DIDIMO GIUDA TOMASO:
L’ULTIMO STREGONE PAGANO!
CLAUDIO SIMEONI
Il vangelo di Tommaso Didimo letto e commentato in
chiave Pagana Politeista attraverso le visioni della Stregoneria.
Commento dal paragrafo 011 al paragrafo 030!
PARAGRAFO
11
Gesù
disse: "Ho gettato fuoco sul mondo, ed ecco, lo custodisco fino a che
divampi".
In
questo paragrafo più che il Gesù dei vangeli ufficiali si sente tuonare la voce
di Prometeo: "Ho portato il fuoco e lo curo affinché divampi." Questo
non può essere il figlio del padrone che parla, ma un Essere Umano che
determina sé stesso e, fattosi Guardiano, protegge il divenire degli Esseri
Umani. Non il figlio del macellaio di Sodoma e Gomorra, sta parlando, ma
Prometeo, Saturno e Apollo che prendendo la Conoscenza agli dei e la consegnano
agli Esseri Umani affinché si facciano dei coltivando il loro divenire
nell'eternità dei mutamenti. Leggiamo in Luca: "Quel servo che,
conoscendo la volontà del padrone, non dispone e non fa secondo il volere di
lui, sarà aspramente flagellato, mentre colui che non la conosce, ma opera in
modo da meritare delle percosse, ne riceverà meno. Molto sarà richiesto a colui
che molto ha ricevuto, e più si esigerà da colui al quale molto è stato
affidato. Sono venuto a portar fuoco sulla terra, e quanto desidererei che
fosse già acceso!..." Il fuoco non è il fuoco della conoscenza, del
sapere e della consapevolezza, ma è il fuoco distruttore della sottomissione.
E' il fuoco che distrugge quanto fu costruito per sottomettere gli Esseri Umani
dopo averli costretti alla miseria. Anche se c'è una radice comune Luca vi
attinge per proseguire nel solo intento che conoscere: sottomettere gli Esseri
Umani per poterli distruggere. Il fuoco di Luca costruisce la miseria
sottomettendo; il fuoco di Tomaso costruisce l'Essere Luminoso che cresce
dentro l'Essere Umano.
PARAGRAFO
12
Gesù
disse: "Passerà questo cielo e passerà ciò che è sopra di esso, i morti
non sono vivi e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiavate ciò che è
morto, voi lo rendevate vivo. Quando sarete nella luce cosa farete? Nel giorno
in cui eravate uno, siete diventati due, ma allorché siete diventati due che
cosa farete?".
Questo
paragrafo è molto complesso in quanto indica come tutto cambia e si trasforma.
Il cielo muta come muta il firmamento. Tutto l'esistente è in mutamento. Tutto
passa e si trasforma. E' un concetto che in Tomaso assume un significato che va
oltre ogni pensato di quel tempo: la trasformazione di quanto esiste. Non la
sua distruzione, ma il suo passaggio nell'esistenza. Questo concetto viene
seguito da un altro concetto composto da due concetti: i morti non sono vivi e
i vivi non morranno. E' una specie di contraddizione, ma solo apparente. In
Tomaso abbiamo due tipi di Esseri Umani: chi incuba il dio che cresce dentro e
chi rinuncia ad alimentare il divino che ha dentro. Chi alimenta il divino che
ha dentro entra in comunione col divino che lo circonda, chi non alimenta il
divino che ha dentro è solo un morto. E' morto proprio nella misura in cui
all'atto della morte del corpo fisico non partorirà il corpo luminoso. Chi è
vivo non morrà in quanto vivendo alimenta il corpo luminoso che partorirà
all'atto della morte del corpo fisico. Così egli è un vivo che non muore in
quanto si trasforma in Essere Luminoso. Chi è morto non è vivo nel senso che
non incuba il corpo luminoso. Questo è stato distrutto, è annichilito, è
impotente a crescere. L'Essere Umano in ginocchio si sta distruggendo ed è come
se fosse morto. Egli si rattrappisce su sé stesso e aspetta di morire: di
essere distrutto. I vivi non morranno in quanto trasformandosi continueranno
nella sequenza dei propri mutamenti mentre chi è morto in quanto ha ucciso il
proprio corpo luminoso, il proprio divenire, non potrà più vivere. Come si diventa
morti? Mettendosi in ginocchio e rinunciando ad usare la propria volontà e le
proprie determinazioni per affrontare la vita quotidiana. Ancora più sibillina
appare la frase: "Nei giorni in cui mangiavate ciò che è morto, voi lo
rendevate vivo". Quali sono i giorni in cui si mangiava ciò che è morto?
Quando si nutre il corpo fisico. La carne la mangiamo da animali morti e
l'Energia Vitale che attraverso questo assorbiamo entra a far parte della
nostra Energia Vitale che componendo la nostra Coscienza diventa vivo. Quando
la Coscienza si regge su un corpo di Energia Vitale; l'Energia Vitale che
scorre nell'aria non è morta: è muta. La vita è morta quando non è in grado di
fornire un altro supporto alla propria Coscienza. Il feto è vivo solo nella
misura in cui è in grado di trasformarsi in Essere Umano. Se non è in grado di
trasformarsi in Essere Umano è abortito. Così il fanciullo e la fanciulla che
non è in grado di trasformarsi in Essere Umano adulto prendendo nelle proprie
mani il proprio divenire attraverso la propria volontà e le proprie
determinazioni è già un morto che cammina in quanto non sarà mai in grado di
generare il proprio corpo luminoso. "Quando sarete nella luce cosa
farete?" Essere nella luce significa vivere il lato luminoso del mondo superando
la forma e la descrizione. Cosa farete quando afferrerete la sostanza del
mondo? Se non siete in grado di essere vivi ora. Se non siete in grado di usare
la vostra volontà e le vostre determinazioni cosa farete qualora doveste
giungere nel lato luminoso senza esservi addestrati ad afferrare nelle vostre
mani il vostro divenire? Continuerete ad ingannare i vostri occhi? Continuerete
a descrivere? Anziché diventare luce voi stessi: cosa farete? Se nella vita non
avete vissuto usando la vostra volontà e le vostre determinazioni cosa farete
allora? Sarete disarmati! Un giorno eravate uno. Il vostro corpo fisico ha
generato il corpo luminoso. Eravate uno ad afferrare il mondo: ora siete due.
Quando sarete due cosa farete? E' necessario imparare a vivere. E' necessario
imparare a generare il proprio corpo luminoso usando la propria volontà e le
proprie determinazioni. Solo così si saprà che fare quando si sarà diventati
due! A questo associo da Luca: "E' più facile che passi il cielo e la
terra, anziché cada anche un solo apice della legge. Chiunque ripudia la
propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; e chi sposa una donna
rinviata dal marito, commette adulterio". Questo è il concetto di uno
che diventa due in Luca, ma vediamo con più attenzione. Per Luca non è il cielo
e la terra che si trasforma, ma che finisca: cessi di essere. Tant'è che a quel
cessare nulla resta. O meglio rimane soltanto l'ordine di assoggettamento.
Rimane l'assoggettamento. Passa il cielo e la terra, ma non passa l'imperio di
dio che ordina agli Esseri Umani di sottomettersi. Il dio che ordina agli
Esseri Umani che cosa fare, come vivere, come esistere. Esseri Umani privati
della libertà nell'esercizio della loro volontà e delle loro determinazioni. La
visione di Luca è piuttosto chiara. Egli si rifiuta di vedere il dio che cresce
dentro gli Esseri Umani: il loro corpo luminoso. Gli Esseri Umani non
riusciranno mai a scorgere la noumenia dell'esistente: essi devono essere
inchiodati nella forma e nella descrizione. Essi devono essere morti.
Sottomessi. I morti non saranno mai vivi dice Tomaso. Gli fa eco Luca: non
esistono vivi. Non esistono gli Esseri Umani che da uno diventano due. Esiste
solo il padrone. Il concetto di Luca è il concetto del padrone. Il dio padrone
degli Esseri Umani; il marito come padrone della moglie. Luca si compiace di
terrorizzare gli Esseri Umani. Chi ripudia la moglie, cioè l'oggetto del
possesso che vincola il possessore, commette adulterio. Dunque deve essere
condannato. Come deve essere condannato chiunque sposi una donna ripudiata dal
marito. Domanda: e la donna? Quali sono le sue determinazioni? Per Luca la
donna è solo bestiame senza diritti. Non ne ha l'Essere Umano maschile e
l'Essere Umano femminile è solo bestiame assoggettato ad esso. E' il bestiame
che Luca concede all'Essere Umano maschile in cambio all'assoggettamento al
proprio dio. Il problema non è quali fossero i costumi di allora; quali fossero
le tradizioni di allora. Il problema è che quanto detto da Luca viene spacciato
per parola immutabile del dio assoluto creatore del cielo e della terra. Queste
affermazioni sono una porcheria come una porcheria è il dio creatore e la sua
parola assoluta. Si tratta soltanto di un Luca, di un dio e di una chiesa
cattolica che si arroga il diritto di trafficare in schiavi. L'oggettività, la
vita, ha dimostrato come quella legge sia un'ignominia per chi l'ha enunciata e
per chiunque ha usato violenza per sottomettervi gli Esseri Umani. A Luca
interessano solo gli schiavi sottomessi, quelli che Tomaso chiama i morti. Al
termine del suo vangelo Tomaso dice a proposito di Maria: "Ecco, io la
guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo
uguale a voi maschi". Il senso che dà Tomaso all'uno che diventano due non
ha nulla a che vedere col piacere di possesso e di sottomissione di Luca.
PARAGRAFO
13
I
discepoli dissero a Gesù: "Sappiamo che te ne andrai da noi. Chi tra noi
sarà il più grande?". Gesù rispose loro: "Dal luogo dove sarete,
andrete da Giacomo, il Giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la
terra".
Il
paragrafo tredici si inquadra nel gruppo di affermazioni che si trovano in ogni
vangelo e finalizzate a spacciare quel vangelo come contenente il vero
messaggio di Gesù. Suona più o meno come Pietro che si autonomina il
continuatore di Gesù. Giacomo era considerato fratello di Gesù e Tomaso era
considerato gemello di Gesù. Sintomatica è l'accusa di Giovanni a Tomaso.
L'accusa di non accettare acriticamente quanto gli si dice. La pretesa di
Tomaso di verificare. E' un'accusa solo apparentemente benevola. In realtà
Giovanni conosceva il vangelo di Tomaso e ne aveva paura. Il fine del vangelo
di Giovanni era quello di sottomettere al suo vangelo quelle comunità che se ne
andavano per i fatti loro: che cercavano il dio di dentro. Uno dei vangeli che
aiutava questo era quello di Tomaso. Un vangelo di libertà in contrapposizione
ai vangeli di sottomissione che tanto piacevano ai cattolici romani. Chi poteva
continuare l'opera della comunità dopo Gesù? Giacomo risponde Tomaso.
