Cod. ISBN 9788893329187
Indice del crogiolo dello Stregone dell'uomo nel mondo
Nel Crogiolo dello Stregone non si è voluto precisare l'arte dell'Agguato proprio per lasciare ad ognuno la possibilità di pensare la propria. Nella specie umana si insegna a non praticare l'arte dell'Agguato; si insegna ad avere fiducia; ad abbandonarsi ad una provvidenza divina. L'"arrivano i nostri" fa parte di un modo preciso attraverso il quale guardare la vita.
Nell'arte dell'Agguato noi siamo nel mondo e dobbiamo agguantare quanto ci serve.
Nessuno ci ha insegnato da dove cominciare. Spesso i problemi della vita sono numerosi e premono per essere risolti. La prima operazione che si deve fare è sottrarsi all'insieme dei problemi. Eliminarli o impedire loro di coinvolgerci. Risolverli affrontandoli.
Dal momento che la soluzione dei problemi all'interno della ragione si ha attraverso gli elementi della ragione, il modo migliore è individuare esattamente la quantità dei problemi per poterli isolare dal nostro contesto psicologico. Quando il problema si isola dal contesto psicologico diventa un oggetto che possiamo guardare senza farci coinvolgere. In pratica, quando lo stacchiamo da noi il problema può essere visto in maniera diversa, circoscritto negli elementi razionali che lo descrivono. Può essere descritto sottraendoci dalla necessità impostaci di guardare il mondo attraverso gli occhi del problema.
Ricordate: se un aspetto dell'Arte della Stregoneria è soggettivare l'oggettività, l'arte della magia nera è l'oggettivazione della soggettività dove la soggettività immaginata assume un aspetto mostruoso e impedisce alla ragione di affrontarla.
Un atto di magia consiste nel separare la descrizione del problema dal coinvolgimento della nostra struttura emotiva. Noi veniamo educati a caricare di un significato emotivo, che coinvolge l'intera struttura emotiva, gli elementi della descrizione, e questo coinvolgimento si impone a noi stessi. Dobbiamo praticare l'arte dell'Agguato per separare le nostre emozioni dalla nostra descrizione. Succede quando siamo coinvolti in un film particolare in cui lo spettatore si identifica al punto tale, come col film "Guerre Stellari", che può indurre la struttura emotiva degli individui a far nascere una religione (la religione Jedi censita in Inghilterra). Succede con la suggestione della propaganda politica o l'incitamento sociale.
Dobbiamo imparare ad affrontare i problemi del quotidiano della ragione con gli elementi del quotidiano della ragione anche quando manipoliamo il nostro divenire con gli elementi delle nostre emozioni, la magia.
Nei problemi che ci assillano nella vita di tutti i giorni il descrivere e il sentire si sommano, si mescolano, si sovrappongono, alimentano le tensioni del soggetto. La descrizione della ragione, che pretende di controllare l'individuo, è costretta a far spazio alle tensioni che veicolano emozioni in un sentire il mondo che coinvolge l'intero corpo fisico.
Se io ho un problema con un poliziotto urbano che mi mette una multa, esistono due componenti che vengono ad esprimersi. Il mio sentire e la descrizione dei fatti per cui il poliziotto ha messo la multa. Innanzi tutto: qual è il mio atteggiamento soggettivo col poliziotto? Secondo: quali sono le ragioni che mi hanno indotto a fare il gesto per cui ho preso la multa (avevo fretta, ero angosciato, ho tentato di fare il furbo ecc.)? Qual è la mia percezione dell'azione del poliziotto? Questi elementi appartengono alla mia soggettività, al mio sentire il mondo, al come mi sono costruito, alla mia capacità di estendere le ali della percezione o alla mia incapacità di sentire il mondo, alla mia indifferenza nei confronti del mondo, alla mia arroganza. Esiste un sentire che mi appartiene al di là che questo sia frutto della mia costruzione con cui mi sono dilatato nell'oggettività o che sia frutto della mia implosione dal momento che mi ritengo creato ad immagine e somiglianza di un dio padrone e in diritto di fare quello che voglio o quasi ("Lei non sa chi sono io" era una delle frasi più ricorrenti di qualche anno fa e significava più o meno: "Io sono l'unto del signore e padrone del cielo e della terra e tu mi vedrai scendere sulle nubi con grande potenza!"). E' un sentire soggettivo che però tende ad alterare la formazione del mio giudizio e a condizionare la mia azione nel prendere quella multa.
Ammettiamo pure che il poliziotto abbia delle manie per le quali dica (invento qualche cosa): "Multo solo le automobili Innocenti!". Io, percependo questa sua ostilità specifica, tendo ad andare in bestia facendo passare in secondo piano il motivo per cui mi multa. Ho parcheggiato in divieto di sosta. Due Mercedes non sono state multate mentre la mia Innocenti sì. In questo caso c'è una grave mancanza da parte del poliziotto per non aver multato tutti o per non aver multato tutti contemporaneamente, ma sta di fatto che la mia macchina era in divieto di sosta.
