Il sinedrio decide la morte di Gesù nel vangelo di Giovanni
Bonifacio decide il genocidio dei Pagani Sassoni
Ideologia dell'odio nel vangelo di Giovanni

(testo originale 1998)

di Claudio Simeoni

L'incitamento di Gesù all'odio religioso contro i Farisei

(E ogni altro popolo e religione)

Capitolo quindici

 

Il libro, Gesù di Nazareth: l'infamia umana, contiene l'analisi ideologica di Gesù

Cod. ISBN 9788893322034 (I capitoli che non sono entrati nel vol. 1 entrano nel vol. 2)

LA PAGINA CONTIENE:

Giovanni: Il sinedrio decide la morte di Gesù "prima frase";
Commento al testo "Il sinedrio decide la morte di Gesù";
Da "L'operazione storica": come Bonifacio raccontava di convertire i Pagani germani;
Come Bonifacio convertiva i Germani;
Commento: "Il Sinedrio decide la morte di Gesù" in Giovanni e come Bonifacio raccontava di convertire i Germani;

 

Vai all'indice sulla relazione fra Gesù e i farisei e gli effetti nella storia

 

Scrive Giovanni nel suo vangelo:

Come Giovanni descrive la decisione del Sinedrio la morte di Gesù. Prima frase.

I Gran Sacerdoti e i Farisei radunarono perciò il consiglio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo fa molti miracoli! Se lo lasciamo fare, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno la nostra città e la nostra nazione".

Tratto dal vangelo di Giovanni 11, 47-48

Riflessioni sull'ideologia trasmessa da Giovanni attraverso la decisione del Sinedrio

Col senno di poi Giovanni si spaccia per profeta. Nel 70 Gerusalemme sarà distrutta ad opera dei Romani e sia i Romani che i Farisei citano quando temono che Gerusalemme sarà distrutta, ma come è possibile che facendo miracoli si provochi l'intervento armato dei Romani? Tutti i vangeli indicano l'appartenenza del Gesù descritto alla fazione integralista apocalittica degli Zeloti. Gli Zeloti alimentavano l'odio religioso contro i Romani, i Greci e contro i Pii, i Farisei, considerandosi i padroni delle tradizioni. Tradizioni per le quali uccidevano chiunque considerassero un nemico del loro dio padrone. Mentre i Farisei proteggevano la loro tradizione, gli Zeloti uccidevano per imporre la loro tradizione. I vangeli accostano Gesù agli Zeloti. Gli Zeloti, iniziarono la guerra contro i Romani macellando la guarnigione romana dando il via alla distruzione di Gerusalemme. I Romani impiegarono venti anni per capire che l'unico obbiettivo della rivolta era quello di imporre il loro dio padrone e a quel punto, con i seguaci di Gesù, non si poteva discutere, si poteva solo ucciderli. Giovanni sposta l'attenzione del lettore dall'eversione zelota con le sue rivolte armate, a una sorta di pericolo derivato dai "miracoli" come se a Gerusalemme, allora, non ci fossero decine di disperati che millantavano la capacità di fare miracoli come profeti del loro dio padrone. Gli Zeloti, altri gruppi come i Farisei non si preoccupano dei miracoli, non lo possono fare per la loro scelta di vita. E non può uno Stato preoccuparsi di chi fa miracoli, semmai si preoccupano di chi vuole spacciarsi per figlio del loro dio e pretende di mettere tutti i cittadini in ginocchio sottomettendoli. Questo sarà il motivo della guerra che si concluderà con la distruzione di Gerusalemme.

Con questa parte del racconto Giovanni indica alle chiese cristiane di guardarsi da tutti coloro che fanno miracoli: potrebbe distruggerli. Infatti la chiesa cristiana vive soltanto sul mito dei miracoli di Gesù e sulla capacità di continuare ad operare miracoli però, attenzione, se si scopre che quelli non sono miracoli, ma trucchi o se qualcun altro fa gli stessi miracoli la chiesa cristiana può venire distrutta. Giovanni non ha coraggio di indicarla direttamente come attività, deve metterla in bocca ai Farisei, i Pii, e indicare alla chiesa cristiana quei comportamenti. Come il sinedrio decreta la morte di Gesù perché Gesù fa i miracoli, così la chiesa cristiana deve perseguitare chiunque fa altrettanto. I Farisei sono stati trasformati da Giovanni in padroni della città e dello stato ed è esattamente quanto si stanno proponendo di fare i cristiani in molte città mentre stanno allargando le loro comunità di deliranti costruendo la miseria sociale.

Tratto da l'Operazione storica:

Come Bonifacio raccontava di convertire i Pagani Sassoni

Tre secoli e mezzo dopo Martino di Tours, in un luogo che non è più la regione francese della Loira, ma un bosco tedesco dell'Assia, il monaco e vescovo Bonifacio si trova nuovamente alle prese con il culto pagano per una quercia sacra. Bonifacio (il cui vero nome era Winfred) era nato nel Wessex, in Inghilterra, e si era fatto monaco molto giovane. Come altri monaci anglosassoni dei decenni intorno all'anno 700 anche Winfred lasciò presto l'Inghilterra per recarsi ad evangelizzare le tribù germaniche oltre il Reno, rimaste ancora pagane. Dopo aver assunto il nome di Bonifacio, Winfred fu consacrato vescovo a Roma nel 722 e fu poi il vero fondatore e organizzatore della Chiesa tedesca. Nel 754 fu assassinato (giustiziato) in Francia da un gruppo di pagani e fu sepolto nel monastero di Fulda, in Assia, da lui fondato nel 746.

