Il libero arbitrio appartiene a colui che sa

Volontà e libertà dell'Uno

Terza parte: commento all'ideologia neoplatonica

Dal VI° libro dell'ENNEADI – 8^ parte

di Claudio Simeoni

Il neoplatonismo

 

Ancora in questo capitolo abbiamo l'espressione del libero arbitrio come un oggetto di appartenenza. Qualcosa che si possiede in contrapposizione al concetto di qualcosa che si esprime. Il libero arbitrio è espressione del soggetto e non uno strumento d'uso del soggetto stesso.

Secondo Plotino colui che sa è il proprietario del Libero Arbitrio. Il problema che sfugge a Plotino è che quanto si conosce è infima parte del conoscibile. Eppure, egli, come neoplatonico avrebbe dovuto conoscere gli Oracoli Caldaici.

Siamo d'accordo sul fatto che il libero arbitrio è espressione della volontà, ciò che non condividiamo è sul fatto che l'Uno sia in possesso della volontà. Non sono d'accordo nemmeno sul fatto che ci sia una coincidenza fra volontà e ragione. Anzi, direi che la ragione è la negazione della volontà in quanto la ragione ritaglia un proprio spazio di potere e di dominio all'interno della volontà.

Per Plotino il sapere è ridotto al sapere della ragione. Solo l'Essere Umano, per quanto vogliamo sapere, ha il sapere della ragione, Per quanto ci riguarda, tutti i figli di ERA esercitano la loro volontà, non necessariamente perché abbiano la conoscenza come la ragione umana vuole definirla.

La volontà è espressione del libero arbitrio, non il sapere o la conoscenza. Il Sapere e la conoscenza possono essere espressione del libero arbitrio, noi possiamo riconoscere queste azioni come cose importanti, ma se noi non le riconosciamo perché quel sapere e quella conoscenza ci sono estranee, non per questo non esercitano il loro Libero Arbitrio.

Io non sono il giudice dell'arbitrio di altri.

Solo che Plotino introduce, contemporaneamente il concetto di LIBERTA'. Ed eccolo affermare:

"Noi, riconducendo il libero arbitrio a principio più nobile, cioè all'attività dell'intelligenza, riconosceremo come veramente libere soltanto quelle azioni che rientrano in quelle premesse e riconosceremo come non involontari anche quegli impulsi che si destano per opera del pensiero; e diremo infine che la libertà è presente anche negli Dei che vivono in questo modo, cioè secondo l'Intelligenza e secondo impulsi che vengono dall'intelligenza."

Libertà e libero arbitrio non hanno connessioni come non hanno connessioni l'Uno e quanto dall'Uno promana. La nobiltà, affermata da Plotino, è, di fatto, la negazione della capacità dell'Essere si esercitare il proprio Libero Arbitrio.

Se noi accettiamo questo, allora dobbiamo negare quanto afferma Plotino. Il libero arbitrio non appartiene a colui che sa, ma è manifestazione di colui che esiste.

In fondo è all'interno di questa contrapposizione che si fondano i postulati della moderna filosofia con la filosofia antica. Da un lato un Plotino, che come gigante si erge contro l'avanzata del terrore cattolico e dall'altra l'uscita dal terrore cattolico che si erge anche contro Plotino che ignorando come l'esistente vada a costruire la Coscienza Universale nega le attenzioni di GAIA finalizzate a fornire i suoi figli della falce dentata.

Il problema dell'appartenenza del libero arbitrio che si contrappone alla manifestazione del libero arbitrio come affermazione dell'ESSERE, qualunque sia la sua natura, nell'oggettività nella quale opera.

E' una contrapposizione fra Potere di Essere e Potere di Avere che costruirà l'inganno in tutta la formulazione della filosofia nei secoli.

Non il sapere come manifestazioni di sé stessi, ma manifestazione di sé stessi è l'articolazione del libero arbitrio.

L'azione è sapere realizzato. Il fatto che l'Uno sia immobile indica che l'Uno è inconsapevole. L'immobilità indica estraneità da una realtà che si realizza mediante una continua trasformazione.

Le azioni che portano alla trasformazione indicano la consocenza dei soggetti che partecipano alla trasformazione.

I soggetti che agiscono sanno. Nell'azione rivelano il loro sapere. L'Uno non agisce e, dunque, l'Uno di Plotino non sa.

L'uomo, agendo dimostra di sapere. L'Uno non agisce e, dunque, dimostra di non sapere.

Gli Esseri della Natura, mettendo in atto le loro azioni nella natura esercitano il libero arbitrio perché, agendo, dimostrano di sapere. Dimostrano di scegliere fra possibilità diverse. Dimostrano di conoscere i propri bisogni in relazioni al mondo in cui vivono.

A differenza degli Esseri della Natura, l'Uno non sa. Non mette in atto azioni perché non ha bisogni e vive l'inconsapevolezza di un mondo inconsapevole che lo contiene.

L'azione manifesta la vita. L'Uno di Plotino non ha vita!

E' pura immaginazione. Fantasia irreale da circoscrivere nel virtuale dell'esistenza umana.

Marghera, 23 luglio 2001

N.B. Le citazioni di Plotino sono prese dalla traduzione di Giuseppe Faggian ed. Bompiani!

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

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Il termine "paganesimo"

Troppo spesso il termine Paganesimo viene usato nel significato che gli danno i cristiani. Tutti i non cristiani sono "pagani" e questo è fonte di molta confuzione. I Wicca sono costruiti da Gardner sulle superstizioni cristiane alle quali Gardner attribuisce un "potere magico". Da qui l'uso dei tarocchi, dell'astrologia, delle rune, che secondo i wicca predicono un futuro determinato dalla volontà del loro dio o della loro dea. Proclamano i principi di un "Rede" che ha l'origine in un "padre" della chiesa cattolica (Agostino d'Ippona) e manifestano principi morali cristiani. La Religione Pagana non è più disposta a tollerare questo tipo di fraintendimenti.