisorio e del limite da quello della luce divina e del Giudizio personale che definisce in aeterno il rapporto tra Dio e la singola persona".

Il padrone determina il rapporto. Il mondo è un'esistenza provvisoria, come lo era la pancia della madre, ma nella determinazione del giudizio con dio non interviene la volontà del soggetto di prendere a calci dio, ma soltanto di usare la propria volontà per distruggere il proprio divenire in funzione del volere di dio; come indicato dai suoi rappresentanti in terra. Piuttosto sciocco!

A questo punto Morganti si getta a trattare la soglia prendendo spunto dalle varie esperienze NDE.

Cosa prende in considerazione Morganti delle esperienze NDE?

"a) modifica dell'usuale percezione dello spazio e del tempo.
b) Ricapitolazione della propria esperienza di vita.
c) Esperienze di luce, amore, comunione, di risveglio, di energia, di eternità.
d) Percezione di viaggio fuori dal corpo o visione del proprio corpo.
e) percezione di una barriera invalicata, che spesso coincide col "ritorno alla vita"."

Questi sono gli elementi su cui Morganti pone l'accento.

La prima risposta che dà Morganti è quella secondo cui quelle elencate sono esperienze "psichiche" come risposte a particolari condizioni del corpo e della mente.

Con questo si dice tutto e non si dice nulla.

Anche l'esistenza quotidiana, quella che per Morganti è quella reale, nasce da una "risposta della psiche alle mutate condizioni della sua relazione col corpo e coll'esterno"mentre eravamo feti. Ciò non deve sorprendere di Morganti in quanto poliziotto del pensiero cattolico esprime l'assolutezza del proprio stato di essere in quanto emanazione del suo dio. Il suo dio è statico, dunque, anche il suo essere è statico. La sua psiche non si adatta se non come allucinazione e dono del suo dio.

Gli "stati alterati" della mente sono comunque uscite dalla descrizione del quotidiano di cui la ragione si impone come padrona e proprio l'uscita, anche se il condizionamento educazionale continua a guidarla, è un'uscita del divino soggettivo nel divino dell'oggettività circostante. Elemento assurdo per Morganti in quanto egli nega a priori il divino in quanto l'esistente è espressione del suo dio creatore. Per Morganti sono solo esperienze allucinatorie in contrapposizione ad un reale espresso dal quotidiano in quanto prodotto della creazione.

La singolarità che Morganti riscontra è la scoperta dell'acqua calda ad opera di chi è stato addestrato a sottomettersi e fagocitare, facendolo proprio, il macellaio di Sodoma e Gomorra. Egli scopre che elementi della NDE si riscontrano in stati alterati della percezione con esperienze "spirituali". Cosa ne arguisce Morganti? E' certamente una confusione! Una confusione che deriverebbe da un antichissimo errore antropologico come la confusione fra lo psichico e lo spirituale.

A conferma di quanto asserisce cita i Messaliani (li definisce eretici; che per un cattolico significa: degni di essere bruciati!) che consideravano l'alterazione dello stato di coscienza una prova del contatto vivente con la divinità. A parte quanto c'è da dire in proposito, c'è da affermare come le cose non stiano esattamente così.

I Messaliniani erano cristiani che avevano capito esattamente un passo del vangelo secondo cui era necessario cacciare il demone. Peccato che il demone altro non era che il divino che avevano dentro e che spingeva per crescere e per relazionarsi col divino circostante. La loro eresia non stava tanto nel tentativo di distruggere il dio che cresceva dentro di loro, ma nel riconoscerne e definirne la presenza. Morganti scaccia l'esperienza Messaliniana affermando che "non esiste nessun tipo di relazione obbligata tra uno stato psichico qualunque ed una determinata esperienza spirituale: prova ne sia che le medesime esperienze "alterate" possono darsi spontaneamente o essere provocate in un contesto del tutto laico o casuale." Questa è la chiave per comprendere il discorso religioso del Morganti. Egli si chiede: "Che valore religioso ha una esperienza in percezione alterata se non può essere controllata o determinata dalla struttura religiosa? Dal Comando Religioso?"

