WCER 2010 - Dal Congresso Wcer di Bologna alle riflessioni sulla religione di Roma Antica

Capitolo dodici

La Federazione Pagana esce dal WCER dopo esserci stata dal 2002 - 2010

 

Avventura WCER

 

Il dibattito segue da: WCER 2010 differenza fra sovranisti e Federazione Pagana nel dibattito seguito al Congresso

 

Il dibattito sul Congresso di Bologna prosegue.

Mentre molte persone che hanno partecipato precedentemente al dibattito si sottraggono uscendo dal gruppo di discussione, altri entrano per discutere o dare la loro opinione.

Un po' alla volta gli interessi del dibattito si spostano dal "decidiamo che cosa fare nell'ECER" a "riflettiamo sulle nostre diverse considerazioni sulla religione dell'Antica Roma".

Ho trovato molto stimolante i nuovi interessi che si sono presentati nel dibattito.

A mio avviso il discorso sull'ECER era chiuso. L'ECER non coordinava associazioni religiose, ma coordinava associazioni sovraniste che culturalmente volevano darsi una parvenza di "religione etnica" mediante il richiamo a passate glorie nazionali.

L'Ecer avrebbe continuato a servire interessi di ordine sovranista mentre la Federazione Pagana avrebbe continuato a sviluppare il discorso relativo alla Religione Pagana riflettendo sia sulle Antiche Religioni, sia sulla società attuale nella prospettiva di un possibile futuro.

Questa che presento è l'ultima parte del dibattito.

 

Claudio Simeoni 10 settembre 11.48.40

Voi che forse ne sapete più di me: quando si può dire che si siano formati i principi del Mos Maiorum nella società Romana o preromana?

M. V. F. A. 10 settembre 12.03.50

Il Mos Maiorum è una serie di atteggiamenti, la vita austera e semplice dei Patres, il loro modo di rapportarsi con il mondo, le emozioni e la comunità. Oggi ne parliamo come se fosse una sorta di filosofia, di legge, ma si trattava di un punto di riferimento ideologico, anche idealizzato, di come doveva comportarsi un onesto cittadino.
Non c'è un periodo preciso in cui si è formato, anche se il periodo arcaico fu sempre visto come un era moralmente perfetta, quando gli antichi padri fondatori, contadini e pastori, vivevano lontani dalla corruzione e dalla mollezza delle comodità. Il concetto di Mos Maiorum fu plasmato ogni anno, attraverso l'esempio dei grandi protagonisti della Romanità: "lo Stato Romano si fonda sugli Antichi Costumi e sui grandi uomini". Così Camillo, Cincinnato, Fabio M., Catone, tutti alle prese a fare i conti con sé stessi e con eventi gravosi, furono elevati a modelli di virtù.
Poi lo Stoicismo che aveva molto in comune con questa visione della vita e della morale contribuì a chiarirne il concetto e i suoi confini.

D. L. 10 settembre 12.40.35

Forse al tempo in cui si formò la lingua Latina,della quale la culla, secondo Varrone,fu nella età dei re.
Non capisco l'inglese.

Claudio Simeoni 10 settembre 13.41.45

La domanda che mi ponevo era questa: potrebbero essere state queste "norme" un patrimonio dei Latini, degli Etruschi, di popoli che hanno preceduto la nascita di Roma? Certe norme comportamentali nascono, di solito, da un ambiente sociale che le esige. Queste norme, che sto analizzando adesso per il testo sulla Pietas che, a questo punto diventa un testo sulle Mos Maiorum, sta evidenziando due periodi sociali: quello della formazione dei principi che avviene in un modello sociale e religioso in cui l'individuo è proprietario dell'ambiente sociale; e subiscono una trasformazione dell'interpretazione delle virtù che diventano attributi di una carica politica come l'imperatore. Nel caso di Augusto, a cui viene attribuita la virtù della Pietas, sembra quasi l'attribuzione della "bontà" al dio dei cristiani. Non più azioni che evidenziano l'attenzione per il mondo (natura o sociale) in funzione di un futuro, ma la virtù che santifica l'imperatore in quanto carica. Non più l'esigenza dell'individuo di agire nel modo opportuno per sollecitare quelle risposte dal mondo, ma una categoria dello spirito che chiede deferenza ad una carica politica.

Francesco Scanagatta 10 settembre 13.53.37


=== Congresso Mondiale delle Religioni.
Durante il congresso Wcer di Bologna il dibattito se il Wcer doveva entrar far parte di questo organismo è stata cancellata.
Alcuni dell'Ecer sostengono l'adesione a questa stupida organizzazione. Avevo parlato della questione Alessandro di Gentilitas.
Sia la Federazione Pagana che Gentilitas concordavano che non si doveva aderire.
Il prossimo congresso Ecer in Danimarca dovrebbe decidere in merito.
Che posizione prediamo.
- Gentilitas contro l'adesione;
- Federazione Pagana contro l'adesione;
- Pietas ???;
- Società Hesperiana???
- Mtrr ???
Sulla questione noi italiani non si potrebbe avere una unica posizione?
Chiedo troppo?

