Gesù, le accuse ai Farisei
Alarico assedia Roma (408), Simmaco e Ambrogio
L'ideologia dell'odio nel vangelo di Marco

(testo originale 1998)

di Claudio Simeoni

 

L'incitamento di Gesù all'odio religioso contro i Farisei

(E ogni altro popolo e religione)

Capitolo quattro

 

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034 (I capitoli che non sono entrati nel vol. 1 entrano nel vol. 2)

LA PAGINA CONTIENE:

Marco: I Farisei e la Tradizione;
Commento al testo "I Farisei e la Tradizione";
Alarico assedia Roma nel 408-409;
Commento: "I Farisei e la Tradizione" in Marco e Alarico assedia Roma nel 408-409 [contiene brani della lettera di Simmaco e brani della risposta di Ambrogio];

 

Vai all'indice sulla relazione fra Gesù e i farisei e gli effetti nella storia

 

Scrive Marco nel suo vangelo:

I Farisei del luogo si riunirono presso di lui, come pure un certo numero di Scribi venuti da Gerusalemme; e vedendo alcuni dei suoi discepoli mangiare i loro pani con le mani impure, cioè non lavate, - poiché i Farisei e tutti i Giudei non mangiavano senza essersi lavate le mani sulla punta delle dita, attaccati come sono alla tradizione degli antichi, né mangiano quanto viene dal mercato, se non sia prima asperso; e ci sono molte altre cose, cui sono attaccati per tradizione, come il lavare i bicchieri e gli orcioli e le stoviglie di bronzo, - i Farisei, adunque, e gli Scribi gli domandarono: "Perché i tuoi discepoli non osservano la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?". Egli rispose loro: "Isaia ha ben profetizzato di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Essi mi rendono un culto vano, insegnando dottrine che sono precetti umani. Trascurando il comandamento di dio, vi attaccate alla tradizione degli uomini, ad abluzioni di orcili e di coppe, e fate molte altre cose di simil genere". Poi diceva loro: "Si, veramente, voi eludete il comandamento per osservare la vostra tradizione! Infatti Mosè ha detto: "Onora il padre e la madre, e chiunque maledice il padre o la madre, sia punito con la morte". Voi, invece, dite: "Se qualcuno dice al padre o alla madre: sia corban, cioè dono, quanto tu potresti avere di utile da me, e non gli lasciate più far nulla per il padre o la madre, annullando la parola di dio per la tradizione che vi siete trasmessa: e fate molte cose di simil genere!"

Richiamata la folla, disse loro "Ascoltatemi tutti e intendete! Non vi è niente fuori dall'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo;, ma è ciò che esce dall'uomo che contamina l'uomo. Chi ha orecchi per intendere, intenda!"

Entrato poi in casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli gli chiesero la spiegazione della parabola. E disse loro: "Così, dunque, anche voi siete senza intelletto? Non comprendete come tutto quello che entra dal di fuori nell'uomo non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore, ma nel ventre e se ne va nel cesso?". Così dichiarava puri tutti i cibi. Diceva ancora: "Ciò che esce dall'uomo, quello contamina l'uomo! Infatti, dal di dentro, dal cuore degli uomini, escono i cattivi pensieri, dissolutezze, latrocini, assassini, adulteri, cupidigie, cattiverie, frode, impudicizia, invidia, diffamazione, orgoglio, stoltezza. Tutte queste cose malvagie vengono dal di dentro e contaminano l'uomo".

Vangelo di Marco 7, 1-30

Il significato delle affermazioni nel vangelo di Marco

Per Marco vale quanto detto per Matteo. Il racconto sembra coincidere quasi perfettamente salvo in due aspetti. Marco precisa la tradizione dei Farisei e l'allarga a tutti i Giudei. Marco, non essendo Ebreo, deve precisare il tipo di tradizione cui si riferisce. Nel riferire questo precisa le norme igieniche cui i Farisei si sottoponevano allo scopo di prevenire le malattie e come l'impurità dei cibi era praticata per prevenire malattie. Questo rende ancora più grave quanto lo stesso Marco afferma: con le sue affermazioni Gesù rende puro ogni cibo. Così facendo egli non solo dimostra l'assoluta ignoranza e disprezzo nei confronti delle tradizioni del suo paese ma, peggio, esiste in Marco una volontà di distruzione di ogni Sistema Sociale attraverso la negazione delle tradizioni come costruzione di adattamento dei popoli allo specifico ambiente in cui si trovano a vivere e a trasformarsi. L'oggettività per Gesù non esiste in quanto il dio creatore, suo padre, ha creato esattamente come egli vede e solo quanto egli vede nelle misura in cui vede, dunque quanto egli non vede non esiste ed è frutto della malvagità di chi si rifiuta di mettersi acriticamente in ginocchio davanti a lui. Questo è un motivo per cui gli insulti sono una costante nel fare di Gesù.