Per Morganti la vita è assoggettamento all'idea religiosa, alla religione, al comando religioso. Egli concepisce, come è stato educato a fare, la religione come strumento per assoggettare. Per lui le esperienze di percezione alterata sono religiose solo in quanto determinate dal possesso degli individui da parte della struttura religiosa. Egli non pensa come la vita altro non sia che un sistema per incubare il proprio corpo luminoso. Egli non pensa alla vita come un processo di trasformazione continua. Morganti non vede la stupidità di quanto dice.

Le esperienze di "alterazione della percezione" sono parte della vita. Sono parte della costruzione della vita e il loro manifestarsi, come del resto la manifestazione dell'individuo nella quotidianità, altro non è che l'espressione della costruzione del corpo luminoso. Se vogliamo, altro non è che manifestazione di costruzione della struttura psichica dell'individuo sia in relazione all'oggettività in cui vive sia in relazione ai presupposti dai quali ha iniziato quella costruzione.

La religiosità dell'individuo deve essere intesa come parte del suo vivere, non può essere intesa come totalità del suo vivere. Viene intesa come elemento totalizzante del vivere di un individuo quando questa si appropria dell'individuo attraverso un processo di distruzione del suo divenire: la religione che risolve nei suoi dogmi l'esistenza della persona. L'attività umana, quando è coerente con i bisogni e le aspirazioni dell'individuo, porta a sviluppare l'individuo costruendo il suo corpo luminoso. La costruzione del corpo luminoso non è necessariamente attività cosciente e consapevole dell'individuo. Nella misura in cui un Essere Umano esercita la propria volontà e le proprie determinazioni nell'ambito del quotidiano rifiutando sia di assoggettare che di assoggettarsi, riesce sempre a sviluppare il proprio corpo luminoso. Di questo sviluppo è facile rendersene conto in esperienza NDE.

Insieme a questo, c'è l'individuo religioso che pratica la vita come ricerca dello sviluppo del proprio essere divino in relazione col divino circostante. Questo individuo, a differenza dell'individuo precedente, è cosciente di quanto cresce in lui, è cosciente che la percezione alterata è un modo attraverso il quale il divino che cresce cerca di presentarsi e rendersi cosciente alla ragione.

Mentre nell'individuo precedente la crescita dell'Essere Luminoso si esprime nella ragione, nella forza dei propositi, nella logica e nei sentimenti con cui agisce nel quotidiano; nel secondo si aggiunge quella follia che diventa motore di trasformazione sociale quando riesce ad esprimersi con una coerenza sufficiente per farsi accettare dalla ragione.

Nella vita intesa come costruzione del divino che emerge, le esperienze NDE si esprimono in situazioni particolari. Ad esprimersi non sono il corpo o la sua mente ma quanto l'individuo ha costruito nel corso della sua esistenza.

Di tutto questo Morganti ha paura.

Se la religiosità dell'individuo è costruzione del proprio divenire, l'assoggettamento proposto dal pazzo di Nazareth, dal macellaio di Sodoma e Gomorra, dai criminali che lui chiama "padri della chiesa", altro non sono che vie distruttive nelle quali inchiodare l'Essere Umano. Tutte le affermazioni ideologico-dottrinali con cui le chiese cristiane e quella cattolica in particolare hanno fondato il loro potere, sviluppato e imposto la dottrina appartiene al dominio della criminalità organizzata con l'intento preciso di distruggere il divenire degli Esseri Umani.

Il fare della chiesa cattolica come distruzione del fare umano.

Morganti riafferma il suo discorso citando un episodio in cui Buddha dà della puttana ad Anande che durante la meditazione stava levitando. Morganti cita quest'episodio affermando come lo sviluppo psichico sia cosa diversa da quello spirituale.

Questo non è vero!