PARAGRAFO
14
Gesù
disse ai suoi discepoli: "Fatemi un paragone, ditemi a chi
rassomiglio". Simon Pietro gli rispose: "Sei simile ad un angelo
giusto". Matteo gli rispose: "Maestro sei simile ad un saggio
filosofo". Tomaso gli rispose: "Maestro, la mia bocca è assolutamente
incapace di dire a chi sei simile". Gesù gli disse: "Io non sono il
tuo maestro, giacché hai bevuto e ti sei inebriato alla fonte gorgogliante che
io ho misurato". E lo prese in disparte e gli disse tre parole. Allorché
Tomaso tornò dai suoi compagni, questi gli domandarono: "Che cosa ti ha
detto Gesù?". Tomaso rispose: "Se vi dicessi una delle parole che mi
ha detto, voi dareste mano alle pietre per lapidarmi, e dalle pietre uscirebbe
fuoco che vi brucerebbe".
Il
paragrafo quattordici ha lo scopo di mettere in rilievo gli occhi del soggetto
che guardano l'oggetto. L'oggetto che viene visto è sempre lo stesso. Cambiano
gli occhi. Gli occhi descrivono. La descrizione determina la dottrina. Fin dai
primi tempi lo scontro sulla descrizione degli insegnamenti riferiti a tale
Gesù era evidente. In realtà era in discussione l'insieme dei principi
fondamentali. I principi e il loro uso. A cosa servivano quegli insegnamenti?
Servivano agli occhi che guardavano. Gli occhi che guardavano determinavano
l'uso di quegli insegnamenti attraverso l'interpretazione soggettiva. In Tomaso
dice Pietro: "Sei simile ad un angelo giusto!" La giustizia è
riferita a un oggetto o ad un insieme di regole e chi determina quell'insieme
determina le regole e la giustizia. Pietro non si riferisce al Potere di Essere
proprio degli Esseri, ma al Potere di Avere e alla sua distribuzione. Sei
simile ad un angelo: dice. Dunque giustifico il fatto che puoi essere il figlio
del dio padrone: il figlio del padrone. Ecco perché Pietro ritenendosi
demandato dal dio padrone si ritiene padrone egli stesso e dopo di lui la
chiesa cattolica si ritiene padrona degli Esseri Umani e libera di stuprarli.
"Sei simile ad un saggio filosofo" dice Matteo. Per questo motivo fa
discendere il maestro Esseno da una discendenza reale, da una vergine per opera
dello spirito santo e dall'oriente arrivano i magi per onorarlo. Per questo
motivo imita tutte le leggende antiche dei nati da vergine ai quali vuole
avvicinare il suo improbabile maestro. Tomaso non è in grado di dire a cosa sia
simile a ciò che vede. Per far questo è necessario superare la descrizione e la
forma per afferrare la formazione del corpo luminoso dell'Essere. Il corpo
luminoso non è necessariamente uguale alla forma. Può assumere qualunque forma
a differenza del corpo fisico e si può presentare in qualsiasi modo, ma
soprattutto può essere percepito in modo diverso a seconda del soggetto che lo
percepisce. Se lo si afferra d'insieme ogni corpo luminoso è a sé dunque non
può essere paragonato a nessun altro qualunque sia il l'immagine cui Tomaso si
riferisce. Proprio per il fatto di percepire questo significa che anche Tomaso
ha il corpo luminoso sviluppato e indipendente. Dunque Tomaso è come l'immagine
di cui non sa descrivere la somiglianza. Lo sviluppo del suo corpo luminoso gli
permette di percepire il corpo luminoso che gli sta davanti. Sia chi gli sta
davanti sia Tomaso sono uno che sono diventati due. Anche Tomaso si è inebriato
alla stessa fonte. Anch'egli ha fatto lo stesso cammino per trasformarsi.
L'oggetto da osservare non è più il maestro di Tomaso in quanto il dio che è
cresciuto dentro Tomaso che è diventato maestro di sé stesso. Cosa ha detto
Gesù a Tomaso non è dato sapere. Non tanto per le parole in sé stesse, ma
perché non erano parole, ma erano sensazioni che si legavano alla noumenia
dell'esistente e non possono essere ripetuto in quanto la comunicazione non è
essenza dell'oggetto comunicato, ma descrizione dei fenomeni relativi
all'oggetto. "Se vi dicessi che ha detto che avete fallito lungo la strada
del divenire e che siete soltanto dei morti voi mettereste mano alle pietre per
lapidarmi." Non siete riusciti a percepire il corpo luminoso del vostro
maestro, non riuscite a vedere il mio corpo luminoso eppure abbiamo percorso lo
stesso sentiero giorno dopo giorno. Io ho sviluppato il mio corpo luminoso e
continuo nella sequenza dei mutamenti mentre voi siete dei cadaveri che
camminano e il vostro intento è quello di trasformare gli Esseri Umani in
cadaveri. Dunque non vi posso ripetere le parole che mi ha detto. Lo scontro
appare chiaro. Leggiamo in Matteo: "Arrivato Gesù nel territorio di
Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "La gente, chi dice che sia
il Figlio dell'uomo?". Essi risposero: "Alcuni dicono che sei
Giovanni Battista, altri Elia e altri Geremia, o uno dei profeti".
"Ma voi, domandò loro, chi dite ch'io sia?" Rispose Simon Pietro:
"Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente". E Gesù a lui: "Beato
te, Simone, Figlio di Giona, perché non la carne né il sangue ti ha rivelato
questo, ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io dico a te, che tu sei Pietro e
su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'inferno mai
prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: qualunque cosa
legherai sulla terra sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa scioglierai
sulla terra sarà sciolta anche nei cieli" Allora comandò ai suoi discepoli
di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Quale differenza col vangelo
di Tomaso. Mentre in Tomaso il giudicato è il soggetto che giudica attraverso
il suo grado di percezione in Matteo il discorso altro non è che un gesto di
autocompiacimento di Gesù sui giudizi della gente e soprattutto di Pietro.
Mentre in Tomaso il giudizio serve per descrivere il livello di libertà
percettiva raggiunto dai vari apostoli interpellati al fine di sviluppare la
Conoscenza e la Consapevolezza in Matteo Gesù si compiace della sua attività
coercitiva. La cosa curiosa è che sia Matteo che scrive che Pietro che esalta
il Gesù in quanto figlio del padrone appaiono anche in Tomaso. Il giudizio di
Matteo e di Pietro è descritto da Tomaso. La descrizione che ne dà Tomaso è la
stessa che ne dà Matteo. Infatti Simon Pietro lo paragona ad un angelo cioè un
essere divinizzato in Tomaso e in Matteo lo identifica come figlio del padrone.
Matteo in Tomaso lo descrive come un filosofo e lo stesso paragone nel vangelo
di Matteo viene messo in bocca alla gente. Nel vangelo di Matteo sparisce il
giudizio di Tomaso. Perché sparisce il giudizio di Tomaso? Perché se Tomaso è
uguale a Gesù ogni Essere umano è uguale a Gesù. Dunque Gesù altro non è che un
Essere Umano uguale a Tomaso e a qualsiasi altro Essere che pratica la libertà
del fare per costruire il Potere di Essere "Io non sono il tuo maestro,
giacché hai bevuto e ti sei inebriato alla fonte gorgogliante che io ho
misurato". Il giudizio di Tomaso sparisce e appare l'affermazione del
figlio del padrone e della dipendenza della percezione di Pietro dalla volontà
del suo padrone. Non è Pietro che giunge alla Conoscenza, ma è Pietro che
giunge alla sottomissione a tal punto che il padrone gli suggerisce le risposte
alle domande. Le risposte non nascono dal suo Intento, ma dalla sua
sottomissione al padrone: "il padre mio che è nei cieli". Su
questa sottomissione Matteo e Pietro intendono costruire la loro organizzazione
religiosa. L'organizzazione religiosa, pensata e desiderata da Pietro e Matteo,
ha un fine preciso: sottomettere gli Esseri Umani. Non dobbiamo stupirci se
questo fare ha distrutto il divenire umano per migliaia di anni. Il dio che
cresce dentro agli Esseri Umani come indica Tomaso non è controllabile da
Esseri vuoti come Matteo e Pietro che sono legati alla forma delle cose e non
sono in grado di superare la forma e la descrizione. Costoro possono soltanto
confidare in un dio padrone che li aiuti a sottomettere gli Esseri Umani in
quanto loro hanno paura di chi sviluppa il dio dentro di sé. Dice Tomaso: se io
vi dicessi una sola delle parole che mi ha detto voi prendereste le pietre per
lapidarmi. Se vi dicessi che voi siete ciechi e sordi voi vorreste lapidarmi.
Il fine del vangelo di Matteo è diverso dal fine del vangelo di Tomaso. Il Gesù
di Tomaso non è il Gesù di Matteo.
PARAGRAFO
15
Gesù
disse: "Se digiunerete vi attribuirete un peccato; se pregherete vi
condanneranno; se darete l'elemosina farete del male ai vostri spiriti. Se
andrete in qualche paese e viaggerete nelle (sue) regioni, se vi accoglieranno,
mangiate ciò che vi porranno davanti e guarite quanti tra loro sono infermi.
Giacché ciò che entra dalla bocca non vi contaminerà, ma è ciò che esce dalla
vostra bocca che vi contaminerà".
Nel
paragrafo quindici vengono delineate delle azioni dalle quali astenersi per non
danneggiare il proprio essere e il proprio sviluppo. In Tomaso gli insegnamenti
sono diametralmente opposti a quelli inseriti nei vangeli ufficiali in quanto
gli intenti dei vangeli sono opposti. Dice il Gesù di Tomaso che se digiunate
significa che vi punite per aver commesso qualche cosa di sbagliato: un
peccato. Voi siete coscienti di aver commesso un peccato e dunque vi
condannate. Chi si condanna a priori? Condannarsi a priori significa
attribuirsi una mole tale di errori e mancanze da considerarsi dei paria
sociali. Significa indicarsi come indegni all'interno del Sistema Sociale in
cui si vive. Se pregherete vi condanneranno. Se pregherete vi rifiutate di
prendere nelle vostre mani le decisioni della vita. Vi sottomettete. State
supplicando soccorso in cambio di sottomissione. Dunque vi condanneranno.
Quando un individuo prega rinuncia a determinare sé stesso nelle varie
situazioni della vita. La rinuncia non è soltanto sua come persona, ma è
rinuncia del proprio ruolo all'interno del Sistema Sociale in cui vive. La
condanna di chi prega è una condanna sociale. E' una condanna divina. E' la
condanna di chi ha rinunciato a sviluppare il proprio "regno", il dio
che cresce dentro di lui. Chi rinuncia a costruire sé stesso non si limita a
rinunciare a questo, ma deve costringere l'intero Sistema Sociale in cui vive
ad imitarlo. La sua ragione d'esistenza consiste nel costringere gli altri a
pregare perché soltanto in quel modo egli riafferma il proprio diritto alla
preghiera. La condanna di chi prega come atto di asservimento è senza appello!
