Chiedersi il perché delle cose

Il Crogiolo dello Stregone nei quattro Canti del Mondo

(testo originale 1998)

Capitolo quattordici

di Claudio Simeoni

Cod. ISBN 9788893329187

Indice del crogiolo dello Stregone dell'uomo nel mondo

 

Chiedersi il perché delle cose Capitolo quattordici

Chiedersi il Perché delle Cose è un elemento fondamentale che concorre alla formazione del Crogiolo dello Stregone. Questo elemento consente all'Apprendista Stregone di superare l'apparenza, la rappresentazione immediata del fenomeno, per cercare di giungere alla sua noumenia (oggetto in sé), alla sua essenza intima e di afferrarne significati diversi da quanto appare.

Il Chiedersi il Perché delle Cose implicava anche il Chiedersi il Perché del Perché delle Cose in un processo di ricerca continuo che impediva alla verità di bloccare la ricerca del soggetto in relazione ai fenomeni attraverso i quali costruiva la sua esistenza.

Io percepisco il fenomeno ma il fenomeno è oggetto in sé e prospetta alla mia percezione gli aspetti che egli ritiene opportuni prospettare (pratica l'agguato nei miei confronti). D'altro canto, la mia ragione è educata a cogliere del fenomeno esclusivamente gli aspetti in sintonia con la sua descrizione e a cancellarne altri.

Io percepisco il fenomeno ma la mia percezione è divenuta formandosi giorno dopo giorno dimostrandomi che esiste un processo di costruzione continua. La mia percezione del fenomeno e la collocazione che io gli do nella mia vita, è comunque e sempre relativa alla mia capacità di percepire quel fenomeno e di collocarlo nella mia coscienza.

Nella relazione dei Quattro Canti del Mondo, sia la capacità dei soggetti di fondere i loro crogioli, sia la percezione della fusione e la traduzione di quella fusione nella vita quotidiana è sempre relativa alla capacità soggettiva di percepire il fenomeno e di interagire con esso.

La fusione dei soggetti nei Quattro Canti del Mondo non è mai vissuta come condizione totalizzante della propria esistenza perché la fusione avviene sempre con soggetti diversi da sé, ma anche la capacità di percezione della fusione è relativa alle trasformazioni dei soggetti che vi partecipano.

Cosa ho ottenuto nella fusione del Crogiolo dello Stregone nei Quattro Canti del Mondo con la Coscienza di Sé dell'Essere Cielo che io chiamo Giove?

Se io mi devo basare sulla descrizione della ragione, nulla. La Coscienza di Sé del cielo è là, è enorme e i suoi bisogni sono apparentemente estrani a quelli che la mia ragione esprime, per questo la mia ragione può benissimo relegare la relazione nell'immaginazione. La ragione è soddisfatta. In realtà, nei Quattro Canti del Mondo Giove ha riversato tutto sé stesso nei miei confronti mentre io ho afferrato quanto ero in grado di afferrare. Nella relazione io ho riversato tutto me stesso e Giove ha afferrato quanto era in grado di afferrare. Giove sa perfettamente che gli Esseri Umani, attraverso l'uso delle proprie mani, sono in grado di modificare la composizione dell'atmosfera in tempi relativamente brevi. Quindi, sono in grado di modificare la sua stessa Coscienza e la sua stessa Consapevolezza. Giove, nella relazione, ha accentuato i caratteri a cui era maggiormente interessato richiamando su di essi la percezione del mio Crogiolo; nello stesso modo in cui io presento a Giove le mie necessità chiedendo di alimentare il mio percorso per continuare a fondere il Crogiolo!

Cosa si è modificato nella relazione? Giove sa che c'è un Essere Umano che può esprimere, per quello che la sua percezione lo ha condotto a percepire, i suoi bisogni all'interno della Specie Umana. Così egli nutre di Energia Vitale quell'Essere Umano in quanto quell'Essere Umano, costruendo la relazione all'interno dei Quattro Canti del Mondo, si è fatto Giove. Ma Giove potrebbe presentarsi a quell'Essere Umano sia come rappresentazione che come Consapevolezza. Che cosa cambia? Se io lo percepisco come rappresentazione, colgo soltanto, al di là di come lo descrivo, il suo aspetto di immensità e potenza anche se ne soggettivo i bisogni (compatibili) e tensioni, se lo colgo come Consapevolezza colgo immediatamente la sintesi dei suoi bisogni, dei suoi mutamenti, della sua volontà e delle sue determinazioni (relativamente alla mia capacità di percepirle). Nel primo caso la rappresentazione è un elemento statico dove la risposta alle tensioni passa attraverso la rappresentazione della forma, io non mi sto chiedendo il perché della relazione, nel secondo caso la fusione è dinamica in quanto cogliere le prerogative e le determinazioni significa diventarne parte senza passare attraverso la limitazione della forma e della descrizione.

