Esperienze di volo fuori dal corpo e
le esperienze di premorte
Out of Body Experiences
Near Death Experiences

Ventitreesimo capitolo

Near Death Experiences, esperienze di premorte
fra scienza, cristianesimo e stregoneria

Congresso internazionale di San Marino 16-18 maggio 1997

di Claudio Simeoni

Indice dei temi congressuali

Out of Body Experiences, Near Death Experiences

La questione che il Congresso di S. Marino ha lasciato in sospeso è la relazione fra OBE (esperienze di "volo" fuori dal corpo; Out of Body Experiences) e le NDE (Near Death Experiences, esperienze di premorte).

L'accento che si è posto sulle NDE è dovuto al fatto che queste si presentano in un momento critico dell'esistenza umana. Quando un corpo fisico è in grave pericolo di morte sembra che, in quel momento, tutto è ammesso, tutto è tollerato perché tutto appare possibile, anche vedere dio.

L'esperienza vicino alla morte è talmente totalizzante, per il soggetto che vive la crisi, che le sensazioni e i fenomeni che il moribondo descrive vengono immediatamente attribuiti alla vita oltre la morte. L'individuo, in quel momento, ritiene di essere quasi giunto alla soglia della morte. Ogni sensazione viene studiata, ogni effetto entra nella statistica. Lo studioso, essenzialmente, cerca in questi fenomeni la sicurezza che la sua Coscienza sopravvivrà dopo la sua morte del suo corpo fisico. Egli cerca le certezze per sé stesso; non gli interessa molto la ricerca della vita.

Ogni ricercatore si ritiene creato dal dio onnipotente, egli è a sua immagine e somiglianza; dunque, quanto trova nella cavia moribonda che sta studiando, ritiene che ci sia anche in sé stesso. Questo vale anche per chi si professa non credente o laico o, ancora, materialista. Egli considera il cervello umano centrale rispetto al mondo, rispetto all'"evoluzione" nella natura.

Comunque sia la descrizione che l'Essere Umano ricercatore si attribuisce, mette sempre sé stesso al centro delle sue ricerche, si pone come modello rispetto ad un mondo che studia, e ciò che cerca lo riconosce solo se collima col proprio modo di pensare. Altrimenti, non lo riconosce.

Quello che lui racconta dell'insieme dei fenomeni che si esprimono nelle NDE, non è detto che si ritrovino in lui. Quando non trova meccanicamente gli stessi fenomeni in individui diversi, dovrebbe chiedersi che cosa rende diverse le manifestazioni fisiologiche dal momento che secondo la sua opinione, dio ha creato tutti gli uomini uguali. Allo stesso modo, dovrebbero sorgergli dei dubbi quando gli stessi fenomeni si esprimono in modo tanto diverso da risultare quasi irriconoscibili. In quel momento, lo studioso, anziché analizzare, usa la statistica. La statistica è un elenco di fenomeni che rientrano in un modello e viene fatta da chi ha rinunciato di analizzare cercando il perché quel modello è abitato da alcuni individui e altri no.

Nelle OBE si presentano molti fenomeni presenti nelle NDE. La visione autoscopica, il volo, la traslazione della percezione fuori dalla stanza, in altri luoghi. Sia le OBE che le NDE sono oggetto di studio da parte della cattedra Universitaria di Edimburgo di Parapsicologia. Le testimonianze sono tali da non poterle ignorare.

Perché nelle OBE si manifestano gli stessi fenomeni delle NDE autoscopiche pur non essendo vicini alla morte del corpo fisico? Ciò che il convegno di San Marino ha ignorato è la forte relazione fra le due manifestazioni. Non sono state ignorate nel senso che i fenomeni comuni non sono stati citati, ma nel senso che non è stata marcata l'interrelazione dei fenomeni con il soggetto che produce i fenomeni stessi.

C'è stata in realtà una proposta, poco attuabile per la verità, della possibilità di iniettare ketamina in un soggetto che aveva vissuto esperienze NDE per studiarne gli effetti. Qualcuno ha lamentato che gli esperimenti in merito siano stati bloccati per l'intervento del dipartimento americano contro l'uso di droghe. Era una proposta per verificare se chi aveva avuto esperienze NDE autoscopiche era in grado di provare esperienze OBE attraverso l'uso della ketamina che, a dosi inferiori a quelle usate in anestesia per operazioni, ha dimostrato di scatenare alcuni fenomeni simili a quelli che si producono durante le NDE. Ma una relazione diretta fra OBE e NDE non è stata fatta.

Se fosse stata fatta, ci si sarebbe accorti che il denominatore comune, specie per le NDE autoscopiche, non è lo stato vicino alla morte ma è il soggetto, l'individuo divenuto e trasformato nelle scelte della sua esistenza.

