Morte - la vita oltre il corpo fisico

Gli Dèi nella Religione Romana
Il Sentiero d'oro

di Claudio Simeoni

 

Indice Religione Romana

 

Fine dell'esistenza del corpo fisico. Fine della possibilità concessa per lo sviluppo del corpo luminoso. Fine dei mutamenti che dalla gestazione ha portato l'individuo a diventare adulto, di vivere la sua vita mutamento dopo mutamento, e raggiungere il traguardo della morte.

Fine della possibilità concessa?

Oppure fine dell'esercizio della volontà dell'individuo nato nella natura, delle scelte e della determinazione dell'Essere all'interno del rapporto oggettività-soggettività nel quale si è trovato ad esistere?

La vita oltre la morte del corpo fisico è un concetto vago perché appartiene all'inconoscibile della ragione. La ragione muore quando il corpo fisico muore. La ragione non esiste quando l'individuo nasce. La ragione si costruisce giorno dopo giorno dopo la nascita dell'individuo.

L'individuo, ogni individuo della e nella natura, è un insieme emotivo che rende viva la materia e la porta ad agire formando una coscienza di sé stessa.

L'emozione accende la materia e la conduce, mutamento dopo mutamento a trasformare, sedimentare, ampliare sé stessa nel mondo in cui è diventata consapevole. L'emozione è la vita che spinge la materia in una continua trasformazione e la ragione è solo uno strumento con cui quella materia, che noi chiamiamo Essere Umano, si manifesta nella sua quotidianità.

Pensare alla morte come un soggetto maschile o femminile indica due punti di vista diversi nei confronti della morte. Il punto di vista che vuole vedere la morte come un soggetto maschile è il punto di vista di colui che dà o impedisce la morte nei confronti di un soggetto terzo. E' il punto di vista del "padrone della morte" che è "maschio" nei confronti del moribondo che subisce la morte. Pensare la morte come femminile, è il punto di vista di chi sta morendo. Egli è colui che può partorire o abortire il proprio corpo luminoso, il soggetto emotivo che ha costruito dentro di sé nel corso della sua vita.

Erano varie le credenze sul dopo morte che Greci e Romani ci hanno lasciato. Tutte vaghe, come ombre di nebbia che si muovono in contesti dai contorni indistinti dove la memoria dell'esistenza terrena era cancellata dall'acqua del Lete. L'invenzione del Lete è di Platone che inventa la reincarnazione. Con l'acqua del Lete le "anime" di Platone dimenticano la loro vita passata e sono pronte per reincarnarsi. La stessa cosa viene ripresa dal reincarnazionista Virgilio.

Il concetto più antico è quello dell'Ade, del Tartaro e delle isole dei Beati.

La difficoltà per i veggenti era quella di formulare il concetto secondo cui la morte, Moros, era il momento in cui la vita veniva partorita.

La nascita da una morte non sfuggiva ai veggenti, ma era, per loro, molto difficile descriverla nella vita di tutti i giorni. Muore il feto e nasce il bambino. Dove va posta l'attenzione? Sulla morte del feto o sulla nascita del bambino?

La morte del corpo fisico era il momento della nascita del corpo luminoso: del Genio.

Il Genio, la Juno al femminile, nasce quando il corpo fisico muore. Ma il Genio viene costruito nel corso della vita del corpo fisico. Il Genio viene incubato e alimentato da tutti i coinvolgimenti emotivi che un soggetto ha vissuto nella propria vita.

Il corpo luminoso è costruito dalla struttura emotiva dell'individuo, soltanto se si erano verificate, nel corso dell'esistenza di un individuo, una serie di condizioni in cui le emozioni erano coinvolte permetteva al corpo fisico di costruire il corpo luminoso.

L'esistenza dell'Essere Umano era l'elemento attraverso il quale il corpo luminoso dell'Essere poteva nascere o essere abortito.

Ai veggenti Romani non erano chiare le cause e i meccanismi affinché questo avvenisse. La maggior parte delle loro visioni erano piene di Geni abortiti al momento della morte del corpo fisico. Forse per questo motivo si esaltò il Genio dell'imperatore, in quanto Essere Umano diventato Imperatore, nel quotidiano della ragione, certamente anche il suo Genio si era sviluppato diventando talmente forte da mantenere compatta la Coscienza di Sé dopo la morte del corpo fisico.

Dare questo tipo di spiegazioni soddisfaceva l'onnipotenza della ragione, ma non spiegava perché alcuni uomini abortivano il loro Genio e altri uomini facevano nascere il loro Genio a nuova vita. Fu un ripiegamento dei veggenti che la Specie Umana pagò molto caro.

Questo tipo di spiegazioni aprì al concetto platonico di anima che privava i corpi della loro conoscenza e delle loro passioni finendo per uccidere negli uomini la possibilità di costruire il loro Genio e trasformare la morte del corpo fisico in nascita del loro Genio, il loro corpo luminoso.

Chi è dunque Mors? E' il fine dell'esistenza degli Esseri della Natura: lo scopo del loro esistere e del loro divenire.

