DIDIMO GIUDA TOMASO:

L’ULTIMO STREGONE PAGANO!

CLAUDIO SIMEONI

Il vangelo di Tommaso Didimo letto e commentato in chiave Pagana Politeista attraverso le visioni della Stregoneria.

 

Commento dal paragrafo 011 al paragrafo 030!

 

 

PARAGRAFO 11

Gesù disse: "Ho gettato fuoco sul mondo, ed ecco, lo custodisco fino a che divampi".

In questo paragrafo più che il Gesù dei vangeli ufficiali si sente tuonare la voce di Prometeo: "Ho portato il fuoco e lo curo affinché divampi." Questo non può essere il figlio del padrone che parla, ma un Essere Umano che determina sé stesso e, fattosi Guardiano, protegge il divenire degli Esseri Umani. Non il figlio del macellaio di Sodoma e Gomorra, sta parlando, ma Prometeo, Saturno e Apollo che prendendo la Conoscenza agli dei e la consegnano agli Esseri Umani affinché si facciano dei coltivando il loro divenire nell'eternità dei mutamenti. Leggiamo in Luca: "Quel servo che, conoscendo la volontà del padrone, non dispone e non fa secondo il volere di lui, sarà aspramente flagellato, mentre colui che non la conosce, ma opera in modo da meritare delle percosse, ne riceverà meno. Molto sarà richiesto a colui che molto ha ricevuto, e più si esigerà da colui al quale molto è stato affidato. Sono venuto a portar fuoco sulla terra, e quanto desidererei che fosse già acceso!..." Il fuoco non è il fuoco della conoscenza, del sapere e della consapevolezza, ma è il fuoco distruttore della sottomissione. E' il fuoco che distrugge quanto fu costruito per sottomettere gli Esseri Umani dopo averli costretti alla miseria. Anche se c'è una radice comune Luca vi attinge per proseguire nel solo intento che conoscere: sottomettere gli Esseri Umani per poterli distruggere. Il fuoco di Luca costruisce la miseria sottomettendo; il fuoco di Tomaso costruisce l'Essere Luminoso che cresce dentro l'Essere Umano.

PARAGRAFO 12

Gesù disse: "Passerà questo cielo e passerà ciò che è sopra di esso, i morti non sono vivi e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiavate ciò che è morto, voi lo rendevate vivo. Quando sarete nella luce cosa farete? Nel giorno in cui eravate uno, siete diventati due, ma allorché siete diventati due che cosa farete?".

Questo paragrafo è molto complesso in quanto indica come tutto cambia e si trasforma. Il cielo muta come muta il firmamento. Tutto l'esistente è in mutamento. Tutto passa e si trasforma. E' un concetto che in Tomaso assume un significato che va oltre ogni pensato di quel tempo: la trasformazione di quanto esiste. Non la sua distruzione, ma il suo passaggio nell'esistenza. Questo concetto viene seguito da un altro concetto composto da due concetti: i morti non sono vivi e i vivi non morranno. E' una specie di contraddizione, ma solo apparente. In Tomaso abbiamo due tipi di Esseri Umani: chi incuba il dio che cresce dentro e chi rinuncia ad alimentare il divino che ha dentro. Chi alimenta il divino che ha dentro entra in comunione col divino che lo circonda, chi non alimenta il divino che ha dentro è solo un morto. E' morto proprio nella misura in cui all'atto della morte del corpo fisico non partorirà il corpo luminoso. Chi è vivo non morrà in quanto vivendo alimenta il corpo luminoso che partorirà all'atto della morte del corpo fisico. Così egli è un vivo che non muore in quanto si trasforma in Essere Luminoso. Chi è morto non è vivo nel senso che non incuba il corpo luminoso. Questo è stato distrutto, è annichilito, è impotente a crescere. L'Essere Umano in ginocchio si sta distruggendo ed è come se fosse morto. Egli si rattrappisce su sé stesso e aspetta di morire: di essere distrutto. I vivi non morranno in quanto trasformandosi continueranno nella sequenza dei propri mutamenti mentre chi è morto in quanto ha ucciso il proprio corpo luminoso, il proprio divenire, non potrà più vivere. Come si diventa morti? Mettendosi in ginocchio e rinunciando ad usare la propria volontà e le proprie determinazioni per affrontare la vita quotidiana. Ancora più sibillina appare la frase: "Nei giorni in cui mangiavate ciò che è morto, voi lo rendevate vivo". Quali sono i giorni in cui si mangiava ciò che è morto? Quando si nutre il corpo fisico. La carne la mangiamo da animali morti e l'Energia Vitale che attraverso questo assorbiamo entra a far parte della nostra Energia Vitale che componendo la nostra Coscienza diventa vivo. Quando la Coscienza si regge su un corpo di Energia Vitale; l'Energia Vitale che scorre nell'aria non è morta: è muta. La vita è morta quando non è in grado di fornire un altro supporto alla propria Coscienza. Il feto è vivo solo nella misura in cui è in grado di trasformarsi in Essere Umano. Se non è in grado di trasformarsi in Essere Umano è abortito. Così il fanciullo e la fanciulla che non è in grado di trasformarsi in Essere Umano adulto prendendo nelle proprie mani il proprio divenire attraverso la propria volontà e le proprie determinazioni è già un morto che cammina in quanto non sarà mai in grado di generare il proprio corpo luminoso. "Quando sarete nella luce cosa farete?" Essere nella luce significa vivere il lato luminoso del mondo superando la forma e la descrizione. Cosa farete quando afferrerete la sostanza del mondo? Se non siete in grado di essere vivi ora. Se non siete in grado di usare la vostra volontà e le vostre determinazioni cosa farete qualora doveste giungere nel lato luminoso senza esservi addestrati ad afferrare nelle vostre mani il vostro divenire? Continuerete ad ingannare i vostri occhi? Continuerete a descrivere? Anziché diventare luce voi stessi: cosa farete? Se nella vita non avete vissuto usando la vostra volontà e le vostre determinazioni cosa farete allora? Sarete disarmati! Un giorno eravate uno. Il vostro corpo fisico ha generato il corpo luminoso. Eravate uno ad afferrare il mondo: ora siete due. Quando sarete due cosa farete? E' necessario imparare a vivere. E' necessario imparare a generare il proprio corpo luminoso usando la propria volontà e le proprie determinazioni. Solo così si saprà che fare quando si sarà diventati due! A questo associo da Luca: "E' più facile che passi il cielo e la terra, anziché cada anche un solo apice della legge. Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; e chi sposa una donna rinviata dal marito, commette adulterio". Questo è il concetto di uno che diventa due in Luca, ma vediamo con più attenzione. Per Luca non è il cielo e la terra che si trasforma, ma che finisca: cessi di essere. Tant'è che a quel cessare nulla resta. O meglio rimane soltanto l'ordine di assoggettamento. Rimane l'assoggettamento. Passa il cielo e la terra, ma non passa l'imperio di dio che ordina agli Esseri Umani di sottomettersi. Il dio che ordina agli Esseri Umani che cosa fare, come vivere, come esistere. Esseri Umani privati della libertà nell'esercizio della loro volontà e delle loro determinazioni. La visione di Luca è piuttosto chiara. Egli si rifiuta di vedere il dio che cresce dentro gli Esseri Umani: il loro corpo luminoso. Gli Esseri Umani non riusciranno mai a scorgere la noumenia dell'esistente: essi devono essere inchiodati nella forma e nella descrizione. Essi devono essere morti. Sottomessi. I morti non saranno mai vivi dice Tomaso. Gli fa eco Luca: non esistono vivi. Non esistono gli Esseri Umani che da uno diventano due. Esiste solo il padrone. Il concetto di Luca è il concetto del padrone. Il dio padrone degli Esseri Umani; il marito come padrone della moglie. Luca si compiace di terrorizzare gli Esseri Umani. Chi ripudia la moglie, cioè l'oggetto del possesso che vincola il possessore, commette adulterio. Dunque deve essere condannato. Come deve essere condannato chiunque sposi una donna ripudiata dal marito. Domanda: e la donna? Quali sono le sue determinazioni? Per Luca la donna è solo bestiame senza diritti. Non ne ha l'Essere Umano maschile e l'Essere Umano femminile è solo bestiame assoggettato ad esso. E' il bestiame che Luca concede all'Essere Umano maschile in cambio all'assoggettamento al proprio dio. Il problema non è quali fossero i costumi di allora; quali fossero le tradizioni di allora. Il problema è che quanto detto da Luca viene spacciato per parola immutabile del dio assoluto creatore del cielo e della terra. Queste affermazioni sono una porcheria come una porcheria è il dio creatore e la sua parola assoluta. Si tratta soltanto di un Luca, di un dio e di una chiesa cattolica che si arroga il diritto di trafficare in schiavi. L'oggettività, la vita, ha dimostrato come quella legge sia un'ignominia per chi l'ha enunciata e per chiunque ha usato violenza per sottomettervi gli Esseri Umani. A Luca interessano solo gli schiavi sottomessi, quelli che Tomaso chiama i morti. Al termine del suo vangelo Tomaso dice a proposito di Maria: "Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi". Il senso che dà Tomaso all'uno che diventano due non ha nulla a che vedere col piacere di possesso e di sottomissione di Luca.

PARAGRAFO 13

I discepoli dissero a Gesù: "Sappiamo che te ne andrai da noi. Chi tra noi sarà il più grande?". Gesù rispose loro: "Dal luogo dove sarete, andrete da Giacomo, il Giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la terra".

Il paragrafo tredici si inquadra nel gruppo di affermazioni che si trovano in ogni vangelo e finalizzate a spacciare quel vangelo come contenente il vero messaggio di Gesù. Suona più o meno come Pietro che si autonomina il continuatore di Gesù. Giacomo era considerato fratello di Gesù e Tomaso era considerato gemello di Gesù. Sintomatica è l'accusa di Giovanni a Tomaso. L'accusa di non accettare acriticamente quanto gli si dice. La pretesa di Tomaso di verificare. E' un'accusa solo apparentemente benevola. In realtà Giovanni conosceva il vangelo di Tomaso e ne aveva paura. Il fine del vangelo di Giovanni era quello di sottomettere al suo vangelo quelle comunità che se ne andavano per i fatti loro: che cercavano il dio di dentro. Uno dei vangeli che aiutava questo era quello di Tomaso. Un vangelo di libertà in contrapposizione ai vangeli di sottomissione che tanto piacevano ai cattolici romani. Chi poteva continuare l'opera della comunità dopo Gesù? Giacomo risponde Tomaso.