D. L. 10 settembre 14.11.32

Secondo me dovreste andare un poco indietro,lasciare l'età di Augusto e la tarda repubblica e risalire alla prima età repubblicana o ancora più lontano. Ma questa è una mia opinione del tutto personale. Come pure personale è l'opinione che bisognerebbe scegliere se fare una ricostruzione della religione Romana,escludendo anche il paganesimo orientale,oppure dedicarsi all'approfondimento della filosofia della religione Romana,ma di quale?Quella che intendeva Augusto, quella che vagheggiava Cicerone, quella che coltivava Adriano?Quella proposta dai filosofi dell'età Ellenistica,oppure quella rigorosamente Romano-Italica del periodo arcaico. .Poi anche chiedersi che cosa si intenda per religione,lasciando da parte il dato etimologico.

Marco Malaguti 10 settembre 23.57.52

Per quanto riguarda l'adesione al Parlamento delle Religioni io sono personalmente ALLERGICO a tutto quello che contiene la parola "mondiale", ma mi riservo di decidere assieme agli altri del mio gruppo dopo un attento esame delle cose.

Federico Fregni 11 settembre 1.02.28

Un saluto cordiale a tutti i partecipanti di questa discussione, a cui giunti a questo punto ritengo doveroso intervenire.
Sono il Presidente della Societas Hesperiana; inserisco questo dato per completezza, giusto per chi non mi conosce di persona, anche se gradirei non discutere di "posizioni ufficiali" su di un media come Facebook, cosa che ritengo piuttosto inutile e inappropriato.
Su questo punto vorrei sottolineare che se un "Ecer-Italia" esistesse e
o dovesse esistere, di certo non lo si costruisce su FB, come del resto non lo si costruiva, e non lo si è costruito, in certe 'simpaticissime' sessioni di skype.
Vorrei dare un parere sulla questione, ma prima di tutto vorrei fare un excursus su cosa effettivamente 'siamo'; la nostra Associazione è costituita come Associazione Religiosa, all'interno di tutte le regolamentazioni italiane in merito, MA è prima di tutto una COMUNITA' di persone e famiglie che esiste a prescindere dall'associazione stessa.
Il nostro scopo non è quello di qualsiasi tipo di proselitismo, neì, ancora peggio, quello di un ipotetico "riscatto social-politico" del 'paganesimo' e
o di quella che noi chiamiamo Etno-Religione Italica.
La nostra linea è quella di ESSERE a prescindere dal mondo della società odierna che di certo non rispecchia valori molto compatibili con il sentire dei nostri Avi; nella modernità comprendiamo ANCHE tutto ciò che è politico, associativo, travestitismi storici, accademismi, cose che potrebbero benissimo interessare alcune persone, ma che non hanno nulla a che vedere con quello che in nome degli Dei e degli Avi abbiamo diritto e dovere di ESSERE.
Questo 'A PRESCINDERE', che ho utilizzato, non è da confondere con un 'celodurismo' ostile alla società, alla democrazia, all'interazione con associazioni, gruppi, ne tantomeno ad un rifiuto della cultura accademica, come certi faziosi si sono divertiti per alcuni mesi a sproloquiare in giro, complice purtroppo il nostro analfabetismo informatico e l'assenza di un nostro sito web facilmente identificabile, ma bensì che a noi interessa onorare le Genialità dei nostri Luoghi, gli Dei per come si manifestano deterministicamente a noi come terra, popolo, individui, ai Mani e ai Lari delle nostre famiglie, terre, popoli: se il 'paganesimo' venisse 'riconosciuto' a noi può anche far piacere, ma esistiamo A PRESCINDERE, se i 'pagani' organizzano eventi culturali a noi fa piacere (lo facciamo anche noi), ma esistiamo A PRESCINDERE, se i 'pagani' hanno interazioni con altre religioni a noi potrebbe anche stare bene, ma in realtà stiamo benissimo lo stesso.
Indipercui, giungendo al punto, E NON DANDO ASSOLUTAMENTE UN PARERE "UFFICIALE" (che sarebbe ridicolo e pomposo se dato qui, oltre che essere probabilmente inutile): come sottolineato da Marco, la maggioranza di noi come individui non nutre una grande fiducia ed amore nei confronti di queste istituzioni 'mondiali' e 'mondialiste', ne ci spieghiamo come 'improvvisamente' sia giunto questo "interesse" da parte di queste organizzazioni nei confronti di quello che purtroppo è un insieme di Religioni minoritario e dai valori spesso parecchio distanti dalle ideologie dominanti nell'ultimo ventennio (e degli ultimi duemila anni ad essere precisi).
