Iboga, ketamina e mescalina per indurre
i fenomeni delle esperienze di premorte
Out of Body Experiences
Near Death Experiences

Ventiseiesimo capitolo

Near Death Experiences, esperienze di premorte
fra scienza, cristianesimo e stregoneria

Congresso internazionale di San Marino 16-18 maggio 1997

di Claudio Simeoni

Indice dei temi congressuali

Il discorso sull'iboga, ketamina, mescalina e lsd

Molti parapsicologi sono una sorta di seguaci di Huxley che, ritenendo l'uomo creato ad immagine e somiglianza del dio creatore, ritengono che possano esistere droghe come la mescalina, amanita muscaria, LSD, e l'iboga che siano in grado di aprire le porte di una diversa percezione, simile a quella del suo dio.

Simili idee erano in voga nel XIX secolo con droghe come la morfina, l'eroina e la cocaina.

Illustri scienziati, scrittori e medici si iniettavano morfina, eroina e cocaina per ampliare le loro capacità d'azione.

Al convegno internazionale di San Marino del 16-18 maggio 1997 si è parlato dell'uso dell'iboga da parte di popolazioni del Gabon e dintorni.

L'iboga induce uno stato di coma e i racconti, di chi esce dal coma, descrivono un vissuto i cui fenomeni sono simili ai racconti di chi ha vissuto allucinazioni di premorte, Near Death Experiences.

Alcuni effetti simili ai fenomeni di premorte si sono verificati anche in casi di anestesia (quando ancora era usata come anestetico) con la ketamina.

La costruzione mentale di questo tipo di sperimentatori era questa: se le droghe riescono a produrre un simile vissuto, significa che la possibilità di percepire questo, e chissà quanto altro ancora, è propria dell'uomo. Dal momento che quanto viene percepito non potrebbe essere percepito se non fosse reale, le allucinazioni, indotte dalle droghe, sono la descrizione di una realtà dalla quale l'uomo, senza la droga, sarebbe separato.

Si tratta del discorso ontologico, applicato alla droga, che rende i vissuti di premorte oggetti reali in sé per come si presentano nella forma descritta dalle allucinazioni.

Le sostanze come l'iboga e la ketamina possono mettere in moto ciò che c'è, non produrre ciò che non c'è. Mettono in moto un apparato sensorio, un sistema di allucinazioni che l'individuo proietta sulla sua coscienza perché la droga ha cancellato le sue relazioni nel mondo rinchiudendolo su sé stesso.

Inducendo lo stato di coma, tutta la capacità di percezione dell'individuo viene separata dal mondo e le allucinazioni, che diventano parte del vissuto in stato di coma, sono proiezioni dell'individuo sulla sua coscienza. Allucinazioni che descrivono un vissuto psichico che non ha base reale, ma che è rielaborazione, in forma di immagini, di quel corpo desiderante all'interno della struttura emotiva per come si è adattata alle sollecitazioni del mondo in cui quell'individuo è nato.

Quando l'individuo decide di assumere le droghe?

Nel mondo occidentale l'uso delle droghe, oggi come oggi, viene spesso iniziato in giovane età. Quando l'individuo non ha un bagaglio esperienziale e il suo vissuto è povero.

La droga, qualunque droga, tende a rinchiudere l'individuo su sé stesso separandolo dalla società e dalle possibilità di relazionarsi con i soggetti del mondo.

In questa situazione soggettiva, inducendo uno stato di coma, l'individuo che va in coma, vive i suoi desideri manifestati sotto forma di allucinazioni e i suoi racconti sono quelli di allucinazioni in cui i suoi desideri si sentono "realizzati".

Lo stato di coma indotto dall'iboga, bloccando il controllo della ragione sull'individuo e sospendendo la coscienza, mette in relazione i desideri dell'individuo con la parte profonda, con la sua struttura emotiva, costringendo la coscienza a visualizzare desideri e aspettative. La ragione, per contenere il desiderio che emerge nella struttura emotiva profonda, tenta di circoscriverne gli effetti sulla coscienza relegando ciò che emerge in allucinazioni.

L'individuo è faccia a faccia con un sé stesso, separato dal mondo, in cui il desiderio prende forma nelle sue allucinazioni.

Se l'individuo non è troppo giovane; se l'individuo ha alle spalle un vissuto in cui ha coinvolto le sue emozioni vivendo per sfida; se l'individuo viene indotto in uno stato di coma mediante l'iboga; il suo desiderio non è più il desiderio vuoto dell'uomo desiderante rinchiuso su sé stesso, ma il suo desiderio emerge dal suo vivere per sfida, dalla sua esistenza. Quanto emerge, dal profondo della sua struttura emotiva, nasce da una condizione di esperienza dalla quale la ragione si difende mediante le allucinazioni in cui racchiude e contiene quanto giunge alla coscienza da quello stato di coma.

Il meccanismo di difesa della ragione è uguale, ciò che cambia sono i contenuti delle allucinazioni. Nel primo caso l'individuo cortocircuita su un sé stesso senza interessi per la vita e le contraddizioni del mondo; nel secondo caso l'individuo cortocircuita su sé stesso rielaborando il proprio vissuto e i desideri espressi in quel vissuto.

Se l'individuo, mediante il proprio vissuto, affrontando le contraddizioni della vita, ha costruito e plasmato il suo corpo luminoso, questo coglie l'occasione per dare delle indicazioni alla ragione. Indicazioni che vengono accolte dalla ragione in quanto non le identifica con l'Essere Umano a cui anch'ella appartiene, ma le interpreta come provenienti dall'esterno dell'individuo. Dalla divinità, dal parente morto, dal leopardo sacro ecc.