Alarico assedia Roma 408 – 409

Tratto dal "Galla Placidia" di Lidia Storoni Mazzolari Edizione BUR Rizzoli.

Nell'Urbe assediata, non solo il popolino, superstizioso e tradizionalista, ma anche i pagani colti sollecitarono riti ufficiali, e cioè celebrati con l'assenso, con la partecipazione delle autorità: solo dall'impegno di chi rappresentava ufficialmente le comunità emanava quell'influsso vincolante che costringeva gli Dei ad agire; poiché era questa l'essenza dell'antica religione, la sua "utilità".

Si presentarono in città gli Aruspici Etruschi; dicevano di aver liberato Narni dall'assedio, suscitando un uragano: gli Etruschi compaiono invariabilmente nella storia di Roma nei momenti di psicosi collettiva; rappresentavano il passato, una continuità arcana, remote radici, le correnti conservatrici. Fu concesso loro di eseguire riti propiziatori, con l'assenso dello stesso papa Innocenzo I, il quale, però, volle che le cerimonie si svolgessero in segreto - tanto valeva, dissero i pagani, non farle: gli dei esigono l'omaggio ufficiale delle autorità. Per i cristiani non sarebbe servito a nulla in nessun caso: erano tentativi inani di stornare dal capo dei romani la giusta collera celeste.

Nel febbraio del 409, Onorio emanò una serie di decreti contro magi ed astrologi: ne ordinò l'espulsione dalla città, il rogo dei libri e, in caso di inadempienza, la morte. Forse, fu lo stesso Innocenzo a sollecitare l'intervento imperiale, poiché si rendeva conto che, dietro le pratiche magiche, si cercava di ripristinare il culto degli Dei in forma pubblica e solenne. I romani intanto, per versare il riscatto chiesto da Alarico, offrirono non solo gli ex-voto preziosi che arricchivano i santuari, ma fusero le statue stesse degli Dei. Quando fu la volta del simulacro della Virtus Romana, andò dissolto il numen, la forza arcana che l'abitava e magicamente si trasmetteva ai fedeli; e fu allora che "quel poco di coraggio che era rimasto nei romani andò in fumo.

Il significato della relazione fra gli elementi ideologici nel vangelo di Marco sui Farisei e la Tradizione e l’assedio di Roma ad opera di Alarico fra il 408 – 409

Sottoposto all'assedio di Alarico il popolo romano si era ricordato della propria tradizione. Quella tradizione che nel corso della sua storia aveva cementato la forza di Roma; era quella che nel corso dei secoli aveva cementato la forza dei palestinesi. Rinunciare alla tradizione equivale a rinunciare a quei gesti che permettono di compattare sé stessi davanti alle avversità. La tradizione è il divenuto, attraverso l'adattamento fra sé e il circostante, è il modo attraverso il quale gli Esseri Umani si fondono col circostante.

Da quando il Potere di Avere, attraverso i cristiani, doveva imporre la sudditanza al loro dio attraverso lo sviluppo della miseria e la diffusione della pulsione di morte, ha dovuto distruggere ogni tradizione in quanto queste erano in grado di fornire scudi per difendersi dalla sottomissione e della miseria imposta. Le tradizioni dei popoli dovevano essere sostituite con altre tradizioni, tradizioni che consistevano in auto colpevolizzarsi, supplicare, inginocchiarsi, pregare e, insieme, il loro complemento, colpevolizzare, costringere a supplicare, costringere ad inginocchiarsi, costringere a pregare.

Per trasformare gli Esseri Umani in pecore (nel senso comune e dispregiativo del termine) da portare al macello c'è sempre un periodo generazionale nel quale il ricordo è ancora vivo resistendo al tentativo di assoggettamento pur non riuscendo più a scuotere la forza che permise loro di essere ciò che furono.