Per Morganti la vita religiosa è un processo di assoggettamento ad una verità espressa dal suo dio. Per lui la spiritualità consiste in un processo attraverso il quale l'individuo soggettiva la verità divina di cui la chiesa cattolica è portatrice. Questo, per Morganti, è l'attività spirituale. Nell'episodio citato non può vedere diversamente. Invece, in questo specifico episodio, Buddha viene citato in quanto si vuol affermare che raggiunto uno stadio di costruzione psichica (come Ananda che lo manifesta levitando) non deve bloccare lo sviluppo dell'individuo in quanto esistono altre vie e altri livelli da percorrere e raggiungere. Manifestarne uno significa fermarsi in quello stadio. Lo sconosciuto è sempre maggiore del conosciuto e nessuno può adagiarsi nello sviluppo psichico raggiunto: è necessario andare oltre. La manifestazione di Ananda era la fine della sua ricerca: Buddha lo esortava a continuare a cercare [affermazione mia del 1997].

Questo Morganti non lo può capire: egli è creato ad immagine e somiglianza del suo dio. Lo sconosciuto per lui non esiste: non deve esistere! A lui non interessa costruire o modificarsi, egli si ritiene perfetto. Esattamente come il pazzo di Nazareth che, ignorante di tutto, spacciava sé stesso come la sapienza.

Per affrontare le esperienze di premorte, secondo Morganti, è necessario liberare l'interpretazione da uno spiritualismo New Age.

E' mio avviso che il principale ha priorità sul secondario. Il condizionamento educazionale, attraverso il quale si affronta il problema della premorte, deve essere liberato dal condizionamento educazionale cristiano cattolico di cui la New Age si è appropriata. Liberarsi dal condizionamento educazionale cattolico non significa, probabilmente, liberare la percezione, ma significa ampliare la percezione: spostarla più avanti. In altre parole significa avvicinare la descrizione soggettiva all'oggetto percepito.

Per Morganti il problema non è liberare la percezione o ampliare la sua descrizione, ma è quella di rinnovare la sottomissione ad un dio padrone.

Morganti afferma di essere colpito dalla similitudine delle esperienze di premorte con processi iniziatici sciamanici con o senza utilizzo di piante psicotrope. Da questo, costruendo un parallelismo fra stato di premorte e viaggio iniziatico, ne deduce: "La morte, in questa luce, appare quindi l'unica iniziazione che è accessibile a tutti gli uomini contemporanei, e il rapporto dell'uomo contemporaneo con essa non può quindi che essere vissuto come un'iniziazione con tutte le caratteristiche sfumature di paura del SACER, del TREMENDUM, dando ancora una volta di più ragione a Mircea Eliade, quando nota che l'uomo contemporaneo custodisce in sé, nel proprio subconscio, il sacro anche quando venga razionalmente rimosso."

A Morganti interessa rinnovare il controllo sull'Essere Umano: non liberare l'Essere Umano dal controllo!

Proprio perché vuole rinnovare il controllo non considera che "l'illuminazione sciamanica" è un rito di nascita e non un rito di morte. Non comprende come quelli effetti altro non sono che elementi del divenuto umano; forgiati dall'Essere Umano mentre spicca il balzo nel divenire.

La nascita è il più grande fenomeno di magia in quanto è la trasformazione di sé stessi in funzione di un intento: divenire!

Quando si percorre un sentiero di Stregoneria non si muore ma si nasce. La nascita è l'elemento centrale attorno al quale ruota il divenire dell'apprendista Stregone o dello Sciamano. Partendo da quest'ottica gli effetti NDE altro non sono che una risposta soggettiva alla crisi in corso attraverso la quale fondare il proprio divenire.

E' una risposta in potenza ma non in essere. Gli effetti percepiti e descritti sono ancora risposte fisiologiche tali però da annientare la descrizione del mondo (quella che Morganti definisce razionalità) predisponendo il passaggio della Coscienza dell'individuo dal corpo fisico al corpo luminoso.

Quel passaggio è un'esplosione di Energia Vitale e consapevolezza anche se la morte del corpo fisico abortisce il corpo luminoso.