Dice il Gesù di Tomaso che se darete l'elemosina farete del male ai vostri
spiriti. Cosa significa questo? Significa che dare l'elemosina implica aver
costruito le condizioni per le quali qualcuno abbisogna di elemosina per la
propria sopravvivenza. Se si è nelle condizioni di dover dare l'elemosina
significa che si è distrutta o danneggiata l'oggettività in cui si vive e con
questo si è danneggiato il proprio spirito, il proprio divenire, ma se si trova
qualcuno che necessiti di elemosina? Non la si dà? Si può anche dare
l'elemosina come corollario del proprio fare nella costruzione del proprio
divenire, ma l'azione del proprio divenire passa attraverso la rimozione delle
cause affinché nessuno necessiti di elemosina. La costruzione del divenire del
Sistema Sociale in cui si vive diventa prioritario come fare nella costruzione
dell'individuo. L'individuo non è mai padrone del Sistema Sociale in cui vive,
ma è parte di esso. Il benessere del Sistema Sociale è il benessere
dell'individuo. Le due cose devono coincidere e mai essere separate. Quando
vengono separate il divenire dell'individuo si impoverisce impoverendo il
divenire del Sistema Sociale e, anche se l'individuo saccheggiando questo si
arricchisce, in realtà impoverisce il Sistema Sociale danneggiando il proprio
spirito. Partendo da queste premesse diventa assolutamente logico il proseguo
del discorso fatto da Tomaso. Dice infatti: "Se andate in qualche Paese e
viaggerete nelle sue regioni..." non dovete né pregare né dare elemosina
intendendo che non dovete né mettere in ginocchio (o pretendere di mettere in
ginocchio) i suoi abitanti né considerarvi arroganti elargendo cose a voi
superflue come elemosina. Se andate in un paese fate vostro ciò che da quel
paese proviene. Non solo il cibo, ma la cultura, il sapere di quel paese
diventino vostro cibo, vostra cultura e vostro sapere. Nello stesso tempo
donate quanto avete, il vostro sapere e la vostra cultura: "guarite quanti
fra loro sono infermi". In altre parole, costruite una relazione dialettica
fra voi e il paese e la cultura nella quale andate. Questo particolare
atteggiamento è il farsi Mercurio del viaggiatore. Il viaggiatore che porta con
sé il proprio Sapere e la propria Conoscenza pronto a fonderla con il Sapere e
la Conoscenza di altri popoli facendola propria. Come conclude il suo discorso
Tomaso? Quanto voi imparerete e farete vostro non vi può danneggiare; vi può
soltanto arricchire. Cosa vi danneggia? L'eventuale vostra arroganza,
l'eventuale vostra pretesa di essere la Conoscenza e il Sapere e di considerare
gli altri popoli degli imbecilli che aspettavano soltanto voi. Ciò che vi
danneggia è la vostra cecità nel guardare il mondo che vi circonda, è la vostra
ignoranza nel compenetrare il Sapere e la Conoscenza di altri popoli. Ciò che
vi danneggia è autocolpevolizzarvi; ciò che vi danneggia è sottomettervi; ciò
che vi danneggia è l'arroganza. Il che significa: ciò che vi danneggia è
colpevolizzare; ciò che vi danneggia è sottomettere; ciò che vi danneggia è
disprezzare! Per questo motivo è l'azione che viene fatta nei confronti del
mondo è in grado di sviluppare il nostro divenire o distruggerlo. Si può agire
in armonia con quanto esiste camminando insieme, ma si può opporsi
all'esistente, tentare di piegarlo ai nostri desideri, ai nostri voleri e con
questo impedire lo sviluppo del nostro corpo luminoso. Di diverso avviso sono i
vangeli ufficiali della chiesa cristiana cattolica. Il suo scopo non è quello
di sviluppare sé stessa, ma quello di appropriarsi degli Esseri Umani e,
attraverso questo, danneggiare il loro divenire. Vediamo in Matteo come vengono
articolati questi principi che in Tomaso sono da non praticare: "Guardatevi
dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per esser veduti da
loro, altrimenti non avrete ricompensa dal Padre vostro che è nei cieli.
Quando, adunque, tu fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come
fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli
uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa, ma quando fai
l'elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua
elemosina resti segreta, e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non imitate gli ipocriti, i quali hanno piacere di pregare in
piedi nelle sinagoghe o sugli angoli delle piazze, per essere veduti dagli
uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa, ma tu, quando
vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che
vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. Pregando, poi non moltiplicate vane
parole, come fanno i Pagani, che credono di essere esauditi a forza di parole.
Non siate simili a loro, poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno,
prima che gliela chiediate.". Il problema di Matteo non è quello di
contribuire ad arricchire gli Esseri Umani, il loro divenire o il Sistema
Sociale in cui vivono, ma è quello di assicurarsi il controllo degli Esseri
Umani aderenti alla setta che egli propone e di conseguenza indurli a
sottomettersi rinunciando alla loro volontà e alle loro determinazioni.
Convincerli a cessare il loro cammino di Esseri Umani per diventare gregge
asserviti al dio padrone di cui Matteo si considera portavoce e, per
conseguenza, padrone del gregge. Gli Esseri Umani non devono praticare la
giustizia (o la loro giustizia se si preferisce) davanti agli altri Esseri
Umani. Devono o subire l'ingiustizia attraverso la quale si predispongono a
sottomettersi o supplicare la giustizia in segreto perché così il loro padrone
li può soddisfare. Non pretendere giustizia pubblicamente, non praticare
giustizia equivale a rinunciare a rivendicare il proprio Potere di essere sia
davanti agli altri Esseri Umani sia davanti al circostante. Rinunciare a
rivendicare la giustizia significa predisporsi a supplicare giustizia come
magnanimità del proprio padrone. Significa quanto dice Tomaso: danneggiare sé
stessi. Lo stesso discorso vale per l'elemosina. Matteo non si chiede della
necessità dell'elemosina. A Matteo non interessa sapere perché degli Esseri
umani siano costretti a ricorrere all'elemosina. Per lui gli Esseri Umani sono
solo bestiame senza diritti se non quello di supplicare. Pertanto anche chi
elargisce elemosina, danneggiando sé tesso qualora non agisca per rimuovere le
cause che producono la miseria, non lo deve fare come atto di determinazione
sociale, non deve agire stimolando altri ad agire nella stessa direzione, ma
deve farlo in silenzio e di nascosta in quanto la manifestazione del suo gesto
o della sua predilezione lo danneggia e del suo danneggiarsi il suo padrone si
nutre. Stessa cosa vale per la preghiera. Questa deve essere una supplica, ma
non una supplica che rivendichi sé stessi, ma una supplica che colpevolizzi
colui che prega: poche parole e molto sentimento di afflizione. Non fate come i
Pagani che quando si rivolgono alle loro divinità rivendicano sé stessi e
attraverso il rivendicare di sé stessi impongono alle divinità il loro
intervento. Il padrone sa di che cosa ha bisogno il suo servo. Il servo
abbisogna di quanto ha bisogno il padrone affinché il servo continui ad essere
servo: sottomesso e supplice. Tutto questo danneggia l'Essere Umano. Lo
danneggia in quanto lo sottomette. Sottomettendolo distrugge il divino che
cresce dentro di lui. Proviamo a vedere in Marco il concetto di preghiera:
""Abbiate fede in Dio. In verità vi assicuro che se uno dirà a questa
montagna: "Sollevati e gettati in mare", e non esiterà in cuor
suo , ma crederà che quanto dice avvenga gli avverrà. Per questo io vi
dico: tutto quello che voi chiederete pregando, credete di averlo già ottenuto
e vi avverrà. E quando vi mettete a pregare, perdonate, se avete qualcosa
contro qualcuno, affinché il Padre vostro che è nei cieli, vi perdoni le vostre
colpe.". La preghiera come arte magica per impossessarsi del potere di
dire alla montagna di gettarsi in mare. La preghiera come millanteria di
possedere il potere dell'universo (attraverso il dio creatore) col quale
dominare gli Esseri umani e il mondo. Il possesso e il perdono per dimostrare
l'assoggettamento a chi concede il potere. Questo è il fondamento su cui si
regge l'ideologia nazista e le conseguenze che quel pensiero ha portato.
L'assoggettamento al padrone e l'ordine ai più deboli di gettarsi a mare, ma
dal momento che non lo facevano si usavano le camere a gas. Questo è il
superuomo nazista: quello che affermava la possibilità di gettare le
montagne a mare attraverso la preghiera! Dal momento che il potere
della preghiera non esiste gli si dà una mano con cose diverse. La preghiera,
come atto di assoggettamento, danneggia l'Essere Umano. Crea il vuoto nel suo
essere e lo costringe a saccheggiare il circostante in quanto lo rende incapace
di camminare assieme al circostante. Lo rende incapace di assorbire quanto le
culture che si incontrano sono in grado di offrire. Chi prega disprezza quanto
lo circonda! Il disprezzo conduce al saccheggio. Vediamo cosa dice Marco:
"Ordinò di non prendere niente per il viaggio, eccetto il bastone, non
pane né bisaccia né denaro nella cintola, di essere calzati di sandali, ma non
vestiti di due tuniche. Poi soggiunse: "In qualunque casa entriate ,
rimanetevi finché non partirete da quel luogo. E se un luogo non vi riceve, né
vi danno ascolto, partendo di lì, scuotete la polvere dai vostri piedi in
testimonianza contro di essi". Essi partirono e predicarono che si
convertissero, cacciarono molti demoni e guarivano molti malati ungendoli con
olio.". In Marco il sapere e la conoscenza non si muovono col
viaggiatore. Il viaggiatore porta rancore e odio. Il viaggiatore è un
messaggero di sottomissione. Cosa si può aspettare chi vende sottomissione?
Vendi sottomissione disarmato, dice Marco. Se sei disarmato disorienti il
nemico. L'orrore che tu porti lui lo scoprirà molto tardi. Viaggia senza pane e
senza denaro, in modo che il nemico abbia pietà di te, ti consideri debole e
non si accorga dell'orrore e della morte che porti nel cuore. Non si accorga
che tu porti distruzione che chiami col nome di conversione o mascheri con la
parola amore. Se il nemico si accorge dell'orrore che tu porti e ti rifiuta tu
testimonia contro di essi, combattili scuotendo la polvere dai tuoi sandali.
Scuotere la polvere dai sandali in segno di disprezzo è il prologo
all'innalzamento dei roghi contro chi rifiuta di assoggettarsi all'orrore.
Mentre Tomaso afferma di dare quanto si ha, come il Sapere per guarire gli
infermi, ringraziando dell'ospitalità, in Marco l'attività di dare il proprio
"sapere" è una vendita al ricatto. Infatti è sottoposta alla
conversione e alla cacciata dei demoni. Solo la conversione e la cacciata dei
demoni consente di ricevere anche la guarigione attraverso l'olio. In altre
parole se io sono in grado di guarirti lo faccio solo se tu ti sottometti, se
tu ti converti, se tu annienti il dio che cresce dentro di te. Concludendo
questo raffronto possiamo dire come l'intento dei vangeli porta ad usare parole
diverse e concetti diversi a seconda di come vogliamo raffigurare il divenire
umano. La centralità sta nell'intento. L'intendo guida le parole, le frasi e le
loro interpretazioni. L'apriore indica l'intenzione e l'intenzione sviluppa il
concetto. Mentre in Tomaso la centralità sta nel regno che cresce dentro
l'Essere Umano e che si relaziona col regno che ci circonda, nei vangeli
ufficiali c'è la distruzione del regno dentro l'Essere Umano per costruire la
distruzione della sua esistenza ed ottenere l'assoggettamento trasformandolo in
una pecora del gregge di un qualche padrone. Gli intenti determinano la
dottrina. Chi sceglie una dottrina in realtà ha scelto fini e mezzi della
propria esistenza!