Il soggetto quando vive situazioni OBE autoscopiche predispone il suo corpo esattamente come fa il soggetto quando produce le NDE. Solo che il soggetto che vive l'OBE non è in una situazione critica, in fin di vita o in stato di coma, ma dentro il suo corpo ha messo in moto tutti quei meccanismi psichici senza essere in fin di vita.

Se ipotizziamo che morire sia l'assoluto dell'individuo nella Natura, possiamo immaginare, stando ai parapsicologi, che i fenomeni di premorte raccontati dai pazienti che ritornano da stati di coma o di semi-morte sia una sorta di assoluto premorte dell'individuo. Se a questi fenomeni noi sottraiamo i fenomeni che gli individui vivono quando alimentano una condizione di OBE, Out of Body Experiences, possiamo ipotizzare che ciò che resta sono fenomeni propri della possibile morte.

In cosa si differenzia l'OBE, Out of Body Experiences, dai fenomeni NDE, Near Death Experiences, se nelle relazioni fatte dai pazienti e dalle persone che hanno avuto quei vissuti sembra che quelle sue esperienze spesso si sovrappongono? Si differenzia in tutti quei casi in cui si sovrappongono dimostrando l'esistenza di vissuti diversi capaci di produrre OBE o NDE dai contenuti quantitativi e qualitativi diversi.

In altre parole si potrebbe dire che l'individuo è in grado di attivare quei meccanismi che consentono al corpo luminoso di spostarsi fuori dal corpo fisico percependo il mondo con i sensi slegati da quelli del corpo fisico. Si potrebbe dire anche l'individuo non ha nessun corpo luminoso e si limita a produrre allucinazioni. La sostanza è diversa, ma l'apparato allucinatorio è la costante.

L'OBE è espressione di una scelta soggettiva del corpo, l'NDE è una reazione soggettiva ad una situazione critica di premorte. Non è necessario essere vicini alla morte per vivere effetti NDE. Ma quando si è vicini alla morte i meccanismi fisici, chimici e psicologici che portano a vivere situazioni OBE-NDE si mettono in moto in modo automatico.

Non è forse così per le predisposizioni del corpo fisico dell'Essere Feto quando si predispone per uscire dalla pancia della madre?

Nei momenti di crisi fisica i meccanismi si mettono in moto automaticamente, solo che partoriscono quanto l'individuo ha prodotto nel corso della sua vita. Se il corpo luminoso è molto forte ci sono visioni autoscopiche e cambi di stato della percezione del mondo che non vengono riportate quando si torna in vita. Se il corpo luminoso non esiste, in quanto si è vissuto all'interno di un percorso di sottomissione, allora si producono effetti allucinatori, illusioni, il vuoto.

Le OBE che vengono prese in considerazione sono quelle spontanee. Spesso il soggetto che vive un'OBE, sia che gli succeda da sveglio che come sogno, la vive come occasione. Come effetto disarticolato dal resto della vita. Non sempre il corpo è legato alla quotidianità. Qualche volta deve mollare le tensioni oppure si verificano delle esplosioni di Energia Vitale e la ragione deve prendere atto di fenomeni diversi. Ma subito si ricompone, parla di allucinazioni o allucinosi. Dal momento che i fenomeni OBE sono rari nell'individuo quasi quanto le NDE all'interno degli Esseri Umani, è abbastanza facile, per la ragione, confinarli nell'angolo delle cosa da non prendere in considerazione.

Qualcuno pesca da quell'angolo ed elabora tecniche per far uscire quelle sensazioni. Tecniche Yoga o altro. Il problema vero è che tutte le tecniche, più o meno spirituali, sono solo tecniche e anche se manipolano la disposizione del corpo, anche provocando bombardamenti chimici ed effetti simili alle OBE o NDE, altro non fanno che lasciare l'Essere Umano che le pratica, vuoto di tensioni o sottomesso ad una concezione dell'universo e del mondo davanti alla quale altro non può che accettarla passivamente attribuendo a quella passività una presunta saggezza: le sue personali giustificazioni dell'accettazione passiva.

Una cosa sono i meccanismi psico-fisici che predispongono agli effetti OBE o NDE e un'altra faccenda è la "cosa" che attraverso quella predisposizione emerge. I meccanismi appartengono al nostro divenuto come Esseri Umani. Noi possediamo la capacità di alterare la percezione sia immettendo sostanze chimiche che definiamo droghe, sia modificando la nostra struttura neuro-vegetativa per adattarla alle condizioni che stiamo vivendo. Gli effetti della mescalina sono tali su di noi perché noi abbiamo delle predisposizioni funzionali a quella sostanza.

Il corpo fisico ha una sensibilità a variare la sua percezione in quanto la percezione nel mondo della ragione è una convenzione della specie, non è la percezione in assoluto.