Detto questo rimandiamo la discussione al successivo evento ECER o in SEDE UFFICIALE. Esporremo la nostra visione e cercheremo di concertare le nostre decisioni in un ambito che sia strategico per tutti i Pagani Etnici (I Gentili, insomma...) d'Europa.
Non crediamo troppo ai voti e riteniamo che i metodi parlmentaristici siano ridicoli in contesti di poche centinaia di persone, come tra l'altro abbiamo visto frequentando altri tipi di associazione che non hanno alla base il valore di Comunità; Tra poche centinaia di persone si discuterà, si analizzerà e si vedrà e questo si farà a livello EUROPEO.
Su questo posso essere semi-ufficiale e sottolineando quello che ha detto il nostro Segretario Marco Malaguti posso tranquillamente affermare che ai nostri membri non interessano minimamente i "briefing" pre-congresso, per giunta internettiani, con persone che non conosciamo, o meglio che abbiamo conosciuto di sfuggita in contesti NON PIACEVOLI che preferirei non rigirare oltremodo.
Non ci interessano tresche di palazzo, ne ne abbiamo il tempo; in particolare lo stesso atto di parteciparvi, per me o per Marco o per chiunque del nostro "gruppo dirigente" sarebbe come tradire il poco tempo che abbiamo e che preferiremmo dedicare a persone giovani, che fanno Religione, che vivono ed amano la nostra Terra e l'Europa più di quanto amino i loro "io" anagrafici, hobbies e passioni trasformate in ideologie riempitive.
La nostra Associazione parteciperà agli eventi dell'ECER in maniera autonoma e libera. Chi ci conosce di persona sa benissimo di chi siamo amici e chi semplicemente tange di striscio nelle nostre vite passando come una cometa.
Le Associazioni e in particolare i gruppi umani che sanno di avere la nostra stima, e gratitudine anche, sanno benissimo chi sono senza perdere tempo a scriverlo qui: chi non ci conosce sappia che saremmo antiquati ed antipatici, ma non siamo troppo propensi a fidarci di chi non ci ha ancora guardato negli occhi prima di rivolgerci la parola.
Come già detto da Marco la nostra "collaborazione con le realtà dell'Ecer" si limita a fattori meramente organizzativi, come potrebbero esserlo pulizie ed approvvigionamenti in caso di un eventuale nuovo evento Italico (come ci eravamo peraltro offerti di fare offrendoci di pulire, CUCINARE CUCINA TRADIZIONALE EMILIANA visto che il congresso si è svolto prevalentemente in Emilia nonchè cercare una locazione per il Congresso in luogo forse più consono, pacifico e forse addirittura più economico.... ma si sa le beghe tra associazioni e le baracconate del travestitismo storico sono più importanti).
Al di la di questo (spazzare, cucinare, ecc.) il nostro essere COMUNITA' di persone reali ci impone di mantenere rapporti solo con chi si sia dimostrato amico, 'pio' e 'gentile' (nel senso più ampio della parola); e chi lo E' non ha certo bisogno di dimostrarlo travestendosi, ne ci riuscirebbe, come i fatti hanno ampiamente dimostrato.
Gentili saluti, e vogliate scusarmi per essermi dilungato così tanto.
P.S.
Rimango basito che Gentilitas fosse contraria a quella adesione, visto che uno dei motivi per cui alcuni membri di questa ex associazione ebbero per sconsigliarci di partecipare all'ECER erano proprio i NOSTRI DUBBI a proposito; a suo tempo, in conversazioni informali con membri di Gentilitas con cui avevamo rapporti di conoscenza extra-associativa, la dichiarazione di adesione al Parlamento delle Religioni ci venne spacciata come per GIA' APPROVATA e ci venne sostanzialmente detto "voi che siete dubbiosi, perché non ve ne andate da un'altra parte?"
Questa discussione forse non è così inutile, perlomeno per dar retta al vecchio proverbio che "chi ride bene..."