La ragione dell'individuo non è in grado di abbandonare il controllo della persona. La persona sa quanto la ragione accoglie di quanto proviene dall'esterno. Se la ragione scopre che le informazioni provengono dalla persona, dal proprio profondo di cui non ha il controllo, scopre di non essere padrona della persona, ma parte della persona. Scopre uno sconosciuto in grado di comunicare alla coscienza elaborazioni di relazioni col mondo diverse dalla sua descrizione. Condizioni esistenziali che lei non è mai riuscita ad intuire o che, per qualche motivo, ha rifiutato.

Per la ragione le informazioni non provengono dal profondo dell'individuo, provengono dall'esterno dell'individuo, provengono dalle divinità che la ragione immagina e descrive. La divinità sapiente e magnanima, davanti a quella divinità la ragione si inginocchia perché è sé stessa proiettata all'infinito.

L'informazione, che passa attraverso l'allucinazione, è dunque accettata.

Chi assume l'iboga e produce uno stato di coma incontra il dio che gli dice che lui diventerà un "guaritore". Molto probabilmente lo diventerà. La quantità dei dati che ha accumulato nel corso della sua esistenza è tale da consentirgli di fare questo.

E' il meccanismo usato spesso da alcune persone chiamate sciamani. Il loro segreto non sta nella droga, ma in come si sono trasformati, plasmando la propria struttura emotiva, giorno dopo giorno, in tutte le esperienze della vita.

In quel momento lo sciamano apre una specie di canale preferenziale fra la sua ragione e la sua elaborazione emotiva profonda che fa affluire, come contenuto dell'allucinazione, la possibilità soggettiva di "curare". E' come se l'esperienza con l'iboga avesse costretto la ragione a riconoscere un aspetto delle possibilità soggettive dell'individuo che prima dell'esperienza voleva ignorare o non prendere in considerazione. Da quel momento in poi, tutto quanto concerne la possibilità di "curare" o di "guarire" può passare dalla "potenza" all'"atto". La possibilità giunge alla coscienza e l'individuo inizia ad agire in quella direzione accumulando esperienza. I segnali possono giungere alla coscienza, la percezione del corpo luminoso si apre un varco verso la consapevolezza d'azione senza che la ragione ignori il messaggio bloccandolo con la barriera del GIH. Finalmente, ad esempio, il cervello nello stomaco (nota 2016) può inviare segnali, di ciò che ha elaborato alla coscienza senza che la ragione ignori i fenomeni.

Chi analizza questo tipo di condizioni è abituato a pensare al passato e le categorie di attività che considera sono quelle legate alle illusioni della parapsicologia, come "guaritori", "indovini", "visioni di spiriti", "viaggi", ecc.

Dovremmo pensare in maniera moderna, attuale.

Questo tipo di condizione funzionerebbe bene per i politici, i generali (coloro che guidano persone), finanzieri, banchieri, sociologi, ecc.

Nelle condizioni in stato di coma, o con l'uso di amanita muscaria, mescalina, LSD e altre sostanze allucinogene, si verificano vere e proprie rotture del controllo della ragione che possono avvenire soltanto in presenza di un corpo luminoso ben formato e di una notevole conoscenza esistenziale.

Senza la presenza del corpo luminoso si verificano soltanto allucinazioni, di corpi desideranti, senza contenuti, pochi stati comatosi e alcuni casi di morte.

Gli antropologi affermano che l'uso dell'iboga non può essere fatto che poche volte nel corso della propria vita anche perché a piccole dosi è una droga come altre (vedi mescalina), a grandi dosi provoca stati comatosi che devono essere accuratamente diretti perché portano alla morte.

L'iboga può soltanto stimolare le allucinazioni o, al massimo, mettere l'individuo davanti a sé stesso. Ma quel sé stesso è l'individuo che si è costruito attraverso il proprio vissuto.

L'uso di droghe per ottenere "qualcosa" è sempre illusorio, molto nocivo. Non esistono "doni" che ti vengono da un dio padrone e che tu, con le droghe, sveli. Esiste solo ciò che hai costruito attraverso il tuo vissuto.

Chiunque pratichi un po' di sospensione del giudizio, un po' di sognare, sa perfettamente quali sono le sue predilezioni e sa pescare dal proprio intimo gli elementi che gli servono per seguirle e attuarle.

Lo stato comatoso e il "dono" determinato dall'uso dell'iboga sembra quasi una garanzia per il Sistema Sociale (una specie di laurea) delle intime possibilità della persona.

Lascia sgomenti quando i praticanti di stato di coma indotto dall'iboga affermano di aver ricevuto il "dono" dal Giaguaro sacro, da Gesù o dagli apostoli. Appare evidente come intervenga una descrizione soggettiva determinata dalla ragione per contenere nelle allucinazioni quel vissuto. Lo stato comatoso indotto dall'iboga non è un viaggio fuori dal corpo, ma, nella migliore delle situazioni, un viaggio in sé stessi che, come l'eroina, rinchiude in sé stessi.

Un incontro che viene cercato solo dalle persone vuote nel tentativo di difendersi dall'angoscia esistenziale per aver fallito la propria esistenza. Chi usa droghe per cercare un aspetto divino della vita, è solo un cadavere che attende di essere seppellito.

Scritto nel 1997

Revisione 03 aprile 2016

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L'indice dei temi congressuali

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Le esperienze di premorte

Le persone non si rendono conto che quando stanno per morire, non sono morte. In ogni caso noi disponiamo di strumenti mentali con cui possiamo afferrare aspetti inusuali del mondo che ci circonda. Questi strumenti non ci dicono com'é il mondo dopo la morte, ma ci indicano possibilità esistenziali e opportunità diverse da quelle che immaginiamo.