Diverso è il discorso per la "cosa" che emerge: il corpo luminoso e, attraverso esso, l'estensione sensoria, la percezione di aspetti diversi dell'esistenza, le elaborazioni della realtà del mondo con la parte "antica" del cervello, l'intuizione, ecc. Questo si può manifestare alla coscienza attraverso le tecniche, ma le tecniche attivano i nostri meccanismi ma non li riempiono di sostanza e di contenuti che possono, al contrario, essere prodotti dalle relazioni che costruiamo nel mondo.

Un percorso Yoga non produce il corpo luminoso o l'intuizione, al massimo produce la predisposizione del corpo per far uscire questo. Ma il corpo luminoso non è prodotto né da pratiche Yoga, né da pratiche di meditazione, né da pratiche di sognare o altre. Il corpo luminoso è prodotto dalla vita quotidiana. E' il fare nella quotidianità, la nostra capacità di prendere nelle nostre mani il nostro divenire, la capacità di usare la nostra volontà per alimentare le nostre determinazioni che portano alla costruzione del corpo luminoso. Prendono la struttura emotiva costruita dall'Essere Feto, la compattano, e la sviluppano giorno dopo giorno, azione dopo azione, scelta dopo scelta. La struttura emotiva può essere distrutta imponendosi la sottomissione ad una volontà esterna. La sottomissione della struttura emotiva è l'attività delle religioni rivelate.

Chi costruisce il corpo luminoso, è la quotidianità.

Quando un individuo si avvicina a tecniche come la meditazione o lo Yoga o il sognare altro non fa che mettere in moto, in maniera diversa, il suo organismo. Quella predisposizione permette l'uscita di quanto egli, nel corso della sua quotidianità, ha costruito, compattato e articolato. Il pericolo reale è che queste tecniche assorbano l'individuo in modo assoluto. Lo isolino dalla quotidianità col risultato di allontanare l'individuo dalle contraddizioni nelle quali vive e nelle quali ha costruito il suo corpo luminoso.

Il sottrarsi alla quotidianità blocca lo sviluppo del corpo luminoso e costruisce un percorso di assoggettamento e dipendenza dell'individuo alla tecnica che esegue rendendo la sua vita dipendente da quella tecnica. Come il pregare che distrugge l'uomo rendendolo dipendente dalla supplica della provvidenza.

Questo vale per tutte le pratiche religiose dove l'assoggettamento di un individuo ad un divino dal quale dipende distrugge il divino in formazione nell'Essere Umano.

Diverso è quando queste tecniche sono strumenti di cui l'individuo si serve per affrontare la vita di tutti i giorni. Quando l'individuo, pur praticando tecniche di meditazione, contemplazione, sognare, sospensione del dialogo interno, ecc., non si astrae dalla vita di tutti i giorni ma continua ad affrontare le contraddizioni, continua ad esercitare la propria volontà e le proprie determinazioni, continua a vivere per sfida usando le tecniche per ampliare il suo spettro di giudizio facendo affluire alla ragione dati, modi di vivere, valutazioni diverse che possono espandere la sua descrizione e arricchire le sue relazioni nel mondo.

Mentre nel primo caso è la tecnica che si impossessa dell'individuo, nel secondo caso è l'individuo che usa la tecnica per ampliare sé stesso.

Questo vale anche per la ragione dell'individuo. Quando l'individuo decide ed agisce sempre e comunque all'interno della descrizione della ragione, egli è limitato nella percezione del mondo. La sua azione non precede mai il pensiero ma è il pensato, la descrizione, che determina la direzione in cui l'individuo deve agire. La descrizione tende a chiudersi su sé stessa, restringendo il giudizio e la coscienza da cui dipende l'azione dell'individuo nella vita quotidiana.

Se l'OBE e le NDE si esprimono solo in particolari situazioni dobbiamo chiederci perché. Non possiamo mettere l'accento sulla particolarità della situazione, ma sul modo col quale affrontiamo la vita. Fintanto che un Sistema Sociale imporrà ai propri figli la sottomissione all'idea del dio creatore, altro non farà che uccidere il corpo luminoso che cresce in loro. Più un Sistema Sociale farà questa violenza e maggiormente imporrà lo stupore per chi, nonostante questo, riesce ad esprimere effetti autoscopici, percezioni, intuizioni anziché rinchiudersi in malattie mentali che producono allucinazioni di corpi malati e desideranti. Quel Sistema Sociale parlerà di dono divino quando egli stesso, attraverso le sue scelte e le sue imposizioni, ha privato gli Esseri Umani della loro opportunità.

Scritto nel 1997

Revisione 31 marzo 2016

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Claudio Simeoni

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Le esperienze di premorte

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