PARAGRAFO
16
Gesù
disse: "Quando vedrete colui che non è nato da donna, prostratevi a
bocconi e adoratelo: egli è il vostro Padre".
Il
paragrafo sedici del vangelo di Tomaso è soltanto suo. Adorate colui che non è
nato da donna. C'è un solo potere che non è nato da donna ed è il corpo di
energia. I corpi luminoso si formano attraverso ogni singolo individuo. Il dio
che cresce dentro ogni Essere. La frase è tagliata e secca. Non ammette
divagazioni. Chiunque sviluppa un corpo luminoso è un dio e come tale è da
adorare, anche se io preferisco da imitare. Costui è vostro Padre: Necessità e
Intento! Non esiste raffronto con i vangeli ufficiali in quanto nei vangeli
ufficiali l'Essere Umano è proprietà del dio e come tale deve soltanto sottomettersi.
Nei vangeli ufficiali non esiste nulla fuori del padrone di cui gli evangelisti
e la chiesa cristiana si reputa padrona.
PARAGRAFO
17
Gesù
disse: "Forse gli uomini pensano che io sia venuto a gettare la pace sul
mondo e non sanno che io sono venuto a gettare divisioni, fuoco e spada,
guerra. Cinque saranno in una casa: tre contro due e due contro tre, il padre
contro il figlio e il figlio contro il padre. Ed essi se ne staranno
soli."
Nella
stregoneria il termine pace sta ad indicare l'orrore; l'assenza delle
contraddizioni. Pace sta ad indicare l'assenza delle contraddizioni attraverso
le quali affrontare il silenzio dell'esistenza. Il termine pace è il termine
usato dall'autorità sociale per perpetuare il proprio stato di autorità. Pace è
l'ombra nera che avvolge gli Esseri Umani impedendo loro di rivendicare il loro
Potere di Essere davanti al mondo. Chi rivendica il proprio Potere di Essere
dichiara guerra al mondo circostante. Chi rivendica il proprio Potere di Essere
pretende che il circostante lo rispetti, non storpi i suoi tentativi di fondare
il proprio divenire. Chi storpia il divenire delle persone? Chi possiede le
persone. Dunque se il padre rivendica il proprio Potere di Essere vuole
liberarsi dalla dipendenza dalla sua progenie. Se il figlio rivendica il
proprio Potere di Essere deve liberarsi dalla proprietà del padre. Deve rompere
ogni legame, deve costruire se stesso. Chi costruisce il proprio Potere di
Essere deve rompere ogni legame di possesso e se qualche legame resta questo è
mal tollerato, sopportato per dovere. Solo il dovere impone il rispetto della
relazione socialmente imposta, non l'adesione soggettiva. La distruzione di chi
rivendica il proprio Potere di Essere avviene soltanto attraverso le armi al
fine di ricondurlo all'ordine, alla sottomissione. Due contro tre e tre contro
due: ci sarà una minoranza che schiaccia una maggioranza o viceversa. Ci sarà
qualcuno che tenta di impossessarsi di qualcun altro e gli imporrà la sua pace,
ma chi rivendica il proprio Potere di Essere deve rifiutare la sottomissione,
deve sottrarsi. Sviluppare il dio che cresce dentro l'Essere Umano implica
sottrarsi alla sottomissione: significa combattere per fondare il proprio
divenire. Vediamo ora come viene trattato questo passo in Matteo: "Non
crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra. Non sono venuto a
portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal
padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell'uomo
saranno i suoi familiari. Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di
me. E chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me.
Chi tiene conto della sua vita, la perderà , e chi avrà perduto la sua vita per
amor mio, la ritroverà." A Matteo interessa il possesso degli individui.
Per lui la guerra non è per sviluppare il dio che cresce dentro, ma è per poter
sottomettersi al suo uomo dio. La guerra che Matteo intende è la guerra di
religione. E' la guerra che fanno i cristiani per impossessarsi degli Esseri
Umani. Ricordiamo che Matteo scrive il suo vangelo per una setta all'interno
della società ebraica e questa setta deve impossessarsi degli individui a
qualunque costo. Questa è anche la lamentazione di Celso e una delle maggiori
accuse che Celso rivolge ai cristiani. Quanto dice Matteo non ha nulla a che
vedere con quanto dice Tomaso. Gli intenti sono diversi. Quanto dice Matteo
appartiene al Potere di Avere, quanto dice Tomaso appartiene alle
determinazioni del Potere di Essere. Per Matteo gli Esseri Umani devono essere
proprietà del suo uomo dio. Per Matteo gli Esseri Umani devono concedersi al
suo dio con tutta la loro passione, devono concedere al suo uomo dio tutte le
loro sofferenze, devono soffrire con lui. In Tomaso gli Esseri Umani devono
rompere i legami per rivendicare il proprio Potere di Essere. In Matteo si
combatte il padre per poter sottomettersi al suo uomo dio. In Tomaso per
distruggere la dipendenza da esso. Si combatte il padre per costruire il
proprio Potere di Essere; per sviluppare il regno dentro di sé; per costruire
il proprio cammino di libertà. La seconda parte del messaggio di Matteo
riprende un altro punto in Tomaso, quello che va sotto il numero 101. In realtà
Matteo lo imita depravandolo nel suo bisogno di possedere gli Esseri Umani.
Matteo antepone la sottomissione (amore in Matteo è sinonimo di sottomissione)
al suo dio padrone a quella dei genitori come atto di dominio fisico della
persona. Tomaso antepone il padre e la madre del suo campo energetico alla
sottomissione fisica al padre e alla madre. Antepone la madre della vita alla
madre fisica e lo scontro richiesto alla persona è quello di riconoscere la
madre della vita. Tarquinio decise di mandare degli ambasciatori a Delfi. Mandò
i suoi due figli, Tito e Arrunte. Fu dato loro come compagno Lucio Giunio Bruto
figlio di Tarquinia e sorella del re (un maestro di Follia Controllata).
L'oracolo predisse che diventerà re chi per primo avesse baciato la madre. Tito
e Arrunte si misero d'accordo di non dire nulla del responso dell'oracolo lasciando
che fosse il caso a decidere chi di loro due avesse per primo baciato la madre.
Giunio Bruto fingendo di cadere per terra baciò la Madre di tutti i viventi.
Giunio Bruto attese l'occasione che afferrò al volo e nessun re sedette più sul
trono di Roma. Il padre (degli Esseri della Natura) è l'Essere Sole della
stessa sostanza è la nostra scintilla divina; nostra madre è l'Essere Terra,
madre di tutti i viventi dell'Essere Natura. Il senso di Tomaso non ha nulla a
che vedere con quello di Matteo. Le frasi sono due in Tomaso per essere
discepolo di Gesù; nella prima odiare il padre e la madre come Gesù odia il
padre e la madre, nella seconda amare il padre e la madre come Gesù ama il
padre e la madre. Dunque non ha nulla a che vedere l'impostazione di Matteo con
quella di Tomaso! Veniamo a Luca: "Molto sarà richiesto a colui che ha
molto ricevuto, e più si esigerà da colui al quale molto è stato affidato.
"Sono venuto a portar fuoco sulla terra e quanto desidererei che fosse già
acceso! Devo ricevere un battesimo e quanto mi sento angustiato, finché non sia
compiuto! Credete che io sia venuto a mettere pace sulla terra? No, vi dico, ma
la divisione. Perché d'ora in poi, cinque persone in una casa saranno divise,
tre contro due e due contro tre. Saranno divisi il padre contro il figlio, il
figlio contro il padre, la madre contro la figlia, la figlia contro la madre,
la suocera contro sua nuora e la nuora contro la suocera". Disse ancora
alle turbe: "Quando vedete una nube levarsi ad occidente, voi dite subito:
"Viene la pioggia"; e così avviene. E quando soffia il vento del sud,
voi dite: "Farà caldo", e così succede." Luca lega la
divisione all'avvento della fine dei tempi. Per Luca la divisione portata dal
suo Gesù è il momento della fine del mondo. Egli non può accettare, come fa
Matteo, che qualcuno non segui Gesù; che qualcuno lo disprezzi per il semplice
fatto che costui si dichiara padrone. Dunque Luca terrorizza gli Esseri Umani
affermando che quando loro cominceranno a non essere più sottomessi al loro padrone
o alle relazioni alle quali devono sottostare allora è giunta la fine dei
tempi. Vedi di sistemare i tuoi conti affinché il magistrato non ti mandi in
prigione. Vedi di sottometterti se non vuoi essere condannato. Lo scontro per
Luca non ha nulla a che vedere con quanto espone Tomaso. Luca ignora qualunque
cosa della dottrina che veniva formulata fra gli Esseri Umani che fondavano il
loro divenire nell'eternità dei mutamenti. Luca ignora ogni cosa e ogni
tensione che determina e costruisce la vita. Egli deve dare una formulazione
logica a qualcosa che non capisce. Non sa in che modo far coincidere questo
passo col suo pensiero di morte. Così lo arricchisce di particolari e lo fa
coincidere con l'annuncio della fine dei tempi. Con quell'avvento sulle nubi
alla destra di suo padre con le stelle che cadono sulla terra che non succede
né succederà mai. Luca deve sottomettere gli Esseri Umani alla sua descrizione
del suo uomo dio, come egli fosse Dioniso, Orfeo o Ercole, ma questi sono dei
che camminano assieme agli Esseri Umani; il Gesù di Luca è un Essere infido il
cui scopo è quello di sottomettere chi non si può difendere. Dice il Gesù di
Luca: "Intanto conducete qui i miei nemici, quelli che non volevano che
io regnassi sopra di loro, e sgozzateli in mia presenza". Nei vangeli
ufficiali si esprime il concetto di Potere di Avere dove il Gesù si appropria
degli Esseri Umani: impone loro la sottomissione. Nel vangelo di Tomaso si
esprime il Potere di Essere: il diritto dell'Essere Umano di sviluppare il proprio
dio che cresce dentro, il regno che è dentro di lui sciolto da ogni vincolo e
da ogni obbligo di sottomissione. Quale differenza.
PARAGRAFO
18
Gesù
disse: "Vi darò ciò che occhio non vide, ciò che orecchio non udì, ciò che
mano non toccò, e ciò che non entrò mai nel cuore d'uomo".
Vi
darò! Cosa? Tomaso afferma l'esistenza di qualche cosa che non può essere
vista, che non può essere udita, che non può essere toccata. L'idea che non è
mai entrata nei sentimenti dell'Essere Umano. A cosa si riferisce il Tomaso su
questo passo? E perché egli dice che dà questo? Il corpo luminoso può essere
conquistato dal soggetto, un altro individuo lo può indicare, ma non dare. Si
rimane dunque perplessi. La perplessità deve restare per impedire di lavorare
di fantasia anche se nessun organo fisico può comprendere un corpo luminoso. La
frase appartiene ad un antico modo di dire e di indicare dei primi secoli
dell'era. Ci sono dei riferimenti nelle lettere, ma anche in queste non è ciò
che appartiene all'Essere Umano, ma è l'Essere Umano sottomesso a dio padrone
che dona in cambio della sottomissione. Comunque il giudizio è sospeso.