Claudio Simeoni 11 settembre 5.09.25

Ammettiamo che io elenchi le virtutes romane che compongono il Mos Maiorum, prendessi quei nomi e li traducessi (applicando in maniera inversa l'istituto dell'interpretatio) in tutti gli idiomi possibili; pensate che qualche popolo, arabo, africano, sud-americano, asiatico, eskimese, ecc. non ha nella propria cultura le virtutes proprie del Mos Maiorum?
C'è qualche popolo che direbbe: "Io non pratico il coraggio!"; io non pratico la giustizia? Io non pratico la pietas?
E allora, che senso ha rivendicare quei principi se non per il fatto che esiste negli individui la percezione che nel presente sociale in cui viviamo, quei principi non vengono vissuti dalle persone?
In questo caso, una persona religiosa, avrebbe il dovere di identificare delle virtutes come dovrebbero essere, come dovrebbero essere vissute e perché tali virtutes non vengono praticate e qual è il percorso storico della nascita delle virtutes del Mos Maiorum e qual è stato il processo storico interpretativo per cui siamo giunti in un presente sociale in cui percepiamo uno stridere fra la percezione della virtutes come potrebbe essere e la virtutes come oggi la vediamo praticata e vissuta.
In fondo, come qualcuno mi ha fatto rilevare, l'analisi scientifico-comportamentale degli animali che vivono in branco praticano tutte le vitutes del Mos Maiorum. Studi sulla società dei Lupi hanno dimostrato che tutte le virtutes sono identificabili nei loro comportamenti, specialmente nei momenti di crisi relazionale: pietas compresa.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo

M. V. F. A. 11 settembre 6.45.43

Concordo con Domizia. La Religione Romana va analizzata nella sua età più autentica, o l'era arcaica dove sicuramente elementi etruschi ed italici si fondono con quelli latini, sia, ancor di più, l'origine della Repubblica quando i Romani cominciarono a darsi un identità e un "codice di comportamento" più specifico e "nazionale" dove certe virtù, come l'austerità e la convivialità, furono un tratto distintivo del nuovo cittadino che ottenne le sua libertà civiche dopo la Rivoluzione e la cacciata della Monarchia. E questi simboli di libertà e di spirito civico vivevano in determinati spazi, come il Campo Marzio dove si svolgevano le esercitazioni militari, il censimento e le votazioni, insomma tutte le attività di un cittadino libero e partecipe alla Cosa Pubblica.
Così anche le Virtù Romane avevano come obiettivo quello di creare un uomo libero, austero, onesto e sociale. Ecco la differenza sostanziale con altre popolazioni: il coraggio è una virtù apprezzata da tutti, ma solo a Roma il coraggio era il sacrificarsi per il bene comune.
Quindi, come ho scritto ieri, il Mos Maiorum non è tanto un era definita della storia, ma nasce dall'esperienza e dalla vita vissuta dei Romani.

Ignis Rumon 12 settembre 1.01.39

Simeoni, se il dàimon fosse semplicemente un'"anima che scende in un corpo" Lei dovrebbe seriamente preoccuparsi per il suo dàimon. Quanto al Trismegisto transeat, et parce sepulto (non riferito al Trismegisto, naturalmente).
Ribadisco l'invito formulato poco sopra nei confronti delle realtà e dei singoli che si riconoscano nella Tradizione in tutte le sue forme e, nello specifico, nella forma assunta nella sua declinazione romana ed ellenica. Mi riferisco ai singoli come alle serie comunità operanti e sul piano cultuale e su quello culturale: si prendano le distanze dal calderone new age con cui da qualche tempo ci si trova, malgrado tutto, gomito a gomito. Si prendano le distanze da chi insulta, infama, stende dossier veicolando inesistenti "teologie pagane" e tenendo in pubblico la faccia dell'agnello, nelle retrovie quella del lupo con gente che dovrebbe per natura essere lupo e si dimostra troppo spesso un agnellino, talora per stile talora per eccesso di bontà di cuore. Si rammenti che "paganitas" è "cameratismo con Dio" e che il cameratismo, come fenomeno etico e non necessariamente politico, presuppone un dialogo tra pari, non una furibonda dialettica indiscriminata nella presunzione che tutti abbiano i medesimi diritti. E' troppo tempo che non si vede nulla di tutto questo in giro, nel desolante "panorama pagano" italico, privo ormai di una schietta dimensione dei rapporti che non sia altro che un becero azzuffarsi tra galline nel vicolo o la sfrontata attività propagandistica di proclami, dichiarazioni, scambi di patenti. Una volta si dialogava tra pari, in base a pochi semplici Principi e a un idem sentire superiore, pur variegato nelle sue estrinsecazioni.
Lo si faccia per riconoscimento di ciò che si è, per adesione a dei Principi immutabili ed eterni, per rispetto della propria intelligenza, mettendo da parte personalismi e valutazioni soggettive, antipatie personali o di gruppo, orgogli e quant'altro. Si sia capaci di trascendere le peculiarità di impostazione andando oltre il dato formale, in adesione all'Essenza principiale sia sul piano metafisico che su quello etico. La base impersonale è l'unica possibile per intavolare un dialogo fondato non su ciò che è o crede di essere il singolo, ma sull'adesione (ma meglio sarebbe dire proprio sull'aderenza) a determinati Principi, che sono ciò che opera il discrimen tra realtà e concezioni opposte l'una all'altra. E' una questione di identità: si valuti attentamente se valga la pena di svenderla per un consesso, una dichiarazione d'intenti o un posto in prima fila nella speranza di essere ricevuti e ascoltati dal governante di turno, con tutto il contorno roboante di lettere letterine videoriprese e web tv. La religio, la pietas, esistono a prescindere, come ha detto qualcuno poco sopra, e l'essere Uomini della Tradizione non necessita di crismi ma semplicemente di identità e "vecchi metodi" comportamentali.
Fate vobis. Valete.