Per affrontare la situazione devo dividere quelli che sono i dati oggettivi da quelli che sono i dati di natura soggettiva: del sentire.
I dati oggettivi dicono che: 1° io avevo fretta e ho lasciato la macchina in divieto di sosta; 2° Il vigile è passato e mi ha dato la multa.
Io sapevo che là c'era divieto di sosta? Se sì, ho fatto il furbo e quella volta mi è andata male; se no, ho imparato che là c'è il divieto di sosta e non lo sapevo o non me n'ero accorto.
Io faccio un elenco di tutte le cose che intercorrono nel fatto di aver preso la multa. Divido le cose del sentire dai dati oggettivi; divido l'intento percepito dall'intento descritto ed agisco in merito.
Qual è il mio intento? Quello di non prendere più la multa per divieto di sosta in quel luogo? Mi organizzo affinché questo non accada più!
Qual è il mio intento? Quello che comunque là dovevo lasciare l'automobile in quanto quello che dovevo fare era troppo importante? Allora: pago la multa!
Qual è il mio intento? Quello di fargliela pagare al poliziotto idiota che usa le leggi a modo suo o che assume un atteggiamento arrogante? Se voglio far questo, mi organizzo per questo fine.
Davanti ad un problema della vita di tutti i giorni è necessario imparare a fare un elenco delle cose che intervengono provocando la presenza di quel problema. Occorre fare un elenco degli elementi del proprio sentire e di quello che si immagina sia il sentire del proprio interlocutore o delle cose che intercorrono nella formazione del problema. Dopo di che si fa un elenco degli intenti presunti e reali di ogni elemento che intercorre nella formazione del problema e dei nostri intenti nell'affrontare quel problema.
A questo punto, si comincia a dividere gli elementi soggettivi dagli elementi oggettivi. La descrizione dal giudizio. Si divide l'interazione della nostra soggettività con i dati oggettivi che compongono il problema. Si stabiliscono gli intenti del nostro sentire per risolvere quel problema.
Quando si è fatto tutto questo si affronta il problema e lo si risolve nel modo economicamente più vantaggioso. Che significa più vantaggioso dal punto di vista affettivo se gli elementi erano del tipo affettivi, sociale se gli elementi erano del tipo sociale, morale se gli elementi erano del tipo morale, economico se gli elementi erano del tipo lavorativo ecc..
Elencare; mettere in ordine.
La nostra ragione ha bisogno di ordine per dilatarsi. Non può essere in confusione confondendo gli elementi oggettivi della sua descrizione con le interpretazioni soggettive spacciate per oggettive in un continuo conflitto fra la sua descrizione e la necessità di descrivere e spiegare le pulsioni emotive mediante fantasmi, credenze o allucinazioni. Il sentire psico-emotivo deve interagire con la ragione senza distruggere la descrizione, ma deve sorreggerla, affiancando la descrizione. Se io percepisco che il poliziotto che mi contesta la multa è uno stronzo che si pensa un dio davanti al quale io dovrei dire signorsì, questa percezione deve sorreggere la ragione nell'affrontare la situazione aiutandola ad articolare al meglio la mia reazione al poliziotto, non deve mandarmi in escandescenza annullando gli elementi razionali con cui io mi oppongo al poliziotto.
Io posso anche percepire tutta la struttura emotiva con cui il poliziotto voleva aggredirmi forte della sua posizione di pubblico ufficiale. Tuttavia, la sua aggressione può andare a buon fine solo se ottiene il risultato di impedirmi di separare l'analisi dei fatti, che rientrano nella descrizione della mia ragione, dalla reazione psico-emotiva che il mio sentire sollecita.
La percezione non deve prevalere sul ragionamento logico e sul corretto modo di pormi magari portando il poliziotto a commettere delle stupidaggini che mi consentono una risposta razionale contro il suo comportamento. Se io percepisco le intenzioni malevoli del poliziotto, non posso tirargli un pugno anche se dal punto di vista etico, morale e Costituzionale lo merita. Nell'azione nel mondo quotidiano il sentire deve supportare la ragione, non prevaricarla.
Nell'attività dell'Apprendista Stregone, si chiama "fermare i draghi" dentro di sé.
Questo controllo fra sentire e descrizione lo ottengo attraverso l'autodisciplina con cui ho liberato le mie emozioni dal controllo della ragione che mi ha permesso di ritornare nella ragione e ristrutturarla mediante l'elencazione degli elementi che concorrono a formare un problema. Questo tipo di attività del controllo della ragione viene ottenuta mediante la Meditazione.
Elencare e mettere ordine nel nostro pensato, significa poter descrivere razionalmente le situazioni che si stanno vivendo separandole dall'urgenza della situazione emotiva che cresce dentro di noi.
Spesso le persone necessitano di fare un elenco delle cose che possiedono. Della situazione in cui stanno vivendo.
Un elenco, un semplice elenco di cose scritte e numerate alle quali assegnare un valore e una priorità.