Fintanto che io penso a quelle determinazioni allineandole con le mie determinazioni, Giove alimenta la mia azione in quanto la mia azione è quella di Giove. Non ha naturalmente senso che io affermi di alimentare l'azione di Giove data l'immensa sproporzione di consapevolezza che abbiamo, ma ha senso parlare di modificazione dell'Intento di Giove. Se molti Esseri Umani si muovono e agiscono avendo presente le necessità di Giove e delle sue trasformazioni e scoprono che alcune determinazioni di Giove possono essere le loro determinazioni, l'Intento di Giove si modifica includendo anche questo fenomeno nelle sue azioni.

Chiedersi il Perché delle Cose nel Crogiolo dello Stregone significa superare la rappresentazione del fenomeno e giungere a scoprire nuove caratteristiche e nuove prerogative del fenomeno stesso.

Chiedersi del Perché delle Cose all'interno dei Quattro Canti del Mondo significa essere consapevoli che una relazione è in grado di fornire più elementi di quanto descritti e nello stesso tempo pone il soggetto, che ha costruito la relazione, nei Quattro Canti del Mondo in tensione per cercare di capire il senso e il significato del fenomeno che gli giunge.

I bambini non si chiedono il perché delle cose. Vengono costretti ad accettare i fenomeni per il loro apparire e non per il significato che hanno.

Chiedersi il Perché delle Cose permette di costringere la ragione a non ergersi a padrona del significato delle cose. Gli impedisce di imporre spiegazioni precostituite. Significa costringere la ragione a manipolare continuamente nuove spiegazioni ricercando i fenomeni da aggiungere per la formazione del suo giudizio.

Cosa è avvenuto quando ho fuso il mio Crogiolo con quello di Giove? Quel perché di quella cosa sfugge alla ragione perché la ragione non ha le categorie dialettiche e descrittive capaci di definire quella cosa. Ma il ricordo di quella relazione permane. Poi, un giorno, la ragione si apre a quella cosa perché ha qualche parola con cui definirla e, finalmente, alcuni effetti di quella relazione giungono alla coscienza anche se le parole con cui quella descrizione non sono le più adatte.

Gli effetti della fusione nei Quattro Canti del Mondo, spesso si trasformano in idee, tensioni e intuizioni che affluiscono alla coscienza anche molto tempo dopo la fusione. In pratica, il Chiedersi il Perché delle Cose permette di conservare una ragione agile e pronta a far affluire nuovi elementi. La ragione, a sua volta, entra nella relazione dei Quattro Canti del Mondo in quanto gli oggetti con cui ci relazioniamo sono oggetti reali, tensioni reali, emozioni reali, che hanno un riscontro nella ragione anche se questa, proprio per la descrizione, è costretta a circoscriverne gli effetti della relazione. Questi permangono nella nostra struttura emotiva, nella consapevolezza emotiva, ed emergono, in varie forme (idee, intuizioni, desiderio, bisogno, ecc.) anche molto tempo dopo la fusione che ha modificato la nostra consapevolezza emozionale.

L'immensità della Coscienza di Sé Venere che incita e stimola la mia azione nella ragione appare alla mia immaginazione in modo da costruire le relazioni in cui esprimersi. Il modo con cui costruisco le relazioni, sia con gli altri Esseri Umani sia con gli Esseri della Natura, può essere sempre migliorato. Il mio farmi Venere è una trasformazione continua che inizialmente tende ad esprimersi nella società e che, proprio esprimendosi nelle relazioni dei Quattro Canti del mondo, stimola la mia consapevolezza emotiva per distruggere il saccheggiatore che il Condizionamento Educazionale imposto dagli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra ha costruito dentro di me e, in un secondo tempo, modifica il mio modo di relazionarmi più in sintonia col venerare che non al possedere.

Nella relazione nei Quattro Canti del Mondo il mio Intento diventa quello di Venere e Venere diventa il mio intento. Nella ragione quell'intento diventa intenzione. Dal momento che l'educazione ha teso a farmi diventare soggetto o oggetto di distruzione (possessore o posseduto) io modifico quel modo di essere in quanto la mia intenzione nella ragione è quella di veicolare il mio desiderio e lo posso fare perché nella relazione nei Quattro Canti del Mondo il mio Intento si è fuso con l'Intento di Venere.