La chiesa cattolica ha provocato sistematicamente Alarico (attraverso Onorio) per costringerlo a venire a prendersi a Roma il compenso per i servigi prestati in base ad accordi sottoscritti e mai onorati. Alarico era Ariano (cristiano seguace di Ario) e i cattolici fecero di tutto per impedire che fosse pagato. I cattolici compresero che la distruzione di Roma, da parte di Alarico avrebbe permesso loro di seminare ulteriormente miseria (indicando Alarico quale responsabile di questo) e assoggettamento costringendo un numero maggiore di persone a pregare.

Il popolo romano ricordava qualche cosa delle loro leggende. Ricordava quando il potere che regnava sulla città era equilibrio fra tutti i cittadini. Ricordava quando il potere ordinava, ma non pretendeva che le persone lo interiorizzassero amando i suoi ordini con tutto il loro cuore, con tutto il loro corpo e con tutta la loro anima. Ricordava quando il potere era equilibrio. Quell'equilibrio che anche se criticabile, anche se imperfetto, anche se prepotente era comunque fuso col circostante e da quel circostante traeva forza e vigore. Ricordava quando gli Auguri e gli Aruspici erano veramente quanto le leggende indicavano e i loro auspici erano fatti per cercare di capire se il circostante poteva ostacolare l'azione che il popolo romano o il suo governo stavano per intraprendere. Ricordava quando la forza di Roma non era soltanto l'esercito, ma era il principio speranza fuso in ogni anfratto, in ogni Essere Animale, in ogni abitante della città. Ricordava quando i Salii agivano per lustrare la città richiamando ogni Essere a dare il meglio di sé stesso non solo per il proprio benessere, ma per il benessere della città. Ricordavano quando il contadino poteva essere magistrato e quando le leggi erano tavole scritte nel foro.

Quel ricordo non era più tangibile e fattibile, era un vago ricordo, ma la nostalgia di aver perso la via del proprio divenire era molto forte. Era persa la sostanza di cui la forma era espressione. Pertanto il popolo romano chiedeva di ripristinare le proprie antiche tradizioni. Non sapeva che i cristiani ne avevano ucciso il ricordo e la sostanza e si erano limitati a tramandargli soltanto la forma attraverso la quale denigrava la religiosità antica dei romani riferendosi ai costumi di imperatori le cui funzioni i cristiani avevano assunto. Inutilmente patrizi pagani tentavano ancora di ripristinare le tradizioni. La loro essenza era andata distrutta.

Nonostante questo, il popolo romano giunse a comprendere un'equazione precisa: era necessario ripristinare i riti nella loro ufficialità, cioè celebrati con la partecipazione e l'assenso delle autorità. Esiste un'autorità che viene delegata per amministrare uno stato e che si assume la guida per risolvere le contraddizioni che la comunità incontra, ed esiste un'autorità che possiede la comunità. E' la contrapposizione fra il modo di gestire uno stato attraverso il Potere di Essere e il Potere di Avere, nel primo caso c'è un'assunzione di problemi e del farsi carico della loro risoluzione finalizzandola al benessere dello stato, nel secondo caso c'è l'assoggettamento dello stato facendolo funzionare per risolvere i propri problemi. Tutti e due si possono chiamare poteri che governano, ma uno, per quanti errori e per quanto fuori di testa siano i suoi membri può agire in armonia col circostante, il secondo non solo è estraneo al circostante, ma provoca una reazione del circostante contro di sé.

Gli imperatori prima e i cristiani ora avevano distrutto l'armonia nella gestione dello stato per trasformarlo in roba propria: usavano lo stato per soddisfare i propri bisogni e portare a termine i propri fini.

Queste autorità non hanno titolo per partecipare ai riti pagani. Queste autorità non sono in grado di armonizzare il proprio fare col percorso di Libertà del circostante. Esse sono estranee. Il circostante agisce per tentare di distruggerle, ma esse agiscono ritorcendo l'azione del circostante per costruire miseria. Per questo il circostante decide di non intervenire aspettando che la sequenza dei mutamenti e dei bisogni ricostruisca una diversa linea di sviluppo dalla quale gli Esseri Umani possano ripartire per ricostruire un nuovo percorso di Libertà: sono stati necessari oltre mille anni, fino all'avvento dei libertini.