Una specie di elenco "delle salmerie" con cui e in cui la ragione si sta muovendo.
Se nell'elenco delle cose di cui disponi non hai una barca, non ti appresti ad attraversare il lago. Se vuoi attraversare il lago, nelle cose di cui disponi, devi avere la barca. Allora sposti il tuo intento. L'intento non è quello di attraversare il lago, ma è quello di procurarti una barca.
Elencare ha dato la priorità ad un intento diverso la cui soddisfazione permette di soddisfare l'intento precedente.
Mettere ordine nella ragione è una grande fatica, com'è una grande fatica separare la descrizione della ragione dalla struttura emotiva che ha generato la ragione e che la ragione quotidianamente giustifica.
Elencare significa costruire un agguato al nostro modo di comportarci e di essere nella vita di tutti i giorni. L'elencazione permette di mettere ordine nella ragione e disciplinare il suo controllo sul sentire. L'elencazione permette al sentire di interagire con la descrizione senza dover affrontare una situazione caotica nella quale è costretto a farsi largo a fatica provocando grandi problemi all'individuo.
Nell'elencazione è importante anche la presenza delle sensazioni e la ricerca della formazione delle loro origini. Spesso noi vogliamo significare, con situazioni elencate nella ragione, tutta una serie di disagi psicologici o sociali. Ci dimentichiamo che la nostra ragione descrive i disagi che noi proviamo con situazioni descritte dalla ragione. La ragione descrive il disagio provato psicologicamente. Se noi inseguiamo le spiegazioni della ragione, arriviamo a modificare una situazione nella quale viviamo, ma non affrontiamo il nostro disagio psicologico. Persone arrivano a rompere rapporti personali, magari chiedendo il divorzio, quando i problemi non hanno nulla a che vedere col rapporto matrimoniale.
Elencare gli elementi che concorrono alla formazione del problema razionale per affrontarlo in maniera razionale.
Elencare non è un'azione neutra. Elencare disciplina l'individuo portandolo a distinguere il razionale dall'emotivo e costruisce la condizione esistenziale in cui l'individuo separa costantemente il proprio sentire psico-emotivo dalla razionalità in cui sta vivendo.
L'arte dell'Agguato, attraverso l'elencazione, serve sia per catturare tutti gli elementi che intercorrono nella formazione del giudizio dell'individuo sia per far interagire il Crogiolo dello Stregone nei Quattro Canti del Mondo sul piano della ragione. Questo quando la relazione è fra Esseri Umani e fra Esseri Umani e Esseri della Natura.
Il Crogiolo dello Stregone nei Quattro Canti del Mondo si deve fondere anche sul piano della ragione. La nascita e la morte sono la trasformazione dei campi energetici degli individui, i loro corpi luminosi, ma questo negli Esseri della Natura avviene attraverso i loro corpi fisici e gli strumenti attraverso i quali la specie cui appartengono ha costruito il proprio divenuto. La ragione è uno strumento fondamentale con cui affrontiamo la nostra vita. Quando lo usiamo, nelle relazioni sociali o nelle relazioni nella Natura, lo dobbiamo usare con tutto noi stessi.
Noi non esaltiamo la consapevolezza emotiva a discapito della ragione. Non facciamo l'errore di Platone che contrappose anima e corpo. Noi non idealizziamo il corpo luminoso a discapito del corpo fisico. Il corpo luminoso è prodotto dal corpo fisico e il corpo fisico produce il corpo luminoso vivendo nella ragione; affrontando i problemi sociali attraverso l'uso della ragione; quando nasce il corpo luminoso dentro di noi, questo non si contrappone al corpo fisico, ma si allinea al corpo fisico nelle sue battaglie nella vita per continuare a crescere.
Dal momento che la nostra specie si è data questa organizzazione sociale, in questa organizzazione sociale noi dobbiamo costruire la nostra esistenza. Miglioriamola quest'organizzazione sociale ma non facciamo finta che non esista nascondendo la faccia nell'impostura di un eremitaggio o di un chiamarci fuori dagli affanni del mondo.
Gli affanni del mondo costruiscono noi stessi e le capacità della nostra ragione servono per affrontare le contraddizioni quotidiane. Usiamo l'elencazione per far si che la ragione trovi il piacere di dilatarsi e costruirsi anziché ammalarsi nella tensione e nel compiacimento di esercitare la propria dittatura sull'individuo cui appartiene.
Per costruire l'elencazione parliamo della Meditazione.
Settembre 1998
Vai all'indice del Crogiolo nei Quattro Canti 1998.
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |
Noi viviamo in un mondo che non è fatto di soggetti ed oggetti, ma viviamo in un mondo fatto di soggetti che agiscono e che modificano continuamente la realtà che abitano. Dèi e intelligenze che si adattano alle condizioni che incontrano e agiscono per modificare quelle condizioni. Agiscono modificando sé stessi e le stesse condizioni che hanno trovato nascendo.