PARAGRAFO 14

Gesù disse ai suoi discepoli: "Fatemi un paragone, ditemi a chi rassomiglio". Simon Pietro gli rispose: "Sei simile ad un angelo giusto". Matteo gli rispose: "Maestro sei simile ad un saggio filosofo". Tomaso gli rispose: "Maestro, la mia bocca è assolutamente incapace di dire a chi sei simile". Gesù gli disse: "Io non sono il tuo maestro, giacché hai bevuto e ti sei inebriato alla fonte gorgogliante che io ho misurato". E lo prese in disparte e gli disse tre parole. Allorché Tomaso tornò dai suoi compagni, questi gli domandarono: "Che cosa ti ha detto Gesù?". Tomaso rispose: "Se vi dicessi una delle parole che mi ha detto, voi dareste mano alle pietre per lapidarmi, e dalle pietre uscirebbe fuoco che vi brucerebbe".

Il paragrafo quattordici ha lo scopo di mettere in rilievo gli occhi del soggetto che guardano l'oggetto. L'oggetto che viene visto è sempre lo stesso. Cambiano gli occhi. Gli occhi descrivono. La descrizione determina la dottrina. Fin dai primi tempi lo scontro sulla descrizione degli insegnamenti riferiti a tale Gesù era evidente. In realtà era in discussione l'insieme dei principi fondamentali. I principi e il loro uso. A cosa servivano quegli insegnamenti? Servivano agli occhi che guardavano. Gli occhi che guardavano determinavano l'uso di quegli insegnamenti attraverso l'interpretazione soggettiva. In Tomaso dice Pietro: "Sei simile ad un angelo giusto!" La giustizia è riferita a un oggetto o ad un insieme di regole e chi determina quell'insieme determina le regole e la giustizia. Pietro non si riferisce al Potere di Essere proprio degli Esseri, ma al Potere di Avere e alla sua distribuzione. Sei simile ad un angelo: dice. Dunque giustifico il fatto che puoi essere il figlio del dio padrone: il figlio del padrone. Ecco perché Pietro ritenendosi demandato dal dio padrone si ritiene padrone egli stesso e dopo di lui la chiesa cattolica si ritiene padrona degli Esseri Umani e libera di stuprarli. "Sei simile ad un saggio filosofo" dice Matteo. Per questo motivo fa discendere il maestro Esseno da una discendenza reale, da una vergine per opera dello spirito santo e dall'oriente arrivano i magi per onorarlo. Per questo motivo imita tutte le leggende antiche dei nati da vergine ai quali vuole avvicinare il suo improbabile maestro. Tomaso non è in grado di dire a cosa sia simile a ciò che vede. Per far questo è necessario superare la descrizione e la forma per afferrare la formazione del corpo luminoso dell'Essere. Il corpo luminoso non è necessariamente uguale alla forma. Può assumere qualunque forma a differenza del corpo fisico e si può presentare in qualsiasi modo, ma soprattutto può essere percepito in modo diverso a seconda del soggetto che lo percepisce. Se lo si afferra d'insieme ogni corpo luminoso è a sé dunque non può essere paragonato a nessun altro qualunque sia il l'immagine cui Tomaso si riferisce. Proprio per il fatto di percepire questo significa che anche Tomaso ha il corpo luminoso sviluppato e indipendente. Dunque Tomaso è come l'immagine di cui non sa descrivere la somiglianza. Lo sviluppo del suo corpo luminoso gli permette di percepire il corpo luminoso che gli sta davanti. Sia chi gli sta davanti sia Tomaso sono uno che sono diventati due. Anche Tomaso si è inebriato alla stessa fonte. Anch'egli ha fatto lo stesso cammino per trasformarsi. L'oggetto da osservare non è più il maestro di Tomaso in quanto il dio che è cresciuto dentro Tomaso che è diventato maestro di sé stesso. Cosa ha detto Gesù a Tomaso non è dato sapere. Non tanto per le parole in sé stesse, ma perché non erano parole, ma erano sensazioni che si legavano alla noumenia dell'esistente e non possono essere ripetuto in quanto la comunicazione non è essenza dell'oggetto comunicato, ma descrizione dei fenomeni relativi all'oggetto. "Se vi dicessi che ha detto che avete fallito lungo la strada del divenire e che siete soltanto dei morti voi mettereste mano alle pietre per lapidarmi." Non siete riusciti a percepire il corpo luminoso del vostro maestro, non riuscite a vedere il mio corpo luminoso eppure abbiamo percorso lo stesso sentiero giorno dopo giorno. Io ho sviluppato il mio corpo luminoso e continuo nella sequenza dei mutamenti mentre voi siete dei cadaveri che camminano e il vostro intento è quello di trasformare gli Esseri Umani in cadaveri. Dunque non vi posso ripetere le parole che mi ha detto. Lo scontro appare chiaro. Leggiamo in Matteo: "Arrivato Gesù nel territorio di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Essi risposero: "Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia e altri Geremia, o uno dei profeti". "Ma voi, domandò loro, chi dite ch'io sia?" Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente". E Gesù a lui: "Beato te, Simone, Figlio di Giona, perché non la carne né il sangue ti ha rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io dico a te, che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'inferno mai prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: qualunque cosa legherai sulla terra sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà sciolta anche nei cieli" Allora comandò ai suoi discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Quale differenza col vangelo di Tomaso. Mentre in Tomaso il giudicato è il soggetto che giudica attraverso il suo grado di percezione in Matteo il discorso altro non è che un gesto di autocompiacimento di Gesù sui giudizi della gente e soprattutto di Pietro. Mentre in Tomaso il giudizio serve per descrivere il livello di libertà percettiva raggiunto dai vari apostoli interpellati al fine di sviluppare la Conoscenza e la Consapevolezza in Matteo Gesù si compiace della sua attività coercitiva. La cosa curiosa è che sia Matteo che scrive che Pietro che esalta il Gesù in quanto figlio del padrone appaiono anche in Tomaso. Il giudizio di Matteo e di Pietro è descritto da Tomaso. La descrizione che ne dà Tomaso è la stessa che ne dà Matteo. Infatti Simon Pietro lo paragona ad un angelo cioè un essere divinizzato in Tomaso e in Matteo lo identifica come figlio del padrone. Matteo in Tomaso lo descrive come un filosofo e lo stesso paragone nel vangelo di Matteo viene messo in bocca alla gente. Nel vangelo di Matteo sparisce il giudizio di Tomaso. Perché sparisce il giudizio di Tomaso? Perché se Tomaso è uguale a Gesù ogni Essere umano è uguale a Gesù. Dunque Gesù altro non è che un Essere Umano uguale a Tomaso e a qualsiasi altro Essere che pratica la libertà del fare per costruire il Potere di Essere "Io non sono il tuo maestro, giacché hai bevuto e ti sei inebriato alla fonte gorgogliante che io ho misurato". Il giudizio di Tomaso sparisce e appare l'affermazione del figlio del padrone e della dipendenza della percezione di Pietro dalla volontà del suo padrone. Non è Pietro che giunge alla Conoscenza, ma è Pietro che giunge alla sottomissione a tal punto che il padrone gli suggerisce le risposte alle domande. Le risposte non nascono dal suo Intento, ma dalla sua sottomissione al padrone: "il padre mio che è nei cieli". Su questa sottomissione Matteo e Pietro intendono costruire la loro organizzazione religiosa. L'organizzazione religiosa, pensata e desiderata da Pietro e Matteo, ha un fine preciso: sottomettere gli Esseri Umani. Non dobbiamo stupirci se questo fare ha distrutto il divenire umano per migliaia di anni. Il dio che cresce dentro agli Esseri Umani come indica Tomaso non è controllabile da Esseri vuoti come Matteo e Pietro che sono legati alla forma delle cose e non sono in grado di superare la forma e la descrizione. Costoro possono soltanto confidare in un dio padrone che li aiuti a sottomettere gli Esseri Umani in quanto loro hanno paura di chi sviluppa il dio dentro di sé. Dice Tomaso: se io vi dicessi una sola delle parole che mi ha detto voi prendereste le pietre per lapidarmi. Se vi dicessi che voi siete ciechi e sordi voi vorreste lapidarmi. Il fine del vangelo di Matteo è diverso dal fine del vangelo di Tomaso. Il Gesù di Tomaso non è il Gesù di Matteo.

PARAGRAFO 15

Gesù disse: "Se digiunerete vi attribuirete un peccato; se pregherete vi condanneranno; se darete l'elemosina farete del male ai vostri spiriti. Se andrete in qualche paese e viaggerete nelle (sue) regioni, se vi accoglieranno, mangiate ciò che vi porranno davanti e guarite quanti tra loro sono infermi. Giacché ciò che entra dalla bocca non vi contaminerà, ma è ciò che esce dalla vostra bocca che vi contaminerà".