Ma il principio speranza è duro a morire e gli Esseri Umani più deboli sanno di essere gli agnelli sacrificati sull'altare del dio dei cristiani all'arrivo di Alarico. Anche i Patrizi Pagani e gli intellettuali colti sanno che dopo un'eventuale distruzione essi non avranno più divenire. Sono costoro che invocano l'ultimo tentativo: il ritorno alle tradizioni, sia pure nella forma. Non possono certo aspettare oltre i mille anni di trasformazioni necessarie per incominciare a intraprendere un nuovo cammino di Libertà!

Quell'influsso vincolante che costringeva gli Dei ad agire, il circostante a mettersi in moto affiancando gli Esseri Umani lungo il loro cammino di Libertà, si era spezzato quando il Comando Sociale dagli imperatori prima e dal cristianesimo poi si era trasformato diventando padrone e dominatore degli Esseri Umani. Ora il papa e l'imperatore ordinavano in base all'esercito che disponevano per costringere gli Esseri Umani sottoposti per all'obbedienza: non c'erano più assemblee pubbliche nelle quali decidere.

Nella tradizione di lavarsi le mani c'era molto di più che non presentarsi con le mani pulite a tavola. C'era l'indicazione a tutti i cristiani di distruggere ogni tradizione in quanto ogni Essere Umano doveva essere sottomesso ai voleri e ai desideri di Gesù. Distruggere la tradizione significa distruggere il principio speranza. Come avrebbe reagito il popolo romano se avesse saputo che l'arrivo della potenza distruttrice di Alarico era stata provocata dal fare e dal progetto di costruzione della miseria dei cristiani? Sembra lo stesso progetto attraverso il quale i cristiani agirono per distruggere l'URSS per innalzare le loro chiese costruendo miseria nella popolazione e poter disporre di donne da poter prostituire sui mercati occidentali, di bestiame umano al quale vendere eroina e miseria umana da gestire per costringere la società sovietica a far propria la morale cristiana: la costruzione della miseria attuale dell'URSS [1998] è frutto dei progetti distruttivi dei cristiani.

Quando i Farisei chiedono a Gesù: "Perché i tuoi discepoli non osservano la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?" La risposta che Gesù avrebbe dovuto dare è "Perché solo distruggendo le vostre tradizioni possiamo trasformarvi in schiavi e farvi funzionare per i nostri scopi", ma Gesù non poteva rispondere alla domanda: era vigliacco, come tutti i trafficanti di schiavi! E allora fugge, non risponde, inventa ed accusa. Come i cristiani con l'arrivo di Alarico inventarono la punizione mandata da dio per le colpe dei romani!

Ed ecco arrivare a Roma gli Aruspici Etruschi, o meglio coloro che si dichiaravano Aruspici Etruschi, ma che in realtà non avevano nulla di Aruspice. Erano oltre quattrocento anni che forze nere, generate dalla diffusione della pulsione di morte, stavano agendo per trasformare la magia. Per i cristiani la magia era quella operata da Gesù, era il "fermati vento", il "risorgi Lazzaro", "sei guarito", "seccati fico", "montagna gettati a mare" ecc. Non era armonia col circostante, non era espansione dell'individuo o dell'Essere nel circostante, non era divenire, ma era possesso del circostante, era piegare il circostante al proprio volere con la forza. E a questo si è piegata anche la forma della magia, anziché ribadire sé stessa, i maghi hanno preferito accondiscendere alla descrizione imposta con la violenza dai cristiani. Ed ecco gli Aruspici affermare "abbiamo liberato Narni da un assedio scatenando un uragano". In altre parole hanno imitato il fare di Gesù nel "fermati vento", come Gesù era padrone del vento anch'essi rivendicavano la padronanza del cielo e dei suoi elementi. Essi si spacciavano padroni di Giove in quanto non erano in grado di farsi Giove: quanta pochezza (ci sarà chi si spaccerà dio o simile raccogliendone i benefici predicendo un'eclissi). Siamo noi la tradizione, dicono quegli Aruspici. In realtà essi non erano la tradizione e anche se probabilmente conoscevano l'esatta sequenza dei riti e della loro esecuzione mancavano di sé stessi, della loro estensione nell'esistente per essere esistente essi stessi. Mancavano cioè della condizione essenziale perché la magia sia tale: sé stessi! Così, mancando l'efficacia nell'esecuzione della forma nel cacciare Alarico essi confermavano ai cristiani come le tradizioni degli antichi erano inutili e questi poterono operare più facilmente nella loro distruzione. Se Gesù evita di rispondere alla domanda posta dai Farisei per vigliaccheria, quegli Aruspici per avidità aiutano i cristiani a distruggere il ricordo delle tradizioni. Il circostante è immanente rispetto agli Esseri Umani e questi pescano da quest'immanente ogni qual volta le tensioni dell'esistenza li costringono ad affrontare sfide di cui ne avrebbero volentieri fatto a meno. Gli Etruschi stanno ad indicare la continuità del divenire. Come il circostante si è trasformato per fondare e costruire il futuro attraverso gli Etruschi, i Sabini, i Sanniti, gli Oschi, i Veneti ecc. Passando ai Romani, così oggi di quello che è rimasto del Paganesimo Romano, Greco, Cretese, Egiziano, ecc. si pesca per fondare il futuro, ma non è proponibile il ripetersi del passato in quanto le trasformazioni del divenire hanno trasformato l'oggettività in cui la percezione umana descrisse quel passato. Dal passato si possono trarre nomi e forma, ma la vita ci circonda e l'elemento per la sua percezione con cui relazionarsi è individualmente soggettivo.