Mentre già molti abitanti dell'Assia, assoggettati alla fede cattolica e confermati dalla grazia dello spirito dalle sette forme (Isaia, 11,2), avevano accolto l'imposizione della mano, e altri, non ancora confortati nell'animo, rifiutavano di partecipare integralmente ai documenti dell'intemerata fede, altri ancora sacrificavano, nascostamente o apertamente, agli alberi e alle fonti; altri invece praticavano nascostamente o apertamente aruspici o divinazioni, inganni e incantesimo. Auguri e aruspici erano intenti ai più diversi riti sacrificali. Infine, altri, in possesso di una mente più sana, abbandonata ogni profanazione pagana, non commettevano alcuna di queste cose.

Con il parere e il consiglio di questi, Bonifacio tentò di abbattere una quercia di mirabile grandezza [bellezza, mio], che con antica parola dei pagani era chiamata la quercia di Lobe, in una località chiamata Geismar. Erano con lui i servi di Dio. E mentre, confortato dalla costanza della mente, abbatteva questa quercia (alla presenza di una grande quantità di Pagani, che diligentemente maledicevano fra di loro il nemico dei loro dei), ecco che, non appena l'albero fu tagliato appena un po', subito l'immensa mole della quercia, scossa dall'alto da un vento divino, con la cima spezzata e quasi con l'aiuto di una volontà superiore, precipitò e si spezzò in quattro parti e da quella grande mole apparvero quattro tronchi di uguale grandezza, senza che vi fosse bisogno di alcun lavoro da parte dei fratelli presenti.

Nel veder ciò, i pagani prima maledicenti, abbandonate le precedenti maledizioni, divennero credenti e resero la loro benedizione a Dio. Allora il sovrintendente della somma santità, consultatosi con i fratelli, costruì con la materia di quell'albero un oratorio di legno e lo dedicò in onore dell'apostolo san Pietro. Compiute col favore della volontà divina le cose che abbiamo detto, subito partì per la Turingia.

La relazione fra il Sinedrio che decide la morrte di Gesù nel vangelo di Giovanni e la morte dei Pagani Sassoni ordinata da Gesù a Bonifacio

"I Gran Sacerdoti e i Farisei radunarono perciò il consiglio...". "Infine altri, in possesso di una mente più sana, abbandonata ogni profanazione pagana, non commettevano alcune di queste cose. Con il parere e il consiglio di questi...". "Imparate dai Farisei per distruggere ogni forma religiosa!" dice Giovanni ai cristiani.

Bonifacio applica quell'insegnamento alla lettera.

La menzogna di Bonifacio consiste nel fatto che egli non ha convertito i "pagani" germani. Questi sono stati convertiti dal terrore di Carlo Magno, ma i cristiani devono nascondere la realtà delle cose. Devono occultarla sotto un'inesistente miracolistica. Bonifacio è un uomo vuoto. Le armi di Carlo Magno sono il terrore col quale la chiesa cattolica può espandere il numero dei suoi schiavi. Il terrore delle armi sono il metodo che ha il cristianesimo per sottomettere gli Esseri Umani.

Il racconto di Bonifacio è rivelatore, non tanto per la conversione dei "pagani" come i cristiani vogliono far credere, ma sul come si articola la resistenza del divenire umano davanti all'avanzata distruttiva degli adoratori del macellaio di Sodoma e Gomorra.

Bonifacio, forte del suo esercito fornitogli da Carlo Martello (senza questo non avrebbe mai avuto il coraggio di alzare l'ascia contro una quercia sacra, sarebbe stato ucciso molto prima), decide di distruggere una quercia sacra ai "pagani". Bonifacio organizza quell'azione partendo dal presupposto cristiano secondo cui la quercia è una divinità "pagana". L'affermazione è dei cristiani. I "pagani" considerano ogni Essere esistente nella natura una coscienza in divenire. Una coscienza il cui scopo è diventare eterno. Diventare eterno seguendo mutamento dopo mutamento.

Per i "pagani" la quercia era sacra perché sviluppandosi, mutamento dopo mutamento, aveva sviluppato il proprio corpo luminoso diventando eterna. Era talmente antica e talmente gigantesca da poter essere considerata lo "spirito della foresta". Lei era antica. Se non era morta era soltanto per aiutare altri Esseri, Esseri Vegetali, Esseri Animali ed Esseri Umani a diventare eterni. La sua sacralità consisteva nel grande potere e nella grande energia emanata dalla quercia che le consentiva di condurre altri Esseri lungo la sequenza dei propri mutamenti nell'infinito. In questo consisteva la sacralità della quercia.