Nelle esperienze NDE noi ci troviamo di fronte a delle persone che vivono stati traumatici: se dovessero morire, morirebbero in un istante! Non sono persone che muoiono lentamente dissolvendosi. Vedremo le persone che muoiono lentamente dissolvendosi negli esperimenti di Groff.

Proprio perché sono risposte fisiologiche a sollecitazioni specifiche, si manifestano anche nei processi iniziatici come risposte alla disciplina e alla sobrietà impostasi dall'individuo.

La paura e il tremendo sono sensazioni diverse anche se per descrivere situazioni diverse si usa lo stesso vocabolo. La paura e la disperazione per il tremendo di chi è vissuto distruggendo la propria esistenza è diversa dalla "paura" e dal "tremendo" che affronta l'individuo nel momento in cui si appresta ad affrontare l'inconoscibile trasformandolo in sconosciuto. Si usa sempre il termine di paura e di tremendo ma rappresentano sentimenti diversi. Il primo rappresenta la consapevolezza di chi affronta la dissoluzione cosciente di aver perso l'occasione della propria esistenza, il secondo rappresenta il timore di chi si appresta ad affrontare una nuova vita per costruire il proprio divenire nell'eternità dei mutamenti.

Attraverso le parole di Mircea Eliade, Morganti scopre l'esistenza del "sacro". Egli non è in grado di definire la sostanza di quel sacro che per gli Esseri della Natura è l'Energia vitale che compattandosi all'atto del concepimento tende a trasformarsi in feto per fondare il divenire come Essere fisico. Una vita, quella dell'Essere Umano per quanto ci riguarda, altro non è che un arricchimento della sua carica vitale, della consapevolezza e del sapere col quale si è affacciata all'esistenza.

Paura e tremendo definiscono cose diverse, ma per Morganti hanno un solo significato: egli è creato ad immagine e somiglianza del suo dio, dunque la sua ignoranza dello sconosciuto è lo stesso sapere millantato da Gesù mentre distrugge gli Esseri Umani.

Nello "stato intermedio" Morganti deve risolvere il problema: far coincidere la propria concezione religiosa con quella degli Sciamani e per far questo deve ricorrere alla forma del "giudizio". Dove il giudizio modifica il post-mortem a seconda del tipo di vita condotto dalla persona. Morganti deve rendere tutto uguale in quanto tutto è frutto della creazione divina. Come esiste nella teologia cristiana il giudizio di dio, in modo similare si ritrova il giudizio in ogni altra cultura. La differenza sostanziale è che lo Sciamano e il praticante di ogni altra forma religiosa di relazione col circostante è in grado di sviluppare sé stesso e, dunque, in una relazione di premorte è in grado di ritrovare i momenti fondamentali nei quali la sua scelta, attraverso l'esercizio della sua volontà, lo ha costruito. Questo non è possibile per il cristiano che ha esercitato la sua volontà soltanto come volere di sottomissione votandosi all'autodistruzione. Per questo motivo il cristiano demanda il giudizio al dio di cui si ritiene immagine e somiglianza. Mentre per lo Sciamano e lo Stregone questo è sviluppo del proprio Potere di Essere, per il cristiano è mito consolatorio della propria disperazione derivato dall'aver sprecato la propria possibilità di eternità.

Il cristiano può soltanto sentir parlare delle esperienze da chi non s'è ancora sottomesso, ma non sono sue esperienze.

Questo è il modo con cui Morganti ricapitola il tutto:

1) Un tempo di distacco (ma non precisa per cosa);

2) Uno stacco dell'anima dal corpo;

3) Una ricapitolazione del proprio percorso di vita "giudizio" con l'intervento diretto delle divinità;

4) Se il giudizio è positivo la fusione con la luce divina;

5) Una barriera che non si può valicare e che costringe a tornare indietro.

Afferma Morganti: "Questa rete di similitudini non possono essere casuali, ammesso che nell'universo esita qualcosa di simile al caso e non semplicemente la cifra ignota di un Ordine cosmico".

L'errore di Morganti è quello di considerare gli Esseri Umani uguali quando sono diversi e diversi quando sono uguali.