Federico Fregni 12 settembre 1.10.41

Un favore dai partecipanti: il mio messaggio di ieri è visibile?
Grazie.

Ignis Rumon 12 settembre 2.21.56

Io lo leggo.

D. L. 12 settembre 2.34.50

Anche io

Federico Fregni 12 settembre 3.47.45

Grazie. Mi era arrivato un messaggio strano con "delivery failed"; probabilmente era associato ad un altro messaggio.
...

D. L. 12 settembre 4.24.13

E' da un po' che vedo in giro qusto delyvery failled. Tempo fa questo delivery mi arrivava come avviso di posta eletronica per una qualche emeil che non era partita o arrivata.

Claudio Simeoni 12 settembre 4.54.01

Nel lavoro che sto facendo per individuare sia il significato di Mos Maiorum che il punto di rottura col significato Mos Maiorum funzionale alla società civile e gli stessi valori come elementi di distruzione della società civile, forse ho trovato il "punto di rottura".
Certo, la cultura me lo avrebbe potuto indicare prima, ma non l'ha fatto.
Si tratta in sostanza di tale Panezio di Rodi che fu ospite del circolo letterario degli Scipioni. Questo personaggio studiò attentamente il Mos Maiorum fra il 145 e il 130 a.c. e mise a punto una strategia di distruzione della società Romana al fine di imporre la religione stoica (lo so che non esisteva ancora il termine "religione", ma lo stoicismo è una religone di dominio vera e propria). Questo personaggio, tornato in patria, divenne capo della scuola stoica succedendo ad Antipatro di Tarso (quel "di Tarso" non vi dice niente?). Questo personaggio è considerato il fondatore dello "Stoicismo medio" le cui finalità erano la "conquista filosofica, morale e, di fatto politica, di Roma". Questo personaggio, a cui seguirono Posidonio, Cicerone, Seneca, in realtà fu il distruttore del Mos Maiorum: sottomise il Mos Maiorum al dio padrone.
Questo però, lo leggerete nelle pagine web. Come nelle pagine web leggerete perché Ph. J. Spenser (1635-1705) istituì i Collegia pietatis in seno al luteranesimo.
P.S. Sono pronto per mettere in web il significato arcaico (e, purtroppo, nella necessità moderna e attuale) dei principi del Mos Maiorum. La trasformazione di principi per intervento dello stoicismo è la seconda pagina che potrebbe comprendere la trasformazione che porta al cristianesimo (avete presente le virtù teologali o le virtù cardinali, ecc.) o, in alternativa, potrebbe essere una terza pagina. Naturalmente, questo esula sulla discussione inerente al WCER e questi post saranno separati da quelli inerenti al WCER.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano del'Anticristo

M. V. F. A. 12 settembre 5.26.29

Lo Stoicismo non è così drammatico, e continuo ad essere dello stesso parere degli Antenati che lo ritenevano l'unico adatto per un Romano. Infatti la filosofia stoica porta l'uomo ad elevarsi dal materialismo e dalla schiavitù delle passioni, in perfetta sintonia con l'austerità dei Patres.
Quello di Panezio -che fu lo stesso che adoperò Cicerone per i suoi Dovere- è una nuova ideologia creata ad arte dal circolo degli Scipioni dove la cultura ellenica definì e giustificò il nuovo imperialismo romano della Tarda Repubblica. E' un falso stoicismo, estremamente moderato e ipocrita, al servizio della nuova classe dirigente. Nulla a che fare con lo stoicismo dei Gracchi, di Catone Uticense e dell'altra grande maggioranza dei cittadini romani.
Le uniche filosofie che si combinavano perfettamente con il Cristianesimo e che furono anche alla sua base furono il Pitagorismo e il Neoplatonismo (come disse Sant'Ambrogio). Altra filosofia ritenuta debosciata e immorale era l'Epicureismo che conduceva a un apatia e a un indifferenza verso gli Dèi e la società umana.
Lo Stoicismo sarebbe da rivalutare e da liberarlo dalle sue contaminazioni per apprezzarne l'essenza filosofica.

M. V. F. A. 12 settembre 5.28.43

Cicerone comunque non fu mai stoico, anzi attaccò questi perché giustificavano numerose pratiche divinatorie. Fu uno scettico doc che sapeva quale filosofia serviva a seconda delle circostanze.

