Dal tempo del Mito al tempo della filosofia
I misteri eleusini

di Claudio Simeoni

Commento all'Inno Omerico a Demetra
introduzione

 

Eraclito (550 - 480 a.c.) rappresenta un punto di riferimento importante della rivoluzione con cui il pensiero filosofico soppianta il mito nella determinazione delle relazioni fra l'uomo e il mondo. Con Eraclito, e i vari filosofi del suo tempo, si avvia un modo diverso di essere nel mondo. L'uomo cessa di vivere il mondo e inizia a pensare il mondo. Dopo Eraclito, il mondo può essere vissuto solo se pensato e solo nella misura in cui viene pensato.

Il Logos diventa misura e realtà del mondo. L'immaginazione del logos diventa apriori di ogni pensiero. La parola determina la realtà. Gli archè vengono anteposti alla realtà vissuta come i fondamenti di questa. Gli archè diventano la superstizione dalla quale il pensiero umano non può più prescindere. Gli archè si trasformano nel demiurgo platonico, nell'Uno dei neoplatonici, nel dio padrone di ebrei e cristiani. Mentre gli Dèi del Mito sono trasformazione ed azione che trasforma, la filosofia fissa un'immaginazione che impone sulla realtà percepita e vissuta. Nasce la morale, la morale sessuale in particolare, come negazione della necessità del divenire dell'uomo. La dittatura sul comportamento infantile, come volontà del dio padrone di imporre la propria morale e l'obbedienza, esige la ribellione della vita che, nell'impotenza, si esprime nella depressione, nella malattia mentale, nel suicidio e in comportamenti compiacenti che negano ogni futuro possibile. Ancora nel 2011 su un quotidiano, Il Fatto del 29 ottobre del 2011 in un articolo per la morte di James Hillman, Franca d'Agostini, docente di filosofia della scienza al Politecnico di Torino dichiara:

"In questa guerra l'antipositivismo di Hillman ha buon gioco. Il suo progetto a mano a mano (e con lieve contraddizione rispetto all'assurdo) diviene un vero e proprio sistema filosofico dotato di una metafisica, di un'antropologia, un'etica, e anche in prospettiva una politica. In breve quella hilmaniana è una metafisica panteistica, e panpsichistica. Il mondo "è pieno di Dèi" Hermes, Afrodite, Ares, sono le immagini archetipiche che ci guidano nel vivere amare e soffrire. La psiche, inoltre, non è dentro di noi, ma è tutto intorno a noi. All'uomo psicologico (che vive "facendo anima") Hillman oppone l'uomo spirituale (mirante ad una perfezione trascendentale) e l'uomo normale (che si identifica con l'adattamento pratico sociale). Il codice dell'anima del 1997, rivede la terapia: si tratta non di crescere, ma di decrescere, tornare alle nostre radici, vedere da vicino quale sia il mito o il dio che ci guida, e così conoscere la nostra "vocazione". Naturalmente, non è filosofia vera, e pertanto originale e intellettualmente esigente, ma una popularphilosophie gentile, che rielabora materiali largamente presenti nella tradizione della filosofia pratica, ed è piena di colore, di narrazione, miti e figure. Un fenomeno editoriale insomma (il suo Codice dell'anima fu un best seller in tutto il mondo). Hillman è stato in definitiva un grande divulgatore e grande narratore dell'inconscio. Ma i contenuti per così dire della sua dottrina - al di là delle sue intenzioni - hanno fatto non poco danno in un'epoca che certo aveva bisogno di filosofia, ma non di quella filosofia, e che voleva una scossa da torpedine marina, ma non quella scossa emozionalistica e psichistica. Coloro che hanno fatto del socratismo visionario di Hillman una ideologia a volte sono andati troppo in là."