PARAGRAFO
19
I
discepoli di Gesù dissero: "Manifestaci quale sarà la nostra fine".
Gesù rispose: "Avete scoperto il principio voi che vi interessate della
fine? Infatti nel luogo ove sta il principio, là starà pure la fine. Beato
colui che sarà presente nel principio! Costui conoscerà la fine e non gusterà
la morte".
La
domanda è personale. Ai discepoli interessa conoscere la loro fine personale:
in quel momento. La risposta è più ampia. E' necessario conoscere il principio
per conoscere la fine. In Stregoneria è più semplice seguire la sequenza dei
mutamenti verso il passato partendo dalla comprensione dell'esistente che non
espandere sé stessi per conoscere la fine dei propri mutamenti. Normalmente
questo è impedito dall'enorme mole di variabili sconosciute alle quali non è
possibile dare un valore o una collocazione nella percezione, ma il passato è
già avvenuto. Tutto il presente è il prodotto delle trasformazioni che lo hanno
preceduto. Estendere le proprie ali della percezione permette di giungere
all'origine anche senza una totale compenetrazione di ogni cosa. Per far questo
è necessario estendere sé stessi nel circostante. E' necessario sviluppare il
proprio sentire, è necessario sviluppare il proprio Potere di Essere attraverso
l'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni. Solo allora
si giunge all'origine di ogni cosa esistente. Solo allora partendo da
quell'origine è possibile determinare quale fine giungerà attraverso la
sequenza dei nostri mutamenti, ma la sequenza dei nostri mutamenti sarà
condizionata da quanto assistiamo all'origine. La sequenza dei mutamenti non è
predeterminata, ma è conseguenza del nostro uso della nostra volontà e delle
nostre determinazioni. Esattamente come l'origine fu frutto della volontà e le
determinazioni. Le volontà e le determinazioni proprie di ciascun Essere.
Essere presente al principio è un effetto costante di ogni via alla Conoscenza
e alla Consapevolezza. Essere presente all'inizio, sia esso il caos
primordiale, il disco giallo in campo nero, Ra che non è Ra determina una
capacità soggettiva di dilatazione della propria percezione. Beato dunque chi
riesce a dilatare la propria percezione perché costui avrà sviluppato a tal
punto il regno dentro di lui o il corpo luminoso che costui non conoscerà la
dissoluzione della propria energia vitale con la morte del corpo fisico. Costui
conoscerà i processi di trasformazione, costruirà il proprio divenire.
Conoscere l'inizio significa conoscere la fine possibile;, ma conoscere
l'inizio significa aver già messo in moto quei meccanismi che consentono di
trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso. Non esiste
un corrispondente nei vangeli ufficiali in quanto questo discorso per loro non
aveva senso e avrebbero dovuto lavorare molto per piegarlo. Può darsi che ci
siano degli accenni al principio, ma nei vangeli ufficiali e in particolare
modo in Marco c'è la preoccupazione di elaborare i concetti di fine del mondo.
Dell'avvento del regno di dio con Cristo alla sua destra più che spingere gli
Esseri Umani a cercare il Potere di Essere. Nei vangeli ufficiali tutto è
creato da dio e tutto ritorna a dio per il piacere e il desiderio di dio.
Pertanto non c'è ricerca dei mezzi attraverso i quali costruirsi per gli Esseri
Umani.
PARAGRAFO
20
Gesù
disse: "Beato colui che era prima di divenire. Se diverrete miei discepoli
e ascolterete le mie parole, queste pietre saranno al vostro servizio. In
paradiso, infatti, avete cinque alberi che non cambiano né d'estate né
d'inverno e le loro foglie non cadono: colui che li conosce non gusterà la
morte".
Beato
colui che aveva il Potere di Essere prima di doverlo costruire. Non deve soffrire
eccessivamente per trasformarsi. Il Potere di Essere è frutto delle scelte e
delle trasformazioni soggettive. Quando si inizia a percorrere un sentiero si
ha un bagaglio di potere dal quale si può attingere. Tanto maggiore sarà il
Potere di Essere che si disporrà tanto minore sarà la fatica e il dolore nel
percorrere quel sentiero. Diventando "suoi" discepoli; seguendo i
suoi insegnamenti le pietre saranno al loro servizio. In realtà più che le
pietre è il Potere di Essere di quanto ci circonda che sarà al servizio di chi
fonda la libertà della propria percezione. Il mondo cammina a fianco di tutti
coloro che soggettivano l'oggettività e uno dei poteri maggiori
dell'oggettività è il potere di libertà che attraversa ogni Essere. Nel regno
ci sono cinque alberi che non cambiano né d'estate né d'inverno. Non importa
quanti alberi formano il Crogiolo dello Stregone. La soggettività ne determina
alcuni. In questo caso sono cinque. Molto probabilmente la via di Tomaso era
formata da cinque alberi. Non sappiamo esattamente quali siano. Ogni cultura
elabora la propria via alla costruzione del corpo luminoso. Ogni via alla
Stregoneria si caratterizza per agire nell'oggettività in cui viene pensata.
Secondo un appunto gnostico del Salerio Manicheo questi sarebbero: il pensiero,
il sentimento, la riflessione, l'intelletto e il ragionamento. Io dubito che
siano questi. Come dubito che siano: l'albero della vita, l'albero della
conoscenza e l'albero della morte. Io credo che i cinque alberi siano legati
alla formazione del corpo luminoso e siano inseriti all'interno del vangelo di
Tomaso. Il primo è l'Albero della ricerca determinata. Per quanto riguarda gli
altri lascerei la faccenda in sospeso! Inutile dire che nei vangeli
ufficiali non c'è riscontro. In essi non c'è ricerca di Conoscenza e dunque
nulla serve all'Essere Umano in quanto dio ha posto dei guardiani affinché
l'Essere Umano non mangiasse dall'albero della vita eterna e non diventasse un
dio. Solo dio può donare all'Essere Umano quello che l'Essere Umano agogna, ma
solo se si sottomette a dio rinunciando alla ricerca e dunque rinunciando a
cogliere dai cinque alberi che lo attendono affinché egli non sia costretto a
gustare la morte.
PARAGRAFO
21
I
discepoli di Gesù dissero: "Manifestaci a che cosa assomiglia il regno dei
cieli". Egli rispose loro: "E' simile ad un grano di senape, che è il
più piccolo di tutti i semi, ma allorché cade su un terreno coltivato produce
un grande ramo e diventa rifugio per gli uccelli del cielo".
Questo
paragrafo è uno di quelli che tendono a delineare che cosa si intende, in
questo vangelo, per regno dei cieli. In particolare questo paragrafo è molto
usato anche dai vangeli ufficiali. La descrizione fatta da Tomaso è tale da
riferire un processo di trasformazione che è valido per ogni ideologia, ogni
struttura di pensiero, ogni tentativo di Esseri Umani per diffondere sé stessi.
In Tomaso troviamo altre descrizioni su che cosa possa essere assimilato il
"regno dei cieli". In Tomaso c'è un particolare che ci permette di
comprendere cose diverse da quanto esposto nei vangeli ufficiali. Nel vangelo
di Tomaso troviamo che il regno non è nei cieli "altrimenti gli uccelli vi
precederanno", ma è dentro ognuno di noi ed è fuori di noi. Dunque il
Regno è inteso come sviluppo e costruzione soggettiva, è un processo di
"conoscenza" interiore per giungere al regno che è fuori di noi. In
questa struttura interpretativa non abbiamo più il possesso del dio che si
allarga sulla terra, ma è il processo di costruzione dell'individuo che interagisce
immergendosi nel circostante. Il processo di costruzione è un processo lento e
che inizia da "piccole cose", piccoli gesti di rottura che sono
assimilabili al granello di senape nell'immensità della terra. Eppure
nell'immensità della terra anche il piccolo gesto, anche il corpo luminoso
dell'individuo può crescere e occupare la sua funzione e il suo ruolo nella
terra tanto che gli uccelli del cielo possono trovarvi rifugio. Nel vangelo di
Tomaso il seme va inteso come la costruzione dell'individuo mentre nei vangeli
ufficiali il seme di senape va inteso come la costruzione dell'assoggettamento
degli Esseri Umani davanti al dio. Per i vangeli ufficiali l'assoggettamento
inizia con poche persone che si mettono in ginocchio. Poi quest'assoggettamento
si espande fra gli Esseri Umani e quest'espansione viene definita il regno di
dio. Appare evidente come il centro del discorso di Tomaso sia l'Essere Umano e
il dio che cresce dentro mentre il discorso che viene fatto dai vangeli
ufficiali è l'assoggettamento al dio padrone.
PARAGRAFO
22
Maria
domandò a Gesù: "A chi assomigliano i tuoi discepoli?". Egli rispose:
"Sono simili a bambini che si intrattengono in un campo che non appartiene
loro. Allorché verranno i padroni del campo diranno: "Lasciateci il nostro
campo!". Essi (saranno) nudi davanti a loro mentre lasciano e
restituiscono il campo. Perciò dico: se il padrone di casa sa' che verrà il
ladro, vigilerà prima che venga, e non permetterà che penetri nella casa del
suo regno e asporti i suoi beni, ma voi vigilate al cospetto del mondo!
Cingetevi i fianchi di grande potenza, affinché i ladri non trovino la strada
per giungere fino a voi. Giacché il profitto che aspettate, essi lo troveranno.
Ci sia tra voi un uomo giudizioso! Allorché il frutto è maturo, egli viene
subito recando in mano la sua falce, (e) lo raccoglie. Chi ha orecchie per
intendere, intenda".
In
questo paragrafo interviene una figura di donna: Maria. Non è la
"madre" di Gesù come vogliono far credere i vangeli ufficiali, ma è
un altro "apostolo", un altro "seguace". La domanda che fa
Maria è importante in quanto chiede di emettere un giudizio. Il giudizio è
secco: "sono simili a bambini che si intrattengono in un campo che non
appartiene loro". Perché il campo non appartiene a loro? Perché
appartiene al padrone? No! Perché non hanno ancora cominciato ad arare e
coltivare sé stessi. Perché non si sono ancora trasformati. In Stregoneria si
determina la proprietà di sé stessi quando si esercita la propria volontà e la
propria responsabilità nel prendersi nelle proprie mani il proprio divenire.