Claudio Simeoni 12 settembre 6.09.31

@M. V.
Ho studiato, molto tempo fa, ma in parte il ricordo è ancora vivo, un filosofo Veneto, tale Dal Prà che fece un'analisi sugli scettici estremamente apprezzata e, sinceramente, non me lo vedo un Cicerone legato ad un Pirrone (per questo lavor la mia scrivania è ridotta ad un "cesso" con almeno venti libri aperti). Posidonio studiò da Panezio da Rodi che istruì Cicerone. Sembra vero che fra lo scetticismo di Pirrone e Carneade e lo scetticismo praticato a Roma in epoca imperiale, ci sia un abisso concettuale. Sia Stoicismo che Neoplatinismo usarono le allegorie per descrivere gli Dèi mentre, per un politeista, antico Romano o Antico Greco, gli Dèi erano soggetti reali del mondo. Soggetti per i quali si apparecchiava la tavola.
Scrive in prefazione Ilaria Ramelli nell'opera "Allegoristi dell'età classica Opere e Frammenti" editore Bompiani e introduzione di Roberto Radice:
"Nello Stoicismo antico prima, e nel Neoplatonismo poi, nacquero svariati tentativi di interpretare tradizionalmente la tradizione religiosa politeista. Lo strumento principale di questa interpretazione filosofica della pietas popolare è stata l'allegoria usata in molti modi a seconda delle scuole: per esempio, gli Stoici misero in atto un'allegoria di tipo fisico, in cui i nomi degli Dèi altro non sono che i nomi degli elementi naturali, mentre i Neoplatonici predilessero un'allegoria di tipo metafisico, in cui gli appellativi degli Dèi designano le realtà ipostatiche del cosmo."
Appare evidente che potendo oggi dimostrare la Natura degli Dèi, la loro realtà in quanto soggetti, parte della vita come oggetti reali, l'esercizio allegorico, va di pari passo alla demonizzazione degli Dèi fatta dai cristiani.
Un po' come il Mos Maiorum che da oggetto reale con cui organizzare la società in funzione di una realtà oggettiva viene piegato dagli Stoici (o se vuoi dal circolo degli Scipioni) in funzione della legittimazione dell'imperialismo.
Lo stoicismo porta l'uomo a separasi dalla società in uno stato di assenza delle passioni ( e dalla società in cui deve scegliere ciò che è conveniente rispetto all'idea del logos). Il saggio Stoico raggiunge una separazione dalla società elevandosi spiritualmente in un'impassibile autosufficienza. In altre parole, come in Epiteto, "sopporta con distacco e astieniti dal desiderio".
Nel Mos Maiorum è proprio il desiderio che determina la Virtus che, veicolando in maniera appropriata il desiderio nella società, la rende più forte e adatta ad affrontare le crisi che si presentano.
P.S. Dimenticavo: c’è una forma di "scettici" molto amati da Agostino d'Ippona.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo

M. V. F. A. 12 settembre 6.26.28

Cicerone era un dichiarato Neoaccademico, se sembrò altro era solo per difendere un ruolo sociale e tradizionale (come quando si appella alla divinazione contro Catilina per poi condannarla nell'opera De Divinatione). Lo Stoicismo più di altre filosofie ha tra i suoi punti cardine la socialità, la vita di collettività, il bisogno di tutti che deve essere superiore al bisogno individuale e dalle passioni che ci isolano. Perché a isolarci sono proprio le passioni che inevitabilmente ci portano all'egoismo, all'amore di noi stessi e degli oggetti materiali che ci circondano. E furono proprio gli epicurei a isolarsi socialmente, come un Lucullo che abbandonò la politica e gli amici per isolarsi nella sua isola di piacere. Gli epicurei provano l'indifferenza verso gli Dèi (che secondo loro, anche se esistono, si disinteressano delle faccende umane) e la società ignorando i problemi collettivi.
Lo Stoicismo è un campo molto vasto e come abbiamo visto tra un Panezio e un Tiberio Gracco, credo contemporanei, c'è un abisso ideologico. lo Stoicismo, almeno quello romano, si concentra più sull'etica, sulle cose moralmente giuste o ingiuste, sulla moderazione e il decorum, sulla Virtù. Un Seneca parlerà solo di etica, di vita vissuta, mai degli Dèi e della loro natura. Diversamente avvenne in oriente, dove gli stoici partorirono svariate teologie, condivise anche da gran parte delle altre scuole filosofiche.
Secondo me attaccare indiscriminatamente lo Stoicismo significa attaccare gran parte della cultura e della mentalità Romana.