Il mito, stuprato e violentato nel suo significato dalla filosofia, ritorna fra gli uomini usando le armi della filosofia e ripercorrendo a ritroso il sentiero che lo portò alla sconfitta. Questa Franca d'Agostini, nel suo positivismo, riafferma il dio creatore e la violenza sull'infanzia propria del cristianesimo e legittimata dal demiurgo platonico. L'infante violentato sarà il positivista che legittima la violenza subita e non troverà nel mondo che la violenza della sua identificazione psichica col dio padrone come proseguo dell'idea demiurgica di Platone. Il logos è violenza razionale sulla struttura emotiva delle persone. Hillman si sforza di individuare le fonti della sofferenza psichica, Franca d'Agostini si limita a dire "hanno fatto non poco danno in un'epoca che certo aveva bisogno di filosofia, ma non di quella filosofia": e quale? La psicoanalisi e la psicologia oggi sono sospese in un limbo per cui i suoi detrattori parlano di "fallimento della psicologia e della psicoanalisi". In realtà non è la psicologia che è fallita, ma la psicologia, come scienza nella quale organizzare la propria esistenza, è stata sconfitta dal cristianesimo. La psicologia non ha indicato nel Gesù dei cristiani la fonte della malattia degli uomini: gli psicologi hanno avuto paura. Pur tuttavia, il bisogno di libertà degli uomini e la liberazione della sessualità è stata ben rappresentata dalla psicologia e dalla psichiatria che hanno individuato nell'educazione dell'infanzia la fonte primaria della sofferenza umana. E' più facile stuprare e violentare bambini che non agire coerentemente in funzione di un futuro possibile. La sconfitta fu dovuta al tentativo degli psicologi di mediare col cristianesimo e, spesso, di mettere lo studio dell'inconscio al servizio dell'assolutismo cristiano. Come fa Franca d'Agostini che di Hillman coglie l'incompiutezza e i limiti (più che coglierli li immagina) anziché lo sforzo di libertà che ha messo in atto. E' come se condannassimo Galilei perché era cristiano e credeva nella creazione anziché ringraziarlo perché ha variato il suo presente.

Non si tratta di "socratismo visionario" in Hillman, si tratta della ricerca di una diversa relazione fra l'uomo e il mondo che lo circonda che parte da quella capacità empatica che la scienza ha negato per millenni (permettendo ai cristiani di stuprarla in funzione della sottomissione al loro dio padrone) e che solo negli ultimi anni è stata riconosciuta come il fondamento della costruzione nell'individuo di ogni tipo di logos sempre in bilico fra la necessità di svelare la realtà in cui vive, descrivendola, e la malattia mentale in cui risolvere l'assolutismo del logos. L'Inno Omerico a Demetra conserva i principi del divenire umano di un'epoca lontana dalla filosofia e attraverso il mito questi principi sono giunti a noi. Si sono conservati come "misteri" che, nascosti al Logos, alla ragione descrittiva, fondavano le azioni e dirigevano la percezione della realtà degli uomini. Mentre il Logos della ragione si fissa in un eterno presente in cui egli, il logos, è l'assoluto indivenuto di quel presente, il mito racconta della trasformazione, del divenire e della realtà oggettiva in cui l'uomo diviene. Un mito che ha radici antiche quando la filosofia non era e l'uomo era proiettato in un futuro possibile a cui il mito forniva i mezzi e i metodi per raggiungerlo.

L'inno Omerico a Demetra attraversa la storia dell'umanità dal 1500 a.c. (almeno) al IV sec. d.c. quando il tempio di Eleusi fu distrutto, ma ancor oggi costituisce un atto d'accusa alla filosofia che separando l'uomo dalla vita lo ha chiuso nella malattia delirante dell'onnipotenza che vede nella violenza sull'infanzia la riaffermazione del demiurgo platonico e del dio padrone di ebrei e cristiani.

 

NotaIl testo dell'Inno Omerico a Demetra è preso da "Le religioni dei misteri" a cura di Paolo Scarpa ed. Fondazione Lorenzo Valla.

Marghera, 19 maggio 2015

Le antiche religioni

 

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I Misteri Eleusini

Nell'Inno Omerico a Demetra sono racchiusi tutti i misteri di Eleusi. Costruire il dio che cresce dentro ad ogni uomo e, nello stesso tempo, costruire le condizioni affinché le persone possano costruire più facilmente il dio che cresce dentro di loro.