CORTE DI CASSAZIONE:


NIENTE SCONTI DI PENA A CHI ABUSA DI MINORENNI

07 marzo 2006

di Claudio Simeoni


Per una morale della Religione Pagana Politeista

Indice generale dei temi relativi alla Costituzione della Repubblica,
alla Corte di Cassazione in relazione ai principi sociali della Religione Pagana.

 

La notizia:

“Contrordine della Cassazione che, in una sua sentenza, sancisce oggi che chi abusa di minorenne non ha diritto ad alcuno sconto di pena. In questo modo la suprema Corte fa parzialmente dietrofront rispetto alla sentenza choc di qualche settimana fa. Il caso analizzato ieri dalla terza sezione penale riguarda un trentenne legato alla sua vittima minore di anni 14, da un rapporto di coabitazione, probabilmente il convivente della madre della ragazzina.

C'è da aggiungere che questa sentenza è avvenuta a “SEZIONI UNITE”. In pratica la decisione non si applica soltanto al caso specificatamente dibattuto, ma a tutti i casi simili che in futuro si presenteranno alla Cassazione e i giudici di Merito saranno OBBLIGATI a tenerne conto.”


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La Corte di Cassazione sta tentando di far comprendere, in contrapposizione alla concezione cristiana, che i delitti di natura sessuale non sono delitti contro “La morale pubblica e il buoncostume” né delitti “contro l'integrità e la sanità della stirpe”, ma sono delitti contro la persona. Per quanto riguarda i minori, sta cercando di far comprendere come quel tipo di delitti meriti una particolare attenzione per la gravità sia degli effetti prodotti sui bambini che i danni che vengono arrecati in perpetuo alla società civile.

La Corte di Cassazione si trova a scontrarsi con un principio fondamentale del cristianesimo:

“Perciò chiunque diventerà umile come questo fanciullo, egli sarà il più grande del regno dei cieli, e chiunque accoglierà un fanciullo come questo in nome mio accoglie me.” Vangelo di Matteo, 18, 4-5

“Ma se qualcuno scandalizzasse uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da asino e venisse sommerso nel fondo del mare.” Vangelo di Matteo, 18, 6

E in Marco:

“E chi vi darà un bicchier d'acqua perché voi siete di Cristo, in verità vi dico che non perderà la sua ricompensa. Ma chi scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia legata al collo una macina d'asino e lo si getti in mare.” Vangelo di Marco 9, 41-42

Molti preti cattolici hanno dimostrato il significato dell'insegnamento che è retto dall'affermazione: “uno di questi piccoli che credono in me”. Il bambino non è in sé; non è una persona, ma è quello che crede in lui. E' come se avesse detto: “Chiunque scandalizza un bambino Siciliano è meglio per lui che gli sia legata al collo una macina d'asino e lo si getti a mare.” E perché non un bambino lombardo, pugliese, piemontese o marchigiano? Perché non il bambino che crede in Allah o in Baal?

La contrapposizione è fra il bambino che crede e il bambino come persona!

Nel cristianesimo la discriminante è fra credere e non credere; nel sistema giuridico costituzionale considerato dalla Corte di Cassazione la discriminante è fra persona e non persona. La persona, padrona di sé stessa (e come tale patrimonio inalienabile della società civile) in contrapposizione alla persona posseduta da un soggetto diverso da sé mediante l'imposizione di un credere aprioristico. Per il cristianesimo è il credere che qualifica l'appartenenza della persona alla società civile mentre, per la Carta Costituzionale è la persona, in quanto tale, che appartiene alla società civile al di là delle proprie specifiche soggettive.

Ciò che la Corte di Cassazione, a camere riunite, ha voluto sottolineare è che il bambino TU LO DEVI RISPETTARE IN QUANTO BAMBINO, non come oggetto di appartenenza.