M. V. F. A. 12 settembre 6.29.29

Che poi, vorrei aggiungere, attaccare le filosofie classiche per attaccare il Cristianesimo lo trovo inutile, dato che questo non viene dal nulla ma ha assorbito quella cultura che affondava le sue radici nelle nostre società. L'origine del "male" non lo rintraccerei nella filosofia ma nella politica, nei grandi eventi che sconvolsero l'Impero ideologicamente e spiritualmente.

Claudio Simeoni 12 settembre 13.51.09

@ M. V.
La tua è una posizione legittima, che io al momento non riesco a condividere. La Storia della Teologia cristiana associa lo Stoicismo al discorso sul Logos che apre il vangelo di Giovanni. Non individuo un'attività positiva dell'Epicureismo come scuola che agisce nella società di Roma. Su questo punto condivido. Seneca parla dell'etica, ma devo analizzare a cosa l'etica si riferisce.
In ogni caso, quando inizierò questa parte del lavoro scriverò qualche cosa. Ciao
Claudio Simeoni

Claudio Simeoni 13 settembre 5.58.43

@M. V.
Nella ricerca che sto facendo, nella storia della filosofia di Abbagnano traggo che il testo De Officiis di Cicerone è stato scritto sul libro Del Dovere di Panezio di Rodi.
Quando parli di Seneca, frugando nella mia libreria mi sono accorto di avercele le opere complete di Seneca nell'edizione della Rusconi curata da Giovanni Reale. E leggo anche questo:
Seneca nel suo trattato “I Benefici” nel libro IV:
“Se qualcuno ti avesse donato pochi iugeri di terra, tu diresti di aver ricevuto un beneficio: e non vorresti definire un beneficio le immense distese di terra che si aprono alla tua vista? Se qualcuno ti donerà del denaro e ti riempirà la cassaforte, dato che ti sembra una gran cosa, definirai questo un beneficio; dio [il dio padrone e creatore, nota mia] ha messo sotto terra tante vene metallifere, ha fatto scaturire tanti fiumi che portano oro sulle terre su cui scorrono, un’enorme quantità d’argento , di rame, di ferro è seppellito in ogni luogo e dio [il dio padrone, nota mia] ti ha dato la facoltà di andarne in cerca e ha disposto alla superficie della terra dei segnali che indicano queste ricchezze nascoste: e tu dici di non aver ricevuto nessun beneficio?”
Tratto da Seneca, Tutti gli scritti, a cura di Giovanni Reale ed. Rusconi p. 537
Non parla degli Dèi, ma parla già della forma del dio cristiano mutuata dagli Stoici e, probabilmente, sciacquata nel neoplatonismo.
Penso già stanotte di caricare la pagina sul Mos Maiorum. E' ovvio che si può non condividere quello che scrivo, ma la ricerca che ho fatto e che sto facendo, è abbastanza seria.
Che poi il discorso di censura non è rivolto tanto al cristianesimo, quanto all'idea del dio creatore, o dell'uno o del Logos razionale. Cioè quell'idea che viene anteposta all'uomo e alla vita della Natura, di cui il cristianesimo è l'ultimo rappresentante.
Ciao
Claudio Simeoni

M. V. F. A. 13 settembre 6.46.32

Avevo già scritto che Cicerone nei suoi Doveri si era conformato a Panezio o almeno a quel pensiero stoico moderato e "furbo" che costruirono a tavolino gli Scipioni per dare un nuovo volto alla nuova classe dirigente dell'Impero che stava sorgendo. Pensiero che non condivido sia perché -come già scritto- finto stoico, e per di più anti popolare opposto a quel pensiero rivoluzionario -sempre stoico- in cui credevano i Gracchi e molti altri Romani. E gli Scipioni, come sappiamo, erano acerrimi nemici dei Gracchi, tanto che Tiberio fu sconfitto proprio dagli uomini di Scipione Nasica. Scipione, estremamente filo aristocratico, non ci risparmia nella sopracitata opera attacchi ai Gracchi.
Tuttavia non ce l'ho con Cicerone, e lo ritengo una delle migliori menti che siano mai nate su questa terra.
Il "Dio" di cui parla Seneca va letto come il DIVINO, come l'essenza delle cose, come il Logos che anima la natura e le cose umane e non interpretato come fanno i cristiani che non avendo né Dio né sostanza hanno sempre cercato di rintracciare nella storia elementi che gli potevano fare comodo ma che non gli appartengono.
Quando Seneca dice "Deum sequere", conformati a Dio, non intende di avvicinarsi a qualche Dio come fanno i cristiani, ma significa entrare in sintonia con una Ratio che è propria degli uomini e della natura, e che fa parte della nostra essenza.
Quindi non c'è un Dio padrone, buono o cattivo: se vuoi essere libero dalle passioni e dalle piccolezze materiali vivi con saggezza e con ragione, altrimenti vivi come uno schiavo vittima del mondo.
Penso che questo pensiero stoico che si basa sulla libertà da tutto ciò che ci sottomette va solo che valorizzato e diffuso. Altrimenti continueremo a vivere da schiavi in questa società edonista.