I cristiani non si fecero sfuggire quest'occasione consentendo agli Aruspici di celebrare i loro riti purché fatti in segreto. Innocenzo I aveva paura dei riti pagani esattamente come Gesù aveva paura a rispondere alle domande che i Farisei gli rivolgevano. Se i riti avessero sortito un qualche effetto, e Innocenzo I in quanto cristiano era superstizioso, poteva sempre affermare che quei riti non erano mai avvenuti e appropriarsi del risultato addebitandolo alla grande fede e alle preghiere dei Romani che hanno fermato l'invasore, se non sortiva nessun effetto poteva condannare gli Aruspici sbandierando e radicalizzando la sua avversione per la tradizione in quanto inutile.

Ogni religione ha bisogno del rito pubblico attraverso il quale manipolare l'attenzione dei presenti e ha bisogno dell'oggetto a cui i riti si riferiscono per ottenere il risultato prefisso. I cristiani manipolano l'attenzione per sottomettere, ma si può manipolare anche per liberare. Il rito pubblico fatto segretamente è come se non avvenisse; ha valore solo per chi lo esegue.

Per i cristiani gli Aruspici tentavano di allontanare dai Romani la "giusta" collera divina. La stessa collera che Gesù vuole far scendere sui Farisei quando invocando Isaia afferma "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Essi mi rendono un culto vano, insegnando dottrine che sono precetti umani.". La collera di Gesù, la collera di dio, la collera della chiesa cattolica che non è riuscita a convertire che un'infinitesima parte di quanti avrebbe voluto e incontra fortissime resistenze da parte di chi non vuole essere sottomesso.

Innocenzo I sollecitò l'intervento dell'imperatore. La sua fede era impotente ad assoggettare il principio speranza degli Esseri Umani, la sua fede era vuota. Di questa vuotezza Innocenzo I aveva paura, per questo sollecitò l'intervento dell'imperatore Onorio per emanare dei decreti che proibissero l'attività di maghi e astrologi cacciandoli dalla città, bruciando libri (pratica costante e sistematica della chiesa cristiana continuata fino ai giorni nostri, vedi la distruzione dei libri di Reich, l'allontanamento dalle librerie americane di Baum e il terrorismo praticato dai cristiani contro l'insegnamento dell'evoluzionismo nelle scuole) fino alla condanna a morte. Questa è la salvezza che predicava Gesù: o credi in me e ti sottometti o ti faccio ammazzare dai miei sgherri (non esiste definizione diversa riferita a chi è uso obbedir tacendo).

Tu trascuri il comandamento di dio e io ti faccio ammazzare. Dici che il comandamento di dio fa schifo? E ti faccio ammazzare! Tu devi amare dio con tutto il tuo cuore, con tutto il tuo corpo e con tutta la tua anima, devi sottometterti e ringraziarlo per le punizioni che lui ti manda. Perché le punizioni, dicono i cristiani, te le manda lui, mica noi che ti rubiamo il pane dalle mani!