Cosa rende un Essere Umano diverso da un altro? La fondazione del suo divenuto! Le scelte attraverso le quali ha seguito le sue trasformazioni! Le condizioni nelle quali ha potuto operare le sue scelte!

Cosa rende un Essere Umano uguale ad ogni altro Essere Umano? Il fatto di appartenere alla stessa specie! Il fatto di appartenere allo stesso Sistema Sociale!

Egli legge gli effetti NDE partendo da un preconcetto di fondo: ciò che si stacca è l'anima creata da dio.

Balle!

Ciò che si stacca è il corpo luminoso che il divenuto soggettivo dell'Essere Umano ha costruito. Lo ha costruito attraverso le proprie scelte, esercitando la propria volontà in quanto Essere Umano. Egli ha esercitato la volontà e le determinazioni dell'Essere Umano. Chi non stacca il corpo luminoso, chi non ha usato la propria volontà, chi ha costruito sottomissione lo ha fatto comunque come Essere Umano. Le determinazioni erano uguali, diversa era la direzione e l'intento nella quale i soggetti esercitavano la loro volontà.

La "disidentificazione" col proprio corpo può essere sostanziale o allucinatoria. Sostanziale per chi ha esercitato la propria volontà sviluppando il proprio corpo luminoso; allucinatoria per chi ha imposto la sottomissione e l'umiltà. Perché esistono entrambe? Perché i centri sensori del cervello sono presenti in quanto siamo Esseri Umani. In una situazione critica agiscono e producono effetti chimici e connettivi. Effetti e sensazioni che diventano elementi propedeutici al parto del corpo luminoso qualora si sia vissuto sviluppando il proprio Potere di Essere. Effetti e sensazioni che rappresentano effetti illusori in quanto sono fini a sé stessi qualora il Potere di Essere sia stato sacrificato sull'altare della sottomissione.

Anche la ricapitolazione del proprio percorso esistenziale non è sempre presente nelle esperienze. Solo chi ha il corpo luminoso può rivedere i momenti nei quali fece le scelte attraverso le quali lo ha costruito o non ha permesso che la sottomissione imposta si appropriasse del proprio essere.

L'intervento delle "divinità" è legato al condizionamento educazionale dell'individuo e interviene solo nelle situazioni allucinatorie a seconda del tipo di condizionamento soggettivo subito. Vedremo nella relazione di Bianchi come l'uso dell'iboga porta a vedere, nelle situazioni di coma indotto dalla sostanza, il giaguaro sacro per gli abitanti delle foreste del Gabon mentre gli abitanti della città, in gran parte cristianizzati, hanno allucinazioni di santi, Gesù, apostoli o la Madonna. Ma l'iboga attiva i recettori; non sviluppa il corpo luminoso!

Morganti si esprime nella libera interpretazione della bontà divina del suo dio. Egli non può comprendere, data la sequenza delle sue scelte, come non esiste una luce divina che lo attende, ma nel soggetto si sviluppa il desiderio e la necessità di trasferire la propria Coscienza di Sé sul corpo luminoso. Un desiderio negato o vissuto come paura se il corpo luminoso non è ancora pronto (ritorno con terrore) o se c'è la possibilità di arricchirlo ulteriormente (ritorno senza paura).

Le similitudini non indicano un ordine cosmico, ma indicano un divenuto di una specie della Natura. Un divenuto che non può essere distrutto dalla sottomissione, ma che ognuno ha il dovere di arricchirle attraverso l'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni verso la libertà del fare per costruire il proprio Potere di Essere.

Dopo tutto il pregiudizio con cui Morganti ha condito il suo scritto, ecco chiedere la rimozione dei pregiudizi (lui li chiama così) di tutti gli altri al solo fine di imporre il proprio e pone tre domande a conclusione del suo sproloquio.

1) "Al di là delle strumentalizzazioni neo-spiritistiche delle esperienze di premorte, cosa può rassicurarci sul fatto che queste non si riducano solamente a vissuti psichici collettivi?"