Bonifacio non poteva comprendere questo. Per lui la quercia gli impediva di sottomettere Esseri costringendoli in ginocchio davanti al suo dio. Per Bonifacio chi si metteva in ginocchio era chi era in possesso di una mente più sana. Doveva essere circondato da un'orda di armati, come nel costume dei cristiani, altrimenti sarebbe stato fermato esattamente come fu fermato Vigilio quando tentò di distruggere la statua di Saturno in Val Rendena.

Ogni via alla conoscenza e alla consapevolezza può essere troncata con un'ascia, una spada e una pallottola. L'unica cosa è che chi ha intrapreso una via alla Conoscenza e alla Consapevolezza riesce comunque a diventare eterno continuando lungo la via dei mutamenti.

Così dopo pochi colpi la quercia si abbatte al suolo. Non ha senso resistere. La quercia è diventata eterna. La quercia ha condotto Esseri lungo la sequenza dei loro mutamenti. La quercia non ha nessun motivo per resistere. La quercia si trasforma. Questo è il senso del "vento divino". Non è il vento che abbatte la quercia è la quercia che è diventata eterna!

Bonifacio è cieco. Mettendosi in ginocchio davanti al suo dio assassino ha perso la capacità di percepire il circostante. Egli è diventato cieco e sordo al circostante. Egli riesce solo a compiacersi di essere riuscito, con poco sforzo ad abbattere la quercia. Egli non ha abbattuto nulla. Ha tagliato solo la legna, ma non ha minimamente scalfito lo spirito. Lo spirito della quercia si lancia nell'infinito. Bonifacio è stato sconfitto due volte. La prima dall'illusione di aver distrutto un idolo, la seconda per aver distrutto il proprio divenire nell'esaltazione di essere la proiezione del suo dio in terra.

La quercia cadde e i "pagani", ad imitazione della quercia, chiusero i loro cuori per conservare la possibilità del mutamento.

La quercia crollò travolgendo i cespugli meno un abete. La quercia lasciò il suo potere all'abete. Lasciò all'abete quanto poteva lasciargli. Lasciò in eredità la sua funzione di condurre il bosco lungo la via dei mutamenti.

Bonifacio interpretò questo come volontà divina. Chiamò l'abete come albero di "Gesù bambino". Così l'abete divenne il centro di ogni festa natalizia e il suo potere si espande nel circostante. Ha abbattuto la quercia, ma la quercia ha dato agli Esseri Umani un compagno col quale rinnovare il patto col bosco. Silvano rinnova il patto, in ogni Natale cristiano attraverso l'abete. Bonifacio pensava di distruggere una divinità "pagana", di distruggere il divenire umano, invece la quercia fece un dono agli Esseri Umani affinché potessero, in qualche modo, far fronte alla pulsione di morte che avanzava prepotente per l'azione dei cristiani.

Non esiste, nella vita, delitto più grande della distruzione del divenire di una specie. Così intervennero le Amadriadi dando forza e coraggio al braccio di chi ancora era in grado di percepire il circostante. Bonifacio fu ucciso per la sua attività di macellaio della vita. Egli disprezzava le coscienze delle fonti, ma non si limitava a pregare il suo dio, distruggeva le fonti affinché nessuno potesse seguire la sequenza dei mutamenti. Egli combatteva Auspici e Aruspici per impedire il loro sforzo di relazionarsi col circostante. Egli non si limitava a praticare la sua fede e a diffondere tale pratica, egli distruggeva quanto lo circondava per impedire a qualsiasi persona di relazionarsi con quanto preferiva. Era necessario fermare la sua attività distruttiva.

La sua attività fu fermata. In compenso fu continuata dai discendenti di Carlo Martello concludendosi con la ferocia di Carlo Magno.

La quercia e le fonti aiutano gli Esseri Umani a diventare eterni seguendo mutamento dopo mutamento. Dice Giovanni ai cristiani: "Queste coscienze aiutano gli Esseri Umani a cogliere dall'albero della vita. Se li lasciamo fare loro diventeranno eterni!" per questo motivo Bonifacio e la sua congrega di assassini attraversavano l'Europa distruggendo ogni simbolo, ogni monumento, ogni referente del divenire umano. Esattamente come Antonio distruggeva le croci Tau in Egitto per poter dichiarare che la croce era un simbolo solo cristiano.

Così il macellaio di Sodoma e Gomorra aumentava la schiera di schiavi in ginocchio distruggendo il divenire degli Esseri Umani.

 

Scritto nel 1998

 

Vai al libro Gesù: e i Farisei, i fondamenti ideologici dell'odio religioso.

Claudio Simeoni

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Aggressione di cristiani alle statue pagane 2015

Gesù e i Farisei

Nella relazione fra Gesù e i Farisei c'è l'insegnamento cristiano alla pratica dell'odio religioso contro chi non si mette in ginocchio davanti al loro dio padrone. Gesù esprime un odio violento incitando, di fatto, al linciaggio di chi non lo riconosce come dio e padrone. Questo insegnamento verrà sviluppato dai cristiani che insanguineranno il mondo distruggendo uomini e popoli in nome e per conto del loro dio padrone.