“Voi non siete delle persone, siete oggetti che io possiedo!” dice il Gesù di Nazareth: “...voi siete di Cristo!” Per il Gesù di Nazareth diventare umili significa rinunciare alla propria personalità, ai propri diritti, rivendicando i suoi diritti ad umiliare le persone. Non è forse questo che avviene nella violenza sessuale nei confronti dei bambini? Chi fa violenza sessuale nei confronti dei bambini pretende che il bambino rinuncia alla propria autodeterminazione sessuale per diventare un oggetto che soddisfi la sua sessualità. Siamo davanti ad un atteggiamento di rapina della personalità. Il bambino viene umiliato, depersonalizzato, per diventare oggetto di possesso. Un oggetto di possesso che il violentatore materializza sul bambino attraverso l'atto sessuale. Quando siamo davanti alla violenza nei confronti dei bambini non siamo mai davanti ad un atto d'amore. Al violentatore di minori, della personalità e dei sentimenti del minore non gli frega nulla. Non è innamorato di quel bambino o di quella bambina, ma vuole rapinarla della sessualità. Così quando viene scoperto un prete pedofilo che allunga le mani sui ragazzi non è mai innamorato di quel ragazzo o di quella ragazza, ma ha rapinato della sessualità ogni ragazzo e ogni ragazza sulle quali è riuscito a mettere le mani.

Il violentatore di minori si è mosso come gli è stato insegnato da Gesù di Nazareth. Ed è quell'insegnamento che porta l'individuo ad identificarsi col Gesù di Nazareth che elimina i limiti morali nelle relazioni sociali. Da un lato si ha “paura della pena”, dall'altro il violentatore vive una sorta di “diritto morale e psicologico” a violentare il ragazzo in quanto ritiene che il ragazzo sia “roba sua”. Ed è il violentatore che dice la magistrato: “Sarebbe meglio per te che ti fosse appesa al collo una macina da asino e venissi sommerso nel fondo del mare.” Il magistrato, condannandolo, ha condannato Gesù di Nazareth che voleva appropriarsi dei bambini! Il violentatore di bambini vive la sua condanna come una “privazione della libertà di manifestare le proprie emozioni all'interno delle condizioni morali nelle quali è stato educato”. Il violentatore dice al magistrato: “Hai permesso che la chiesa cattolica mi imponesse la morale di Gesù. Io amo Gesù e all'interno di ciò che mi è stato insegnato manifesto le mie tensioni della vita. Manifesto la mia sessualità e il mio modo di relazionarmi con le persone. Siete voi che mi avete insegnato che identificandosi con l'insegnamento di Cristo si era figli del dio padrone e dunque padroni noi stessi. Magistrato, perché non ti metti in ginocchio davanti a me, che sono anch'io figlio di dio, e non onori la mia libertà di violentare bambini?”

La guerra che è in corso vede da un lato l'attività cristiana che costringe i ragazzi ad identificarsi nel Gesù di Nazareth e legare a quella figura e a quelli insegnamenti le proprie emozioni e la propria sessualità, dall'altro lato la Corte di Cassazione che determinando limiti e modi di relazione interpersonale vieta la costrizione violenta delle persone. Le persone sono educazionalmente inadeguate a rispondere a quanto la Corte di Cassazione sollecita e anziché mettere in atto strategie diverse attraverso le quali manifestare la propria sessualità nella società in cui viviamo preferiscono mettere in atto strategie attraverso le quali mascherare la propria attività di rapina della personalità di ragazzi indifesi. Ragazzi indifesi che vanno dai ragazzi affidati agli oratori, ragazzi affidati alla scuole private cattoliche, ragazzi all'interno della famiglia cristianamente concepita (anche quando ci sono delle separazioni o delle conflittualità in corso si tratta SEMPRE di conflittualità generate dalle concezioni cattoliche manifestate dagli attori del conflitto).

Fintanto che non si affermerà una società, come descritta dalla Carta Costituzionale, che metterà l'individuo al suo centro anziché il dio padrone dei cristiani, la violenza sui minori sarà organizzata spesso dalla famiglia cristianamente intesa.

Quella famiglia voluta da Ratzinger a maggior gloria del Gesù di Nazareth. La famiglia che mette in ginocchio i bambini costringendoli a pregare: pronti per essere violentati, dentro e fuori la famiglia!

Marghera, 26 luglio 2006



Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo

P.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

tel. 041933185

e-mail: claudiosimeoni@libero.it


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