Una volta che ho imparato a chiedermi il perché delle cose, chiedersi il "che cosa voglio e perché lo voglio", il passo è breve. Come la cosa si manifesta da un insieme e porta con sé l'insieme da cui è manifestata, così gli obiettivi che voglio raggiungere hanno un perché che deve essere chiaro alle mie emozioni prima che alla mia ragione.

Chiedersi il Perché delle Cose nei Quattro Canti del mondo porta ad una modificazione soggettiva dove l'oggetto percepito assume vari perché a seconda di come io lo colloco nel mio pensato o nelle mie emozioni. Il fenomeno viene da un insieme e si presenta a me col significato dell'insieme da cui proviene. Il suo perché è dato dall'insieme da cui proviene e, nello stesso tempo io fisso il perché della cosa quando quella cosa la inserisco nell'insieme che io proietto nel mondo.

Un fenomeno ha più perché. Un Perché è il fenomeno in sé che si presenta a me come oggetto in sé. Un altro perché è l'insieme che lo ha manifestato. Un altro perché è il perturbamento dell'oggettività prodotto dal fenomeno. Un altro perché è il valore razionale che la mia ragione attribuisce al fenomeno proiettando su di esso il significato che la mia ragione immagina. Un altro perché sono gli effetti che quel fenomeno produce nella mia struttura emotiva. Un altro perché è l'uso sia razionale o emotivo che io ne faccio di quella cosa che chiamo fenomeno.

Mi devo chiedere il Perché delle cose e me lo chiedo in base all'uso o a giudizio che ne faccio di quella cosa.

Chiedersi il Perché delle Cose nei Quattro Canti del Mondo permette di alimentare l'azione nel quotidiano superando la forma del fenomeno e di quanto la relazione costruisce.

Chiedersi il Perché delle cose permette di considerare relativo quanto il fenomeno ci presenta. Chiedersi il Perché delle cose ci permette di non abbandonarci a quanto la descrizione ci propone né a quanto il fenomeno percepito ci presenta. Così nella relazione dei Quattro Canti del Mondo la descrizione dei fenomeni che percepiamo diventa relativa al nostro descritto, ma quella descrizione non si impone alla nostra coscienza emotiva che è pronta a sostituire quel fenomeno quando il perché potrebbe risultare negativo. Come si diceva in un vecchio film: "Non tutti quelli che ti mettono nella merda lo fanno per danneggiarti; non tutti quelli che ti tirano fuori dalla merda lo fanno per farti un favore".

Chiedersi il perché delle cose significa cercare di capire i meccanismi della nostra esistenza.

Attraverso il Chiedersi il Perché delle Cose non ci facciamo ingannare dall'apparizione di un divino che tendendo a sottometterci ci presenta alla nostra ragione una visione consolatoria o gloriosa. Noi non siamo dipendenti da quella ragione. La nostra azione non dipende dalla nostra descrizione, ma dalla nostra percezione. Nei Quattro Canti del Mondo noi agiamo attraverso Volontà non attraverso la descrizione della ragione. Nei Quattro Canti del Mondo noi abbiamo attrezzato noi stessi per affrontare lo sconosciuto. Uno sconosciuto che ci induce a chiederci il perché delle cose prima di affrontarlo.

In qualunque modo noi descriviamo il fenomeno che ci si presenta, sappiamo che quella descrizione è relativa alla libertà descrittiva che abbiamo raggiunto. Se noi fissiamo la descrizione del fenomeno senza chiederci il perché di quel specifico fenomeno, automaticamente interrompiamo il nostro cammino di libertà. Noi accettiamo la descrizione della ragione, ma non la eleviamo ad assoluto, c chiediamo il perché della cosa senza proiettare sulla cosa un significato preconfezionato. Il Chiederci il Perché delle Cose ci permette di inserire nella nostra ragione non il fenomeno per quanto immaginiamo, ma il perché del fenomeno che abbiamo analizzato. Ci permette di lasciare agile la nostra descrizione; ci permette di essere aperti a nuovi arrivi nella descrizione; ci permette di non limitare la fusione del Crogiolo a quanto è conosciuto; ci permette di fare della fusione prodotta dalle relazioni fra Crogioli una trasformazione in continuo mutamento.

Settembre 1998

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Il Crogiolo nei Quattro canti del Mondo

Noi viviamo in un mondo che non è fatto di soggetti ed oggetti, ma viviamo in un mondo fatto di soggetti che agiscono e che modificano continuamente la realtà che abitano. Dèi e intelligenze che si adattano alle condizioni che incontrano e agiscono per modificare quelle condizioni. Agiscono modificando sé stessi e le stesse condizioni che hanno trovato nascendo.