Sono come bambini che giocano con un nuovo giocattolo. Non hanno ancora
compreso che ciò che hanno, la vita, non è un giocattolo, ma un terreno del
quale ci si deve appropriare, lavorare e costruire. Loro giocano, ma poi viene
la morte del corpo fisico "Allorché verranno i padroni del campo,
diranno: "lasciateci il nostro campo!"", e davanti a questa,
se avranno continuato a giocare, saranno nudi. Il campo è il corpo fisico di
cui la Coscienza dell'Essere non è padrona. La morte del corpo fisico altro non
è che la restituzione del campo. La Coscienza in quel momento è padrona del
campo, ma deve essere consapevole che verrà il momento in cui verrà derubata
del campo. La sequenza dei mutamenti del corpo fisico cesserà e la Coscienza
sarà privata del campo. La Coscienza dell'Essere sapendo che verrà privata del
campo non permetterà che chi la privi del campo la privi anche di sé stessa. La
Coscienza deve agire per poter sopravvivere anche in assenza del campo. Il ladro
si prenda il campo, ma non limiti o danneggi il divenire della Coscienza né ne
asporti i beni di cui la Coscienza si è nutrita; il suo Sapere, la sua
Consapevolezza. Il corpo fisico è parte della forma, del mondo. Il mondo può
prendersi quanto gli appartiene, il corpo fisico, ma non può né deve prendersi
la Coscienza dell'Essere sottomettendolo e asservendolo! L'individuo deve
dunque cingersi i fianchi di grande potenza. Deve accumulare il proprio Potere
di Essere, deve portare a sviluppare continuamente il proprio corpo luminoso
affinché i ladri, che comunque lo priveranno del corpo fisico, non siano in
grado di sottometterlo e di distruggere la sua Coscienza. Ogni tipo di profitto
di ordine materiale, ogni forma di possesso sarete costretti a cederla. La morte
del corpo fisico vi priverà di tutto quanto possedete come beni materiali.
Questi beni saranno trovati per il semplice motivo che una volta che sarete
privati del campo, il corpo fisico, ogni altra cosa col tempo verrà trovata da
chi verrà dopo di voi. L'ultima parte è molto dura da leggere. Ci sia tra voi
sempre un Essere Umano che sappia "cingersi i fianchi di grande
potenza" che una volta che ha costruito sé stesso "il frutto
maturo" si trasformi. Colga l'occasione per trasferire la propria
Coscienza di Sé dal corpo fisico al corpo luminoso. L'ultima frase è quella che
distingue i passi "criptati" da quelli che vanno letti in
maniera letterale. Nei vangeli ufficiali troviamo un riferimento sul vigilate.
Mentre in Tomaso è necessario vigilare nei confronti del mondo ed è necessario
cingersi i fianchi di grande potenza onde impedire ai ladri di portarsi via
cose diverse dal corpo fisico e dalle cose materiali in Matteo la vigilanza è
necessaria in quanto gli Esseri Umani sono servi del padrone che in qualsiasi
momento può giungere. In Matteo gli Esseri Umani non sono padroni di sé stessi,
non sviluppano il loro divenire, ma sono asserviti. La vigilanza non sta nella
difesa della costruzione del proprio corpo luminoso, del loro essere dio, dalle
contrapposizioni e dagli ostacoli che dal mondo possono venire, ma dal loro
essere assoggettati a dio. Devono essere guardinghi perché in ogni momento dio
può venire a controllare la loro sottomissione. Dice Matteo:
"Considerate bene questo: se il padrone di casa sapesse in quale vigilia
della notte il ladro deve venire, veglierebbe certamente e non lascerebbe
spogliare la sua casa. Quindi anche voi stiate preparati perché il figlio
dell'uomo verrà nell'ora più impensata. "Qual è dunque il servo fedele e
prudente, che il padrone ha costituito sopra la gente di casa sua, per dar loro
il cibo a suo tempo? Beato quel servo che il padrone, al suo ritorno, troverà
così occupato. ..." In Matteo il concetto di vigilanza è finalizzato a
mantenere la condizione della propria schiavitù e sottomissione. Il servo è
vigilante nelle commissioni impostegli dal padrone, non è vigilante per
costruire sé stesso. Nella seconda parte del suo scritto Matteo fa l'esempio
del servo che verrà punito perché maltrattando i servi di casa vuole
sostituirsi al padrone in quanto non pensa che il padrone possa tornare. A
Matteo non balza in mente che il servo potrebbe semplicemente andarsene. La
semplice idea di prendere il proprio destino nelle proprie mani fa inorridire
Matteo, tanto che non la prende nemmeno in considerazione. Per lui gli Esseri
Umani o sono servi o pretendono di sostituirsi al padrone. In questo secondo
caso a Matteo appare del tutto logico e naturale che il padrone lo punisca. Con
quale diritto il padrone punisce il servo che non ha ottemperato alle direttive
impostegli? Col diritto del più forte! Dove sta la giustizia nelle sue azioni?
In nessun luogo in quanto il servo non deve attendersi giustizia dal padrone,
ma solo premi o percosse a seconda del giudizio del padrone. In Tomaso il
concetto è capovolto. La vigilanza deve essere fatta per proteggere la
costruzione del corpo luminoso il diritto; ad essere dio. Il diritto-dovere di
costruire il regno dentro di sé: la propria libertà. La libertà di trasferire
la propria Coscienza di Sé all'atto della morte del corpo fisico. Esistono
delle similitudini nell'uso delle parole e degli esempi, ma la direzione dei
vangeli ufficiali con quella di Tomaso è opposta.
PARAGRAFO
23
Gesù
vide dei bimbi che succhiavano il latte. Disse ai discepoli: "Questi
bambini che prendono il latte assomigliano a coloro che entrano nel
regno". Gli domandarono: "Se noi saremo bambini entreremo nel
regno?" Gesù rispose loro: "Allorché di due farete uno, allorché
farete la parte interna come l'esterna, la parte esterna come l'interna e la
superiore come l'inferiore, allorché del maschio e della femmina sarete un
unico essere sicché non vi sia più né maschio né femmina, allorché farete occhi
in luogo di un occhio, una mano in luogo di una mano, un piede in luogo di un
piede e un'immagine in luogo di un'immagine, allora entrerete nel Regno".
In
questo paragrafo ci sono dei bambini che succhiano il latte. In questo vangelo
i bambini non sono fanciulli, ma sono neonati. Questi bambini, mentre prendono
il latte, esercitano la loro volontà. Esercitano la loro volontà seguendo
l'intento. L'intento li porta a dilatare e sviluppare sé stessi. I bambini che
succhiano il latte assomigliano ad ogni Essere Umano che esercita la sua
volontà in funzione dell'intento. Assomigliano ad ogni Essere Umano che
seguendo l'intento sviluppa sé stesso. E' difficile vedere un Essere Umano
adulto esercitare il proprio Intento, dilatare sé stesso, determinare sé stesso
partendo dai propri bisogni. E' più facile, purtroppo, vedere Esseri Umani
assoggettati a qualcuno o a qualche cosa. Esseri Umani che non saranno mai in
grado di giungere a nessun regno. I seguaci allora chiedono: "Se noi
diventiamo come bambini entreremo nel regno?" La domanda è meno sciocca di
quanto potrebbe apparire. Non si tratta di ritornare bambini, si tratta di
continuare, per tutta la propria esistenza, ad esercitare la propria volontà e
la propria determinazione come i lattanti. Non si tratta di riprendere la forma
o il modo di essere del lattante. La risposta data è che quando di due se ne
farà uno sarà possibile entrare nel regno. In altre parole se il corpo fisico e
il corpo luminoso lavoreranno assieme. Allorché la ragione sarà messa al
servizio dell'Essere Umano e non si riterrà padrona dell'Essere Umano. Allora e
solo allora si eserciterà un Potere Personale sufficiente per entrare nel
regno. Essere come lattanti è di due farne uno. Nel lattante la ragione non si
è ancora sviluppata. Non è ancora diventata padrona dell'Essere Umano. Il
lattante ha un solo fine: crescere! Per far questo concentra tutto sé stesso.
Non ci sono due direzioni, ma una sola. Continua l'esempio sul fare la parte
esterna come l'interna e viceversa, la parte superiore come l'inferiore si
potrà accedere al regno. Cosa significa questo? Quando tutto il vostro essere
sarà pervaso dallo stesso Intento. Quando la Consapevolezza sarà il fine
dell'individuo. Non ci sarà bisogno di una ragione e di un pensiero astratto;
di un fare razionale e di un fare magico, ma l'uno e l'altro potranno operare per
un unico fine, un unico Intento. Non ci saranno cose nobili e cose ignobili, ma
tutte le cose che farete saranno nobili in quanto opereranno per costruire il
vostro corpo luminoso. Continua ancora, quando del maschio e della femmina
farete un unico essere sicché non vi sarà più maschio o femmina. Infatti il
corpo luminoso non sarà né maschio né femmina in quanto questo non è legato
alla forma all'interno della natura, ma costruito da questa non è né l'uno né
l'altro pur essendo costruito dall'uno e dall'altro. Nel momento in cui
sostituirete quanto appartiene alla ragione con il corpo luminoso, allora e
solo allora entrerete nel regno. Quest'entrata nel regno, questo sviluppo del
corpo luminoso è il motivo ricorrente del vangelo di Tomaso. Questo motivo sarà
sconosciuto nei vangeli ufficiali nei quali la cosa più importante è
l'appropriazione dei fanciulli da parte di Gesù. Gesù è padrone dei fanciulli.
Gesù indica la stupidità e l'impotenza dei bambini a difendersi ai suoi
attacchi, dalla sua brama di possesso, il diventare come fanciulli. Nei vangeli
ufficiali si è come fanciulli proprio perché si è prede pronte alla
sottomissione al Gesù che si impossessa degli individui. Dice Matteo: "In
quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli domandarono: "Chi
sarà più grande nel regno dei cieli?". Allora Gesù chiamato a sé un
fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: "In verità vi dico: se voi non
cambiate e non diventerete come i fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli.
Perciò chiunque diventi umile come questo fanciullo, egli sarà più grande nel
regno dei cieli, e chiunque accoglierà un fanciullo come questo in nome mio,
accoglie me"." Il quesito posto da Matteo è diverso. Mentre nel
vangelo di Tomaso ai seguaci interessa trovare un metodo attraverso il quale
apprendere per entrare nel regno, nel vangelo di Matteo ai seguaci interessa
sapere chi di loro, o degli eventuali loro, sarà il padrone. E' un aspetto
molto importante. Il vangelo di Tomaso parte dal concetto del Potere di Essere
mentre i vangeli ufficiali delle chiese cristiani interessa soltanto il
possesso; poter comandare; poter disporre degli altri Esseri Umani. Al maestro
dei vangeli ufficiali interessa che i suoi seguaci lo servano e non pensino a
diventare migliori di lui. Cosa assolutamente impensabile nel vangelo di
Tomaso. E' nel vangelo di Tomaso che hanno bevuto alla stessa fonte. Nei
vangeli di Matteo il suo maestro è preoccupato che qualcuno lo voglia scalzarlo
dalla destra del suo preteso padre. I suoi seguaci devono essere umili, ma non
è l'umiltà che si può trovare nel vangelo di Tomaso. Non è l'umiltà davanti
alla Conoscenza che provoca ardimento e sete di Conoscenza; è l'umiltà della
sottomissione; l'umiltà dell'autoannientamento. E quando qualcuno si sarà
annientato allora potrà essere riconosciuto meritevole di attenzione dal Gesù
dei vangeli ufficiali. La distruzione è presente nel fare del Gesù dei
cattolici. Il Gesù dei cattolici è padrone del mondo e impone sottomissione,
impone asservimento, impone assoggettamento. Un assoggettamento che deve essere
totale. Per questo motivo esalta l'umiltà di chi non è in grado di difendersi;
di chi non è più in grado di usare la propria volontà e le proprie
determinazioni. Al contrario, il Gesù di Tomaso, indica come giungere al regno.