Nel paragrafo quindici vengono delineate delle azioni dalle quali astenersi per non danneggiare il proprio essere e il proprio sviluppo. In Tomaso gli insegnamenti sono diametralmente opposti a quelli inseriti nei vangeli ufficiali in quanto gli intenti dei vangeli sono opposti. Dice il Gesù di Tomaso che se digiunate significa che vi punite per aver commesso qualche cosa di sbagliato: un peccato. Voi siete coscienti di aver commesso un peccato e dunque vi condannate. Chi si condanna a priori? Condannarsi a priori significa attribuirsi una mole tale di errori e mancanze da considerarsi dei paria sociali. Significa indicarsi come indegni all'interno del Sistema Sociale in cui si vive. Se pregherete vi condanneranno. Se pregherete vi rifiutate di prendere nelle vostre mani le decisioni della vita. Vi sottomettete. State supplicando soccorso in cambio di sottomissione. Dunque vi condanneranno. Quando un individuo prega rinuncia a determinare sé stesso nelle varie situazioni della vita. La rinuncia non è soltanto sua come persona, ma è rinuncia del proprio ruolo all'interno del Sistema Sociale in cui vive. La condanna di chi prega è una condanna sociale. E' una condanna divina. E' la condanna di chi ha rinunciato a sviluppare il proprio "regno", il dio che cresce dentro di lui. Chi rinuncia a costruire sé stesso non si limita a rinunciare a questo, ma deve costringere l'intero Sistema Sociale in cui vive ad imitarlo. La sua ragione d'esistenza consiste nel costringere gli altri a pregare perché soltanto in quel modo egli riafferma il proprio diritto alla preghiera. La condanna di chi prega come atto di asservimento è senza appello! Dice il Gesù di Tomaso che se darete l'elemosina farete del male ai vostri spiriti. Cosa significa questo? Significa che dare l'elemosina implica aver costruito le condizioni per le quali qualcuno abbisogna di elemosina per la propria sopravvivenza. Se si è nelle condizioni di dover dare l'elemosina significa che si è distrutta o danneggiata l'oggettività in cui si vive e con questo si è danneggiato il proprio spirito, il proprio divenire, ma se si trova qualcuno che necessiti di elemosina? Non la si dà? Si può anche dare l'elemosina come corollario del proprio fare nella costruzione del proprio divenire, ma l'azione del proprio divenire passa attraverso la rimozione delle cause affinché nessuno necessiti di elemosina. La costruzione del divenire del Sistema Sociale in cui si vive diventa prioritario come fare nella costruzione dell'individuo. L'individuo non è mai padrone del Sistema Sociale in cui vive, ma è parte di esso. Il benessere del Sistema Sociale è il benessere dell'individuo. Le due cose devono coincidere e mai essere separate. Quando vengono separate il divenire dell'individuo si impoverisce impoverendo il divenire del Sistema Sociale e, anche se l'individuo saccheggiando questo si arricchisce, in realtà impoverisce il Sistema Sociale danneggiando il proprio spirito. Partendo da queste premesse diventa assolutamente logico il proseguo del discorso fatto da Tomaso. Dice infatti: "Se andate in qualche Paese e viaggerete nelle sue regioni..." non dovete né pregare né dare elemosina intendendo che non dovete né mettere in ginocchio (o pretendere di mettere in ginocchio) i suoi abitanti né considerarvi arroganti elargendo cose a voi superflue come elemosina. Se andate in un paese fate vostro ciò che da quel paese proviene. Non solo il cibo, ma la cultura, il sapere di quel paese diventino vostro cibo, vostra cultura e vostro sapere. Nello stesso tempo donate quanto avete, il vostro sapere e la vostra cultura: "guarite quanti fra loro sono infermi". In altre parole, costruite una relazione dialettica fra voi e il paese e la cultura nella quale andate. Questo particolare atteggiamento è il farsi Mercurio del viaggiatore. Il viaggiatore che porta con sé il proprio Sapere e la propria Conoscenza pronto a fonderla con il Sapere e la Conoscenza di altri popoli facendola propria. Come conclude il suo discorso Tomaso? Quanto voi imparerete e farete vostro non vi può danneggiare; vi può soltanto arricchire. Cosa vi danneggia? L'eventuale vostra arroganza, l'eventuale vostra pretesa di essere la Conoscenza e il Sapere e di considerare gli altri popoli degli imbecilli che aspettavano soltanto voi. Ciò che vi danneggia è la vostra cecità nel guardare il mondo che vi circonda, è la vostra ignoranza nel compenetrare il Sapere e la Conoscenza di altri popoli. Ciò che vi danneggia è autocolpevolizzarvi; ciò che vi danneggia è sottomettervi; ciò che vi danneggia è l'arroganza. Il che significa: ciò che vi danneggia è colpevolizzare; ciò che vi danneggia è sottomettere; ciò che vi danneggia è disprezzare! Per questo motivo è l'azione che viene fatta nei confronti del mondo è in grado di sviluppare il nostro divenire o distruggerlo. Si può agire in armonia con quanto esiste camminando insieme, ma si può opporsi all'esistente, tentare di piegarlo ai nostri desideri, ai nostri voleri e con questo impedire lo sviluppo del nostro corpo luminoso. Di diverso avviso sono i vangeli ufficiali della chiesa cristiana cattolica. Il suo scopo non è quello di sviluppare sé stessa, ma quello di appropriarsi degli Esseri Umani e, attraverso questo, danneggiare il loro divenire. Vediamo in Matteo come vengono articolati questi principi che in Tomaso sono da non praticare: "Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per esser veduti da loro, altrimenti non avrete ricompensa dal Padre vostro che è nei cieli. Quando, adunque, tu fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa, ma quando fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua elemosina resti segreta, e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non imitate gli ipocriti, i quali hanno piacere di pregare in piedi nelle sinagoghe o sugli angoli delle piazze, per essere veduti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa, ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Pregando, poi non moltiplicate vane parole, come fanno i Pagani, che credono di essere esauditi a forza di parole. Non siate simili a loro, poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che gliela chiediate.". Il problema di Matteo non è quello di contribuire ad arricchire gli Esseri Umani, il loro divenire o il Sistema Sociale in cui vivono, ma è quello di assicurarsi il controllo degli Esseri Umani aderenti alla setta che egli propone e di conseguenza indurli a sottomettersi rinunciando alla loro volontà e alle loro determinazioni. Convincerli a cessare il loro cammino di Esseri Umani per diventare gregge asserviti al dio padrone di cui Matteo si considera portavoce e, per conseguenza, padrone del gregge. Gli Esseri Umani non devono praticare la giustizia (o la loro giustizia se si preferisce) davanti agli altri Esseri Umani. Devono o subire l'ingiustizia attraverso la quale si predispongono a sottomettersi o supplicare la giustizia in segreto perché così il loro padrone li può soddisfare. Non pretendere giustizia pubblicamente, non praticare giustizia equivale a rinunciare a rivendicare il proprio Potere di essere sia davanti agli altri Esseri Umani sia davanti al circostante. Rinunciare a rivendicare la giustizia significa predisporsi a supplicare giustizia come magnanimità del proprio padrone. Significa quanto dice Tomaso: danneggiare sé stessi. Lo stesso discorso vale per l'elemosina. Matteo non si chiede della necessità dell'elemosina. A Matteo non interessa sapere perché degli Esseri umani siano costretti a ricorrere all'elemosina. Per lui gli Esseri Umani sono solo bestiame senza diritti se non quello di supplicare. Pertanto anche chi elargisce elemosina, danneggiando sé tesso qualora non agisca per rimuovere le cause che producono la miseria, non lo deve fare come atto di determinazione sociale, non deve agire stimolando altri ad agire nella stessa direzione, ma deve farlo in silenzio e di nascosta in quanto la manifestazione del suo gesto o della sua predilezione lo danneggia e del suo danneggiarsi il suo padrone si nutre. Stessa cosa vale per la preghiera. Questa deve essere una supplica, ma non una supplica che rivendichi sé stessi, ma una supplica che colpevolizzi colui che prega: poche parole e molto sentimento di afflizione. Non fate come i Pagani che quando si rivolgono alle loro divinità rivendicano sé stessi e attraverso il rivendicare di sé stessi impongono alle divinità il loro intervento. Il padrone sa di che cosa ha bisogno il suo servo. Il servo abbisogna di quanto ha bisogno il padrone affinché il servo continui ad essere servo: sottomesso e supplice. Tutto questo danneggia l'Essere Umano. Lo danneggia in quanto lo sottomette. Sottomettendolo distrugge il divino che cresce dentro di lui. Proviamo a vedere in Marco il concetto di preghiera: ""Abbiate fede in Dio. In verità vi assicuro che se uno dirà a questa montagna: "Sollevati e gettati in mare", e non esiterà in cuor suo , ma crederà che quanto dice avvenga gli avverrà. Per questo io vi dico: tutto quello che voi chiederete pregando, credete di averlo già ottenuto e vi avverrà. E quando vi mettete a pregare, perdonate, se avete qualcosa contro qualcuno, affinché il Padre vostro che è nei cieli, vi perdoni le vostre colpe.". La preghiera come arte magica per impossessarsi del potere di dire alla montagna di gettarsi in mare. La preghiera come millanteria di possedere il potere dell'universo (attraverso il dio creatore) col quale dominare gli Esseri umani e il mondo. Il possesso e il perdono per dimostrare l'assoggettamento a chi concede il potere. Questo è il fondamento su cui si regge l'ideologia nazista e le conseguenze che quel pensiero ha portato. L'assoggettamento al padrone e l'ordine ai più deboli di gettarsi a mare, ma dal momento che non lo facevano si usavano le camere a gas. Questo è il superuomo nazista: quello che affermava la possibilità di gettare le montagne a mare attraverso la preghiera! Dal momento che il potere della preghiera non esiste gli si dà una mano con cose diverse. La preghiera, come atto di assoggettamento, danneggia l'Essere Umano. Crea il vuoto nel suo essere e lo costringe a saccheggiare il circostante in quanto lo rende incapace di camminare assieme al circostante. Lo rende incapace di assorbire quanto le culture che si incontrano sono in grado di offrire. Chi prega disprezza quanto lo circonda! Il disprezzo conduce al saccheggio. Vediamo cosa dice Marco: "Ordinò di non prendere niente per il viaggio, eccetto il bastone, non pane né bisaccia né denaro nella cintola, di essere calzati di sandali, ma non vestiti di due tuniche. Poi soggiunse: "In qualunque casa entriate , rimanetevi finché non partirete da quel luogo. E se un luogo non vi riceve, né vi danno ascolto, partendo di lì, scuotete la polvere dai vostri piedi in testimonianza contro di essi". Essi partirono e predicarono che si convertissero, cacciarono molti demoni e guarivano molti malati ungendoli con olio.". In Marco il sapere e la conoscenza non si muovono col viaggiatore. Il viaggiatore porta rancore e odio. Il viaggiatore è un messaggero di sottomissione. Cosa si può aspettare chi vende sottomissione? Vendi sottomissione disarmato, dice Marco. Se sei disarmato disorienti il nemico. L'orrore che tu porti lui lo scoprirà molto tardi. Viaggia senza pane e senza denaro, in modo che il nemico abbia pietà di te, ti consideri debole e non si accorga dell'orrore e della morte che porti nel cuore. Non si accorga che tu porti distruzione che chiami col nome di conversione o mascheri con la parola amore. Se il nemico si accorge dell'orrore che tu porti e ti rifiuta tu testimonia contro di essi, combattili scuotendo la polvere dai tuoi sandali. Scuotere la polvere dai sandali in segno di disprezzo è il prologo all'innalzamento dei roghi contro chi rifiuta di assoggettarsi all'orrore. Mentre Tomaso afferma di dare quanto si ha, come il Sapere per guarire gli infermi, ringraziando dell'ospitalità, in Marco l'attività di dare il proprio "sapere" è una vendita al ricatto. Infatti è sottoposta alla conversione e alla cacciata dei demoni. Solo la conversione e la cacciata dei demoni consente di ricevere anche la guarigione attraverso l'olio. In altre parole se io sono in grado di guarirti lo faccio solo se tu ti sottometti, se tu ti converti, se tu annienti il dio che cresce dentro di te. Concludendo questo raffronto possiamo dire come l'intento dei vangeli porta ad usare parole diverse e concetti diversi a seconda di come vogliamo raffigurare il divenire umano. La centralità sta nell'intento. L'intendo guida le parole, le frasi e le loro interpretazioni. L'apriore indica l'intenzione e l'intenzione sviluppa il concetto. Mentre in Tomaso la centralità sta nel regno che cresce dentro l'Essere Umano e che si relaziona col regno che ci circonda, nei vangeli ufficiali c'è la distruzione del regno dentro l'Essere Umano per costruire la distruzione della sua esistenza ed ottenere l'assoggettamento trasformandolo in una pecora del gregge di un qualche padrone. Gli intenti determinano la dottrina. Chi sceglie una dottrina in realtà ha scelto fini e mezzi della propria esistenza!

