E' medico e specialista in psicosintesi educativa.
La preoccupazione di Rossin è l'educazione dei bambini. E' la sua specialità. All'interno della conferenza Rossin svolge una relazione su bambini e NDE.
Davanti ad una simile relazione ero rimasto sgomento.
Uno dei postulati fondamentali in Stregoneria è quello secondo cui soltanto nell'Essere Umano adulto può costruirsi il corpo luminoso. Alcuni effetti si possono concedere ad adolescenti che stanno o hanno appena fatto il passaggio puberale, ma restano comunque delle eccezioni a meno che non abbiano imparato, per un qualche motivo, a manipolare la propria Energia Vitale. Ma chi può illustrare un simile fare si conta sulla punta delle dita e gli "insegnamenti" sarebbero comunque confusi e non strutturati quando visti da chi è abituato a descrivere tutto e tutto mettere in ordine.
Ero rimasto perplesso finché non è stato chiarito cosa Rossin considera per effetto NDE relativo ai bambini.
Rossin nota come le persone preposte ad aiutare chi sta morendo non siano affatto preparate ad affrontare tale compito. Rossin afferma che le esperienze NDE sono uno strumento molto importante attraverso le quali educare alla morte.
Rossin intende usare le esperienze NDE come elemento che conferma la realtà della spiritualità religiosa. Non solo fa delle affermazioni arbitrarie avallandole sia pur in maniera ipotetica: "Probabilmente viene stimolato in questo modo il lobo temporale destro del cervello, zona dei desideri inconsci e delle funzioni oniriche e precognitive, nella quale alcuni scienziati individuano la sede dell'anima. La capacità di percepire dio risiederebbe esattamente nella scissura di Silvio, zona collegata sia all'ippocampo con le sue funzioni di controllo, sia a zone del lobo temporale e occipitale destro, nella quale si trovano i circuiti nevronici più direttamente interessati delle EPM (esperienze di premorte NDE)". Non solo questo concetto apriori lo allontana da considerazioni più serie quali la concezione della morte come senso e fine della vita, ma maschera la morte nascondendola dietro l'inesistente promessa divina di una vita oltre la morte. Non esiste la capacità di percepire l'inesistente dio creatore.
Il concetto apriori di dio condiziona la ricerca di Rossin che vede nelle esperienze NDE degli strumenti di cui servirsi per portare le persone ad affrontare tranquillamente la morte; tanto c'è la "grande luce".
Sulla "grande Luce", che dal contesto sembra quasi che Rossin la identifichi con la percezione di dio, viene condizionato l'intero discorso.
Saranno altri relatori che ci spiegheranno come l'effetto della percezione della luce, nelle esperienze NDE, altro non è che un carattere allucinatorio soggettivo. Come carattere allucinatorio soggettivo, accoppiata al senso di pace, è presente nell'epilessia (il lobo temporale destro). Questo darebbe la sensazione di tunnel e quella della luce anche se i malati di epilessia la considerano uno stato della loro malattia.
Le endorfine emesse dal cervello in attimi drammatici spiegherebbero l'effetto di pace e il benessere. Stati di iposia dati da accumulo di carbonio nel cervello spiegano il tunnel con la luce alla fine. Sia la serotonina che LSD danno effetti simili anche se manca la reazione del corpo di morire veramente.
Il fatto che Rossin metta l'accento sulla luce è in sé un elemento deviante. Quando racconta della donna che ha avuto la percezione della morte della madre e della sorella accompagnata dalla luce, introduce un elemento deviante. Non tanto per la presenza della luce, ma per il fatto che la luce è trasposizione, allucinazione, del suo cervello e non ha nulla a che vedere con la percezione del circostante (in questo caso la morte della madre e della sorella). I legami emotivi sfuggono alla descrizione della ragione.
In altre parole, un effetto PSI è stato accompagnato da un'attività cerebrale che ha prodotto un effetto secondario che si è manifestato con un'allucinazione. Rossin gira i termini della questione mettendo in primo piano non il soggetto che percepisce, ma la sua allucinazione come oggetto reale. Le conclusioni presentate da Rossin sono: il dio ha annunciato a questa donna la morte della madre e della sorella.
Più importante è rilevare come nella relazione di Rossin si parli di effetti NDE nei bambini, ma non li definisca. E' indubbio che i bambini abbiano il cervello predisposto per tutti gli effetti allucinatori presenti nell'NDE, ma i bambini, nell'età prepuberale, non hanno strutturato il corpo luminoso perciò, anche se potessero avere effetti autoscopici, non sono in grado di muovere il corpo luminoso.
Ignorare questo significa, di fatto, non educare alla morte ma coltivare l'illusione nei confronti della morte. Si può educare alla morte soltanto se si considera la vita come un processo di costruzione del corpo luminoso, altrimenti la vita e la morte sono dei fallimenti e vengono percepiti come tali dal soggetto che vivendo nell'angoscia del fallimento esistenziale guarda terrorizzato al momento della morte del corpo fisico. Il fallimento si concretizza quando si confondono effetti allucinatori con la realtà di dio. Dove il concetto di dio rappresenta il fallimento di ogni impresa in quanto questa si risolve nell'attesa dell'intervento di dio.
Inoltre, ci si deve chiedere: come è possibile educare alla morte i bambini quando gli adulti la vivono con un senso di disperazione proprio perché hanno cessato di crescere pensando di essere perfetti e definiti ad immagine e somiglianza del loro dio?
E' dio che cercheranno e non immagineranno sé stessi, né il potere che hanno dentro, né le possibilità di dilatarsi nella propria vita diventando parte dell'universo!
Scritto nel 1997
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Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
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Le persone non si rendono conto che quando stanno per morire, non sono morte. In ogni caso noi disponiamo di strumenti mentali con cui possiamo afferrare aspetti inusuali del mondo che ci circonda. Questi strumenti non ci dicono com'è il mondo dopo la morte, ma ci indicano possibilità esistenziali e opportunità diverse da quelle che immaginiamo.