Non importa come si arriva al regno. Non importa se chi arriva al regno è
migliore o peggiore di lui, se sarà più o meno forte di lui. Il maestro di
Tomaso sa che dopo la trasformazione il gioco delle trasformazioni continuerà.
Il maestro dei vangeli ufficiali sa che dopo la morte del corpo fisico per lui
c'è solo la disperazione dell'impotenza. Egli impone che chiunque sia vuoto
asservendo all'umiltà che sottomette. Vuoto uguale a lui che ha rinunciato a
costruire il futuro in quanto è sottomesso all'illusione di una resurrezione
che è solo follia del proprio esistere. Se il fanciullo usato nei vangeli
ufficiali, in particolare da Marco, sa molto di pederastia tanto è sviluppato
il concetto di possesso nei confronti del fanciullo stesso, nel vangelo di Tomaso
questo sospetto non solo non esiste, ma non esiste nemmeno il concetto di
possesso. La negazione del possesso, in Tomaso, sembra quasi un dovere
attraverso il quale costruire il futuro degli Esseri Umani.
PARAGRAFO
24
Gesù
disse: "Vi sceglierò uno da mille e due da diecimila; e saranno confermati
come una sola persona".
La
frase di questo paragrafo appartiene allo specifico divenuto di Tomaso. Le
interpretazioni appartengono al lettore. Il lettore ha il diritto di
interpretare. Usare quanto dice il Gesù di Tomaso a seconda di come egli è in
grado di interpretare all'interno dell'insieme che legge. Cosa vuole dire?
Esiste un soggetto: io. Un soggetto che sceglie altri. Li sceglie
discriminandoli. La scelta è fatta fra i soggetti della specie umana. La scelta
che cade su una persona su mille e due su diecimila. Con che diritto egli che
chiama sé stesso "io che sceglie"? Interpretare questo nel Potere di
Essere è molto difficile anche se è da rilevare che ogni Essere che si incammina
per sviluppare il dio che ha dentro inevitabilmente si accorge di essere
circondato da un insieme di Esseri della sua specie inadeguati. Chi sviluppa il
dio che ha dentro sviluppa il proprio Potere di Essere e diventa consapevole
del fine per cui sviluppa il proprio Potere di Essere. Egli è circondato, salvo
casi eccezionali, da Esseri Umani che confidano, per la loro sopravvivenza, sul
Potere di Avere. Chi sviluppa il Potere di Essere può essere economicamente
svantaggiato nel Sistema Sociale, ma percepisce il divenire nei mutamenti, il
suo divenire nell'eternità. L'eternità negata a chi confida, per la propria
sopravvivenza, nel Potere di Avere. Come Potere di Avere si diletta a
distruggere il divenire degli Esseri Umani più deboli distruggendo i loro sforzi
nel costruire il futuro, ma non è il grado di afferrare chi costruisce il
Potere di Essere. Costui obbedisce ad una logica a lui sconosciuta,
incomprensibile, misteriosa, sospetta. Se qualcuno cercherà di sviluppare il
Potere di Essere sarà fortunato se a sviluppare il Potere di Essere troverà un
Essere Umano su mille o due su diecimila. Il regno è dentro e fuori ogni Essere
Umano. Il regno chiama gli Esseri Umani, ma uno su mille è in grado di
rispondere al massimo saranno due su diecimila. Questo, probabilmente è un modo
di dire di quei tempi e del compilatore del vangelo di Tomaso. Un uso
espressivo soggettivo dove il senso va ricercato nell'insieme del vangelo e non
può essere interpretato diversamente. Come non può essere interpretata
diversamente la conclusione della frase: "e saranno confermati come una
sola persona". Chi può confermare come una sola persona dal punto di vista
del Potere di Essere? La persona stessa. La persona che superando la morte del
corpo fisico e trasformandola in nascita del corpo luminoso di due ne farà uno!
Confermerà la propria esistenza continuando nella sequenza dei mutamenti.
Questo non può essere nei vangeli ufficiali i quali hanno un solo scopo:
imporre il loro profeta come padrone degli Esseri Umani. Un padrone che vuole
non solo che gli Esseri Umani stiano in ginocchio, ma che lo servano al punto
tale da bastonare gli schiavi che non facevano la volontà del padrone. Non c'è
un dio che cresce dentro gli Esseri Umani: il maestro dei vangeli ufficiali
scaccia il demone, ma non è il demone del male della fantasia cristiana, ma il
Daimon greco, il Genio dei romani. Il dio che cresce dentro l'Essere Umano deve
essere cacciato, unica condizione per costringere gli Esseri Umani in ginocchio
nella speranza che il loro vuoto sia riempito dalla truffa dell'inganno del
Gesù dei vangeli cattolici. Chi sviluppa una via alla Conoscenza e alla
Consapevolezza alimentando il proprio Potere di Essere si presenta come
arrogante davanti a chi pratica il Potere di Avere. Egli non si ritiene creato
ad immagine e somiglianza di un dio pazzo, ma si è costruito giorno per giorno
prendendosi nelle proprie mani la responsabilità del proprio divenire. Ha
lavorato, ha determinato, ha elaborato, ha ingaggiato dure lotte sia dentro sé
stesso sia nell'oggettività in cui vive. Le contraddizioni lo hanno forgiato e
dell'aver affrontato queste contraddizioni ne è orgoglioso come un dio. La
forza cresce dentro di lui con l'esercizio della sua volontà e con
l'articolazione delle sue determinazioni. Egli dice: "Io esisto!".
Dunque ha il diritto di scegliere per continuare a costruire sé stesso. Ha il
diritto di discriminare fra gli Esseri Umani che non comprendono la sua arte,
ma che intuiscono l'esistenza di un qualche cosa di importante che essi
ignorano. L'arrogante, dal punto di vista del Potere di Avere, sceglie. Il
Potere di Essere ha portato quest'individuo a separare sé stesso
dall'oggettività in cui vive e questa separazione lo ha forgiato. Questa
costruzione deve continuare e continua attraverso le sue scelte!
PARAGRAFO
25
I
suoi discepoli dissero: "Istruiscici sul luogo ove tu sei, giacché per noi
è necessario che lo cerchiamo". Egli rispose loro: "Chi ha orecchie,
intenda. Nell'intimo di un uomo di luce c'è luce e illumina tutto il mondo. Se
non illumina, sono tenebre".
Il
luogo dove sei! Il luogo dove porta l'Essere Umano che sviluppa il suo Potere
di Essere. Dov'è un Essere Umano che ha sviluppato il suo Potere di Essere?
Raccontare storie fantastiche appartiene al condizionamento educazionale dell'Essere,
ma la luce abbaglia il condizionamento educazionale e questo priva la ragione
della descrizione. La luce annulla ogni cosa. La luce è come il buio, annulla
ogni descrizione, annulla ogni forma. La ragione non ha spazio là dove c'è la
luce. La luce annulla ogni cosa, annulla ogni differenziazione e nello stesso
tempo appare come la porta attraverso la quale giungere in un nuovo mondo, in
un nuovo stadio di consapevolezza. La luce come descrizione del trionfo;, ma
anche il buio come determinazione dell'immersione nello sconosciuto di una
ragione impotente a descrivere quanto incontra. Dove si trova la porta della
dimensione che ci sta davanti? Dove si trova la verità che ci conduce là dove
la consapevolezza ci spinge? Dov'è il maestro che ci conduce a penetrare nella
luce? "Nell'intimo di un uomo c'è luce e illumina tutto il mondo" la
luce che si intravede nel mondo che ci circonda ha la chiave per essere
raggiunta dentro ogni Essere Umano. Là si trova il segreto che porta al regno.
Il dio che cresce dentro l'Essere Umano è la luce e il regno, è il Potere di
Essere che crescendo si armonizza e si integra col Potere di Essere del
circostante, il regno nel circostante, la luce del circostante. Dentro ogni
Essere vivente c'è la chiave dell'infinito. Il cammino di libertà di ogni
Essere è la chiave per sviluppare sé stesso. Dentro ogni Essere c'è la luce che
illumina il mondo. Il mondo si illumina ogni volta che gli Esseri trasformano
la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso. Se non illumina ci
sono le tenebre. Le tenebre dentro all'Essere Umano che vive attraverso le
relazioni col Potere di Avere il cui unico scopo è la distruzione del divenire
degli Esseri Umani. Le tenebre si allargano nella consapevolezza degli Esseri
Umani. Le tenebre non sono il buio dell'incomprensione della ragione, ma è
l'incapacità di questa di accettare uno sconosciuto di cui lei è inconsapevole.
Il buio della ragione; la luce della consapevolezza del corpo luminoso. Anche
di questo nei vangeli ufficiali non troviamo traccia. Il Potere di Avere mette
gli Esseri Umani in ginocchio e di questo potere è espressione il Gesù dei
cattolici. Un Essere pazzo e perverso che vuole distruggere il mondo mettendo
in ginocchio gli Esseri Umani impedendo loro di costruire il loro divenire di
dei. Il Gesù cattolico scaccia Daimon dagli Esseri umani; il Gesù di Tomaso
incita a cercare nel Daimon la chiave per interpretare la luce, per divenire
trasformandoci, per sviluppare il proprio Potere di Essere. Per il vangelo di
Tomaso la luce appartiene all'Essere Umano che la deve cercare dentro di lui,
per il vangelo dei cattolici la luce appartiene a dio davanti al quale l'Essere
Umano deve essere messo in ginocchio dalle bastonate che il padrone dà al
servo.
PARAGRAFO
26
Gesù
disse: "Ama tuo fratello come l'anima tua. Veglia su di lui come la
pupilla del tuo occhio".
Il
paragrafo 26 dovrebbe seguire il paragrafo 27 non precederlo. All'interno del
Potere di Essere il fratello è colui che segue lo stesso sentiero; nel Potere
di Avere è il complice per l'appropriazione. Colui con cui si cammina assieme
diventa parte di noi nella misura in cui sappiamo fondere il rispettivo
crogiolo: i rispettivi cammini. Se si segue il sentiero del Potere di Avere
colui con cui si opera è importante soltanto nella misura in cui si procede per
appropriarsi, altrimenti va' scaricato. Nel Potere di Avere l'Essere Umano che
ci cammina a fianco non è un fratello, ma un complice! E' importante questa
affermazione in quanto lega tutti i membri delle varie fedi misteriche, dei
vari cammini in ambienti socialmente ostili. La fede misterica abbisogna di un
forte legame fra i vari membri. Forti legami che facilmente possono tradursi in
dipendenza: in Potere di Avere. L'amare il fratello è un dato generico quando è
sottratto alla struttura culturale che produce il significato che
l'affermazione indica. In una diversa struttura culturale il significato del
termine viene stravolto e piegato ad un significato diverso da quello originale
per soddisfare pruriti e progetti diversi. L'intento può indicarci il
significato anche quando il ricordo è perduto.