PARAGRAFO 16

Gesù disse: "Quando vedrete colui che non è nato da donna, prostratevi a bocconi e adoratelo: egli è il vostro Padre".

Il paragrafo sedici del vangelo di Tomaso è soltanto suo. Adorate colui che non è nato da donna. C'è un solo potere che non è nato da donna ed è il corpo di energia. I corpi luminoso si formano attraverso ogni singolo individuo. Il dio che cresce dentro ogni Essere. La frase è tagliata e secca. Non ammette divagazioni. Chiunque sviluppa un corpo luminoso è un dio e come tale è da adorare, anche se io preferisco da imitare. Costui è vostro Padre: Necessità e Intento! Non esiste raffronto con i vangeli ufficiali in quanto nei vangeli ufficiali l'Essere Umano è proprietà del dio e come tale deve soltanto sottomettersi. Nei vangeli ufficiali non esiste nulla fuori del padrone di cui gli evangelisti e la chiesa cristiana si reputa padrona.

PARAGRAFO 17

Gesù disse: "Forse gli uomini pensano che io sia venuto a gettare la pace sul mondo e non sanno che io sono venuto a gettare divisioni, fuoco e spada, guerra. Cinque saranno in una casa: tre contro due e due contro tre, il padre contro il figlio e il figlio contro il padre. Ed essi se ne staranno soli."

Nella stregoneria il termine pace sta ad indicare l'orrore; l'assenza delle contraddizioni. Pace sta ad indicare l'assenza delle contraddizioni attraverso le quali affrontare il silenzio dell'esistenza. Il termine pace è il termine usato dall'autorità sociale per perpetuare il proprio stato di autorità. Pace è l'ombra nera che avvolge gli Esseri Umani impedendo loro di rivendicare il loro Potere di Essere davanti al mondo. Chi rivendica il proprio Potere di Essere dichiara guerra al mondo circostante. Chi rivendica il proprio Potere di Essere pretende che il circostante lo rispetti, non storpi i suoi tentativi di fondare il proprio divenire. Chi storpia il divenire delle persone? Chi possiede le persone. Dunque se il padre rivendica il proprio Potere di Essere vuole liberarsi dalla dipendenza dalla sua progenie. Se il figlio rivendica il proprio Potere di Essere deve liberarsi dalla proprietà del padre. Deve rompere ogni legame, deve costruire se stesso. Chi costruisce il proprio Potere di Essere deve rompere ogni legame di possesso e se qualche legame resta questo è mal tollerato, sopportato per dovere. Solo il dovere impone il rispetto della relazione socialmente imposta, non l'adesione soggettiva. La distruzione di chi rivendica il proprio Potere di Essere avviene soltanto attraverso le armi al fine di ricondurlo all'ordine, alla sottomissione. Due contro tre e tre contro due: ci sarà una minoranza che schiaccia una maggioranza o viceversa. Ci sarà qualcuno che tenta di impossessarsi di qualcun altro e gli imporrà la sua pace, ma chi rivendica il proprio Potere di Essere deve rifiutare la sottomissione, deve sottrarsi. Sviluppare il dio che cresce dentro l'Essere Umano implica sottrarsi alla sottomissione: significa combattere per fondare il proprio divenire. Vediamo ora come viene trattato questo passo in Matteo: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell'uomo saranno i suoi familiari. Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me. E chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me. Chi tiene conto della sua vita, la perderà , e chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la ritroverà." A Matteo interessa il possesso degli individui. Per lui la guerra non è per sviluppare il dio che cresce dentro, ma è per poter sottomettersi al suo uomo dio. La guerra che Matteo intende è la guerra di religione. E' la guerra che fanno i cristiani per impossessarsi degli Esseri Umani. Ricordiamo che Matteo scrive il suo vangelo per una setta all'interno della società ebraica e questa setta deve impossessarsi degli individui a qualunque costo. Questa è anche la lamentazione di Celso e una delle maggiori accuse che Celso rivolge ai cristiani. Quanto dice Matteo non ha nulla a che vedere con quanto dice Tomaso. Gli intenti sono diversi. Quanto dice Matteo appartiene al Potere di Avere, quanto dice Tomaso appartiene alle determinazioni del Potere di Essere. Per Matteo gli Esseri Umani devono essere proprietà del suo uomo dio. Per Matteo gli Esseri Umani devono concedersi al suo dio con tutta la loro passione, devono concedere al suo uomo dio tutte le loro sofferenze, devono soffrire con lui. In Tomaso gli Esseri Umani devono rompere i legami per rivendicare il proprio Potere di Essere. In Matteo si combatte il padre per poter sottomettersi al suo uomo dio. In Tomaso per distruggere la dipendenza da esso. Si combatte il padre per costruire il proprio Potere di Essere; per sviluppare il regno dentro di sé; per costruire il proprio cammino di libertà. La seconda parte del messaggio di Matteo riprende un altro punto in Tomaso, quello che va sotto il numero 101. In realtà Matteo lo imita depravandolo nel suo bisogno di possedere gli Esseri Umani. Matteo antepone la sottomissione (amore in Matteo è sinonimo di sottomissione) al suo dio padrone a quella dei genitori come atto di dominio fisico della persona. Tomaso antepone il padre e la madre del suo campo energetico alla sottomissione fisica al padre e alla madre. Antepone la madre della vita alla madre fisica e lo scontro richiesto alla persona è quello di riconoscere la madre della vita. Tarquinio decise di mandare degli ambasciatori a Delfi. Mandò i suoi due figli, Tito e Arrunte. Fu dato loro come compagno Lucio Giunio Bruto figlio di Tarquinia e sorella del re (un maestro di Follia Controllata). L'oracolo predisse che diventerà re chi per primo avesse baciato la madre. Tito e Arrunte si misero d'accordo di non dire nulla del responso dell'oracolo lasciando che fosse il caso a decidere chi di loro due avesse per primo baciato la madre. Giunio Bruto fingendo di cadere per terra baciò la Madre di tutti i viventi. Giunio Bruto attese l'occasione che afferrò al volo e nessun re sedette più sul trono di Roma. Il padre (degli Esseri della Natura) è l'Essere Sole della stessa sostanza è la nostra scintilla divina; nostra madre è l'Essere Terra, madre di tutti i viventi dell'Essere Natura. Il senso di Tomaso non ha nulla a che vedere con quello di Matteo. Le frasi sono due in Tomaso per essere discepolo di Gesù; nella prima odiare il padre e la madre come Gesù odia il padre e la madre, nella seconda amare il padre e la madre come Gesù ama il padre e la madre. Dunque non ha nulla a che vedere l'impostazione di Matteo con quella di Tomaso! Veniamo a Luca: "Molto sarà richiesto a colui che ha molto ricevuto, e più si esigerà da colui al quale molto è stato affidato. "Sono venuto a portar fuoco sulla terra e quanto desidererei che fosse già acceso! Devo ricevere un battesimo e quanto mi sento angustiato, finché non sia compiuto! Credete che io sia venuto a mettere pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. Perché d'ora in poi, cinque persone in una casa saranno divise, tre contro due e due contro tre. Saranno divisi il padre contro il figlio, il figlio contro il padre, la madre contro la figlia, la figlia contro la madre, la suocera contro sua nuora e la nuora contro la suocera". Disse ancora alle turbe: "Quando vedete una nube levarsi ad occidente, voi dite subito: "Viene la pioggia"; e così avviene. E quando soffia il vento del sud, voi dite: "Farà caldo", e così succede." Luca lega la divisione all'avvento della fine dei tempi. Per Luca la divisione portata dal suo Gesù è il momento della fine del mondo. Egli non può accettare, come fa Matteo, che qualcuno non segui Gesù; che qualcuno lo disprezzi per il semplice fatto che costui si dichiara padrone. Dunque Luca terrorizza gli Esseri Umani affermando che quando loro cominceranno a non essere più sottomessi al loro padrone o alle relazioni alle quali devono sottostare allora è giunta la fine dei tempi. Vedi di sistemare i tuoi conti affinché il magistrato non ti mandi in prigione. Vedi di sottometterti se non vuoi essere condannato. Lo scontro per Luca non ha nulla a che vedere con quanto espone Tomaso. Luca ignora qualunque cosa della dottrina che veniva formulata fra gli Esseri Umani che fondavano il loro divenire nell'eternità dei mutamenti. Luca ignora ogni cosa e ogni tensione che determina e costruisce la vita. Egli deve dare una formulazione logica a qualcosa che non capisce. Non sa in che modo far coincidere questo passo col suo pensiero di morte. Così lo arricchisce di particolari e lo fa coincidere con l'annuncio della fine dei tempi. Con quell'avvento sulle nubi alla destra di suo padre con le stelle che cadono sulla terra che non succede né succederà mai. Luca deve sottomettere gli Esseri Umani alla sua descrizione del suo uomo dio, come egli fosse Dioniso, Orfeo o Ercole, ma questi sono dei che camminano assieme agli Esseri Umani; il Gesù di Luca è un Essere infido il cui scopo è quello di sottomettere chi non si può difendere. Dice il Gesù di Luca: "Intanto conducete qui i miei nemici, quelli che non volevano che io regnassi sopra di loro, e sgozzateli in mia presenza". Nei vangeli ufficiali si esprime il concetto di Potere di Avere dove il Gesù si appropria degli Esseri Umani: impone loro la sottomissione. Nel vangelo di Tomaso si esprime il Potere di Essere: il diritto dell'Essere Umano di sviluppare il proprio dio che cresce dentro, il regno che è dentro di lui sciolto da ogni vincolo e da ogni obbligo di sottomissione. Quale differenza.

PARAGRAFO 18

Gesù disse: "Vi darò ciò che occhio non vide, ciò che orecchio non udì, ciò che mano non toccò, e ciò che non entrò mai nel cuore d'uomo".

Vi darò! Cosa? Tomaso afferma l'esistenza di qualche cosa che non può essere vista, che non può essere udita, che non può essere toccata. L'idea che non è mai entrata nei sentimenti dell'Essere Umano. A cosa si riferisce il Tomaso su questo passo? E perché egli dice che dà questo? Il corpo luminoso può essere conquistato dal soggetto, un altro individuo lo può indicare, ma non dare. Si rimane dunque perplessi. La perplessità deve restare per impedire di lavorare di fantasia anche se nessun organo fisico può comprendere un corpo luminoso. La frase appartiene ad un antico modo di dire e di indicare dei primi secoli dell'era. Ci sono dei riferimenti nelle lettere, ma anche in queste non è ciò che appartiene all'Essere Umano, ma è l'Essere Umano sottomesso a dio padrone che dona in cambio della sottomissione. Comunque il giudizio è sospeso.