Innocenzo I si rendeva conto che le pratiche di magia e di astrologia, per quanto imperfette e attualmente prive di effetto avrebbero potuto dischiudere a qualcuno la via della Conoscenza e della Consapevolezza cogliendo dall'albero della vita eterna. Le pratiche di Magia e Astrologia introducevano una variabile alla quale i cittadini avrebbero potuto rivolgersi qualora si fossero stancati della pratica della preghiera e della sottomissione. Onora il padre e la madre detto da Gesù non è posto come un atto "d'amore" o di trasporto nei confronti di chi ha favorito il proprio divenire, ma è posto come un atto giuridico d'imperio il cui scopo è quello di assoggettare lo sviluppo dell'individuo a delle incombenze atte ad impedirgli di sviluppare il proprio divenire. Gesù impone un precetto umano spacciandolo per divino, tant'è che la punizione per la sua violazione non è la Geenna, ma è la condanna a morte esattamente come Innocenzo I voleva liberarsi di Maghi e Astrologi. Costruire una tradizione da sovrapporre alla tradizione precedente non per ampliare il divenire umano, ma per ampliare la propria capacità coercitiva sugli Esseri Umani. Questo è l'insegnamento di Gesù, questo è il fare di Innocenzo I.

L'arrivo di Alarico e la richiesta di riscatto consentono ad Innocenzo I e ai cristiani di distruggere definitivamente i resti della tradizione (oggi sono quelli morali, alla prossima discesa di Alarico saranno anche quelli fisici).

Per pagare il riscatto richiesto da Alarico i Romani fusero le statue degli dei. Fusero quanto rimaneva della tradizione. Fusero il loro divenuto. In quel momento la tradizione antica cessava di modificarsi, e forse è un bene in quanto la direzione che gli imperatori romani gli avevano imposta andava verso lo sviluppo della pulsione di morte, ma fu la distruzione del principio speranza del popolo romano.

Quando fu fusa la statua della Virtus Romana, fu spezzato il legame del popolo Romano col suo Quirino, con la forza in sé di Roma. La dignità della città era stata distrutta, Innocenzo I era soddisfatto: ai Romani ormai non restava altro che mettersi in ginocchio! Ora Innocenzo poteva, soddisfatto, apostrofare i Romani dicendo loro: "Non vi è niente fuori dall'uomo che, entrando in lui, lo contamini (la pulsione di morte, grazie alle fobie che Gesù impone agli Esseri Umani non vengono, naturalmente, prese in considerazione), ma è ciò che esce dall'uomo che contamina l'uomo". E per rendere più semplice la comprensione Innocenzo I dimostra questo condanna a morte chi osa pensare, parlare ed agire in modo diverso. Certo, dice Innocenzo I mentre uccide il malcapitato, quello che tu hai detto ti ha portato a morire, visto che Gesù aveva ragione!

Chi ha orecchie per intendere intenda!

Ed ecco Marco descrivere ciò che uscendo dall'uomo lo contamina condannandolo a morte.

I cattivi pensieri: se qualcuno pensava che Gesù era un povero demente che farneticava, veniva condannato a morte!

La dissolutezza: se non ti metti in ginocchio ogni volta che la chiesa cristiana ti chiede di metterti in ginocchio, se non usi il sesso solo e per quanto la chiesa cristiana ti chiede di usare il sesso, se non dai l'ultimo denaro che ti è rimasto alla chiesa cristiana, vieni condannato a morte!

Ladrocini: se hai fame e vai a rubare a un cristiano vieni condannato a morte (se lo fai in massa ti mitraglia la polizia cristiana vedi gli "eccessi" della polizia cristiana brasiliana nella seconda metà dell'aprile 1996).

Assassini: se non accetti passivamente le atrocità cristiane e cerchi di salvarti la vita e il futuro, diventi un assassino. Questa malvagità esce da te, non dal fare dell'oggettività. Devi subire le violenze dei cristiani altrimenti vieni condannato a morte.

Adulteri: devi procreare per dare figli a dio, qualsiasi altra forma di uso del sesso viene condannata a morte. Questo per impedire che il male che esce da te si propaghi.

Cupidigia: il male che esce da te ti induce a desiderare il benessere, questo ti danneggia, perché impedisce a dio, attraverso il tuo stato miserevole, di mettere alla prova la tua fede. Se vuoi impedirci di sottrarti il pane, dicono i cristiani, è la tua cupidigia e per questo motivo devi essere condannato a morte.