PARAGRAFO
27
Gesù
disse: "Vedi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, ma non vedi la
trave che è nel tuo occhio. Quando dal tuo occhio avrai tolto la trave, allora
vedrai (abbastanza) per togliere la pagliuzza nell'occhio di tuo
fratello".
C'è
la dilatazione dell'individuo nel circostante. La dilatazione dell'individuo
porta a comprendere cose diverse, meccanismi diversi. Una dilatazione non è mai
assoluta. Non comprende mai l'arrivo ad una verità alla quale piegare
indicandola a qualcuno. Se non esiste una verità allora non esiste nemmeno la
critica per i comportamenti, le scelte, le formazioni di giudizio di altre
persone. Questi appartengono allo specifico divenuto di ogni singola persona.
Così il sentire è proprio del soggetto mai dell'intera soggettività. Trovare la
pagliuzza equivale a "trovare" un difetto nel fare e nelle scelte di
qualcuno che ci cammina vicino. La ricerca del difetto nel divenire di chi ci cammina
a fianco implica un cessare di percorrere il nostro cammino. Implica tentare di
ridurre chi ci cammina a fianco uguali al nostro pensato. Dunque se chi ci
cammina a fianco ha delle difficoltà nel momento stesso in cui ci apprestiamo a
dare dei giudizi o delle indicazioni su ciò che dovrebbe fare probabilmente noi
siamo stati sconfitti sul nostro cammino di eternità. La sconfitta impone
giustificazione, accettazione, adesione. La sconfitta impone l'estensione della
sconfitta all'intera specie. Più sono gli sconfitti e meno è amaro il calice
della sconfitta che il singolo individuo è costretto ad ingurgitare.
Sconfiggere chi ci cammina accanto diventa doveroso; imperativo. La sconfitta
del "fratello" qualifica e rende meno dolorosa la nostra sconfitta. Quando
si tolgono gli ostacoli sul nostro cammino al punto tale da vedere bene un
cammino che non è il nostro? Mai!, ma può essere che si diventa talmente forti
da dover cercare delle basi con cui consolidare il nostro cammino. In quel
momento si offre il nostro cammino ad altri Esseri Umani. Costoro prendono il
nostro cammino e lo usano scegliendo quanto può servire loro per costruire il
proprio cammino, ma non può essere imposto anche se qualcuno penserà di
imitarlo. L'imitazione uccide il cammino, ma vediamo cosa dicono i vangeli
ufficiali per bocca di Matteo: "Perché osservi la pagliuzza nell'occhio
di tuo fratello e non badi alla trave che è nell'occhio tuo? O come puoi tu
dire a tuo fratello: "Lascia che ti levi dall'occhio la paglia",
mentre hai una trave nell'occhio tuo? Ipocrita, leva prima la trave dal tuo
occhio, e poi tenterai di levare la paglia dall'occhio di tuo fratello."
Nel vangelo ufficiale di Matteo non appare l'insegnamento o l'indicazione, ma
l'imposizione alla quale sottomettere. Matteo non ha una via alla Conoscenza e
alla Consapevolezza, ma deve imporre sottomissione. Deve dare dell'ipocrita a
chi tenta di imparare e tenta di approfondire e dilatare sé stesso. Matteo deve
distruggere ogni individuo e i suoi cammini di Libertà. Chi percorre dei cammini
di Libertà per Matteo è ipocrita. Perché costui deve permettersi di dare delle
indicazioni? Cosa pretende di sapere e di ottenere? Appare evidente come a
Matteo interessi soltanto il possesso degli individui. La loro sottomissione
all'immagine del suo Gesù pazzo. Gli Esseri Umani non devono pretendere di
togliere la pagliuzza non tanto per non danneggiare un cammino, ma perché
potrebbero pretendere di sostituirsi al suo Gesù pazzo. Sostituirsi significa
percorrere un cammino di indipendenza e di autonomia. Ecco che allora non si
tratta né di togliere la pagliuzza né della propria trave, ma colpevolizzando
l'individuo attraverso l'affermazione sulla presenza della trave nel suo occhio
gli si impedisce di percorrere un cammino di indipendenza e di autonomia. A
Matteo interessa distruggere il divenire degli individui per poterli
sottomettere al suo Gesù che come possessore di individui è trave e pagliuzza
negli occhi degli Esseri Umani. Trave e pagliuzza che funzionano da
spaventapasseri atti ad isolare l'individuo dal mondo circostante per
impedirgli di costruire la propria eternità nei mutamenti. La differenza fra il
vangelo di Tomaso e quello di Matteo e dei vangeli ufficiali della chiesa
cattolica è sempre la stessa. I vangeli ufficiali devono sottomettere
l'individuo pretendendo che costui distrugga sé stesso nella sua sottomissione,
il vangelo di Tomaso è una via misterica che attraverso le relazioni fra
l'individuo e il circostante costruisce sé stesso.
PARAGRAFO
28
Gesù
disse: "Se non digiunate verso il mondo, non troverete il Regno. Se non
osservate il sabato come un sabato, non vedrete il padre".
Il
paragrafo indica una condizione soggettiva attraverso la quale accedere al
Regno. Il digiuno!, ma non il digiuno come privazione di cibo, ma il digiuno
verso il mondo. Che cos'è il mondo per la Stregoneria? Il mondo è descrizione;
il mondo è elencazione; il mondo è un insieme di cose, quantità e qualità; il
mondo è un insieme di forme! Per trovare il Regno è necessario interrompere la
dipendenza dalla descrizione, dalle cose e dalla forma. Come è da intendersi
l'osservare il sabato come un sabato? Il sabato, per allora, era il giorno di
riposo e nel giorno di riposo, non c'è elencazione, non c'è forma, non c'è
descrizione. Il mondo si ferma nella nostra percezione. In quel momento
l'origine delle cose fluisce in noi. Noi siamo il principio dei mutamenti e la
fine dei mutamenti. Per essere all'origine dei mutamenti (vedere il padre) è
necessario bloccare il dialogo interno (digiunare verso il mondo). Questo è il
senso di questo paragrafo; nient'altro!
PARAGRAFO
29
Gesù
disse: "Mi sono trovato in mezzo al mondo, e mi manifestai loro nella
carne. Li trovai tutti ubriachi; tra essi non ne vidi alcuno assetato. "E
l'anima mia è tormentata per i figli degli uomini, perché in cuor loro sono
ciechi e non vedono: vennero al mondo vuoti e cercano di uscire dal mondo
vuoti. "Ma ora sono ubriachi: Allorché avranno vomitato il loro vino,
allora faranno penitenza".
In
questo paragrafo troviamo il canto triste di ogni Stregone. Combatte la sua
battaglia per costruire il futuro forgiando Esseri Umani che costruiscano la
loro Libertà e li trova ubriachi del mondo! Li trova invischiati nella
descrizione e nel Potere di Avere tanto da non riuscire ad incontrare il
proprio Potere di Essere. Ogni Stregone ferma il proprio balzo nei mutamenti
per poter seminare Libertà nel cuore degli Esseri Umani. Il Potere di Essere di
uno stregone si manifesta sempre nella forma e nella descrizione per spostare
il traguardo di Libertà un po' più avanti; aumentarne gli spazi di movimento.
Ci sono pochi Esseri Umani assetati pronti a bere dalla stessa fonte dello
Stregone. Per questo gli Esseri Umani sono ciechi. Il Potere di Avere ha
impedito loro di percepire e sviluppare il proprio Potere di Essere. Li ha resi
ciechi davanti alla loro stessa opportunità. Sono venuti al mondo vuoti e
tentano di uscire vuoti dal mondo. Hanno vissuto senza arricchire la loro
scintilla divina; sono vissuti senza costruire il loro Sapere, la loro
Conoscenza e la loro Consapevolezza. Escono dal mondo vuoti. In realtà essi non
escono dal mondo perché hanno sprecato la loro opportunità per diventare
eterni. Non escono dal mondo vuoti, ma cessano semplicemente di respirare: i
vivi sono vivi i morti non sono vivi! C'è una speranza. Si consola lo Stregone
dicendo: "Ora le cose stanno così, ma è solo perché hanno bevuto!".
Stanno facendo indigestione del Potere di Avere. Poi il loro essere riprenderà
il controllo facendoli vomitare. Succederà qualche cosa per cui rigetteranno il
Potere di Avere. Delle condizioni, delle situazioni, delle percezioni! Dopo che
avranno vomitato quanto il Potere di Avere ha imposto loro allora troveranno il
loro cammino nell'eternità dei mutamenti. Spesso è solo autoinganno. Spesso lo
Stregone sa perfettamente che non è così. Comprende che il suo sforzo per
diffondere la propria visione di Libertà è stato sconfitto proprio
dall'ubriacatura che gli Esseri Umani si sono presa per il mondo. L'ubriacatura
è spesso il loro Condizionamento Educazionale una forza prepotente che li lega
al mondo. Se si apre qualche variabile in grado i scuotere gli Esseri Umani
come il vomitare il mondo allora per lo Stregone si presentano delle
possibilità altrimenti lo stregone semina i suoi semi di Libertà e guarda sconsolato
alle opportunità perdute!
PARAGRAFO
30
Gesù
disse: "Se la carne pervenne all'esistenza per motivo dello spirito, è una
meraviglia. Se lo spirito è pervenuto all'esistenza per motivo del corpo, è una
meraviglia delle meraviglie, ma io mi stupisco che una tale ricchezza abbia
preso dimora in questa povertà".
Questo
paragrafo è un paragrafo chiarificatore sulla reale natura del vangelo di
Tomaso Didimo. Il vangelo di Tomaso rompe con ogni tipo di tradizione e la sua
visione del mondo è molto chiara soltanto a chi è iniziato alla Stregoneria non
a chi è in ginocchio davanti al macellaio di Sodoma e Gomorra. Il paragrafo
afferma che stupisce che lo spirito abbia creato la carne. Questo è la
negazione di tutte le credenze del suo tempo! Tutti affermano che la carne è
venuta all'esistenza per volontà dello spirito. La forma e il mondo venuti
all'esistenza per volontà dello spirito. Tutti si meravigliano di questo.
Mentre costoro guardano questo non si avvedono né sospettano che sia lo
spirito, il campo vitale, l'Essere Luminoso, l'anima del mondo sia venuta in
essere proprio per l'esistenza di un corpo, di una forma, di una materia. Di
condizioni materiali! Se tutti si stupiscono che lo spirito che noi immaginiamo
onnipotente e creatore abbia fatto quanto esiste; cosa ne è di quelle menti
quando si accorgeranno che le cose devono essere invertite e che lo spirito
dell'universo perviene per la forma e la materia? In altre parole è il mondo
che costruisce la Coscienza Universale! Questa dovrebbe essere la meraviglia
delle meraviglie! Eppure, dice lo Stregone, io mi guardo attorno e vedo il
campo vitale degli Esseri della Natura e degli Esseri Umani in particolare e mi
stupisco che simili potenzialità siano presenti nella povertà della descrizione
e della forma che mi circonda.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Piaz.le Parmesan, 8
30175 Marghera - Venezia
tel.041933185
E-mail claudiosimeoni@libero.it