PARAGRAFO 19

I discepoli di Gesù dissero: "Manifestaci quale sarà la nostra fine". Gesù rispose: "Avete scoperto il principio voi che vi interessate della fine? Infatti nel luogo ove sta il principio, là starà pure la fine. Beato colui che sarà presente nel principio! Costui conoscerà la fine e non gusterà la morte".

La domanda è personale. Ai discepoli interessa conoscere la loro fine personale: in quel momento. La risposta è più ampia. E' necessario conoscere il principio per conoscere la fine. In Stregoneria è più semplice seguire la sequenza dei mutamenti verso il passato partendo dalla comprensione dell'esistente che non espandere sé stessi per conoscere la fine dei propri mutamenti. Normalmente questo è impedito dall'enorme mole di variabili sconosciute alle quali non è possibile dare un valore o una collocazione nella percezione, ma il passato è già avvenuto. Tutto il presente è il prodotto delle trasformazioni che lo hanno preceduto. Estendere le proprie ali della percezione permette di giungere all'origine anche senza una totale compenetrazione di ogni cosa. Per far questo è necessario estendere sé stessi nel circostante. E' necessario sviluppare il proprio sentire, è necessario sviluppare il proprio Potere di Essere attraverso l'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni. Solo allora si giunge all'origine di ogni cosa esistente. Solo allora partendo da quell'origine è possibile determinare quale fine giungerà attraverso la sequenza dei nostri mutamenti, ma la sequenza dei nostri mutamenti sarà condizionata da quanto assistiamo all'origine. La sequenza dei mutamenti non è predeterminata, ma è conseguenza del nostro uso della nostra volontà e delle nostre determinazioni. Esattamente come l'origine fu frutto della volontà e le determinazioni. Le volontà e le determinazioni proprie di ciascun Essere. Essere presente al principio è un effetto costante di ogni via alla Conoscenza e alla Consapevolezza. Essere presente all'inizio, sia esso il caos primordiale, il disco giallo in campo nero, Ra che non è Ra determina una capacità soggettiva di dilatazione della propria percezione. Beato dunque chi riesce a dilatare la propria percezione perché costui avrà sviluppato a tal punto il regno dentro di lui o il corpo luminoso che costui non conoscerà la dissoluzione della propria energia vitale con la morte del corpo fisico. Costui conoscerà i processi di trasformazione, costruirà il proprio divenire. Conoscere l'inizio significa conoscere la fine possibile;, ma conoscere l'inizio significa aver già messo in moto quei meccanismi che consentono di trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso. Non esiste un corrispondente nei vangeli ufficiali in quanto questo discorso per loro non aveva senso e avrebbero dovuto lavorare molto per piegarlo. Può darsi che ci siano degli accenni al principio, ma nei vangeli ufficiali e in particolare modo in Marco c'è la preoccupazione di elaborare i concetti di fine del mondo. Dell'avvento del regno di dio con Cristo alla sua destra più che spingere gli Esseri Umani a cercare il Potere di Essere. Nei vangeli ufficiali tutto è creato da dio e tutto ritorna a dio per il piacere e il desiderio di dio. Pertanto non c'è ricerca dei mezzi attraverso i quali costruirsi per gli Esseri Umani.

PARAGRAFO 20

Gesù disse: "Beato colui che era prima di divenire. Se diverrete miei discepoli e ascolterete le mie parole, queste pietre saranno al vostro servizio. In paradiso, infatti, avete cinque alberi che non cambiano né d'estate né d'inverno e le loro foglie non cadono: colui che li conosce non gusterà la morte".

Beato colui che aveva il Potere di Essere prima di doverlo costruire. Non deve soffrire eccessivamente per trasformarsi. Il Potere di Essere è frutto delle scelte e delle trasformazioni soggettive. Quando si inizia a percorrere un sentiero si ha un bagaglio di potere dal quale si può attingere. Tanto maggiore sarà il Potere di Essere che si disporrà tanto minore sarà la fatica e il dolore nel percorrere quel sentiero. Diventando "suoi" discepoli; seguendo i suoi insegnamenti le pietre saranno al loro servizio. In realtà più che le pietre è il Potere di Essere di quanto ci circonda che sarà al servizio di chi fonda la libertà della propria percezione. Il mondo cammina a fianco di tutti coloro che soggettivano l'oggettività e uno dei poteri maggiori dell'oggettività è il potere di libertà che attraversa ogni Essere. Nel regno ci sono cinque alberi che non cambiano né d'estate né d'inverno. Non importa quanti alberi formano il Crogiolo dello Stregone. La soggettività ne determina alcuni. In questo caso sono cinque. Molto probabilmente la via di Tomaso era formata da cinque alberi. Non sappiamo esattamente quali siano. Ogni cultura elabora la propria via alla costruzione del corpo luminoso. Ogni via alla Stregoneria si caratterizza per agire nell'oggettività in cui viene pensata. Secondo un appunto gnostico del Salerio Manicheo questi sarebbero: il pensiero, il sentimento, la riflessione, l'intelletto e il ragionamento. Io dubito che siano questi. Come dubito che siano: l'albero della vita, l'albero della conoscenza e l'albero della morte. Io credo che i cinque alberi siano legati alla formazione del corpo luminoso e siano inseriti all'interno del vangelo di Tomaso. Il primo è l'Albero della ricerca determinata. Per quanto riguarda gli altri lascerei la faccenda in sospeso! Inutile dire che nei vangeli ufficiali non c'è riscontro. In essi non c'è ricerca di Conoscenza e dunque nulla serve all'Essere Umano in quanto dio ha posto dei guardiani affinché l'Essere Umano non mangiasse dall'albero della vita eterna e non diventasse un dio. Solo dio può donare all'Essere Umano quello che l'Essere Umano agogna, ma solo se si sottomette a dio rinunciando alla ricerca e dunque rinunciando a cogliere dai cinque alberi che lo attendono affinché egli non sia costretto a gustare la morte.

PARAGRAFO 21

I discepoli di Gesù dissero: "Manifestaci a che cosa assomiglia il regno dei cieli". Egli rispose loro: "E' simile ad un grano di senape, che è il più piccolo di tutti i semi, ma allorché cade su un terreno coltivato produce un grande ramo e diventa rifugio per gli uccelli del cielo".

Questo paragrafo è uno di quelli che tendono a delineare che cosa si intende, in questo vangelo, per regno dei cieli. In particolare questo paragrafo è molto usato anche dai vangeli ufficiali. La descrizione fatta da Tomaso è tale da riferire un processo di trasformazione che è valido per ogni ideologia, ogni struttura di pensiero, ogni tentativo di Esseri Umani per diffondere sé stessi. In Tomaso troviamo altre descrizioni su che cosa possa essere assimilato il "regno dei cieli". In Tomaso c'è un particolare che ci permette di comprendere cose diverse da quanto esposto nei vangeli ufficiali. Nel vangelo di Tomaso troviamo che il regno non è nei cieli "altrimenti gli uccelli vi precederanno", ma è dentro ognuno di noi ed è fuori di noi. Dunque il Regno è inteso come sviluppo e costruzione soggettiva, è un processo di "conoscenza" interiore per giungere al regno che è fuori di noi. In questa struttura interpretativa non abbiamo più il possesso del dio che si allarga sulla terra, ma è il processo di costruzione dell'individuo che interagisce immergendosi nel circostante. Il processo di costruzione è un processo lento e che inizia da "piccole cose", piccoli gesti di rottura che sono assimilabili al granello di senape nell'immensità della terra. Eppure nell'immensità della terra anche il piccolo gesto, anche il corpo luminoso dell'individuo può crescere e occupare la sua funzione e il suo ruolo nella terra tanto che gli uccelli del cielo possono trovarvi rifugio. Nel vangelo di Tomaso il seme va inteso come la costruzione dell'individuo mentre nei vangeli ufficiali il seme di senape va inteso come la costruzione dell'assoggettamento degli Esseri Umani davanti al dio. Per i vangeli ufficiali l'assoggettamento inizia con poche persone che si mettono in ginocchio. Poi quest'assoggettamento si espande fra gli Esseri Umani e quest'espansione viene definita il regno di dio. Appare evidente come il centro del discorso di Tomaso sia l'Essere Umano e il dio che cresce dentro mentre il discorso che viene fatto dai vangeli ufficiali è l'assoggettamento al dio padrone.

PARAGRAFO 22

Maria domandò a Gesù: "A chi assomigliano i tuoi discepoli?". Egli rispose: "Sono simili a bambini che si intrattengono in un campo che non appartiene loro. Allorché verranno i padroni del campo diranno: "Lasciateci il nostro campo!". Essi (saranno) nudi davanti a loro mentre lasciano e restituiscono il campo. Perciò dico: se il padrone di casa sa' che verrà il ladro, vigilerà prima che venga, e non permetterà che penetri nella casa del suo regno e asporti i suoi beni, ma voi vigilate al cospetto del mondo! Cingetevi i fianchi di grande potenza, affinché i ladri non trovino la strada per giungere fino a voi. Giacché il profitto che aspettate, essi lo troveranno. Ci sia tra voi un uomo giudizioso! Allorché il frutto è maturo, egli viene subito recando in mano la sua falce, (e) lo raccoglie. Chi ha orecchie per intendere, intenda".