Mors non è un monito per gli Esseri a ricordare come il tempo, che loro vivono, ha dei limiti precisi. Mors è un momento in cui avviene un'esplosione di Energia e, comunque vada la morte per il soggetto, il mondo in cui ha vissuto non sarà più lo stesso

Gli Esseri Umani che seguirono una via per lo sviluppo della Coscienza di Sé lungo il Se si trovarono abbastanza forti da mantenere compatta la propria Coscienza trasferendola sul corpo di Energia; gli Esseri Umani che rinunciarono all'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni nel quotidiano della ragione inondano il circostante, alla morte del loro corpo fisico, disperdendo l'Energia Vitale rimasta: ultimo banchetto per il dio dei cristiani spacciatosi signore, padrone e creatore dell'universo.

Mors è ciò a cui l'Essere Umano tende. Mors è ciò che l'Essere Umano desidera.

Lasciò perplessi i veggenti dell'antica Roma il fatto che Mors era attesa da due diversi tipi di persone: i disperati che l'invocavano per mettere fine alle loro sofferenze ed Esseri Umani poderosi che l'attendevano per concludere quanto stavano facendo.

Queste diverse visioni bloccò la disperazione che di Mors ebbero invece i cristiani. Essi, comunque, sarebbero stati annientati da Mors. Non avevano nessun'arma con cui opporsi perché per tutta la loro vita si erano sottomessi al loro dio padrone che si era nutrito della loro sottomissione. Come tanti Isacco sono stati messi sulla pira per sacrificare la loro vita per la gloria del loro dio. In questo modo sono stati svuotati e al momento della morte del corpo fisico sono privi di energia emotiva. Supplicano il loro dio padrone per una nuova e diversa possibilità.

I cristiani, i musulmani, gli ebrei e i buddisti giungono all'appuntamento con la morte del loro corpo fisico già come morti in piedi da decenni. Costoro dovettero inventarsi la consolazione. Loro sì, morivano!

Certamente dopo la loro morte non esisteva più nulla, ma ci avrebbe pensato il dio, il loro creatore, e quel suo figlio a farli risorgere col corpo dalla tomba. Esattamente come Platone si inventò la consolazione della reincarnazione per rimediare al fallimento esistenziale a cui costringeva gli uomini.

In questo modo i cristiani tendevano ad esorcizzare Mors. In questo modo tendevano a nascondere la loro paura.

Poveri illusi!

Almeno quella paura se l'avessero tenuta per loro. No! Loro dovevano soffocare ogni divenire degli Esseri Umani imponendo l'impotenza e il terrore davanti a Mors per cibare il loro dio della paura degli uomini.

Un Essere Umano che ha vissuto la propria vita usando la propria volontà e le proprie determinazioni attende Mors come la fine di un lavoro, comunque ben fatto! Non c'è disperazione in un Essere alla ricerca della Coscienza di Sé lungo la via del Se, costui è pronto ad esercitare la propria volontà in qualsiasi forma si trovi ed in qualsiasi condizione continui ad esistere.

L'abitudine all'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni come elemento attraverso il quale esercitare il proprio Potere di Essere, una volta acquisito, non si perde più.

Si ricordi dunque Mors con speranza mentre si scala la vetta della Conoscenza e della Consapevolezza giorno dopo giorno. Questo perché al momento della morte del corpo fisico l'unica cosa che portiamo con noi è la ricchezza del patrimonio emotivo che abbiamo plasmato nel corso della nostra vita, sfida dopo sfida, azione dopo azione, scelta dopo scelta, giorno dopo giorno. Questo ci permette di diventare eterni costruendo il nostro Corpo Luminoso.

 

Testo 1993

Revisionato nella forma attuale: Marghera giugno 2018

 

Pagina tradotta in lingua Portoghese

Tradução para o português Morte, a vida depois do corpo físico na Religião Romana

 

 

 

Il sentiero d'oro: gli Dèi romani

La vita, rappresentata da Giunone in Piazza delle Erbe a Verona

 

Il suicidio della vita rappresentata da Giulietta a Verona

 

La Religione Pagana esalta la vita trionfando nella morte.

Il cristianesimo esalta la morte, il dolore, la crocifissione e il suicidio

 

Per questo i cristiani disperati hanno un padrone che promette loro la resurrezione nella carne.

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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I Romani erano costruttori di Ponti

Ponti che univano gli Dèi agli uomini e gli uomini agli Dèi

 

La Religione di Roma Antica

La religione di Roma Antica era caratterizzata da due elementi fondamentali. Primo: era una religione fatta dall'uomo che abita il mondo fatto da Dèi con cui intratteneva relazioni reciproche per un interesse comune. Secondo: la Religione di Roma Antica era una religione della trasformazione, del tempo, dell'azione, del contratto fra soggetti che agiscono. Queste sono condizioni che la filosofia stoica e platonica non hanno mai compreso e la loro azione ha appiattito, fino ad oggi, l'interpretazione dell'Antica Religione di Roma ai modelli statici del platonismo e neoplatonismo prima e del cristianesimo, poi. Riprendere la tradizione religiosa dell'Antica Roma, di Numa, significa uscire dai modelli cristiani, neoplatonici e stoici per riprendere l'idea del tempo e della trasformazione in un mondo che si trasforma.