A buon ragione Morganti pone questa domanda. Egli sa, come ogni cristiano, quanto potere coercitivo abbia articolato la chiesa cristiana cattolica dai vissuti psichici e dalle allucinazioni di "pazzi" attraverso i quali confermava l'esistenza del suo dio.

I cristiani temono la concorrenza. Vissuti psichici collettivi senza il condizionamento educazionale che li porta a vedere dio, Gesù o la loro madonna, per loro rappresenta un'esperienza terribile!

Chiunque sa perfettamente che questi fenomeni sono soggettivi, appartengono al divenuto di ogni singolo individuo, ogni esperienza è propria e non può essere allargata agli altri Esseri Umani se non come "modalità" di rappresentazione. In altre parole, ogni Essere Umano cammina con due gambe. Qualcuno con tre, qualcuno con una, qualcuno zoppica, qualcuno ha la sciatica, qualcuno ha un dolore al ginocchio, qualcun altro ha il tendine d'Achille infiammato, qualcuno salta oltre nove metri, qualcun altro striscia. Comunque, l'Essere Umano cammina con due gambe!

Così la percezione dell'NDE si manifesta attraverso gli stessi recettori per tutti gli Esseri Umani, si traducono i fenomeni all'interno del pensato della ragione, ma appartiene sempre al divenuto del singolo Essere umano. L'importanza è tale solo per il singolo individuo. L'NDE non conferma l'esistenza di un dio creatore, semmai lo nega, lasciando intravedere come la costruzione del corpo luminoso del singolo individuo sia in armonia col circostante. La volontà del singolo Essere Umano con la volontà del circostante. La luce del singolo Essere Umano con la luce del circostante. L'Essere Umano ha un dio che può crescere dentro. Il singolo Essere Umano che vive l'esperienza è in grado di percepire la consistenza, lo spessore, la profondità, il grado di coinvolgimento, la volontà e le determinazioni espresse in quell'esperienza.

Al di là di ogni strumentalizzazione, queste esperienze ci dicono che abbiamo un fine come Esseri, abbiamo come fine il vivere, un fine che non deve essere dimenticato attraverso la sottomissione.

2) "In che modo possiamo fondare la pretesa di interpretare lo stesso ventaglio fenomenologico delle esperienze di premorte in un modo diverso da quello simbolico, d'altronde tipico dell'espressione psichica non razionale?"

Liberandoci dal condizionamento educazionale e sviluppando il nostro Potere di Essere in alternativa alla sottomissione imposta dagli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra. L'uscita dal Condizionamento educazionale ci permette di uscire dalla costrizione della descrizione del mondo. Cosa del resto inconcepibile da un adoratore del macellaio di Sodoma e Gomorra in quanto costui si ritiene creato ad immagine e somiglianza del suo dio.

Dunque perfetto e immodificabile!

3) "Di per sé le esperienze di premorte, con la loro emblematica diffusione, sono in grado di "provare" qualche cosa di più oggettivo di un'esigenza visceralmente connaturata all'Essere Umano, il bisogno di trascendenza?"

Dimostrano una predisposizione sensoria dell'Essere umano prodotta, comunque, dal divenuto della propria specie. Dimostrando la possibilità di alcuni Esseri Umani (quando ci sono prove soggettive e non solo allucinazioni soggettive) di spostare la Coscienza di Sé dal corpo fisico al corpo luminoso, dimostrano il bisogno dell'Essere Umano di trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso.

Ciò che negano è: "l'eterna vocazione alla trascendenza" che tradotto in termini cristiani equivale all'assoggettamento al macellaio di Sodoma e Gomorra. Dunque, per un cristiano, non prova assolutamente nulla se non la sconfitta del proprio divenuto!

Scritto nel 1997

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Claudio Simeoni

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Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Le esperienze di premorte

Le persone non si rendono conto che quando stanno per morire, non sono morte. In ogni caso noi disponiamo di strumenti mentali con cui possiamo afferrare aspetti inusuali del mondo che ci circonda. Questi strumenti non ci dicono com'è il mondo dopo la morte, ma ci indicano possibilità esistenziali e opportunità diverse da quelle che immaginiamo.