In questo paragrafo interviene una figura di donna: Maria. Non è la "madre" di Gesù come vogliono far credere i vangeli ufficiali, ma è un altro "apostolo", un altro "seguace". La domanda che fa Maria è importante in quanto chiede di emettere un giudizio. Il giudizio è secco: "sono simili a bambini che si intrattengono in un campo che non appartiene loro". Perché il campo non appartiene a loro? Perché appartiene al padrone? No! Perché non hanno ancora cominciato ad arare e coltivare sé stessi. Perché non si sono ancora trasformati. In Stregoneria si determina la proprietà di sé stessi quando si esercita la propria volontà e la propria responsabilità nel prendersi nelle proprie mani il proprio divenire. Sono come bambini che giocano con un nuovo giocattolo. Non hanno ancora compreso che ciò che hanno, la vita, non è un giocattolo, ma un terreno del quale ci si deve appropriare, lavorare e costruire. Loro giocano, ma poi viene la morte del corpo fisico "Allorché verranno i padroni del campo, diranno: "lasciateci il nostro campo!"", e davanti a questa, se avranno continuato a giocare, saranno nudi. Il campo è il corpo fisico di cui la Coscienza dell'Essere non è padrona. La morte del corpo fisico altro non è che la restituzione del campo. La Coscienza in quel momento è padrona del campo, ma deve essere consapevole che verrà il momento in cui verrà derubata del campo. La sequenza dei mutamenti del corpo fisico cesserà e la Coscienza sarà privata del campo. La Coscienza dell'Essere sapendo che verrà privata del campo non permetterà che chi la privi del campo la privi anche di sé stessa. La Coscienza deve agire per poter sopravvivere anche in assenza del campo. Il ladro si prenda il campo, ma non limiti o danneggi il divenire della Coscienza né ne asporti i beni di cui la Coscienza si è nutrita; il suo Sapere, la sua Consapevolezza. Il corpo fisico è parte della forma, del mondo. Il mondo può prendersi quanto gli appartiene, il corpo fisico, ma non può né deve prendersi la Coscienza dell'Essere sottomettendolo e asservendolo! L'individuo deve dunque cingersi i fianchi di grande potenza. Deve accumulare il proprio Potere di Essere, deve portare a sviluppare continuamente il proprio corpo luminoso affinché i ladri, che comunque lo priveranno del corpo fisico, non siano in grado di sottometterlo e di distruggere la sua Coscienza. Ogni tipo di profitto di ordine materiale, ogni forma di possesso sarete costretti a cederla. La morte del corpo fisico vi priverà di tutto quanto possedete come beni materiali. Questi beni saranno trovati per il semplice motivo che una volta che sarete privati del campo, il corpo fisico, ogni altra cosa col tempo verrà trovata da chi verrà dopo di voi. L'ultima parte è molto dura da leggere. Ci sia tra voi sempre un Essere Umano che sappia "cingersi i fianchi di grande potenza" che una volta che ha costruito sé stesso "il frutto maturo" si trasformi. Colga l'occasione per trasferire la propria Coscienza di Sé dal corpo fisico al corpo luminoso. L'ultima frase è quella che distingue i passi "criptati" da quelli che vanno letti in maniera letterale. Nei vangeli ufficiali troviamo un riferimento sul vigilate. Mentre in Tomaso è necessario vigilare nei confronti del mondo ed è necessario cingersi i fianchi di grande potenza onde impedire ai ladri di portarsi via cose diverse dal corpo fisico e dalle cose materiali in Matteo la vigilanza è necessaria in quanto gli Esseri Umani sono servi del padrone che in qualsiasi momento può giungere. In Matteo gli Esseri Umani non sono padroni di sé stessi, non sviluppano il loro divenire, ma sono asserviti. La vigilanza non sta nella difesa della costruzione del proprio corpo luminoso, del loro essere dio, dalle contrapposizioni e dagli ostacoli che dal mondo possono venire, ma dal loro essere assoggettati a dio. Devono essere guardinghi perché in ogni momento dio può venire a controllare la loro sottomissione. Dice Matteo: "Considerate bene questo: se il padrone di casa sapesse in quale vigilia della notte il ladro deve venire, veglierebbe certamente e non lascerebbe spogliare la sua casa. Quindi anche voi stiate preparati perché il figlio dell'uomo verrà nell'ora più impensata. "Qual è dunque il servo fedele e prudente, che il padrone ha costituito sopra la gente di casa sua, per dar loro il cibo a suo tempo? Beato quel servo che il padrone, al suo ritorno, troverà così occupato. ..." In Matteo il concetto di vigilanza è finalizzato a mantenere la condizione della propria schiavitù e sottomissione. Il servo è vigilante nelle commissioni impostegli dal padrone, non è vigilante per costruire sé stesso. Nella seconda parte del suo scritto Matteo fa l'esempio del servo che verrà punito perché maltrattando i servi di casa vuole sostituirsi al padrone in quanto non pensa che il padrone possa tornare. A Matteo non balza in mente che il servo potrebbe semplicemente andarsene. La semplice idea di prendere il proprio destino nelle proprie mani fa inorridire Matteo, tanto che non la prende nemmeno in considerazione. Per lui gli Esseri Umani o sono servi o pretendono di sostituirsi al padrone. In questo secondo caso a Matteo appare del tutto logico e naturale che il padrone lo punisca. Con quale diritto il padrone punisce il servo che non ha ottemperato alle direttive impostegli? Col diritto del più forte! Dove sta la giustizia nelle sue azioni? In nessun luogo in quanto il servo non deve attendersi giustizia dal padrone, ma solo premi o percosse a seconda del giudizio del padrone. In Tomaso il concetto è capovolto. La vigilanza deve essere fatta per proteggere la costruzione del corpo luminoso il diritto; ad essere dio. Il diritto-dovere di costruire il regno dentro di sé: la propria libertà. La libertà di trasferire la propria Coscienza di Sé all'atto della morte del corpo fisico. Esistono delle similitudini nell'uso delle parole e degli esempi, ma la direzione dei vangeli ufficiali con quella di Tomaso è opposta.

PARAGRAFO 23

Gesù vide dei bimbi che succhiavano il latte. Disse ai discepoli: "Questi bambini che prendono il latte assomigliano a coloro che entrano nel regno". Gli domandarono: "Se noi saremo bambini entreremo nel regno?" Gesù rispose loro: "Allorché di due farete uno, allorché farete la parte interna come l'esterna, la parte esterna come l'interna e la superiore come l'inferiore, allorché del maschio e della femmina sarete un unico essere sicché non vi sia più né maschio né femmina, allorché farete occhi in luogo di un occhio, una mano in luogo di una mano, un piede in luogo di un piede e un'immagine in luogo di un'immagine, allora entrerete nel Regno".

In questo paragrafo ci sono dei bambini che succhiano il latte. In questo vangelo i bambini non sono fanciulli, ma sono neonati. Questi bambini, mentre prendono il latte, esercitano la loro volontà. Esercitano la loro volontà seguendo l'intento. L'intento li porta a dilatare e sviluppare sé stessi. I bambini che succhiano il latte assomigliano ad ogni Essere Umano che esercita la sua volontà in funzione dell'intento. Assomigliano ad ogni Essere Umano che seguendo l'intento sviluppa sé stesso. E' difficile vedere un Essere Umano adulto esercitare il proprio Intento, dilatare sé stesso, determinare sé stesso partendo dai propri bisogni. E' più facile, purtroppo, vedere Esseri Umani assoggettati a qualcuno o a qualche cosa. Esseri Umani che non saranno mai in grado di giungere a nessun regno. I seguaci allora chiedono: "Se noi diventiamo come bambini entreremo nel regno?" La domanda è meno sciocca di quanto potrebbe apparire. Non si tratta di ritornare bambini, si tratta di continuare, per tutta la propria esistenza, ad esercitare la propria volontà e la propria determinazione come i lattanti. Non si tratta di riprendere la forma o il modo di essere del lattante. La risposta data è che quando di due se ne farà uno sarà possibile entrare nel regno. In altre parole se il corpo fisico e il corpo luminoso lavoreranno assieme. Allorché la ragione sarà messa al servizio dell'Essere Umano e non si riterrà padrona dell'Essere Umano. Allora e solo allora si eserciterà un Potere Personale sufficiente per entrare nel regno. Essere come lattanti è di due farne uno. Nel lattante la ragione non si è ancora sviluppata. Non è ancora diventata padrona dell'Essere Umano. Il lattante ha un solo fine: crescere! Per far questo concentra tutto sé stesso. Non ci sono due direzioni, ma una sola. Continua l'esempio sul fare la parte esterna come l'interna e viceversa, la parte superiore come l'inferiore si potrà accedere al regno. Cosa significa questo? Quando tutto il vostro essere sarà pervaso dallo stesso Intento. Quando la Consapevolezza sarà il fine dell'individuo. Non ci sarà bisogno di una ragione e di un pensiero astratto; di un fare razionale e di un fare magico, ma l'uno e l'altro potranno operare per un unico fine, un unico Intento. Non ci saranno cose nobili e cose ignobili, ma tutte le cose che farete saranno nobili in quanto opereranno per costruire il vostro corpo luminoso. Continua ancora, quando del maschio e della femmina farete un unico essere sicché non vi sarà più maschio o femmina. Infatti il corpo luminoso non sarà né maschio né femmina in quanto questo non è legato alla forma all'interno della natura, ma costruito da questa non è né l'uno né l'altro pur essendo costruito dall'uno e dall'altro. Nel momento in cui sostituirete quanto appartiene alla ragione con il corpo luminoso, allora e solo allora entrerete nel regno. Quest'entrata nel regno, questo sviluppo del corpo luminoso è il motivo ricorrente del vangelo di Tomaso. Questo motivo sarà sconosciuto nei vangeli ufficiali nei quali la cosa più importante è l'appropriazione dei fanciulli da parte di Gesù. Gesù è padrone dei fanciulli. Gesù indica la stupidità e l'impotenza dei bambini a difendersi ai suoi attacchi, dalla sua brama di possesso, il diventare come fanciulli. Nei vangeli ufficiali si è come fanciulli proprio perché si è prede pronte alla sottomissione al Gesù che si impossessa degli individui. Dice Matteo: "In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli domandarono: "Chi sarà più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamato a sé un fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se voi non cambiate e non diventerete come i fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventi umile come questo fanciullo, egli sarà più grande nel regno dei cieli, e chiunque accoglierà un fanciullo come questo in nome mio, accoglie me"." Il quesito posto da Matteo è diverso. Mentre nel vangelo di Tomaso ai seguaci interessa trovare un metodo attraverso il quale apprendere per entrare nel regno, nel vangelo di Matteo ai seguaci interessa sapere chi di loro, o degli eventuali loro, sarà il padrone. E' un aspetto molto importante. Il vangelo di Tomaso parte dal concetto del Potere di Essere mentre i vangeli ufficiali delle chiese cristiani interessa soltanto il possesso; poter comandare; poter disporre degli altri Esseri Umani. Al maestro dei vangeli ufficiali interessa che i suoi seguaci lo servano e non pensino a diventare migliori di lui. Cosa assolutamente impensabile nel vangelo di Tomaso. E' nel vangelo di Tomaso che hanno bevuto alla stessa fonte. Nei vangeli di Matteo il suo maestro è preoccupato che qualcuno lo voglia scalzarlo dalla destra del suo preteso padre. I suoi seguaci devono essere umili, ma non è l'umiltà che si può trovare nel vangelo di Tomaso. Non è l'umiltà davanti alla Conoscenza che provoca ardimento e sete di Conoscenza; è l'umiltà della sottomissione; l'umiltà dell'autoannientamento. E quando qualcuno si sarà annientato allora potrà essere riconosciuto meritevole di attenzione dal Gesù dei vangeli ufficiali. La distruzione è presente nel fare del Gesù dei cattolici. Il Gesù dei cattolici è padrone del mondo e impone sottomissione, impone asservimento, impone assoggettamento. Un assoggettamento che deve essere totale. Per questo motivo esalta l'umiltà di chi non è in grado di difendersi; di chi non è più in grado di usare la propria volontà e le proprie determinazioni. Al contrario, il Gesù di Tomaso, indica come giungere al regno. Non importa come si arriva al regno. Non importa se chi arriva al regno è migliore o peggiore di lui, se sarà più o meno forte di lui. Il maestro di Tomaso sa che dopo la trasformazione il gioco delle trasformazioni continuerà. Il maestro dei vangeli ufficiali sa che dopo la morte del corpo fisico per lui c'è solo la disperazione dell'impotenza. Egli impone che chiunque sia vuoto asservendo all'umiltà che sottomette. Vuoto uguale a lui che ha rinunciato a costruire il futuro in quanto è sottomesso all'illusione di una resurrezione che è solo follia del proprio esistere. Se il fanciullo usato nei vangeli ufficiali, in particolare da Marco, sa molto di pederastia tanto è sviluppato il concetto di possesso nei confronti del fanciullo stesso, nel vangelo di Tomaso questo sospetto non solo non esiste, ma non esiste nemmeno il concetto di possesso. La negazione del possesso, in Tomaso, sembra quasi un dovere attraverso il quale costruire il futuro degli Esseri Umani.