M. V. F. A. 13 settembre 6.50.11

Errata corrige: la frase corretta è "Cicerone (e non Scipione), estremamente filo aristocratico, non ci risparmia nella sopracitata opera attacchi ai Gracchi."

Claudio Simeoni 13 settembre 8.55.34

Nell'edizione reale non ho il testo a fronte in latino. Tuttavia mi lascia perplesso che la traduzione seguita da Reale, non sia conforme. Tu non metti in discussione il meccanismo che la frase che ho postato determina: il divino ti dà. Il dio che ti ha concesso. A pag. LXXXVII del saggio introduttivo di che cos'è "dio" per Seneca. Sono 25 frasi. Che tu dio lo chiami divino, non cambia molto i contenuti a cui la parola si riferisce. E nemmeno il ruolo di disarticolazione del Mos Maiorum che ha avuto nella società romana. Se sei un appassionato di stoicismo, hai una visione soggettiva. Io che sono un appassionato di Mito, do allo stoicismo e alla filosofia una visione negativa e i tempi storici, dal mio punto di vista, come nel testo che posto, non si possono negare (almeno credo).

Claudio Simeoni 14 settembre 7.27.15

Il concetto di Mos Maiorum e tutta una serie di riflessioni da Numa al giorno d'oggi:
http://www.federazionepagana.it/mosmaiorum.html
Non è una cosa da condividere o non condividere.
Ringrazio M. V. Frisari per la sua pazienza e per le sue preziose puntualizzazioni.
Claudio Simeoni

D. L. 14 settembre 11.20.29

Sono d'accordo con M. V. quando dice che "il Dio di cui parlava Seneca va letto come Divino".Questa è una espressione presente negli scritti di molti autori antichi ,come ad esempio Plutarco,ma anche Pindaro vissuto addiritura nel IV sec a.e.v . Con Dio,intendevano la compagine divina,la divinità in senso globale.

M. V. F. A. 15 settembre 4.14.10

Ho letto l'articolo e lo trovo grosso modo condivisibile, conoscete le mie posizioni repubblicane e anche io ritengo il culto imperiale come la morte della Tradizione. Le mie posizioni sullo Stoicismo restano le stesse, tuttavia trovo interessante la riflessione sul Logos che soppiantò i doveri verso la società.

D. L......... (ultimo post)

Macrobio in uno dei momenti conclusivi dei Saturnalia diceCertamente Macrobio è un autore molto tardo,tuttavia non bisogna dimenticare che faceva parte della cerchia di Vettio Agorio Pretestato,forse l'ultimo propugnatore del Mos Maiorun e della religione Romano Italica,in un periodo in cui era diventato pericoloso esserlo. Lui esamina una serie di passi dell'Eneide,specificando che al di là della epopea di Enea,c' è un substrato di insegnamenti relativi allo Ius Divinum. In altri passi lui afferma che in Virgilio va riconosciuto uno dei più profondi conoscitori del Diritto Pontificale. La religione Romana non va confusa con quella Greca,e meno che mai con quelle di tipo abramitico. Il rapporto con la divinità,nei periodi più propriamente "Romani",non era come per queste a carattere prevalentemente devozionale. Il confronto con la dimensione divina,in cui credevano,era caratterizzato dal "do ut es" e, non c'era nulla di immorale in questo. Infatti si trattava del confrontarsi con il sovrumano nell'ambito di una legge che coinvolge il visibile e l'invisibile. Era un raffrontarsi severo e privo di aspetti emozionali,ma rigorosamente ligio ad una combinazione di gestualità e formule,come si può notare proprio nel rituale dei Fetiali che l'autore dell'articolo ha citato. Per questo non posso essere d’accordo con il paragone che egli fa tra la religione del "nostro"Mos Maiorum e certi aspetti e concetti del cristianesimo.

 

A questo punto termina il dibattito. Ogni persona va per la propria strada con le proprie convinzioni. Qualcuno ha ascoltato anche l'altro e ora ha le idee più chiare.

In fondo, le discussioni servono a questo.

 

La statua della Nike rappresenta la vittoria degli Dèi
nel chiamare gli uomini a costruire la loro libertà.

 

Marghera, 30 settembre 2011

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

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I Romani erano costruttori di Ponti

Ponti che univano gli Dèi agli uomini e gli uomini agli Dèi

Congresso WCER di Bologna nel 2010

Quando e perché la Federazione Pagana prese le distanze dai movimenti etnici che si presentavano in costume. Tuttavia, alcuni membri, a titolo personale, sono rimasti nell'ECER.