Frode: se non ti sottometti alla chiesa cristiana con tutto il tuo corpo, con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima tu vuoi frodare la chiesa cattolica e per questo devi essere condannato a morte. Non puoi fingere di essere un buon cristiano, devi, in ogni momento della tua esistenza provarcelo attraverso la tua incondizionata sottomissione, in caso contrario devi essere condannato a morte.

Impudicizia: devi nascondere quello che sei, non devi osare mostrarti per quello che sei, ma per come noi descriviamo tu sia. Copriti, nasconditi, non mostrarti lascia che noi, dicono i cristiani, gestiamo la tua immagine al fine di distruggere la tua noumenia altrimenti devi essere condannato a morte (ne sanno qualche cosa i popoli africani, sudamericani e polinesiani che hanno dovuto subire angherie a non finire da parte dei missionari cristiani).

Invidia: non devi essere ostile a chi occupa posizioni sociali migliori della tua. E' dio, nella sua infinita saggezza, che ha chiamato i più meritevoli attraverso la chiesa cattolica. Se tu invidi i privilegi spettanti loro data la loro posizione sociale è il male che esce da tè e per questo la santa chiesa cattolica ti condanna a morte.

Diffamazione: non devi parlare male, né criticare i servi di dio. E' il male che esce da tè, e questo ti danneggerà in quanto tu diffami la santa chiesa sposa di Gesù e per questo sarai condannato a morte, ma non nell'altra vita, ora, subito, adesso!

Orgoglio: devi essere umile e prostrarti, perché solo così vuole il bene che hai dentro. Il tuo sguardo deve rimanere basso davanti alla potenza di dio e della chiesa cattolica, devi recitare con partecipazione ed enfasi il "mea culpa". Non devi essere orgoglioso di ciò che sei, di essere diventato ciò che sei, te l'ha permesso dio, umiliati, altrimenti sarai condannato a morte (vedi Vanini e compagni).

Stoltezza: "Ti avevamo avvertito di essere obbediente, ti avevamo avvertito di essere sottomesso; povero stolto, non hai voluto intendere ed ora sarai bruciato!".

Gli uomini contaminati vengono purificati con le sale di tortura, la galera, i roghi e le varie forme di persecuzione messe in atto dalle chiese cristiane. D'altronde Gesù parlava contro i Farisei, non ha mai detto che i cristiani non devono usare queste armi per poter fondare il regno di dio. Anzi, proprio per non aver descritto nessun esempio di come deve essere il cristiano nei confronti di questa serie di aggettivi, e proprio per il fatto dell'identificazione della chiesa cattolica con Gesù, questi aggettivi appartengono al fare della chiesa cattolica la quale "Non ha mai sbagliato né sbaglierà mai!".

Per seminare la pulsione di morte la chiesa cattolica userà la dissolutezza (vedi le recenti inchieste sulla diffusa pratica della pederastia del clero, e nei tempi più antichi era peggio), userà il ladrocinio (si approprierà delle decime), userà l'assassinio (i massacrati sui roghi ne sanno qualche cosa), userà l'adulterio (la donna era un oggetto senz'anima), userà la cupidigia (vedi l'accumulo delle ricchezze per apparire magnificente), userà la frode (vedi le menzogne sulla resurrezione dopo la morte), userà la pudicizia (vedi l'abolizione di tutte le norme igieniche finalizzate alla mortificazione della carne), userà l'invidia (vedi il disprezzo col quale i cristiani definivano le popolazioni indigene dei vari continenti ed ogni tradizione e della violenza che usavano per distruggerne la Libertà), userà la diffamazione (la diffamazione e la menzogna i cristiani la chiamano diplomazia o essere furbi), useranno la stoltezza per costringere gli Esseri Umani a sottomettersi rinunciando al loro futuro e a quello dei loro figli.

Questo è l'insegnamento di Gesù che la chiesa cattolica ha praticato dalla sua nascita ad oggi!