PARAGRAFO 24

Gesù disse: "Vi sceglierò uno da mille e due da diecimila; e saranno confermati come una sola persona".

La frase di questo paragrafo appartiene allo specifico divenuto di Tomaso. Le interpretazioni appartengono al lettore. Il lettore ha il diritto di interpretare. Usare quanto dice il Gesù di Tomaso a seconda di come egli è in grado di interpretare all'interno dell'insieme che legge. Cosa vuole dire? Esiste un soggetto: io. Un soggetto che sceglie altri. Li sceglie discriminandoli. La scelta è fatta fra i soggetti della specie umana. La scelta che cade su una persona su mille e due su diecimila. Con che diritto egli che chiama sé stesso "io che sceglie"? Interpretare questo nel Potere di Essere è molto difficile anche se è da rilevare che ogni Essere che si incammina per sviluppare il dio che ha dentro inevitabilmente si accorge di essere circondato da un insieme di Esseri della sua specie inadeguati. Chi sviluppa il dio che ha dentro sviluppa il proprio Potere di Essere e diventa consapevole del fine per cui sviluppa il proprio Potere di Essere. Egli è circondato, salvo casi eccezionali, da Esseri Umani che confidano, per la loro sopravvivenza, sul Potere di Avere. Chi sviluppa il Potere di Essere può essere economicamente svantaggiato nel Sistema Sociale, ma percepisce il divenire nei mutamenti, il suo divenire nell'eternità. L'eternità negata a chi confida, per la propria sopravvivenza, nel Potere di Avere. Come Potere di Avere si diletta a distruggere il divenire degli Esseri Umani più deboli distruggendo i loro sforzi nel costruire il futuro, ma non è il grado di afferrare chi costruisce il Potere di Essere. Costui obbedisce ad una logica a lui sconosciuta, incomprensibile, misteriosa, sospetta. Se qualcuno cercherà di sviluppare il Potere di Essere sarà fortunato se a sviluppare il Potere di Essere troverà un Essere Umano su mille o due su diecimila. Il regno è dentro e fuori ogni Essere Umano. Il regno chiama gli Esseri Umani, ma uno su mille è in grado di rispondere al massimo saranno due su diecimila. Questo, probabilmente è un modo di dire di quei tempi e del compilatore del vangelo di Tomaso. Un uso espressivo soggettivo dove il senso va ricercato nell'insieme del vangelo e non può essere interpretato diversamente. Come non può essere interpretata diversamente la conclusione della frase: "e saranno confermati come una sola persona". Chi può confermare come una sola persona dal punto di vista del Potere di Essere? La persona stessa. La persona che superando la morte del corpo fisico e trasformandola in nascita del corpo luminoso di due ne farà uno! Confermerà la propria esistenza continuando nella sequenza dei mutamenti. Questo non può essere nei vangeli ufficiali i quali hanno un solo scopo: imporre il loro profeta come padrone degli Esseri Umani. Un padrone che vuole non solo che gli Esseri Umani stiano in ginocchio, ma che lo servano al punto tale da bastonare gli schiavi che non facevano la volontà del padrone. Non c'è un dio che cresce dentro gli Esseri Umani: il maestro dei vangeli ufficiali scaccia il demone, ma non è il demone del male della fantasia cristiana, ma il Daimon greco, il Genio dei romani. Il dio che cresce dentro l'Essere Umano deve essere cacciato, unica condizione per costringere gli Esseri Umani in ginocchio nella speranza che il loro vuoto sia riempito dalla truffa dell'inganno del Gesù dei vangeli cattolici. Chi sviluppa una via alla Conoscenza e alla Consapevolezza alimentando il proprio Potere di Essere si presenta come arrogante davanti a chi pratica il Potere di Avere. Egli non si ritiene creato ad immagine e somiglianza di un dio pazzo, ma si è costruito giorno per giorno prendendosi nelle proprie mani la responsabilità del proprio divenire. Ha lavorato, ha determinato, ha elaborato, ha ingaggiato dure lotte sia dentro sé stesso sia nell'oggettività in cui vive. Le contraddizioni lo hanno forgiato e dell'aver affrontato queste contraddizioni ne è orgoglioso come un dio. La forza cresce dentro di lui con l'esercizio della sua volontà e con l'articolazione delle sue determinazioni. Egli dice: "Io esisto!". Dunque ha il diritto di scegliere per continuare a costruire sé stesso. Ha il diritto di discriminare fra gli Esseri Umani che non comprendono la sua arte, ma che intuiscono l'esistenza di un qualche cosa di importante che essi ignorano. L'arrogante, dal punto di vista del Potere di Avere, sceglie. Il Potere di Essere ha portato quest'individuo a separare sé stesso dall'oggettività in cui vive e questa separazione lo ha forgiato. Questa costruzione deve continuare e continua attraverso le sue scelte!

PARAGRAFO 25

I suoi discepoli dissero: "Istruiscici sul luogo ove tu sei, giacché per noi è necessario che lo cerchiamo". Egli rispose loro: "Chi ha orecchie, intenda. Nell'intimo di un uomo di luce c'è luce e illumina tutto il mondo. Se non illumina, sono tenebre".

Il luogo dove sei! Il luogo dove porta l'Essere Umano che sviluppa il suo Potere di Essere. Dov'è un Essere Umano che ha sviluppato il suo Potere di Essere? Raccontare storie fantastiche appartiene al condizionamento educazionale dell'Essere, ma la luce abbaglia il condizionamento educazionale e questo priva la ragione della descrizione. La luce annulla ogni cosa. La luce è come il buio, annulla ogni descrizione, annulla ogni forma. La ragione non ha spazio là dove c'è la luce. La luce annulla ogni cosa, annulla ogni differenziazione e nello stesso tempo appare come la porta attraverso la quale giungere in un nuovo mondo, in un nuovo stadio di consapevolezza. La luce come descrizione del trionfo;, ma anche il buio come determinazione dell'immersione nello sconosciuto di una ragione impotente a descrivere quanto incontra. Dove si trova la porta della dimensione che ci sta davanti? Dove si trova la verità che ci conduce là dove la consapevolezza ci spinge? Dov'è il maestro che ci conduce a penetrare nella luce? "Nell'intimo di un uomo c'è luce e illumina tutto il mondo" la luce che si intravede nel mondo che ci circonda ha la chiave per essere raggiunta dentro ogni Essere Umano. Là si trova il segreto che porta al regno. Il dio che cresce dentro l'Essere Umano è la luce e il regno, è il Potere di Essere che crescendo si armonizza e si integra col Potere di Essere del circostante, il regno nel circostante, la luce del circostante. Dentro ogni Essere vivente c'è la chiave dell'infinito. Il cammino di libertà di ogni Essere è la chiave per sviluppare sé stesso. Dentro ogni Essere c'è la luce che illumina il mondo. Il mondo si illumina ogni volta che gli Esseri trasformano la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso. Se non illumina ci sono le tenebre. Le tenebre dentro all'Essere Umano che vive attraverso le relazioni col Potere di Avere il cui unico scopo è la distruzione del divenire degli Esseri Umani. Le tenebre si allargano nella consapevolezza degli Esseri Umani. Le tenebre non sono il buio dell'incomprensione della ragione, ma è l'incapacità di questa di accettare uno sconosciuto di cui lei è inconsapevole. Il buio della ragione; la luce della consapevolezza del corpo luminoso. Anche di questo nei vangeli ufficiali non troviamo traccia. Il Potere di Avere mette gli Esseri Umani in ginocchio e di questo potere è espressione il Gesù dei cattolici. Un Essere pazzo e perverso che vuole distruggere il mondo mettendo in ginocchio gli Esseri Umani impedendo loro di costruire il loro divenire di dei. Il Gesù cattolico scaccia Daimon dagli Esseri umani; il Gesù di Tomaso incita a cercare nel Daimon la chiave per interpretare la luce, per divenire trasformandoci, per sviluppare il proprio Potere di Essere. Per il vangelo di Tomaso la luce appartiene all'Essere Umano che la deve cercare dentro di lui, per il vangelo dei cattolici la luce appartiene a dio davanti al quale l'Essere Umano deve essere messo in ginocchio dalle bastonate che il padrone dà al servo.

PARAGRAFO 26

Gesù disse: "Ama tuo fratello come l'anima tua. Veglia su di lui come la pupilla del tuo occhio".

Il paragrafo 26 dovrebbe seguire il paragrafo 27 non precederlo. All'interno del Potere di Essere il fratello è colui che segue lo stesso sentiero; nel Potere di Avere è il complice per l'appropriazione. Colui con cui si cammina assieme diventa parte di noi nella misura in cui sappiamo fondere il rispettivo crogiolo: i rispettivi cammini. Se si segue il sentiero del Potere di Avere colui con cui si opera è importante soltanto nella misura in cui si procede per appropriarsi, altrimenti va' scaricato. Nel Potere di Avere l'Essere Umano che ci cammina a fianco non è un fratello, ma un complice! E' importante questa affermazione in quanto lega tutti i membri delle varie fedi misteriche, dei vari cammini in ambienti socialmente ostili. La fede misterica abbisogna di un forte legame fra i vari membri. Forti legami che facilmente possono tradursi in dipendenza: in Potere di Avere. L'amare il fratello è un dato generico quando è sottratto alla struttura culturale che produce il significato che l'affermazione indica. In una diversa struttura culturale il significato del termine viene stravolto e piegato ad un significato diverso da quello originale per soddisfare pruriti e progetti diversi. L'intento può indicarci il significato anche quando il ricordo è perduto.

