FEDERAZIONE PAGANA

Per il congresso WCER,

Bologna 26-29 Agosto 2010 e.v.


 

TRE BASI PER UN’ETICA PAGANA

TRADIZIONALE NEL MONDO ATTUALE

 

Avvertimento: In queste pagine faccio un ampio uso delle parole “Pagano” e “Paganesimo”, anche se do che queste parole non sono adottate o approvate da tutti i gruppi presenti. Ma visto che mi accingo a parlare di alcuni principi generali che dovrebbero essere comuni a diverse antiche tradizioni non monoteiste e siccome in Italia siamo abituati a sentire molte persone dire che la tradizione italiana è quella cattolica, ho deciso comunque di usare la parola “Pagano” semplicemente per indicare una tradizione che viene da queste antiche religioni non monoteiste.

Il tema del congresso è “Etica Tradizionale” e molte delle delegazioni qui presenti parleranno della propria etica e del proprio modo di seguire la loro tradizione. Ma dal momento che ci sono molte tradizioni e che la Federazione Pagana stessa raccoglie persone di diverse tradizioni senza sceglierne una in particolare in quanto Federazione, vorrei proporre a questo congresso tre di quelli che consideriamo punti cardinali, tre basi per un’etica tradizionale pagana nel mondo attuale.

La prima di queste è la considerazione di cosa chiamiamo tradizione: di solito per tradizione si intende qualcosa che ci arriva dal passato, che ci è stato tramandato. A volte, questo viene in qualche modo considerato immutabile. Ma dovremmo chiederci che cosa stiamo realmente prendendo dal passato. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che c’è stato un salto tra il passato pagano d’Europa e i giorni presenti: questo salto è dovuto ovviamente all’arrivo del monoteismo e può essere più o meno ampio a seconda del paese o della cultura che stiamo considerando, ma certamente esiste. Le religioni baltiche hanno probabilmente sofferto meno della rottura perché hanno realmente conservato parte della propria cultura, ma per quanto riguarda le culture pagane dell’Europa del Sud, dobbiamo ammettere che la ferita è stata considerevole. Anche se so che ci sono persone che preferiscono credere che il Paganesimo abbia sempre avuto una continuità,  dobbiamo capire che molte delle fonti e delle interpretazioni delle religioni antiche hanno un punto di vista cristiano. Molti racconti sugli Dèi e Dee dei Celti e dei Germani, ad esempio, ma anche alcune descrizioni degli Dèi classici provengono da autori cristiani, che avevano una visione così differente del mondo e della divinità che non possiamo fidarci pienamente dei loro racconti. La presenza del monoteismo inoltre ci costringe a definire spesso la nostra visione del mondo e di conseguenza la nostra etica in contrasto con quelle monoteiste.

A volte ci è rimasta solo la forma delle antiche religioni: se visitate Venezia, vedrete che ci sono molte statue di Dèi antichi, statue che sono state scolpite nel periodo cristiano della storia di Venezia, ma questo non significa che Venezia sia rimasta segretamente pagana. I governatori veneziani hanno usato gli Dèi antichi come simboli e noi possiamo ammirare le statue, non pensare che abbiano un significato pagano.

Sembra quasi un vicolo cieco: come possiamo prendere una tradizione dalle antiche religioni se rischiamo di assumere caratteristiche monoteistiche? Intanto studiando le antiche religioni e tradizioni; ma non siamo qui per fare solo ricostruzione storica, ma perché siamo persone religiose e quindi dobbiamo applicare un concetto ben espresso da Cicerone, l’oratore romano, quando spiegava il significato della parola religio. Religio è la parola latina da cui viene la parola religione; in particolare, Cicerone insisteva sull’opposizione tra religio, la pratica impegnata dei gesti religiosi, e superstitio, la superstizione, la ripetizione del gesto senza attenzione. Ciò significa che dobbiamo mettere noi stessi, con la nostra sensibilità e le nostre idee, tutti noi stessi nella religione e quindi nella tradizione e nell’etica che pratichiamo. Dobbiamo farne esperienza. La nostra religio è l’attenzione che mettiamo nelle pratiche verso gli dei e verso il mondo ed è la presenza di questa attenzione che rende religiose tali pratiche.

Quindi la prima base è: impegno personale nella relazione con il passato tradizionale e nella religione stessa. I valori devono essere sentiti, non calati dall’alto.

Perché dovremmo prestare tanta attenzione al mondo? Per rispondere, cominciamo a parlare della seconda base per un’etica tradizionale: l’idea antica di Dèi e Dee e della relazione che hanno con noi.

Come Pagani, quando diciamo “la dea della Terra”, qualsiasi nome vogliamo darle, non vogliamo dire che c’è una dea da qualche parte nel cielo che gioca a carte con cosiddetti “poteri della terra”; vogliamo invece indicare la terra stessa, o almeno la sua parte divina. Quando diciamo “la città di Bologna”, vogliamo dire semplicemente “Bologna”, non qualcos’altro che governa su Bologna. E’ lo stesso quando diciamo “la dea della terra, il dio del cielo” e così via. La consapevolezza di ciò porta i Pagani ad una relazione rispettosa nei confronti del mondo, altri esseri umani inclusi. Questo rispetto era chiamato dai Romani pietas, e da questo comportamento hanno origine diversi istituti delle religioni Pagane. Questo rispetto ha più a che fare con l’armonia con il mondo circostante, piuttosto che con il timore del mondo, perché è dovuto al riconoscimento della presenza degli Dèi nel mondo. Dal momento che gli Dèi sono nel mondo, noi non possiamo essere al di fuori di esso ed ecco perché abbiamo un’attenzione religiosa verso il mondo e dobbiamo rispettarlo e porci in armonia con esso, perché siamo parte del mondo e legati in esso agli Dèi.

Quindi la seconda base per un’etica pagana è: rispetto e armonia con il mondo, dal momento che è nel mondo che sperimentiamo la presenza degli Dèi e verso il mondo, verso Dèi e uomini (erga deos e erga homines, come dicevano i Romani per definire la pietas), la nostra etica è diretta.

Ed ecco il terzo punto: dal momento che parte dal mondo, la nostra etica tradizionale parte dal presente, non solo dal passato, come abbiamo già detto. Ma la parola “tradizione” ha un altro importante aspetto, che è la nostra terza base per un’etica Pagana. La parola viene dal latino traditio, che a sua volta deriva dal verbo tradere, consegnare. Non solo quello che ci viene consegnato, ma anche quello che andiamo a consegnare, a trasmettere alle future generazioni. Da questo punto di vista noi “adattiamo” la tradizione: considerando quello che ci viene dal passato e quello che vogliamo vivere nel passato e trasmettere al futuro. La tradizione che ci arriva è certamente degna di onore e rispetto, ma ancora più importante è quello che scegliamo di trasmettere: anche verso le generazioni future dobbiamo applicare il rispetto, la pietas, con il dovuto impegno personale, la religio. Questo atteggiamento inoltre ci impedisce di dare troppa importanza agli aspetti formali della tradizione, a scapito dei suoi valori interiori.

Quindi la terza base è: pensare alla tradizione e quindi all’etica tradizionale come a qualcosa da trasmettere, più che come a qualcosa che riceviamo, in modo da assumere un ruolo attivo rispetto al passato. Come il dio Romano Giano che aveva due facce, una verso il passato e una verso il futuro, ed era guardiano delle porte, così ciascuno di noi deve trovare l’equilibrio tra il passato e il futuro nella costruzione di un’etica Pagana tradizionale nel mondo attuale.

Manuela Simeoni

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