Pochi anni prima di questi eventi un vecchio senatore romano "pagano", Simmaco, supplicava in questo modo gli imperatori cristiani:

"Mi sembra" diceva questo nobile romano che Roma sia davanti a voi e vi parli così: Eccellentissimi principi, padri della patria, abbiate rispetto per l'età che la santa religione mi ha permesso di raggiungere. Mi sia concesso di seguire il culto dei padri. Non avrete da rammaricarvene. Lasciatemi vivere a modo mio, poiché io sono libera. Questo culto ha sottomesso il mondo alle mie leggi, questi misteri hanno ricacciato Annibale dalle mura e i Galli Senoni dal Campidoglio. E dovrei essere sopravvissuta perché ora, nella mia vecchiaia, mi fosse indicata la buona strada? Ciò sarebbe un ammaestramento troppo oltraggioso per la mia veneranda età"

(Da storia di Roma di Gregorovius)

Ancora Simmaco:

"Chiediamo pace per gli dei della patria, per le nostre divinità tutelari. E' doveroso riconoscere che tutti i culti hanno un unico fondamento (non quello cristiano né quello delle religioni rivelate). Tutti contempliamo le stesse stelle, un solo cielo ci è comune, un solo universo ci circonda. Che importa se ognuno cerca la verità a suo senno? Non si può seguire un'unica strada per raggiungere un mistero così grande (ma per soggiogare gli Esseri Umani si!), ma questa è una discussione che richiederebbe tempo e calma: e noi non siamo qui per fare una disputa, ma per presentare una supplica"

Tratto da: L’Operazione Storica di Bernardi e Guarracino

All'orgoglio della Libertà, di Roma attraverso Simmaco che probabilmente non giungerà mai all'imperatore risponde Ambrogio. Come Gesù di Nazareth non aveva il coraggio di rispondere alle domande dei Farisei ed era costretto a inveire, così Ambrogio usa la menzogna e la sua stoltezza per soffocare la Libertà.

Fra l'altro così scrive il cristiano Ambrogio:

"...La gente di campagna, ormai, non si sfama più di radici divelte, né si accontenta più di bacche selvatiche, non ruba più il cibo ai rovi, ma rallegrandosi del buon esito dei lavori, ammira anch'essa i propri raccolti, e, saziando un lungo desiderio, ha potuto soddisfare il proprio digiuno. La terra ci ha restituito ad usura i suoi frutti. Chi dunque è così poco pratico delle cose umane, da stupirsi delle alterne vicende degli anni? Dunque non si può dire che quell'annata sia stata grama per il sacrilegio, né che questa sia rifiorita per i frutti della fede"

Distrutta la tensione verso la Libertà, distrutta la relazione fra gli Esseri Umani e il loro circostante, distrutta la conoscenza non restano che le pestilenze che avanzano (e i cicli con l'avvento del cristianesimo si fanno molto frequenti) e i contadini nel 405 devono difendere i propri raccolti e il proprio principio speranza dalla ferocia di Virgilio che nel tentativo di sottometterli tenta di distruggere la statua di Saturno in Val Rendena. Mente Ambrogio, nasconde la verità Gesù, quando si distruggono le tradizioni si distrugge la conoscenza, si distrugge la tensione verso il futuro, una tensione di cui i cristiani hanno paura. Ambrogio usa la menzogna per nascondere quanto ruba: il divenire. Usa la menzogna Ambrogio per nascondere il suo progetto: fondando, rendendo endemica, la disperazione umana.

I cristiani stavano preparando quanto, nell'ultima storia del terrore cristiano si affermava: "Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate" mentre il mondo si avviava a subire il terrore cristiano.

In questa vicenda non possiamo sottrarci dalla visione di Conso. Quando viene rubato il principio speranza il circostante si fa Conso. Racchiude in sé la conoscenza e la consapevolezza, racchiude il sé i semi del divenire e della rinascita e sprofonda nell'oscurità del circostante. Nell'oscurità di Tellus, nella luce abbagliante di Sole, nelle acque profonde di Nettuno, nel groviglio di Silvano. Da là Conso attende la pioggia ristoratrice. Attende lo straripamento del Nilo, attende la nuova primavera. Quando giunge la primavera Conso dischiude il suo cuore e i semi tornano a germogliare. Le piante sono quelle di prima, ma le piante non sono quelle di prima; la forma è uguale, la noumenia è diversa!

 

Scritto nel 1998

 

Vai al libro Gesù: e i Farisei, i fondamenti ideologici dell'odio religioso.

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Gesù e i Farisei

Nella relazione fra Gesù e i Farisei c'è l'insegnamento cristiano alla pratica dell'odio religioso contro chi non si mette in ginocchio davanti al loro dio padrone. Gesù esprime un odio violento incitando, di fatto, al linciaggio di chi non lo riconosce come dio e padrone. Questo insegnamento verrà sviluppato dai cristiani che insanguineranno il mondo distruggendo uomini e popoli in nome e per conto del loro dio padrone.