PARAGRAFO 27

Gesù disse: "Vedi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, ma non vedi la trave che è nel tuo occhio. Quando dal tuo occhio avrai tolto la trave, allora vedrai (abbastanza) per togliere la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello".

C'è la dilatazione dell'individuo nel circostante. La dilatazione dell'individuo porta a comprendere cose diverse, meccanismi diversi. Una dilatazione non è mai assoluta. Non comprende mai l'arrivo ad una verità alla quale piegare indicandola a qualcuno. Se non esiste una verità allora non esiste nemmeno la critica per i comportamenti, le scelte, le formazioni di giudizio di altre persone. Questi appartengono allo specifico divenuto di ogni singola persona. Così il sentire è proprio del soggetto mai dell'intera soggettività. Trovare la pagliuzza equivale a "trovare" un difetto nel fare e nelle scelte di qualcuno che ci cammina vicino. La ricerca del difetto nel divenire di chi ci cammina a fianco implica un cessare di percorrere il nostro cammino. Implica tentare di ridurre chi ci cammina a fianco uguali al nostro pensato. Dunque se chi ci cammina a fianco ha delle difficoltà nel momento stesso in cui ci apprestiamo a dare dei giudizi o delle indicazioni su ciò che dovrebbe fare probabilmente noi siamo stati sconfitti sul nostro cammino di eternità. La sconfitta impone giustificazione, accettazione, adesione. La sconfitta impone l'estensione della sconfitta all'intera specie. Più sono gli sconfitti e meno è amaro il calice della sconfitta che il singolo individuo è costretto ad ingurgitare. Sconfiggere chi ci cammina accanto diventa doveroso; imperativo. La sconfitta del "fratello" qualifica e rende meno dolorosa la nostra sconfitta. Quando si tolgono gli ostacoli sul nostro cammino al punto tale da vedere bene un cammino che non è il nostro? Mai!, ma può essere che si diventa talmente forti da dover cercare delle basi con cui consolidare il nostro cammino. In quel momento si offre il nostro cammino ad altri Esseri Umani. Costoro prendono il nostro cammino e lo usano scegliendo quanto può servire loro per costruire il proprio cammino, ma non può essere imposto anche se qualcuno penserà di imitarlo. L'imitazione uccide il cammino, ma vediamo cosa dicono i vangeli ufficiali per bocca di Matteo: "Perché osservi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello e non badi alla trave che è nell'occhio tuo? O come puoi tu dire a tuo fratello: "Lascia che ti levi dall'occhio la paglia", mentre hai una trave nell'occhio tuo? Ipocrita, leva prima la trave dal tuo occhio, e poi tenterai di levare la paglia dall'occhio di tuo fratello." Nel vangelo ufficiale di Matteo non appare l'insegnamento o l'indicazione, ma l'imposizione alla quale sottomettere. Matteo non ha una via alla Conoscenza e alla Consapevolezza, ma deve imporre sottomissione. Deve dare dell'ipocrita a chi tenta di imparare e tenta di approfondire e dilatare sé stesso. Matteo deve distruggere ogni individuo e i suoi cammini di Libertà. Chi percorre dei cammini di Libertà per Matteo è ipocrita. Perché costui deve permettersi di dare delle indicazioni? Cosa pretende di sapere e di ottenere? Appare evidente come a Matteo interessi soltanto il possesso degli individui. La loro sottomissione all'immagine del suo Gesù pazzo. Gli Esseri Umani non devono pretendere di togliere la pagliuzza non tanto per non danneggiare un cammino, ma perché potrebbero pretendere di sostituirsi al suo Gesù pazzo. Sostituirsi significa percorrere un cammino di indipendenza e di autonomia. Ecco che allora non si tratta né di togliere la pagliuzza né della propria trave, ma colpevolizzando l'individuo attraverso l'affermazione sulla presenza della trave nel suo occhio gli si impedisce di percorrere un cammino di indipendenza e di autonomia. A Matteo interessa distruggere il divenire degli individui per poterli sottomettere al suo Gesù che come possessore di individui è trave e pagliuzza negli occhi degli Esseri Umani. Trave e pagliuzza che funzionano da spaventapasseri atti ad isolare l'individuo dal mondo circostante per impedirgli di costruire la propria eternità nei mutamenti. La differenza fra il vangelo di Tomaso e quello di Matteo e dei vangeli ufficiali della chiesa cattolica è sempre la stessa. I vangeli ufficiali devono sottomettere l'individuo pretendendo che costui distrugga sé stesso nella sua sottomissione, il vangelo di Tomaso è una via misterica che attraverso le relazioni fra l'individuo e il circostante costruisce sé stesso.

PARAGRAFO 28

Gesù disse: "Se non digiunate verso il mondo, non troverete il Regno. Se non osservate il sabato come un sabato, non vedrete il padre".

Il paragrafo indica una condizione soggettiva attraverso la quale accedere al Regno. Il digiuno!, ma non il digiuno come privazione di cibo, ma il digiuno verso il mondo. Che cos'è il mondo per la Stregoneria? Il mondo è descrizione; il mondo è elencazione; il mondo è un insieme di cose, quantità e qualità; il mondo è un insieme di forme! Per trovare il Regno è necessario interrompere la dipendenza dalla descrizione, dalle cose e dalla forma. Come è da intendersi l'osservare il sabato come un sabato? Il sabato, per allora, era il giorno di riposo e nel giorno di riposo, non c'è elencazione, non c'è forma, non c'è descrizione. Il mondo si ferma nella nostra percezione. In quel momento l'origine delle cose fluisce in noi. Noi siamo il principio dei mutamenti e la fine dei mutamenti. Per essere all'origine dei mutamenti (vedere il padre) è necessario bloccare il dialogo interno (digiunare verso il mondo). Questo è il senso di questo paragrafo; nient'altro!

PARAGRAFO 29

Gesù disse: "Mi sono trovato in mezzo al mondo, e mi manifestai loro nella carne. Li trovai tutti ubriachi; tra essi non ne vidi alcuno assetato. "E l'anima mia è tormentata per i figli degli uomini, perché in cuor loro sono ciechi e non vedono: vennero al mondo vuoti e cercano di uscire dal mondo vuoti. "Ma ora sono ubriachi: Allorché avranno vomitato il loro vino, allora faranno penitenza".

In questo paragrafo troviamo il canto triste di ogni Stregone. Combatte la sua battaglia per costruire il futuro forgiando Esseri Umani che costruiscano la loro Libertà e li trova ubriachi del mondo! Li trova invischiati nella descrizione e nel Potere di Avere tanto da non riuscire ad incontrare il proprio Potere di Essere. Ogni Stregone ferma il proprio balzo nei mutamenti per poter seminare Libertà nel cuore degli Esseri Umani. Il Potere di Essere di uno stregone si manifesta sempre nella forma e nella descrizione per spostare il traguardo di Libertà un po' più avanti; aumentarne gli spazi di movimento. Ci sono pochi Esseri Umani assetati pronti a bere dalla stessa fonte dello Stregone. Per questo gli Esseri Umani sono ciechi. Il Potere di Avere ha impedito loro di percepire e sviluppare il proprio Potere di Essere. Li ha resi ciechi davanti alla loro stessa opportunità. Sono venuti al mondo vuoti e tentano di uscire vuoti dal mondo. Hanno vissuto senza arricchire la loro scintilla divina; sono vissuti senza costruire il loro Sapere, la loro Conoscenza e la loro Consapevolezza. Escono dal mondo vuoti. In realtà essi non escono dal mondo perché hanno sprecato la loro opportunità per diventare eterni. Non escono dal mondo vuoti, ma cessano semplicemente di respirare: i vivi sono vivi i morti non sono vivi! C'è una speranza. Si consola lo Stregone dicendo: "Ora le cose stanno così, ma è solo perché hanno bevuto!". Stanno facendo indigestione del Potere di Avere. Poi il loro essere riprenderà il controllo facendoli vomitare. Succederà qualche cosa per cui rigetteranno il Potere di Avere. Delle condizioni, delle situazioni, delle percezioni! Dopo che avranno vomitato quanto il Potere di Avere ha imposto loro allora troveranno il loro cammino nell'eternità dei mutamenti. Spesso è solo autoinganno. Spesso lo Stregone sa perfettamente che non è così. Comprende che il suo sforzo per diffondere la propria visione di Libertà è stato sconfitto proprio dall'ubriacatura che gli Esseri Umani si sono presa per il mondo. L'ubriacatura è spesso il loro Condizionamento Educazionale una forza prepotente che li lega al mondo. Se si apre qualche variabile in grado i scuotere gli Esseri Umani come il vomitare il mondo allora per lo Stregone si presentano delle possibilità altrimenti lo stregone semina i suoi semi di Libertà e guarda sconsolato alle opportunità perdute!

PARAGRAFO 30

Gesù disse: "Se la carne pervenne all'esistenza per motivo dello spirito, è una meraviglia. Se lo spirito è pervenuto all'esistenza per motivo del corpo, è una meraviglia delle meraviglie, ma io mi stupisco che una tale ricchezza abbia preso dimora in questa povertà".

Questo paragrafo è un paragrafo chiarificatore sulla reale natura del vangelo di Tomaso Didimo. Il vangelo di Tomaso rompe con ogni tipo di tradizione e la sua visione del mondo è molto chiara soltanto a chi è iniziato alla Stregoneria non a chi è in ginocchio davanti al macellaio di Sodoma e Gomorra. Il paragrafo afferma che stupisce che lo spirito abbia creato la carne. Questo è la negazione di tutte le credenze del suo tempo! Tutti affermano che la carne è venuta all'esistenza per volontà dello spirito. La forma e il mondo venuti all'esistenza per volontà dello spirito. Tutti si meravigliano di questo. Mentre costoro guardano questo non si avvedono né sospettano che sia lo spirito, il campo vitale, l'Essere Luminoso, l'anima del mondo sia venuta in essere proprio per l'esistenza di un corpo, di una forma, di una materia. Di condizioni materiali! Se tutti si stupiscono che lo spirito che noi immaginiamo onnipotente e creatore abbia fatto quanto esiste; cosa ne è di quelle menti quando si accorgeranno che le cose devono essere invertite e che lo spirito dell'universo perviene per la forma e la materia? In altre parole è il mondo che costruisce la Coscienza Universale! Questa dovrebbe essere la meraviglia delle meraviglie! Eppure, dice lo Stregone, io mi guardo attorno e vedo il campo vitale degli Esseri della Natura e degli Esseri Umani in particolare e mi stupisco che simili potenzialità siano presenti nella povertà della descrizione e della forma che mi circonda.

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

tel.041933185

E-mail claudiosimeoni@libero.it

 

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